La coppia d’oro Milani-Cortellesi vince al botteghino, ma il film non convince del tutto
Riccardo Milani – Paola Cortellesi, coppia nella vita vera, funziona bene almeno per il cinema italiano. Quarto film insieme con lui alla regia e lei come protagonista e quarto successo consecutivo di pubblico. A dir la verità Scusate se esisto!, Mamma e papà e Come un gatto in tangenziale a me non erano piaciuti particolarmente. Lo schema è ormai noto: prendere alcuni cliché e aspetti della vita quotidiani stravolgendoli in salsa comica. Secondo il mio punto di vista non bisogna mai dare al pubblico quello che chiede. Altrimenti artisticamente duri poco. Il boxoffice però dice che questi quattro film sono stati un successone di pubblico. Soprattutto l’ultimo è stato uno dei pochi film italiani a entrare nella classifica dei 20 maggiori incassi.
Così Wildside e Vision Distribution hanno deciso di tentare la carta dell’uscita pasquale. Reduce dal successo dell’Epifania con “La befana vien di notte” (miglior successo italiano della stagione 18-19), ancora una volta è stata scelta Paola Cortellesi a portare il pubblico in sala a Pasqua. Così “Ma cosa ci dice il cervello” ha fin da subito ingranato superando in poco tempo i 2 milioni di euro di incasso (complice una Pasquetta “bagnata”).
Bisogna dirlo, l’ex conduttrice di Zelig è molto brava, ha affinato la sua recitazione e non scriverebbe neppure male. Il problema vero di “Ma cosa ci dice il cervello” è che manca l’equilibrio e la voglia di andare oltre i soliti clichè. Manca la voglia di stupire, limitando per esempio la cattiveria tipica di opere come “I mostri” di Risi o i vari “Fantozzi” e “Compagni di scuola” di Verdone. Il film si pone un quesito fondamentale di questi tempi: come si fa oggi ad abbattere la mediocrità e l’inciviltà che trovi ad ogni angolo? Bella domanda. Ed ecco che Milani e Cortellesi, con l’aiuto di Furio Andreotti e Giulia Calenda alla sceneggiatura, hanno mescolato True Lies con Red Sparrow e Atomica Bionda in salsa comica. Purtroppo c’è l’onnipresente parlata romana che sta sempre di più allontanando la gente dal cinema italiano. La cosa funzionò con “Lo chiamavano Jeeg Robot”, ma qui siamo decisamente un passo indietro. Già dal titolo si evince che manca il punto interrogativo. La mancanza è voluta, ma è un primo errore perchè mostra la superficialità dell’intera operazione.
Se in “Come un gatto in tangenziale” si parlava del distacco tra mondo reale e classe dirigente, stavolta si parla di donne divise tra carriera e figli nel mezzo dell’abisso dei vizi italici. Gli sceneggiatori, impauriti di andare oltre la superficie per strizzare l’occhio a un pubblico vasto, non si interrogano sui perchè, ma rimangono in una sorta di limbo. L’etica ormai è diventata come lo zerbino sulla porta di casa. Sempre che ci sia ancora.
Giovanna (Paola Cortellesi) è un’agente della Sicurezza Nazionale che finge di essere una grigia impiegata del Ministero. Questa copertura serve per non dare nell’occhio, primo dogma del suo datore di lavoro. La cosa è piuttosto calcata e ogni poco la solita battuta viene propinata. Sullo sfondo c’è la Roma piena zeppa di cafoni/e, macchine in tripla fila, rifiuti e buche. Ogni riferimento a Virginia Raggi e predecessori è puramente casuale. Con Giovanna vive una figlia piccola che non la stima. Il compagno l’ha lasciata per via del suo lavoro, dei suoi modi di fare da “suora laica depressa”. Frase coniata dall’arzilla e giovanilmente rifatta madre (Carla Signoris). Qui la Cortellesi è bravissima nell’evidenziare la crisi del suo personaggio con il proprio corpo e con il mondo esterno (notare la camera che indugia sugli abiti che indossa). Un giorno un’amica del liceo che fa la hostess (Claudia Pandolfi) la chiama per una rimpatriata con gli amici di allora. Giovanna, seppur non particolarmente contenta e asservita al suo ruolo professionale, così ritrova dopo molti anni persone che aveva perso di vista. Ecco che un medico (Lucia Mascino), un allenatore (Vinicio Marchioni), il professore ex belloccio diventato ciccione (Stefano Fresi) e la già citata hostess, malata di selfie, le parlano dei loro problemi, oltre ad avere nostalgia per la loro gioventù scolastica. Tutti si lamentano del livello medio di educazione e civiltà: dai ragazzi bulli ed ignoranti ai genitori che si credono allenatori, da coloro che usano lo smartphone durante il volo alle pazienti che sanno tutto di medicina con Internet.
Giovanna, allora, tra una missione e l’altra decide di usare i suoi “poteri” per aiutarli. Ma incombono i problemi di tutti i giorni e soprattutto la caccia a un terrorista ricercato da molto tempo.
“Ma cosa ci dice il cervello”, come detto, ha tanta carne al fuoco, riesce nell’intento di far ridere lo spettatore, ma nell’insieme la cottura non è omogenea. La parte spionistica, ad esempio, è accelerata al massimo per rientrare nella durata di 100 minuti ed è francamente leggermente sopra al limite del ridicolo involontario (ad eccezione della citazione di un vecchio film di 007 nella scena del deserto).
Poi ci sono i personaggi secondari che sono macchiette di sé. Caratteristi come Ricky Memphis, Remo Girone, Paola Minaccioni specialmente sono mal asserviti dalla sceneggiatura che punta tutto su Paola Cortellesi che sembra Wonder Woman. La scelta è legittima perché l’attrice romana è simpatica, spigliata, disinvolta in ruoli comici e drammatici e oggi è una delle migliori nel nostro cinema. Ma non può bastare da sola. Perché in un film corale di questo tipo sono proprio i personaggi di sfondo che dovevano essere approfonditi, andando ad indagare maggiormente sul perché la protagonista sceglie di fare quel che poi fa. Anche Mascino, Fresi, Marchioni e Pandolfi vengono tagliati con l’accetta. Il loro rapporto con Giovanna è fondamentale nell’economia del racconto. Invece è solo accennato per arrivare a “credere negli esseri umani” nel telefonato finale all’italiana con stucchevole colonna sonora di Marco Mengoni.
Mettiamola così: l’intento è nobile, ma forse il cinema non è il mezzo più efficace. Siamo lontanissimi dai tempi migliori quando tutti copiavano la commedia all’italiana senza riuscirci. Forse è il caso di chiederci: ma cosa ci dice il cervello?
Regia *** Fotografia *** Interpretazioni ***1/2 Sceneggiatura **1/2 Montaggio ***
Fonti principali: Cinematografo.it, Comingsoon.it, Cinematographe.it, Film Tv
MA COSA CI DICE IL CERVELLO **1/2
(Italia 2019)
Genere: Commedia
Regia: Riccardo MILANI
Cast: Paola Cortellesi, Claudia Pandolfi, Vinicio Marchioni, Ricky Memphis, Paola Manaccioni, Remo Girone, Carla Signoris, Stefano Fresi, Lucia Mascino
Fotografia: Saverio Guarna
Sceneggiatura: Riccardo Milani, Paola Cortellesi, Furio Andreotti, Giulia Calenda
Durata: 1h e 40 minuti
Distribuzione italiana: Vision Distribution
Uscita: 18 Aprile 2019
Trailer qui
Interviste e clip
La frase cult: Sono un’impiegata del Ministero e mi occupo di buste paga.
Immagine
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.