Peele ci mostra come l’America non sia ancora uscita dai propri incubi.
Proprio qualche mese fa fantasticavo che il cinema italiano riuscisse a fare un film su quello che il popolo è diventato. Recentemente solo Garrone (con Reality e Dogman) e Sorrentino (Il divo, Loro) hanno fatto autorevoli variazioni del genere. Dall’avvento del berlusconismo, il sonno della ragione si è fatto pesante e non si riesce più ad uscirne. Tant’è che, secondo l’autorevole IPSOS MORI, l’Italia è il Paese con il maggior numero di analfabeti funzionali (vedi qui). Non perché non sanno leggere o scrivere, ma perché hanno una percezione totalmente distorta della realtà. Un primato che francamente ne facevamo volentieri a meno. Considerate anche che l’Italia purtroppo si sta americanizzando sotto diversi punti di vista (ultimo caso recente la legge sulla legittima difesa voluta da Salvini, un evidente regalo a Trump). Jordan Peele, uno dei maggiori esponenti attuali del thriller/horror politico, ha avuto un’idea simile alla mia. Solo che ha fatto un thriller horror sull’America contemporanea sulla scia già sperimentata da Guillermo Del Toro con “Il labirinto del fauno” e “La forma dell’acqua“. Con la differenza che il regista messicano ha scelto una confezione da fantasy, mentre Peele ha scelto l’horror.
Questo genere raramente sbanca al boxoffice, non siamo ai tempi di Rosemary’s Baby o L’esorcista. Ma “Noi” ha già fatto un miracolo: ha incassato oltre 200 milioni di dollari di fronte ad un budget di solo 20 milioni. Il motivo del successo pare riconducibile alle domande che il film lascia. Un esempio? Perché una parte della popolazione è stata lasciata indietro creando così le condizioni per un analfabetismo di ritorno? Il film ne parla e interroga lo spettatore. E’ uno dei suoi punti di forza. Partendo da una citazione di Cicerone (non esiste peggior nemico di sé stessi), il regista e sceneggiatore afroamericano Jordan Peele (autore dell’ottimo “Scappa Get Out”) ha tirato fuori un film non originale, ma complesso e stratificato che pare destinato a fare scuola. Parla delle paure e delle paranoie della società americana. A quanto pare dalla fine degli anni Sessanta, gli americani ne sono rimasti soggiogati e non ne sono usciti. Per farvi capire, devo per forza richiamare esempi cinematografici e musicali. Oltre a esempi letterari importanti come il Racconto di due città di Dickens e Il sosia di Dostoevskij.
- Esce “La notte dei morti viventi” di Romero. Un horror che fece scuola lasciando varie interpretazioni. Il film si può leggere sia come una metafora del Vietnam, sia della Guerra Fredda, ma anche una potente rappresentazione sulla libera circolazione di armi e sul razzismo in America.
- Spielberg porta nelle sale “Lo squalo”. Successo planetario con un ritmo impressionante. Le paure collettive erano la guerra del Vietnam e la crisi economica. Ecco spiegato perchè il film divenne un cult in tutto il mondo.
- Esce “Il cacciatore” di Michael Cimino. Un film monumentale sulle paure di un gruppo di operai americani che stanno partendo per il Vietnam. Le metafore del “colpo solo” durante la caccia al cervo e la roulette russa sono entrati nell’immaginario collettivo.
- Francis Ford Coppola firma “Apocalypse Now” (https://archivio.ilbecco.it/cultura/video/item/3851-storaro-s-apocalypse.html). Un ritratto della guerra del Vietnam e il dilemma bene/male insito nell’animo umano. Divenne il film di guerra più noto al mondo.
- Il maestro Kubrick porta in sala “Shining”, traendo spunto dal libro di Stephen King. Il film divenne ben presto un cult e ancora oggi è l’horror per eccellenza del cinema mondiale.
- Esce “Thriller” di Michael Jackson.Il videoclip divenne un cult e fu firmato da John Landis (regista di The blues brothers, Animal House). Il disco fu un successo planetario.
- Esce “Essi vivono” di John Carpenter. Il film parla di un gruppo di teschi, dall’apparenza umana, che vogliono sottomettere il mondo e dominare gli esseri umani. E’ un disoccupato di Los Angeles ad accorgersi della vera natura di questi alieni grazie all’uso di strani occhiali neri, trovati per caso.
- La sorpresa dell’anno è coreana. Si chiama “Oldboy” di Park Chan-wook. Un uomo viene imprigionato per 15 anni, apparentemente senza un perchè. Quando riesce ad uscire, cercherà vendetta, ma niente è come sembra.
Mi fermo qui anche se prima di tutto ciò bisogna citare due pellicole fondamentali della storia del cinema: “La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock e “M il mostro di Dusserdolf” di Fritz Lang.
Ebbene sì. Tutte queste fonti sono citate esplicitamente (il bambino ha la maglietta del film “Lo squalo”, Adelaide da bambina ha la maglia di “Thriller”) o usate come riferimento per la costruzione della pellicola da Jordan Peele (Shining e La notte dei morti viventi, a livello di struttura, sono le più evidenti).
Partiamo dal titolo. In lingua originale Us che ha un doppio significato: da una parte sta per noi, inteso come nucleo familiare o come comunità, dall’altra invece sta per United States. “Noi siamo americani” – dirà la protagonista Adelaide. Una frase molto importante che sottolinea il distacco tra una società di prima classe e quella di seconda: ricchi e poveri, bianchi e neri, borghesia e middle class. Questo doppio binario è fondamentale per la comprensione del film. La pellicola parte nel 1986, l’anno di “Hands across America”. Oltre sei milioni di americani si tenevano per mano e facevano donazioni per combattere la fame in altre zone del mondo. Vennero raccolti 35 milioni di dollari, ma solo 15 arrivarono a destinazione. Al governo c’era Ronald Reagan. Contemporaneamente la giovane Adelaide si trova in un luna park su una spiaggia con i genitori. Il padre di lei vince una maglietta di Thriller di Michael Jackson. Lei però è annoiata e desiderosa di far qualcos’altro. Finisce per andare sulla spiaggia. Vede una porta. Sulla facciata esterna c’è uno slogan inquietante: trova la visione di te. Peele in questa scena svela che il film sarà un infinito gioco di specchi a forma di labirinto. Adelaide ci entra. Ed è qui, in mezzo a numerose superfici riflettenti, che la piccola trova il suo doppio.
Lo spettatore si chiede. Sarà uscita? Se sì, come ha fatto a uscire? Quando è uscita? Peele, intelligentemente, non ce lo dice e decide di svelarlo alla fine, attraverso flashback che sembrano allucinanti incubi. L’unica certezza è che c’è uno stacco.
Schermo nero. Giorni nostri. Jordan Peele ci catapulta in un auto. C’è una famiglia della middle class che sta partendo per le vacanze. Il padre di famiglia Gabe Wilson (Winston Duke di Black Panther), i figli Zora e Jason e naturalmente la moglie Adelaide (Lupita Nyong’o di 12 anni schiavo e Star Wars). Pare che la bambina, ormai cresciuta, abbia superato il trauma.
Il marito smania per andare a giro con la barca e per godersi la vacanza. Il punto è che sceglieranno proprio quella spiaggia dove la piccola Adelaide ebbe quel fatidico incontro. Lei se ne accorge, ma decide di non rovinare la giornata a marito e figli. Cala l’oscurità. Nel vialetto esterno della casa della famiglia, arriveranno quattro figure vestite di rosso con delle forbici in mano. La tuta rossa rappresenta il fatto che sono prigionieri del sistema. Chiaramente hanno le fattezze della famiglia Wilson: sono i loro Doppelgänger (termine tedesco che significa doppio). I fantasmi del passato riemergono nella mente di Adelaide.
Ci sono altri segnali premonitori: l’impugnatura delle forbici che ricorda una struttura circolare che richiama quindi al passato, l’orologio che segna le 11:11, il versetto biblico di Geremia 11-11. “Perciò, così parla l’Eterno: Ecco, io faccio venir su loro una calamità, alla quale non potranno sfuggire. Essi grideranno a me, ma io non li ascolterò”. L’11:11 si concentra nello specifico sui falsi dei: hai adorato le cose sbagliate e se vieni da me a piangere quando tutto è un disastro, non ti ascolterò. Cosa che Jason fa notare durante la visione della partita di baseball che, guarda caso, in quel momento è sul risultato di 11 a 11. Il malcontento arriverà nuovamente dai bassifondi, dal sottosuolo. Ovvero l’opposto della superficie e della società con il culto dell’immagine.
La madre spiega a marito e figli che i Doppelgänger “sembrano esattamente come noi, pensano come noi, sanno dove ci troviamo. Non si fermeranno finché non ci uccidono o noi uccidiamo loro”. Ci saranno fughe scandite da una camera a mano quasi opprimente, zombie stile “Notte dei morti viventi”, ricchi e poveri, uccisioni, esseri benigni e maligni,”Thriller” di Michael Jackson, i corridoi “labirintici” alla Shining, la questione razziale. Perché i doppi della famiglia Wilson si lamentano di essere i poveri che sono stati dimenticati da una famiglia di neri della classe media che sembrano essere diventati dei borghesi bianchi. Infatti il signor Wilson, nonostante viva bene, invidia gli amici: la famiglia Tyler. Rei di avere una villa più lussuosa, un motoscafo e una macchina nuova più bella della sua. Questo costringe Gabe a una “escalation consumistica”.
“Noi” è un thriller/horror atipico con un alto potenziale che ci parla di un mondo diviso. Guarda caso in due. Il film è ironico, allegorico e stratificato. Nessuno è innocente, chi più chi meno è colpevole.
Il doppio del ricco è il povero, il doppio del bianco è il nero, il doppio dello sfruttatore è lo sfruttato, il doppio del bene è il male. Lo stesso Michael Jackson è Doppelgänger di sé, “un vero e proprio patrono dell’ambiguità” secondo Jordan Peele: un po’ umano, un po’ zombi, un po’ uomo e un po’ donna, ma soprattutto bianco e nero. Il colore della pelle di Jackson, nera per l’intera durata della sua giovinezza, incominciò a schiarirsi di anno in anno, a partire dai primi anni ’80. Solo nel 1993 dichiarò pubblicamente il suo intento di “sbiancarsi” la faccia da Oprah Winfrey. Ma non è il solo, di doppi ne abbiamo in abbondanza. Il Trump di oggi non è il doppio di Ronald Reagan a livello di idee politiche? Sembra che non sia cambiato granché. Dopo “Scappa Get Out”, Jordan Peele aveva un compito arduo. Nonostante ciò la sfida è superata. Il regista afroamericano realizza un altro film memorabile soprattutto nella commistione dei toni (non mancano infatti momenti ironici al limite del paradossale) e nella direzione degli attori. Lupita Nyong’o mostra tutta la sua bravura spalancando gli occhi e modulando la voce, Winston Duke si toglie di dosso l’etichetta di “attore di Black Panther”.
Ma aldilà degli aspetti tecnici, emerge il vero messaggio del suo autore. Poche volte è capitato negli anni 2000 di vedere un film così apertamente anticapitalista e antiamericano. Noi parla del marcio della società occidentale, del male insito in essa, delle paure nascoste, del non detto. L’indifferenza della gente, il basso livello medio, l’incapacità di cambiare ha prodotti mostri. Il mondo velocemente si sta trasformando in un luogo finto e scarsamente comprensivo dove gli esseri umani sono i primi assassini di sé. E’ come se la competizione ci avesse portato con Adelaide nella stanza degli specchi. Questa visione deformata ci fa paura e quindi non ne parliamo. Il film infatti potrebbe essere letto anche come un presagio dell’arrivo di una rivoluzione cruenta (che alcuni identificano nella cosiddetta guerra tra poveri). Questo film è destinato, per il livello del cinema attuale, a fare scuola. Perché fa parte di noi, degli anni che stiamo vivendo. Compresa la sensazione di paura verso l’altro, il diverso o quello che non capiamo che, come frutto, genera il razzismo.
Vedere per credere. E attenzione alla sorpresa finale: bella ma, a pensarci bene, sconvolgente. Non quanto per la forma, ma per il contenuto.
Regia ****1/2 Fotografia ****1/2 Interpretazioni **** Sceneggiatura ****
Montaggio **** Humour ***1/2
Approfondimenti su finale, metafore e simboli qui
Fonti principali: My Movies, Cinematographe, Coming soon, Cinematografo, Onda Cinema, Sentieri Selvaggi, Cineocchio
NOI ****
Titolo originale: Us
(USA, Gran Bretagna 2018)
Genere: Thriller/Horror
Regia e Sceneggiatura: Jordan Peele
Cast: Lupita Nyong’o, Elizabeth Moss, Winston Duke, Evan Alex, Anna Diop
Fotografia: Michael Gioulakis
Musiche: Michael Abels
Durata: 1 ora e 56 minuti
Produzione e distribuzione: Universal Pictures
Uscita: 4 Aprile 2019
BUDGET 20 milioni di dollari
Trailer qui
Intervista a Jordan Peele
Pagina Facebook ufficiale del film
La frase cult: Sembrano esattamente come noi, pensano come noi.
Immagine fotogramma dal film Noi da www.wikipedia.org (dettaglio)
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.