Morire di lavoro nell’Italia del 2021
La cronaca della scorsa settimana è tornata ad occuparsi della tragedia delle morti sul lavoro, in seguito a due casi che hanno catturato l’attenzione per la giovane età delle vittime.
Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
A volte sono otto, altre dodici (le mani dietro agli articoli): ci teniamo elastici.
La cronaca della scorsa settimana è tornata ad occuparsi della tragedia delle morti sul lavoro, in seguito a due casi che hanno catturato l’attenzione per la giovane età delle vittime.
Un’operazione congiunta italo-francese ha visto procedere con le pratiche per l’estradizione di nove persone che negli scorsi decenni hanno trovato asilo politico in Francia grazie all’applicazione della “dottrina Mitterand”.
Il video che ritrae Beppe Grillo in difesa del figlio non merita commenti nello specifico ma è occasione, in questo Dieci Mani, per riflettere su aspetti cruciali come quella del garantismo e del giustizialismo, dquella della colpevolizzazione della vittima e dell’intreccio tra politico, giustizia ed influenza mediatica.
Abbiamo da pochi giorni passato l’anniversario della morte di Giovanni Gentile e ci teniamo a ricordare come ancora oggi la sua riforma del sistema di istruzione influenzi (in modo devastante) la vita di milioni di studenti italiani.
La crisi associata alla diffusione della pandemia da Covid-19 vede un continuo acuirsi della disuguaglianza a livello globale. Si fa strada, allo stesso tempo, la proposta di una tassa globale sui profitti delle aziende.
Nel secondo anno di pandemia i dati raccontano con sempre maggiore evidenza di una società in cui la disuguaglianza si diffonde con sempre maggiore rapidità.
«L’Italia difende in Libia i propri interessi nazionali». Con queste parole il Primo Ministro Mario Draghi ha esplicitato la linea dell’esecutivo: quella di far arrivare il paese alle elezioni in dicembre sostenendo il governo unitario.
La gestione della campagna di vaccinazione, campagna di massa, è diventata uno degli asset strategici dell’Unione europea e i ritardi a cui assistiamo sollevano molti dubbi sulla gestione della crisi da parte delle istituzioni UE.
In febbraio i dati ISTAT hanno aperto gli occhi sulla tragica realtà: su 101.000 posti di lavoro persi nel 2020, il 99.000 sono di donne. Ed è con i colpi della pandemia sulla situazione femminile che si è iniziato a parlare di “Shecession”, recessione al femminile.
Le dimissioni di Zingaretti corrispondono all’ennesimo cambio alla guida del Partito Democratico del giro di pochi anni. Si tratterà del colpo di grazie per la formazione politica o di un’occasione di rilancio tanto invocata?