Nel mondo delle serie televisive il sesso non è mai mancato. Con accenti sentimentali, erotici o pornografici sono numerosi gli esempi da poter ricordare. Sex Education riesce però a emergere, proposta da Netflix dall’11 gennaio di questo anno. Otto episodi veloci, piacevoli, di sapore adolescenziale, di cui è stata già annunciata la seconda stagione (la piattaforma ha comunicato soddisfazione per il riscontro del pubblico).
A guidarci nella trama principale troviamo Asa Butterfield (protagonista in Ender’s Game), nei panni di Otis, giovane ragazzo nato dalla relazione di due sessuologi ora separati. Vive con la madre (la Gillian Anderson di X Files), da cui ha appreso una lunga serie di competenze professionali, pur essendo ancora vergine. Si ritroverà a fare da consulente per i compagni di scuola, affrontando le difficoltà relazionali dei primi amori. Insieme a lui il migliore amico Eric (Ncuti Gatwa), alle prese con una famiglia dai forti sentimenti religiosi e la voglia di rivendicare la propria omosessualità. La galassia dei personaggi si espande senza mai disperdersi. Perché rivolgersi a psicologi nelle scuole, quando hai un coetaneo che può offrirti un servizio analogo?
Tra i maggiori meriti di questa produzione britannica c’è l’assenza di eccessive pretese. Si immerge nel tema senza lasciarsi suggestionare, cercando un equilibrio difficile, evitando improbabili articolazioni e scontate scorciatoie. Si sorride senza bisogno di volgarità, tra paesaggi gallesi e la non originale colonna sonora anni ‘80 (la patina di nostalgia è ormai tra gli ingredienti necessari per molte serie di successo).
Stando a linkiesta.it il problema è di marketing, cioè sarei vittima di una buona campagna pubblicitaria. In maniera però del tutto subliminale, perché confesso di aver iniziato la visione per caso, attratto dalle poche puntate di contenuta durata, senza aver visto una sola promozione. Alcune critiche ricordano quelle rivolte a Green Book, già prima che vincesse l’Oscar. Buoni sentimenti, politicamente corretto, troppo misurato. Come se ogni opera dovesse essere un capolavoro che provoca conflittualmente l’estetica contemporanea e non ci si potesse limitare a consumare un buon prodotto di intrattenimento. Che può piacere o meno, ma sicuramente rimane di qualità.
Classe 1988, una laurea in filosofia, un dottorato in corso in storia medievale, con diversi anni di lavoro alle spalle tra assistenza fiscale e impaginazione riviste. Iscritto a Rifondazione dal 2006, consigliere comunale a Firenze dal 2019.