Politica e antipolitica dell’appello – parte 2 di 2
Gli appelli sono prodotti e diffusi in un contesto post-postmoderno in cui scienza e politica non riescono a trovare un modo ordinato di rapportarsi.
Gli appelli sono prodotti e diffusi in un contesto post-postmoderno in cui scienza e politica non riescono a trovare un modo ordinato di rapportarsi.
Un testo programmatico, esortativo, che pone in una relazione peculiare firmatari e politica, sospingendoli verso la scomparsa: gli uni sotto la riproduzione del proprio capitale morale, l’altra sotto l’ottimizzazione della decisione.
Dalla collaborazione tra Coconino e MIBACT, una deliziosa collana di fumetti/guide ai musei rivolta ai più giovani, in questo periodo disponibile anche online.
La meta dell’AfD non sembra essere conquistare il potere nell’immediato, ma demolire nichilisticamente le basi del “vecchio” ordine: creare caos nel campo avversario e sabotare le istituzioni democratiche per delegittimarle agli occhi del pubblico.
Dylan Dog per tanti è un simbolo intriso di memorie e significati personali, tanto che viene naturale l’impulso di incorniciarlo, immortalato e immobile; ma imbalsamare un personaggio nell’eterna riproposizione di se stesso ne significherebbe la morte narrativa.
Alla ricerca di una leadership che possa costruire un’opposizione credibile al governo tory, i temi al centro del dibattito sono leadership femminile, brexit e frattura tra Londra e periferie.
[Dall’archivio]
Nel 2003 inizia l’invasione dell’Iraq da parte delle forze armate USA e della “coalizione dei volenterosi”, che con l’insurrezione e la guerra di tutti contro tutti successive costerà mezzo milione di vite (al 2011) e farà da incubratrice a Daesh, segnando la situazione attuale.
Versare in difficili condizioni economiche, appartenere alla classe operaia, essere disinformato o poco brillante o arrabbiato con il mondo e con il “sistema” non rende nessuno automaticamente di destra o fascista: è questa una caricatura di un classismo inaccettabile, che va rispedita al mittente.
Ridendo di Andy, il lettore è invitato non solo a sentirsi migliore, ma a essere migliore, ad avvicinarsi all’ideale working class che gli appartiene, a partire da una comune umanità subalterna profondamente difettosa ma altrettanto profondamente imbevuta di – appunto – umanità.
Wrestling femminile, b-movies, tv spazzatura di fine secolo scorso e una serie Netflix attorno ad un interrogativo: lo spettacolo e la televisione fanno solamente da sfogo al razzismo e ad una mentalità chiusa e sessista, o piuttosto li alimentano e diffondono?