A suo modo Filippo Luti, 28 anni e la voglia di diventare un insegnante, è un pioniere. Il primo rider italiano che ha votato per eleggere un delegato sindacale. Un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che per i ciclofattorini vuol dire avere diritto di parola per esigere dalle piattaforme del food delivery, ad esempio, i dispositivi di protezione individuale contro il Covid. Ma anche altre tutele essenziali per chi, come Filippo, in un turno di lavoro macina chilometri e chilometri in bici o in motorino, con l’obbligo di fare più in fretta possibile.
“Siamo schiavi a cottimo di padroni ‘invisibili’ – racconta dopo aver votato – Quello che doveva essere un lavoretto di una decina di ore la settimana per studenti, è diventato un lavoro vero, ma senza garanzie, per un sacco di persone. Per lo più giovani e immigrati che per sopravvivere devono accettare ritmi di lavoro frenetici. Quelli del cottimo, e senza nemmeno la garanzia di riuscire a portare a casa la giornata”.
La “cabina elettorale” organizzata dalla CGIL in piazza Adua, a pochi metri dalla stazione centrale di Firenze e davanti a un Burger King, è fatta con i borsoni usati per portare il cibo di ristoranti e locali a casa dei committenti.
“È la prima volta che i rider votano – ricordano Ilaria Lani del NIDIL fiorentino e Silvia Simoncini della CGIL nazionale – quelli di Just Eat, con le ‘urne’ allestite anche domani e domenica davanti ai principali locali delle consegne”.
Un giovane rider immigrato arriva ma non ha con sé il necessario documento di identità per poter votare, vorrebbe ma non può. Invece Hicham, 23 anni, il documento ce l’ha: “Il nostro è un lavoro pericoloso, ma per me è fondamentale. Così ti devi piegare a dare la disponibilità a turni lunghi e disagevoli, e finisci per andare a ciclo continuo, altrimenti non guadagni nulla o quasi”.
Intanto Yftalem Parigi, il giovane rider che sui DPI ha ottenuto ragione dal tribunale di Firenze, parla in inglese con un suo coetaneo, spiegandogli perché è importante votare. “È per migliorare le nostre condizioni di lavoro, per ottenere più sicurezza, per far capire a chi ci comanda che non siamo dei ‘paria’”.
“Just Eat ci ha detto che per loro quello del RLS non è un diritto esigibile – spiega Simoncini – eppure la legge dice che, facendo le elezioni, possiamo averlo. Per questo siamo qui”. E le altre piattaforme? “Quelli di Uber Eats ci hanno detto che loro i lavoratori non li conoscono…”. “Anche Just Eat non ci ha dato l’elenco dei lavoratori – prosegue Lani – né tanto meno li ha informati che potevano votare. Eppure i ragazzi arrivano, si informano, e votano”.
Anche FILCAMS e FILT supportano la rivendicazione, l’obiettivo della CGIL è di cancellare il cottimo: “La legge approvata l’anno scorso individua per i rider un salario orario secondo i contratti nazionali affini – ricordano Simoncini e Lani – che per noi è quello della logistica, e per i rider continuativi l’applicazione dei diritti del lavoro dipendente”.
Apparso su Il Manifesto in data 26.09.2020
Foto di wal_172619 da Pixabay
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.