Gli USA nel panorama internazionale all’indomani dell’insediamento di Biden
Con la vittoria alle presidenziali di Biden gli USA si sono riaffacciati sullo scacchiere internazionale ripuntualizzando il proprio ruolo e quello della NATO.
Con la vittoria alle presidenziali di Biden gli USA si sono riaffacciati sullo scacchiere internazionale ripuntualizzando il proprio ruolo e quello della NATO.
Alcuni degli avventimenti (tra cui l’istituzione del Ministero della Transizione ecologica nel governo Draghi) delle ultime settimane hanno riportate all’attenzione dell’opinione pubblica il tema del cambiamento climatico, questione sempre presente ma affrontata in modo molto (troppo?) discontinuo.
L’assegnazione di un incorico a formare un nuovo governo a Mario Draghi è l’emblema dell’ennesimo fallimento della classe politica italiana ed ha dato il via ad una serie infinita di dibattiti sulla natura del governo che potrebbe formarsi. Tecnico o politico? Ma ha davvero senso?
Da sempre la comunicazione politica ha usato slogan per arrivare in maniera immediata. Negli ultimi anni, anche grazie alle nuove tecnologie, questa comunicazione, anche sottoforma di meme, risulta fondamentale per la costruzione del consenso.
Il fascino per il Medioevo fantastico è il pilastro su cui si basa un intero genere letterario e cinomatografico, quello fantasy. Ma se per molti affezionati si tratta di un modo di evadere la realtà, per le destre è diventato un elemento identitario così forte che si condonde sempre più spesso con la realtà.
Manca pochissimo all’insediamento e il nuovo presidente degli Stati Uniti Biden ha annunciato il sostegno alla proposta di aumento del salario minimo a 15 dollari, facendo così sponda al senatore Sanders, eletto alla presidenza della Commissione Bilancio.
Comunque la si pensi, la chiusura, da parte del colosso della comunicazione, dell’account Twitter di Donald Trump è una di quelle notizie che raramente non suscita commenti. Chi ritiene che la decisione sia arrivata troppo tardi, chi invece ritiene che una censura del genere sia preoccupante. In ogni caso, il ruolo che ricoprono oggi queste multinazionali nella comunicazione politica pubblica è qualcosa su cui riflettere profondamente.
Tra la varie questioni al vaglio delle Camere in queste settimane turbolente è tornata alla ribalta la questione dei finanziamenti pubblici all’editoria. La notizia (diffusa da il manifesto, quotidiano che ha lanciato l’allarme) porta con sé la riflessione sul ruolo del giornalismo su carta stampata e sulla crisi del settore.
L’arrivo del vaccino in tempi più brevi del previsto aiuta a rafforzare la narrazione collettiva per la quale il 2021 sarà l’anno con cui torneremo alla “normalità” e tutto andrà per il verso giusto. Ma la “normalità” pre-Covid-19 era davvero così “giusta”?
Dal 2018 oramai il cambiamento climato è arrivato, con alti e bassi, all’ordine del giorno della nostra discussione politica. Il nodo da sciogliere resta però uno solo; per quante nuove politiche in rispetto dell’ambiente possiamo immaginare, è davvero possibile proteggerlo mantenendo il sistema di produzione capitalista?