Dal 28 agosto al 7 settembre si è tenuta la 76a edizione del Festival di Venezia, presieduta dalla regista argentina Lucrecia Martel. Accanto a lei lo storico Piers Handling, l’attrice Stacy Martin, la regista Mary Harron, il cinematographer Rodrigo Prieto, il regista Tsukamoto e il nostro Paolo Virzì.
Un’edizione ricca e importante, variegata, stracolma di star: Brad Pitt e Johnny Depp, Meryl Streep e Robert De Niro, John Malkovich, Jude Law e Monica Bellucci, Spike Lee, Joaquin Phoenix, Diego Abatantuono, Gabriele Salvatores, Valeria Golino (che presentava ben 3 film come attrice), Antonio Banderas, Gary Oldman, Louis Garrel, Jean Dujardin, Adam Driver, Christopher Lambert, Roman Polanski, Terry Gilliam, Roger Waters, Mick Jagger e il Leone alla carriera Pedro Almodóvar. E poi altre grandi attrici: Catherine Deneuve e Juliette Binoche fino a Kristen Stewart, Rooney Mara, Penelope Cruz, Scarlett Johansson fino al Leone alla carriera di quest’edizione, Julie Andrews. Nella lista c’è anche l’intrusa: l’influencer Chiara Ferragni che sta al cinema come il cavolo in mezzo ai detersivi.
Probabilmente una delle migliori edizioni di sempre. Lo testimoniano i numeri: al settimo giorno di Mostra 105.000 biglietti venduti, con un lusinghiero +11% sul 2018, +22% rispetto a due anni fa. Roba da capogiro. Il dato più clamoroso sono gli accrediti universitari: da 400 a 1600 in quattro anni, 1300 l’anno scorso. Anche se i giovani vanno poco al cinema, guardano i film con smartphone o in streaming. Il che non è esattamente come goderselo nella sala cinematografica. Ma il dato più clamoroso è il connubio tra giovani e politica: quest’edizione del Festival è stata abbastanza “scomoda” e si è registrato un notevole incremento. Sarà un caso?
Non credo. Penso che la voglia di cambiamento anche nel cinema sia tangibile, nonostante la stragrande maggioranza delle persone si rechi al cinema per vedere e rivedere i classici Disney in live action (ultimo caso il Re Leone). L’attesa alle stelle per un film come Joker la dice lunga sulla qualità delle pellicole degli anni 70 (prende spunto da capolavori come Taxi Driver e Re per una notte di Scorsese). Era inevitabile che un film del genere vincesse i premi più prestigiosi.
Tuttavia la cosa più clamorosa è un’altra.
Da Gloria Mundi di Guediguian al Joker di Todd Phillips, da Martin Eden di Pietro Marcello a The Laundromat di Steven Soderbergh. Senza dimenticare il caso Deyfrus descritto abilmente da Roman Polanski ne L’ufficiale e la spia. Tutti questi film che non hanno niente in comune, ma che hanno modi radicalmente diversi di fare cinema, descrivono il capitalismo come una macchina impazzita, una gigantesca follia. Addirittura in un film italiano, la libera trasposizione del romanzo Martin Eden di Jack London, Marcello si prende la briga di criticare quel pubblico imborghesito, che un tempo era molto di sinistra, che oggi è passato dall’altra parte della barricata.
Tuttavia non tutto è filato nel verso giusto.
Nel corso della conferenza stampa della giuria, la presidente Lucrecia Martel ha preso delle posizioni molto chiare sulla necessità di selezionare più donne registe in concorso (Barbera ne ha selezionati due). Francamente però ci sono tantissimi film che parlano di donne forti o che hanno protagoniste personaggi femminili importanti e necessari: tra questi non si può non citare la nuova opera di Pablo Larrain, Ema (al momento non sappiamo quando uscirà al cinema), o il film di apertura La veritè con Juliette Binoche e Catherine Deneuve. In più, riguardo alla presenza di Roman Polanski in competizione, con il suo nuovo attesissimo film L’ufficiale e la spia (tratto dal libro di Robert Harris), è sembrata oltrepassare i confini di oggettività richiesti alla giurata in capo di un concorso. Salvo poi ricredersi con il premio per la miglior regia. “Non ci sarò alla cena di gala di Polanski per non dovermi alzare ed applaudire, non separo l’uomo dall’opera”, ha detto. La polemica poggia solide basi sulle questioni giudiziarie sul passato del regista polacco. Un po’ la stessa cosa è accaduta a Woody Allen. In America hanno boicottato il suo ultimo film che fortunatamente arriverà a ottobre nei cinema italiani con Lucky Red.
Francamente la Martel l’ha fatta fuori dal vaso, visto che l’artista Polanski è uno dei maggiori maestri del cinema del Novecento e merita rispetto. Sono strasicuro che L’ufficiale e la spia sarà un film con i fiocchi. A oltre 80 anni Polanski non avrebbe sicuramente fatto il film per sporcarsi ulteriormente la sua immagine (il premio conferma la mia teoria). Prima di criticare bisogna saper farlo. Con i film che ha fatto Polanski è meglio starsene buoni. Barbera ha ribadito giustamente il concetto che bisogna saper separare l’uomo dall’artista.
Ad eccezione di The Irishman di Scorsese non ancora terminato (arriverà alla fine di novembre su Netflix), il selezionatore del festival veneziano merita rispetto perché è riuscito nell’impresa di unire qualità e tante visioni diverse del mondo. Analizzando le valutazioni dei critici italiani e internazionali, le sensazioni che avevo avuto all’annuncio del programma erano giuste: ci sono almeno 5 cinque film di grandissima qualità, di cui uno è italiano, in cui la maggioranza è piuttosto unanime. Le pellicole in questione sono Joker di Todd Phillips, J’accuse di Roman Polanski, Martin Eden di Pietro Marcello e due film Netflix: The Laundromat di Steven Soderbergh e Marriage Story di Noah Baumbach. Diverse divisioni per pellicole come Ad Astra, La verité e soprattutto Ema di Pablo Larrain (regista che personalmente adoro).
Partiamo dagli americani che usano la vetrina italiana in maniera scaramantica: infatti recentemente i grandi film presentati al Lido hanno poi vinto alcuni fra gli Oscar più prestigiosi (Birdman, La forma dell’acqua, La la land, Gravity sono solo gli ultimi esempi). Quest’anno il film più atteso e sicuramente il più appetito è sicuramente il Leone d’Oro Joker di Todd Phillips. La prima volta di un “cinecomic”. Che però è un film di genere piuttosto atipico. Anche vi scrive attende spasmodicamente il 3 ottobre per andare a vederlo visto che sogno da tempo di vedere una trasposizione del personaggio attualizzato nella società odierna.
Todd Phillips pare avermi ascoltato. Un’opera originale che prende spunto dall’omonimo villain della Dc Comics per raccontare la storia di un aspirante cabarettista di nome Arthur (si preannuncia un’interpretazione sublime di Joacquin Phoenix), ignorato dalla società, che è costretto a fare il pagliaccio per mangiare. Nel tentativo di ribellarsi a questo destino insoddisfacente, impazzisce diventando il re dei criminali. Phillips ha annunciato un film di rottura dalla storia classica dei fumetti di Bob Kane che prende spunto da capolavori di Scorsese come Re per una notte e Taxi Driver (non a caso nel cast c’è Robert De Niro), oltre a Tempi moderni di Charlie Chaplin. Per Phoenix un’altra grande sfida: eguagliare o far meglio di Jack Nicholson e Heath Ledger.
Chi ha visto Joker dice che Phoenix li ha superati. Tra meno di un mese vi farò sapere. Da questo film ci si aspettava grandi cose e così è stato. Il suo protagonista sarà in lizza per l’Oscar 2020? Vedremo. A Barbera è sfuggito che sarà protagonista ai premi più importanti della stagione cinematografica. Gabriele Mainetti aveva intuito con Lo chiamavano Jeeg Robot che la strada da seguire era quella (nel 2020 vedremo il suo nuovo lavoro Freaks Out). Purtroppo gli americani ci hanno anticipato e hanno capito la portata di una storia di questo tipo nella società odierna. Il cinema italiano non ha la struttura di quello hollywoodiano, ma tergiversa troppo perché vuole investire soldi sicuri solo su cinepanettoni, commedie e affini. Qualcosa sta cambiando, ma non in larga scala.
Ma torniamo al Festival. Il lavoro di Barbera in fase di selezione è stato accuratissimo. Ha preso il meglio da ogni parte del mondo, senza trascurare Netflix (come invece ha fatto Cannes). Dopo la vittoria di Roma dello scorso anno, del colosso dello streaming il colpo più importante è il nuovo film di Steven Soderbergh, The Laundromat con protagonisti Antonio Banderas, Meryl Streep e Gary Oldman. Parla dei “Panama Papers” e promette tantissimo intrecciando intrattenimento e denuncia politica con tanta perfida ironia. Sempre per Netflix poi ci sono la coppia Adam Driver – Scarlett Johansson nell’attesa pellicola Marriage Story e The King che però sarà fuori concorso.
Altri film che meritano considerazione sono i nuovi lavori di Pablo Larrain (Neruda, No i giorni dell’arcobaleno) con Ema, quello dello svedese Roy Andersson (premiato con il Leone d’Argento per la miglior regia), quello di Assayas (nel cast Penelope Cruz) e il già citato film di Roman Polanski, L’ufficiale e la spia. Interessante anche il film d’apertura: La verité di Hirozaku. Il maestro giapponese è stavolta in trasferta e ha ingaggiato attori come la Deneuve, Hawke e la Binoche.
Prometteva decisamente il ritorno di James Gray con il fantascientifico Ad Astra con protagonista Brad Pitt. Pare però che questa ennesima pellicola ambientata nello spazio non abbia la grandezza di film come 2001 Odissea nello spazio, ma nemmeno dei recenti Gravity o Interstellar. Probabilmente ha subito troppi rimaneggiamenti. Al resto ci ha pensato il passaggio di 20th Century Fox alla corte di casa Disney che pare aver ridimensionato il progetto. Non a caso non è stato premiato.
Veniamo all’Italia. 2 premi su 3 film. Incredibile che 5 è il numero perfetto di Igort e Tutto il mio folle amore di Salvatores siano stati relegati fuori dal concorso principale, mentre hanno trionfato Franco Maresco con La mafia non è più quella di una volta (premio speciale della giuria) e Pietro Marcello con la rielaborazione del romanzo di Jack London, Martin Eden (coppa Volpi per miglior attore a un immenso Luca Marinelli). Il terzo partecipante era Mario Martone con la trasposizione cinematografica del suo lavoro teatrale Il sindaco del rione Sanità. Martin Eden è stato considerato dai più il miglior film del cinema italiano di questa edizione. Luca Marinelli si conferma il miglior interprete del nostro cinema contemporaneo, insieme a Toni Servillo e Pierfrancesco Favino. Nella categoria serie tv invece ci sono due grandi autori del nostro cinema: Sorrentino con la seconda stagione di Young Pope e Sollima con Zerozerozero.
La Coppa Volpi per l’interpretazione femminile è andata a Ariane Ascaride, moglie del regista francese Robert Guédiguian. Uno dei pochissimi autori europei, come Ken Loach, ad essere marxista. Pensate che la signora Ariane Ascaride, in sala stampa, ha preso il microfono e ha intonato Bandiera rossa.
Il 76° Festival di Venezia ha dato anche grande spazio alla musica: dal film on the road di Gabriele Salvatores Tutto il mio folle amore con Claudio Santamaria in versione “Modugno della Dalmazia” per poi arrivare al documentario su Mick Jagger dei Rolling Stones e all’ultimo tour “Us+Them” dell’ex Pink Floyd, Roger Waters. Quest’ultimo ancora una volta ha dimostrato la sua grandissima capacità di analisi del contemporaneo. Dopo l’attacco a Matteo Salvini, la sua analisi è stata come al solito efficace: “In Italia, come nel resto d’Europa, ci potrebbe essere una recrudescenza del neofascismo, basti vedere in Inghilterra Boris Johnson, ma anche Polonia e Ungheria. Viviamo tempi difficili in cui il potere fa sì che la gente normale sia sempre in guerra, controllano la nostra vita e sembra ci sia volontà di distruzione del nostro pianeta bellissimo. Se non contrastiamo queste forze neofasciste non ci sarà niente da passare alle nuove generazioni”.
In merito all’emergenza dei migranti, Waters ha dichiarato: “È gente povera che ha fame e scappa da zone di guerra e pericolo, verso un posto dove poter vivere un po’ meglio con le loro famiglie. Noi europei abbiamo un dovere nei loro confronti, per quel che ne sappiamo l’Homo sapiens ha meno di 200000 anni, siamo tutti africani. Da lì veniamo e ci ritroviamo divisi da queste tecniche nazionalistiche”. Sulle politiche da adottare, il musicista ha detto: “Capisco che in Italia è facile creare paura dell’altro dicendo che in centinaia di migliaia ci invaderanno, ruberanno il lavoro e le nostre donne, ma noi dovremmo poter andare al di là di questo, non c’è futuro per questa mentalità. Sono persone che hanno perso il controllo della propria vita per colpa dei signori della guerra come è successo in Siria. Per questo vengono, non certo per rubare la nostra pizza”.
Ma Waters non è stato l’unico a sollevare il problema. Anche l’attrice francese, di origini italiane, Ariane Ascaride (Coppa Volpi come miglior attrice) e il nostro Luca Marinelli (discorso da applausi sull’importanza dell’umanità e dell’amore) hanno dedicato i rispettivi premi a coloro che scappano da zone di guerra per assicurarsi una vita migliore.
Grandi polemiche (devo dire abbastanza sensate), infine, per la partecipazione a Venezia del documentario Chiara Ferragni Unposted (selezionato nella sezione Sconfini). L’emblema di un mutamento basato sull’immagine e l’apparire che, in misure diverse, ci riguarda tutti. Un cambiamento che lei ha saputo monetizzare al punto da diventare rappresentante di un nuovo modello di business. Questo documentario è un colpo mortale per il cinema italiano. È come vedere i suoi post su Instagram, montati come se fossero un film. Nulla di che, sincerità sotto zero. Essere rappresentati al maggior festival di arte cinematografica europeo (insieme a Cannes) da un prodotto del genere deve far arrabbiare gli italiani, visto che siamo stati coloro che hanno insegnato in tutto il mondo come si fa cinema. Al resto ci pensa la faccia di Fedez che sembrava la perfetta controfigura di un manichino dei negozi di abbigliamento.
Per concludere ecco il riepilogo dei vincitori del 76° Festival di Venezia.
Leone d’Oro per il Miglior Film: Joker di Todd Phillips.
Leone d’Argento Gran Premio della Giuria: J’Accuse di Roman Polanski.
Leone d’Argento per la Migliore Regia: Roy Andersson per About Endlessness.
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile: Luca Marinelli per Martin Eden di Pietro Marcello.
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile: Ariane Ascaride per Gloria Mundi di Robert Guédiguian.
Miglior Sceneggiatura: Yonfan per No.7 Cherry Lane.
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Toby Wallace per Babyteeth di Shannon Murphy.
Premio Speciale della Giuria: La Mafia Non È Più Quella Di Una Volta di Franco Maresco.
Riepilogo film in concorso
film d’apertura: La vérité, Kore-eda Hirokazu, con Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke.
The Perfect Candidate, Haifaa Al-Mansour, Con Mila Alzahrani, Dhay, Nourah Al Awad.
Om Det Oändliga (About Endlessness), Roy Andersson, con Jane-Ege Ferling, Martin Serner, Bengt Bergius.
Wasp Network, Olivier Assayas, con Penélope Cruz, Edgar Ramírez, Gael García Bernal.
Marriage Story, Noah Baumbach, con Scarlett Johansson, Adam Driver.
Guest Of Honour, Atom Egoyan, con David Thewlis, Laysla De Oliveira, Luke Wilson.
Ad Astra, James Gray, Con Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, Liv Tyler, Donald Sutherland.
A Herdade, Tiago Guedes, Con Albano Jerónimo, Sandra Faleiro, Miguel Borges.
Gloria Mundi, Robert Guédiguian, Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan.
Waiting For The Barbarians, Ciro Guerra, Con Mark Rylance, Johnny Depp, Robert Pattinson.
Ema, Pablo Larraín, Con Mariana Di Girolamo, Gael García Bernal.
Lan Xin Da Ju Yuan (Saturday Fiction), Lou Ye, Con Gong Li, Mark Chao, Joe Odagiri.
Martin Eden, Pietro Marcello, Con Luca Marinelli, Jessica Cressy, Denise Sardisco.
La Mafia Non È Più Quella Di Una Volta, Franco Maresco, Con Letizia Battaglia, Ciccio Mira.
The Painted Bird, Václav Marhoul, Con Petr Kotlár, Udo Kier, Lech Dyblik,Stellan Skarsgard
Il Sindaco Del Rione Sanità, Mario Martone, Con Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo.
Babyteeth, Shannon Murphy, Eliza Scanlen, Toby Wallace, Essie Davis, Ben Mendelsohn.
Joker, Todd Phillips,Con Joaquin Phoenix, Robert De Niro.
L’ufficiale E La Spia, Roman Polanski, Con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner.
The Laundromat, Steven Soderbergh, Con Meryl Streep, Gary Oldman, Antonio Banderas.
Ji Yuan Tai Qi Hao (No. 7 Cherry Lane), Yonfan, Con Sylvia Chang, Zhao Wei, Alex Lam
FONTI: Ciak, Comingsoon, Cinematografo, Mymovies, Repubblica, Corriere della Sera, Best Movie, Onda Cinema, Film Tv, Manifesto, Bad Taste
Immagine (dettaglio) da rai.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.