Aveva ragione Brecht quando diceva “beati i popoli che non hanno bisogno di eroi”. Oggi ne abbiamo dannatamente bisogno. L’uomo pipistrello è sempre stato il fumetto di casa Dc più importante (e redditizio), quello in cui la gente si è maggiormente identificata. Al cinema ancora di più di Superman che invece rendeva di più nei comics. Dopo Tim Burton, Joel Schumacher, Christopher Nolan e Zack Snyder, adesso tocca a Matt Reeves. Perché Batman è così popolare?
Semplicemente perché non è un supereroe, ma una persona ossessionata che cerca con le sue azioni di migliorare il mondo di cui fa parte. Pur essendo pieno di soldi, sente il bisogno di altro. Batman è sempre stato il riflesso di ciò che viviamo. Alla fine degli anni Ottanta Tim Burton capì che il mondo stava peggiorando e la sua fiaba si fece dark e decadente, ma faceva paura a tanti (Warner compresa). Poi arrivò Joel Schumacher e tutto diventò “kitsch” perché era scoppiata la mania del videoclip e dell’estetica pop. Il più classico intrattenimento da multisala con pop corn e Coca Cola stava iniziando a serpeggiare. Nolan alzò l’asticella, instillando nell’ uomo pipistrello la paura e la paranoia del mondo occidentale post 11 settembre. Snyder, infine, seppe approcciare Batman a un mondo apocalittico, anticipando di fatto la guerra. Può piacere o meno, ma chi ha fatto questi film è sempre stato avanti rispetto alla realtà. Matt Reeves arriva nel bel mezzo di un caos sociale, ben descritto da “Joker” e da “I guerrieri della notte”. È un mondo intriso di guerre mai finite: quella per i diritti umani, per il riconoscimento della persona, per la giustizia, contro le discriminazioni di ogni sorta. Nolan aveva costruito la parte fondamentale della sua trilogia su una bugia, Reeves costruisce questo film su verità scomode e su una contraddizione insita nel personaggio: più Batman interviene più la situazione peggiora. Come tutti è un uomo imperfetto, umanissimo.
“Il film parte dalla considerazione che, da quando Batman è in attività, il crimine a Gotham non è diminuito, nonostante la sua azione e lui si chiede perché. Non c’è l’origin story tanto la sappiamo tutti, semmai quel che volevo era l’arco narrativo, partire con una versione imperfetta del personaggio, qualcuno che cerca di essere Batman e di capire come esserlo, senza sapere bene come, è solo ossessionato dall’idea di cambiare qualcosa che non sa se riuscirà a cambiare come vuole, quella tensione lo spinge avanti. Poi nella storia lui potrebbe realizzare che alcune cose che fa devono evolvere e migliorare, quindi mentre lo guardi hai il piacere di vederlo essere spaventoso ma più va avanti capisce che forse non è il solo messaggio da proiettare, comprende come deve inquadrare sé stesso e come questo influenza la città, magari può cambiare. Di certo questo Batman vuole mettere paura perché è da poco che fa il vigilante e ancora tutti hanno paura della cosa”.
Dopo la fortunata trilogia del “Cavaliere Oscuro”, la Warner propose a Nolan di fare un altro capitolo con Christian Bale nei panni di Bruce Wayne. Il regista inglese però disse di no perché aveva esaurito il filone narrativo. Arrivò Zack Snyder con “Batman vs Superman: Dawn of Justice”. Il ruolo di Batman andò a Ben Affleck. Era il 2016. Dopo la difficile lavorazione di “Justice League” (2017) in cui si alternarono alla regia Snyder e Wheddon (“Avengers”), all’attore americano venne chiesto di dirigere una pellicola sulle origini. Nel finale di Justice League, si preparava la strada a Deathstroke, che doveva essere l’antagonista principale. Nel 2019 Affleck rinunciò perché insoddisfatto della sceneggiatura. Una risposta sicuramente saggia. Sinceramente i film di Snyder non erano il massimo. Batman era arrivato alla saturazione.
La Warner però voleva far ripartire il suo personaggio più iconico. Virò su Matt Reeves (Il pianeta delle scimmie) e ingaggiò Robert Pattinson per la parte del protagonista. I dubbi sulla scelta dell’attore erano tanti. Ma adesso si può che è una battaglia vinta, quella di Reeves. Anche se bisognerà vedere come gestirà “il giocattolo” su tre film, visto che il regista ha fatto capire che gli è rimasto qualcosa da raccontare. Finalmente però siamo di nuovo in un cupo film noir o non in un fantasy di intrattenimento. È la pellicola più lunga di sempre dell’Uomo Pipistrello: arriva a sfiorare le 3 ore! E questo non è un bene. “The Batman” è un film che trae spunto da graphic novel come “Anno Uno” (1987), ”Il lungo halloween” (1996-97), “Ego” (2000), “Hush” (2002-2003) e “Zero Year” (2013-14).
Il materiale di partenza è succulento. In particolar modo Batman: Anno Uno e Batman: il lungo Halloween. Nel primo Frank Miller usò una chiave introspettiva, mentre nella seconda Jeph Loeb raccontava una serrata caccia a Festa, un killer che ammazza puntualmente durante tutte le festività dell’anno. Evidentemente uno “squilibrato” a cui piace lavorare. Gotham City è una città irrecuperabilmente corrotta, torbida, squallida e violenta. La campagna marketing è stata alimentata con rumours sempre più interessanti: prima con l’apparizione di Catwoman (Zoe Kravitz, figlia del rocker Lenny), poi con l’Enigmista di Paul Dano. Per non parlare del look di Pinguino, interpretato da un irriconoscibile Colin Farrell. Perché ancora la metamorfosi non è ancora completa: nel film si chiama Oswald Cobblepot ed è un personaggio secondario. L’immagine del trailer con quest’ultimo incastrato nell’auto ribaltata che guarda Batman che si avvicina dallo specchietto retrovisore, è pura arte, ma è anche lo status della nostra società di oggi e della crisi del cinema che non sa quasi più parlare alle masse. Non a caso alla sceneggiatura c’è Greig Freser (Dune, Star Wars: rogue one), le musiche epiche, un po’ ripetitive, sono di Michael Giacchino.
Ma non è finita qui: sul web giravano voci che il giovane Barry Keoghan (Il sacrificio del cervo sacro) interpreterà Joker. Naturalmente non si svelo niente per non rovinarvi la sorpresa. L’esordio di Joker nei fumetti avveniva con l’introduzione di “Red Hood” (Cappuccio Rosso). Il personaggio venne svelato nei fumetti Dc nel 1951, poi nel 2005 è protagonista della graphic novel “Under the red hood”. Un criminale sotto la cui maschera si celano diverse identità. Il più importante è quello di un comico fallito, che viene costretto dalla malavita a diventare “Cappuccio Rosso” per depistare la polizia. In cambio gli promettono i soldi sufficienti per campare la famiglia. Quando però la polizia incombe davvero, si manifesta anche un giovane Batman. L’uomo, impaurito, scappa in un condotto fognario zeppo di prodotti chimici che lo trasformerà irrimediabilmente in Joker.
Nel gennaio 2020 tra Londra e Glasgow partirono le riprese del film di Reeves, ma l’arrivo del Covid ha costretto il film a più rinvii. A marzo 2020 la produzione venne interrotta a tempo indeterminato. Poi a settembre 2020 ripartì la lavorazione fino a marzo 2021.
Finalmente è arrivato al cinema questo film attesissimo. Il primo vero kolossal puro del 2022. Veniamo alla trama.
Gotham City è una fogna putrida, piena di gente corrotta e malavitosa. E’ una città ingovernabile come l’Italia degli ultimi 10 anni.
È una rilettura delle origini con Bruce Wayne che è in attività da circa un anno. Batman (Pattinson), dopo la morte dei genitori, ha ereditato un impero, ma è un disadattato e mal integrato nella società in cui vive. La vita ha un senso identificandosi in Batman, un simbolo per distruggere le ingiustizie del mondo. Ma più interviene, più la criminalità aumenta. La sua diventa un’ossessione cieca. Insegue Edward Nashton, alias l’Enigmista (Dano), un serial killer stile “zodiac” che prende di mira i cittadini dell’alta borghesia di Gotham. Tra questi vi è chiaramente anche Bruce Wayne. Come in “Seven” e “Blade Runner” piove sempre, l’Enigmista è una sorta di John Doe “seveniano” (interpretato da Kevin Spacey nel film di Fincher). Saranno proprio gli indovinelli di questo pazzo traumatizzato a far capire a Batman che il tessuto sociale è ormai marcio e lacerato.
Ad aiutare Bruce Wayne nelle indagini ci sono solo un inedito maggiordomo Alfred (Serkins), con cui però parla assai poco, e sul commissario Gordon (Jeffrey Wright). Anche nella società civile non c’è da fidarsi di nessuno: quasi tutti sono corrotti. Dal sindaco alla polizia di Gotham che ha più divisioni interne che nel PD.
Così Batman diventa ben presto un simbolo della gente comune contro le ingiustizie e il malaffare. Inizia ad indagare e lungo il cammino incontrerà vari personaggi: il temibile Oswald Cobblepot / Pinguino (Farrell), il capo della malavita, Carmine Falcone (un ottimo John Turturro, in stile Al Capone de “Gli intoccabili”), oltre allo sfuggente Enigmista. E poi c’è lei, Selina Kyle (un’enigmatica Zoe Kravitz, figlia del rocker Lenny), alias Catwoman, una donna gatto che pare capire il nostro Batman fin troppo bene. Una versione molto distante dal personaggio di Michelle Pfeiffer di “Batman il ritorno”. Una donna che crede che Bruce Wayne possa dare molto di più alla città di Gotham.
Il film di Reeves è un tipico noir poliziesco, esteticamente inappuntabile e ricercato, che trae linfa da film dal “sottosuolo” nascosto in stile “Tutti gli uomini del presidente” di Alan J.Pakula e “Chinatown” di Polanski, l’ossessione di Bruce Wayne in stile “Zodiac” di David Fincher, i metodi spicci dell’investigatore in stile “Il braccio violento della legge” di Friedkin. E poi c’è un quadro sociale simile a quello di Taxi driver di Scorsese. La cosa incredibile è l’ambientazione: non si gira più negli Stati Uniti, ma in una buia Inghilterra (e in Scozia). Già questo è un cambiamento epocale. Ma c’è di più. Reeves si è ispirato a Kurt Cobain per tratteggiare il malessere e i tormenti del Batman di Robert Pattinson. La vera “bestia” è dentro di lui.
“Mentre scrivevo ascoltavo i Nirvana e c’era qualcosa in quella canzone da “Nevermind”, “Something in the way”, che è nel primo trailer, parte della voce di quel personaggio. Ho riflettuto: “Come presentiamo Bruce Wayne in un modo inedito?” Ho cominciato a pensare: “E se dopo la tragedia questa persona fosse diventata così reclusa che non si capisce cosa stia facendo? Una sorta di reietto, un ingestibile, un tossicodipendente? La verità è che lui è dipendente da una droga: ha una dipendenza dalla vendetta. È un Batman Kurt Cobain, un Batman rock” – ha rivelato il regista alla stampa.
L’intuizione del regista effettivamente funziona. Come Batman è sempre stato un simbolo contro l’ingiustizia, allo stesso “Smells like spirit” è diventato l’inno generazionale di una rivoluzione contro l’apatia, contro le storture del mondo. Il Batman di Pattinson ha la stessa ossessione di Cobain: il primo contro quel mondo che gli ha strappato via i genitori, il secondo non voleva che la sua musica venisse mal interpretata e strumentalizzata. Non a caso il nome Nirvana era un concetto di «libertà dal dolore e dalla sofferenza del mondo esterno». Avrà capito finalmente la Warner che questa è la strada da prendere, senza “scimmiottare” i film Marvel della rivale Disney? Staremo a vedere. Si sente odore di (almeno un) sequel. Onore e merito a Matt Reeves. Il suo compito era davvero difficilissimo e lui invece ha vinto la sfida.
Fonti: Cinematografo, Comingsoon, Madness, Best Movie, Everyeye, Ciak, Best Movie, Bad Taste, Movieplayer
Regia **** Interpretazioni ***1/2 Film **** Fotografia **** Sceneggiatura ***1/2 Musica ***1/2
THE BATMAN
(USA 2022)
Genere: Drammatico, Noir, Fantastico, Cinecomic
Regia: Matt Reeves
Sceneggiatura: Peter Craig, Matt Reeves
Cast: Robert Pattinson, Zoe Kravitz, Paul Dano, Colin Farrell, Andy Serkis, John Turturro, Jeffrey Wright, Peter Sarsgard, Barry Keoghan
Durata: 2h e 55 minuti
Fotografia: Greig Fraser
Distribuzione e Produzione: Warner Bros
Nei cinema dal 3 marzo
Musiche: Michael Giacchino
BUDGET: 100 milioni di dollari
Trailer Italiano qui
La frase: Può esser crudele, poetica o cieca, ma quando viene negata violenza a volte reca.
Immagine da ucicinemas.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.