Avete reso straordinaria la vostra vita? Allora carpe diem…
La storia del film
1959, College maschile di Welton. L’insegnante di letteratura John Keating (Robin Williams) viene trasferito in quest’istituto. La forza del film è quella di non dirci niente del passato dell’uomo. Presto però si capisce il perché: i metodi di insegnamento sono originali. Presto libera i propri alunni dal conformismo, elevando di fatto il valore della singola persona e dei suoi sentimenti. In particolar modo lo studente Neil Perry rimane estasiato dal suo metodo. Il padre autoritario gli impedisce di fatto di seguire la sua vera passione: la recitazione. Nel frattempo Keating contagia quasi tutti i suoi alunni, ma non è ben accolto dai suoi colleghi e soprattutto dal preside Nolan. I ragazzi riportano in vita “La setta dei poeti estinti”, un gruppo “clandestino” che legge poesie del quale il prof. Keating faceva parte quando era giovane. “I poeti estinti erano dediti a succhiare il midollo stesso della vita”, rendendo magico il suono delle poesie di Whitman, Shelley, Thoreau. Il preside viene a sapere dell’esistenza di questo gruppo di ribelli, ma non sa chi ne fa parte. Keating vede che i propri insegnamenti stanno dando frutto. Neil Perry inizia a recitare, tutti credono che lui abbia grande passione e talento. Tutti tranne il padre. Questo conflitto dominerà la parte finale del film. Per rispetto di quelli che ancora non l’hanno visto (spero che siano pochi), non vado oltre. Se ancora non avete visto interamente questa pellicola, non esitate a farlo. Vi tornerà utile in più fasi della vostra vita. Credete che sia esagerato? Provate e capirete.
Le scene migliori del film:
Oh capitano, mio capitano
Il conformismo
Guardare le cose da un’altra prospettiva
Carpe diem
Un barbarico yawp
Realista o sognatore
Recensione
Nel giugno 1989 uscì questo film sorprendente, spiazzante che divenne, grazie al passaparola, uno dei maggiori successi di quell’anno fino a diventare un cult in tutto il mondo. Negli Stati Uniti fece qualcosa come 95 milioni di dollari, in Italia il film uscì a settembre e fu il secondo successo della stagione dietro a “Indiana Jones e l’ultima crociata”. 235 milioni di dollari di incasso globale. Il New York Times elogiò la pellicola perché eliminava l’ovvio e si trasformò in un classico senza tempo. Tuttavia ci furono dei critici che definirono la pellicola troppo retorica e zuccherosa (saranno amici del preside). Questo film era attuale negli anni ’90 e lo sarà anche nel 2200.
Come giustamente evidenzia Carola Prota di “Coming soon”, in effetti, ne L’attimo fuggente, a vincere è la società che sopprime il desiderio di autorealizzazione. La trasgressione viene punita. In questo senso “fuggenti” sarebbero allora l’illusione della libertà e l’adolescenza come istante di infinite possibilità. Ma, a pensarci bene, la classe di Keating alla fine compie una piccola rivolta e, fuor di finzione, nei decenni successivi, le proteste si sono spinte molto oltre, organizzandosi in veri e propri movimenti, e nell’anno di uscita del film è stato abbattuto il muro di Berlino (vedi qui). Ognuno di noi lo ricorda a modo suo. Francamente, chi è che non ricorda frasi come carpe diem o la celebre capitano mio capitano? Personalmente sento molto questo film già da quando ero piccolo. Quando iniziarono a programmarlo su Rai Tre, mia mamma mi diceva di guardarlo con attenzione e mi riempiva la testa con quel “carpe diem”. Ora le do ampiamente ragione.
All’inizio ci capivo poco (avrò avuto 7-8 anni), ma alcune immagini mi rimasero impresse. Su tutte soprattutto due: la scena finale (ancora oggi mi capita di commuovermi) e quella in cui il prof. Keating discute del conformismo invitando i suoi studenti a non omologarsi alle scelte degli altri (non era facile dire una cosa del genere nel 1959, anno in cui il film è ambientato, figuriamoci oggi). Soprattutto quest’ultima scena è stata importante per la mia crescita, per il mio modo di pensare (“dei due sentieri scelsi il meno battuto per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto”). Ma senza dubbio anche la scena in cui Keating sale sulla cattedra, quella del carpe diem o quella del barbarico Yawp sono state importanti, ma sicuramente non facilissime da attuare nel quotidiano. Perché essere sognatori è importante: ti permette di vedere la bellezza nascosta dove gli altri non la vedono, ma la lezione che ho imparato più frequentemente è che bisogna stare sempre in guardia ed essere anche realisti.
Dopo aver visto quel film, anche la figura dell’insegnante per me divenne diversa: non più la persona seduta alla cattedra intesa come autorità, ma una figura fondamentale che ti segue, ma che deve aiutare gli altri a elevare il proprio pensiero senza omologarsi (ora si può riecheggiare il famoso carpe diem di Orazio: “cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita”). Sono fiero della mia “diversità”, ma anche della libertà che i miei insegnanti mi hanno lasciato. Dopo aver parlato con diversi docenti, posso dire che oggi una cosa del genere è difficilissima, quasi impossibile: oggi ci sono addirittura dei genitori che mandano l’avvocato ai colloqui per un voto basso. “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita” – ci rammenta il prof. Keating.
Trent’anni dopo l’uscita del film, ecco un esempio lampante del valore degli insegnamenti di questa pellicola: il caso Maria Dell’Aria, docente di Palermo sospesa per non aver vigilato su una ricerca dei propri studenti che avevano accostato le leggi razziali del ’38 al decreto sicurezza del ministro Salvini (leggi qui). “L’attimo fuggente” è un inno all’adolescenza, a sognare, ad andare oltre. A differenza di quel capolavoro chiamato “Into the wild” di Sean Penn, qui però c’è un gruppo di persone e non un singolo individuo. Non è un caso che il film finisca in quel modo con l’allontanamento di Keating che aveva compromesso i 4 cardini della scuola: tradizione, onore, disciplina ed eccellenza. Aveva fatto comprendere ai suoi alunni (e non solo) che queste parole sono senza senso, sono slogan vuoti come quel “prima gli italiani” in cui troppi oggi credono. Questo lo rendeva pericoloso. Dopo 30 anni, non è cambiato nulla: le persone libere di pensiero spesso finiscono ai margini. Possono lottare certo, ma la strada è in salita.
Eppure il film non sarebbe stato lo stesso senza Robin Williams. Oggi le sue interpretazioni ci mancano sempre di più. Ne “L’attimo fuggente” non era la prima scelta. Il prof. Keating doveva essere interpretato da Liam Neeson, mentre il regista poteva essere Dustin Hoffman. Poi le cose cambiarono: era stato ingaggiato Kanew alla regia e la cosa non andava bene a Neeson. La Disney però credeva che Robin Williams fosse perfetto per la parte, superando attori di grido come Tom Hanks, Mel Gibson e Mickey Rourke. Nel momento in cui l’australiano Peter Weir (che diventerà famoso con The Truman Show) assunse la guida per evitare ulteriori polemiche, Williams venne scelto dalla Disney come protagonista. Scelta quantomai importante. Le riprese vennero spostate in Delaware, nella scuola privata St. Andrews, perché era troppo costoso cospargere i set di neve finta in Georgia. Il film si basava sulle esperienze dello sceneggiatore Tom Schulman (che poi vinse l’Oscar), alla Montgomery Bell Academy di Nashville, Tennessee. Keating era nato dall’unione di due persone realmente accadute: Harold Clurman, che insegnava recitazione e regia, e Samuel Pickering, professore di inglese. Lo stile originale di Keating viene da quest’ultimo, che amava spiegare stando in piedi sulla cattedra “per vedere le cose da un’altra prospettiva”. Tuttavia fu l’improvvisazione di Williams a rendere il film straordinario. Il modello di riferimento fu John C. Campbell, il suo professore di storia alla Country Day School di Detroit, licenziato nel 1991 per “non aver dimostrato la volontà di aderire agli standard accademici e professionali” (parole del preside della scuola). Attorno al divo Williams, c’erano tanti giovani attori alle loro prime esperienze di cinema che vivevano, mangiavano e dormivano insieme per sviluppare un’idea di cameratismo che nel film doveva trasparire. Tra questi ricordiamo Ethan Hawke (interpreta Todd Anderson), oggi affermato attore professionista.
A livello di riprese, Weir decise di girare la storia in ordine cronologico. Oggi lo prenderebbero per pazzo e avrebbero buttato via la chiave. Sarebbe stato troppo costoso. Ma Weir decise di girare così perché era importante che gli attori capissero l’evoluzione del rapporto tra gli studenti e Keating. In effetti il motore della pellicola è tutto qui. Per questa ragione, dopo aver girato la scena in cui Neil Perry si toglie la vita, impedì all’attore Robert Sean Leonard di tornare sul set. Il regista Peter Weir voleva che gli altri sentissero davvero la sua mancanza. Questo realismo si nota. Non è un caso che poi il vero Robin Williams l’11 agosto 2014 abbia ripetuto lo stesso gesto di Neil Perry, per sottolineare la sua fragilità emotiva e la sua follia. Sarà per sempre, per tutti noi, il professor John Keating dell’Attimo fuggente. O capitano, mio capitano!
FONTI: Comingsoon, The Vision, My Movies
L’ATTIMO FUGGENTE *****
(USA 1989)
Regia: Peter Weir
Cast: Robin Williams, Ethan Hawke, Robert Sean Leonard, Josh Charles, Norman Lloyd, Gale Hansen
Sceneggiatura: Tom Schelman
Fotografia: John Seale
Durata: 2h e 9 minuti
Produzione e Distribuzione: Touchstone e Walt Disney
1 Oscar 1990 per Miglior Sceneggiatura Originale a Tom Schulman
Trailer qui
Frase cult: Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a vedere voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un’altra prospettiva.
Immagine da www.spectator.com
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.