Ci hanno sempre detto che l’America è il Paese dell’opportunità, delle nuove occasioni, della diversità culturale. Ci stiamo sempre più accorgendo che il sogno americano e i suoi surrogati modelli sono una colossale montagna di balle. Ma c’è di più: la diversità culturale, sociale fa paura. Ci sono politici (vedere alle voci Donald Trump o Matteo Salvini) che usano tali argomentazioni per i propri scopi elettorali. In gergo si chiamano populisti e vanno pure di moda.
“Boy Erased” racconta la follia americana dei centri di recupero per omosessuali, ma non è del tutto a fuoco.
Stiamo tornando indietro terribilmente. Ciò che è diverso da noi, dalle nostre abitudini, dai nostri pregiudizi fa paura. Recentemente Milena Gabbanelli sul “Corriere della Sera” ha stimato che il timore degli italiani vale 1371 miliardi di euro (vedi qui). D’accordo qui si parla di soldi, di investimenti, ma lo stesso concetto vale anche per le altre cose. Anche le sette religiose usano le paure per coinvolgere le persone nei loro programmi (esistono anche in Italia). Nell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, il direttore Antonio Monda ha presentato due pellicole sul tema della cura dell’omosessualità: La diseducazione di Cameron Post e Boy Erased. Qui vi parlo del secondo.
Traendo spunto dal libro autobiografico di Garrard Conley, l’attore australiano Joel Edgerton (Exodus, Black Mass, Zero Dark Thirty) ha preso la balla al balzo. Ha scelto di scrivere e dirigere un film sulla sua storia.
Conley a 19 anni subì uno stupro. Subito dopo si dichiarò omosessuale. I genitori decisero di mandarlo in terapia per curare la “malattia” in un centro religioso che effettuava la “conversion therapy”. Sembrano barzellette, ma in America ne esistono diverse. Il padre di Conley era un pastore battista. Avere il figlio gay gli avrebbe creato non pochi imbarazzi. Il libro racconta di suicidi, false testimonianze, doppi giochi, minacce e torture psicologiche. L’autore ha raccolto diverse testimonianze, prove e indizi che documentano cosa facevano in questi centri. La cosa bella del libro è che Conley, nonostante tutto, non è arrabbiato né con la famiglia né con la religione riuscendo a essere obbiettivo e credibile nella narrazione.
Nella pellicola il protagonista si chiama Jared Eamons (interpretato da Lucas Hedges di “The Zero theorem” e “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri”). Siamo nell’Arkansas. Jared è figlio del pastore battista Marshall (Russel Crowe) e di Nancy (Nicole Kidman). Il particolare non è di poco conto. Jared si iscrive al college e scopre di avere attrazione per gli uomini. Subisce una violenza e un ricatto da un compagno. Dichiara davanti ai genitori la propria omosessualità. In seguito all’evento, la sua vita cambia in peggio. Il padre, sconvolto dalla dichiarazione, lo manda in un centro di recupero di conversion therapy alla “Love Action”. Se ci pensate bene quale padre vorrebbe il male del proprio figlio? Nessuno, ovviamente. In questo caso però non è così. Tale struttura è specializzata nella terapia di conversione dalla tentazione omosessuale. Una volta entrato in questa setta, Jared scoprirà una realtà piena di segreti, bugie, umiliazioni che ci riportano indietro nel tempo, all’epoca in cui la Chiesa sosteneva la teoria aristotelica del sistema geocentrico (la Terra era ferma al centro dell’Universo, il Sole e gli altri pianeti gli ruotavano attorno). Le interpretazioni della Bibbia vengono usate per la conversione forzata degli individui.
L’intelligenza di Joel Edgerton è quella di ritagliarsi il ruolo più complicato del film. Il personaggio più pauroso e crudele non è il povero Jared, ma Victor Sykes. Ovvero un ex gay recuperato dal centro che è diventato il guru della setta che usa un metodo stile Fight Club: “non si parla della terapia al di fuori della terapia”. Ricordate il film di Fincher? Prima regola del Fight Club è non parlare del Fight Club. Lì era Edward Norton il malato che però dava la colpa agli altri, al “sistema”. Qui invece Edgerton denuncia il marcio insito dentro di esso. “Il pregiudizio, sia che tu lo eserciti o che ne sia la vittima, danneggia sempre tutti”.
Jared si renderà conto solo attraverso il confronto con gli altri pazienti che lui non è malato. Tra questi non si può non citare l’autoironico ruolo del regista canadese Xavier Dolan (Mommy, E’ solo la fine del mondo, Laurence Anyways) che interpreta Jon. Sapete meglio di me che l’enfant prodige del cinema è gay e ha parlato di questa tematica (compreso il conflitto con la madre) in tutte le sue pellicole.
Il valore vero del film che salta subito all’occhio è la fotografia di Eduard Grau. Il suo grigiore, asettico e opaco, fa capire allo spettatore che in quella “clinica” qualcosa non va nel verso giusto.
Gli attori sono tutti molto bravi: dagli australiani Crowe e Kidman (sulla scia del personaggio di “Lion” di Gareth Davis), passando per la splendida prova di Hedges che riesce a far capire gli stati d’animo del protagonista. Il problema vero è che Edgerton vuole strafare: lui è un attore (perfino bravo) e non si limita a questo. Sa dirigere i suoi colleghi, ma si vede che la regia e la sceneggiatura non sono altrettanto curate.
La storia si capisce fin da subito dove vuol andare a parare (anche se non si conosce il libro o la vita di Conley) finendo per essere fin troppo schematica: infatti il film si chiude convenzionalmente con le didascalie consolatorie. La cosa non è di poco conto perché il film non è del tutto coerente con i toni, rischiando involontariamente di dare ragione alle teorie del centro di recupero. La pellicola inizia mostrando in maniera quasi grottesca i problemi di questo ragazzo, poi passa alle contraddizioni del “Love Action” e del suo programma di conversione. Poi il regista sceglie di tornare al politically correct e alla lacrimuccia finale. Sicuramente un folle trattamento sullo stile di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Milos Forman avrebbe giovato all’operazione. Servivano sicuramente uno sceneggiatore e un regista che si occupassero maggiormente della storia e a un unico tono della narrazione. Così “Boy Erased” da originale diventa l’ennesima storia convenzionale, oltre che l’ennesima occasione persa dal cinema per raccontare un fenomeno importante e quanto mai pericoloso.
L’interferenza della Universal si nota e ha fatto naufragare una pellicola dai risvolti piuttosto interessanti. Non a caso l’uscita italiana è stata rinviata più volte, arrivando in notevole ritardo rispetto al resto del mondo.
Regia *** Fotografia ***1/2 Interpretazioni ***1/2
Sceneggiatura *** Montaggio *** Film ***
Fonti principali: Cinematographe, Coming soon, Cinematografo, My Movies
BOY ERASED – VITE CANCELLATE
(USA 2018)
Genere: Drammatico, Biografico
Regia e Sceneggiatura: Joel Edgerton
Cast: Nicole Kidman, Russel Crowe, Lucas Hedges, Xavier Dolan, Joel Edgerton
Fotografia: Eduard Grau
Durata: 1h e 54 minuti
Distribuzione: Universal Pictures
Tratto dall’omonimo libro di Gerrard Conley
Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018
Trailer qui
Uscita italiana: 14 Marzo 2019
La frase cult: Dio non ti amerà se sei fatto così
Immagine tratta liberamente da www.blog.sreenweek.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.