Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte richiama M5S e Lega ai loro doveri di governo: “Senza assunzione di responsabilità da parte di tutti, rimetterò il mandato al presidente della Repubblica”. Non vorrebbe parlare di Tav. E solo dopo che gli viene chiesto di esprimersi sulla Torino-Lione, riepiloga quanto accaduto in questo 2019.
In sintesi, Conte ricorda che nel contratto di governo sottoscritto da M5S e Lega è stato deciso che su Tav andava stabilito un metodo di lavoro. Un metodo che ha portato ad una analisi costi-benefici dal risultato chiaro: ad oggi per l’Italia sono molti più i costi, non solo ambientali, dei benefici.
È per questo che, nel marzo scorso, quando sarebbero dovuti scattare i primi bandi da 2,3 miliardi, il governo italiano ha congelato per sei mesi ogni decisione. La procedura è stata avviata con gli “inviti a partecipare” alle aziende interessate ai lotti in territorio francese. Ma questo solo per non perdere una tranche di 300 milioni di finanziamento Ue, in scadenza. Mentre la “clausola di dissolvenza” del diritto francese fa sì che gli inviti a partecipare possano decadere, senza oneri.
“Dato che sull’opera ci sono accordi internazionali – ha spiegato ancora Conte – sono andato a Parigi e ne ho parlato con Macron. E a breve ci sarà un altro passaggio, con l’Unione europea. All’esito di queste interlocuzioni, prenderemo una decisione. Ma al momento, se non ci sarà un’intesa con la Francia e l’Ue, il percorso è segnato”. Traduzione: la Torino-Lione costa uno sproposito all’Italia, e solo un robusto intervento finanziario di Parigi e Bruxelles, tale da far diminuire considerevolmente la spesa del governo italiano, potrebbe cambiare le carte in tavola. Con buona pace di Lega, e Pd, che continuano a insistere di fare la Tav.
Articolo pubblicato su REDS, anno VIII, numero 6, giugno 2019
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Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.