Diritti negati. La multinazionale dell’abbigliamento conferma la volontà di chiudere il suo magazzino di Reggello, che pure era considerato strategico per la distribuzione delle merci nel centro Italia, dopo che i 39 lavoratori in subappalto avevano conquistato il contratto nazionale della logistica. Si Cobas e Filcams Cgil sulle barricate, anche la Regione in campo.
Per i 39 lavoratori del magazzino Zara di Reggello, tutti di origine pakistana, si aprirà la procedura di licenziamento. La multinazionale dell’abbigliamento vuol chiudere il sito produttivo, che pure era considerato strategico per la distribuzione delle merci nel centro Italia. Nell’ultimo incontro in Prefettura a Firenze, i suoi manager hanno detto che la chiusura del magazzino, di cui Zara ha affidato la gestione logistica a Dhl, che a sua volta ha subappaltato il lavoro alla cooperativa Ucsa, “non è da collegare alla recente messa in regola dei 39 lavoratori”. Farebbe invece parte di un progetto di ristrutturazione della logistica.
Di parere opposto i sindacati, dal Si Cobas alla Filcams Cgil. Le forze politiche a Reggello e a Incisa Figline Valdarno si sono mobilitate, e così ha fatto il Consiglio regionale toscano, che sul caso ha approvato due mozioni. Una di maggioranza, presentata da Serena Spinelli di Mdp e Fiammetta Capirossi del Pd, e una di opposizione, firmata da Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Sì-Toscana a Sinistra. Entrambe hanno chiesto alla giunta di Enrico Rossi di far intervenire l’assessorato alle attività produttive, già al lavoro in queste ultime convulse giornate, con l’obiettivo di far tornare Zara sui propri passi.
“Dopo una serie di azioni intraprese dai lavoratori per l’ottenimento di giusti diritti e l’applicazione del contratto nazionale – hanno spiegato Spinelli e Capirossi – poche settimane fa c’era stata la soluzione positiva della vertenza. Ma dopo la multinazionale ha progressivamente diminuito il volume delle merci destinate al magazzino”. Un magazzino sempre pieno quando i 39 lavoratori, tutti fra i 20 e i 30 anni, molti dei quali richiedenti asilo, sgobbavano con pseudo-contratti precari e sottopagati.
Si tratta di un caso di scuola di “delocalizzazione interna”, denunciano i Si Cobas con Luca Toscano e la Filcams Cgil fiorentina, con lo spostamento delle merci su altri magazzini e in altri sub-subappalti, dove ancora il contratto nazionale non viene applicato. “Da parte di Zara deve esserci la responsabilità di controllare la propria filiera – segnala così Serena Spinelli – anche sulla qualità del lavoro e l’applicazione dei contratti nazionali”.
“È necessario che Zara si assuma le proprie responsabilità e che i posti di lavoro siano mantenuti – chiude Tommaso Fattori – anche attraverso l’internalizzazione dei servizi di logistica, impedendo qualsiasi epilogo che nasconda forme intollerabili di sfruttamento del lavoro”.
Chiamata ancora una volta al tavolo di trattativa, Zara ha partecipato ad un nuovo incontro nel pomeriggio di 28 febbraio, ma senza cambiare le decisioni prese: il magazzino di Reggello chiuderà e i suoi 39 addetti saranno licenziati.
Una prima versione di questo articolo è apparsa su Il Manifesto il 27/02/2019
Immagine di RW Sinclair liberamente ripresa da flickr.com
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.