Contrariamente a ogni pronostico e sondaggio, la vittoria del MAS (Movimento Al Socialismo) nelle elezioni generali dello scorso 18 ottobre è stata schiacciante. Il Candidato socialista Luis Arce, già Ministro dell’Economia durante il governo Morales, si è imposto aggiudicandosi il 55% dei voti. Si tratta di un distacco abissale rispetto agli altri due principali contendenti, l’esponente del centrodestra Carlos Mesa (28,8%) e quello dell’estrema destra Luis Fernando Camacho (14%).
Questo trionfo così netto al primo turno appare ancora più clamoroso se si considera il pesantissimo clima di repressione che si era respirato nell’ultimo anno e le continue intimidazioni nei confronti dei militanti ed esponenti della sinistra, perpetuate dai gruppi fascisti e squadristi che hanno imperversato e agito in varie zone della Bolivia col beneplacito del governo ad interim, formato da una coalizione delle destre[1]. Nonostante una gestione economica e sanitaria disastrosa, i golpisti avevano dalla loro il controllo degli apparati statali e dei principali mezzi di informazione oltre che indubbie simpatie a Washington, desiderosa di mettere le mani sulle ingenti risorse minerarie del Paese. Tuttavia, movimenti e sindacati della sinistra non si sono lasciati intimidire e la popolazione indigena delle zone andine non ha fatto mancare il suo supporto al MAS[2], visto come unica ancora di salvezza rispetto a una compagine governativa marcatamente razzista e suprematista.
Con la presenza di una schiera eterogenea di osservatori internazionali, il voto si è svolto senza particolari criticità e dopo poche ore dalla chiusura dei seggi molti esponenti della destra, inclusa la Presidente ad-interim Janine Áñez, hanno dovuto ammettere la sconfitta. Ma c’è chi non si è arreso: i gruppi fascisti e gli estremisti bigotti, razzisti e machisti vicini a Fernando Camacho, hanno fin da subito cercato di replicare quel clima di violenza, caos e destabilizzazione che aveva anticipato e propiziato il golpe ai danni di Evo Morales l’anno passato.
Lo scorso giovedì, Il portavoce del MAS, Sebastiàn Michel, ha denunciato un attacco con esplosivo presso la sede elettorale del movimento a La Paz nella quale lo stesso Arce era impegnato insieme ad altri esponenti del partito in una riunione. L’attentato non ha causato vittime, ma appare evidente che le forze di sicurezza in Bolivia non abbiano fra le loro priorità quella di proteggere il Presidente eletto. Non stupisce che il Ministro dell’Interno ancora attualmente in carica, Arturo Murillo, non abbia neppure denunciato l’attentato.
L’episodio, tutt’altro che isolato[3], si iscrive in una più generale tattica eversiva volta a seminare il caos e ad ostacolare una regolare e pacifica consegna dei poteri. Il partito, grazie all’aiuto dei sindacati dei minatori, si sta ora organizzando per mettere in piedi un servizio di sicurezza informale, di fronte ai sempre più feroci attacchi delle squadracce fasciste. La parola d’ordine è mantenere calma e lucidità e fare in modo che questi episodi rappresentino solo un colpo di coda delle forze golpiste e non l’inizio di un nuovo processo di destabilizzazione politica.
Una volta insediatosi, il governo Arce dovrà affrontare problemi politici tutt’altro che banali. Ci si dovrà chiedere come fermare le violenze fasciste e garantire stabilità e sicurezza. Ci si dovrà anche interrogare sull’apparato statale e sulla lealtà di chi detiene incarichi strategici nell’esercito, nella polizia, nella magistratura. Morales è stato abbattuto da un golpe in cui i generali hanno avuto un ruolo decisivo e il governo ad interim ha indubbiamente cercato di piazzare i suoi delfini all’interno delle istituzioni.
Si apre poi per il MAS un problema interno, che riguarda il conflitto fra la nuova generazione di militanti e la vecchia intellighenzia di partito vicina a Morales, il quale dovrebbe presto fare ritorno nella sua Bolivia. L’ex Presidente resta un punto di riferimento imprescindibile per il socialismo in America Latina, ma la sua stella si era andata ad offuscare negli ultimi anni e non sorprende che una parte del suo movimento, quello più legato alle esperienze dal basso, veda lui e il suo entourage con una certa diffidenza. Ad Arce spetterà il compito di affrontare un delicato processo di mediazione per trovare una sintesi produttiva fra le due anime del MAS.
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Per un’analisi della situazione sociale e politica in Bolivia prima delle elezioni si rimanda a questo articolo: https://www.ilbecco.it/la-bolivia-alla-vigilia-delle-elezioni-presidenziali/ ↑
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Sul voto indigeno in Bolivia si consiglia un interessante articolo di approfondimento di Raúl García Linera: https://www.telesurtv.net/opinion/Geografia-del-voto-indigena-2020-20201104-0030.html ↑
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Si inserisce con ogni probabilità in questo preoccupante quadro anche l’omicidio del Segretario Generale dei Minatori Orlando Gutiérrez. ↑
Immagine UNCTAD (dettaglio) da Wikimedia Commons
Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all’arte in tutte le sue forme.