In un futuro fantastico, a seguito di un periodo di tumulti e di una misteriosa catastrofe, si è palesata l’esistenza di quella che viene chiamata magia, posseduta dal sei percento della popolazione umana. Sui e contro i confini nazionali si è sovrascritta la geografia della divisioni tra poteri magici differenti, “elementalisti” manipolatori della realtà e “goetiani” evocatori di creature provenienti da altre dimensioni. Le vecchie istituzioni statali a tratti convivono, a tratti combattono con i praticanti delle arti magiche, specialmente i “goetiani”, bollati come assassini e terroristi adoratori del caos, servendosi di dubbie società magiche e venendo da queste – e dalle loro contese di potere – strumentalizzati a loro volta, sullo sfondo di un orrore ormai diventato ovvietà quotidiana.
Un fantasy non inusuale per temi ma originale e fresco in quanto a realizzazione questo di Haxa, tetralogia (sono usciti ad oggi i primi due volumi) a firma Nicolò Pellizzon. Non serve infatti per forza uscire dai confini di un genere per raccontare una bella storia, se se ne sanno reinterpretare gli elementi salienti. Haxa, in ogni caso, non rinuncia ad aggiungere un certo sottointeso femminista al canone, potenzialità insita nell’ambito ampio delle witch stories e qui ben messa in pratica.
Le vicende delle protagoniste si svolgono in una narrazione scorrevole e godibile, tra velate citazioni pop e atmosfere space fantasy. La densità di dati narrativi inerente a questo universo perturbante è comunicata al lettore in maniera volutamente frammentaria e sempre incompleta, evitando il rischio di fastidiosissimi “spiegoni”, lasciando eventuali chiarimenti in un certo senso a lato delle vicende raccontate. I personaggi sono strutturati gradevolmente ed è facile sviluppare con loro un certo legame empatico, ciò che alla fin fine motiva a continuare un’opera seriale come Haxa. Purtroppo si ha a tratti la sensazione che allo sviluppo di questi pur ben costruiti personaggi rimanga poco spazio, specialmente ne I confini del vento, piccolo difetto che già Ombre d’acqua corregge in parte.
A livello grafico Pellizzon attinge a piene mani ad uno stile personale consolidato, già espresso in lavori notevolissimi come Gli amari consigli (Bao) e Horses (Canicola). Nella pagina di Haxa momenti in cui maggiore è l’attenzione al dettaglio si alternano a momenti in cui prevale la stilizzazione (in alcuni casi forse di troppo, come in alcuni volti non in primo piano, ma è soggettivo), non sempre seguendo strettamente la dialettica della dinamica scenica; il tutto in un tripudio di forme morbide e “organiche” su colori pieni. Molto interessante anche l’attenzione al vestiario e agli outfit dei singoli personaggi, e l’immaginazione stilistica dimostrata nel realizzarli su carta. Bonus le molte citazioni a lavori precedenti di Pellizzon nascoste nelle tavole.
Due fumetti forse non sorprendenti ma ben fatti e coinvolgenti, quindi, apprezzabili oltre l’ambito fantasy. Quello di Haxa è ancora un cantiere aperto; prima di dare un giudizio definitivo occorrerà leggere i due volumi che concluderanno la saga, ma per ora è certamente da consigliare.
Nicolò Pellizzon, Haxa. 1 – I confini del vento, Bao publishing, 2017, 19€
N. Pellizzon, Haxa. 2 – Ombre d’acqua, Bao publishing, 2019, 19€
Immagini ©Nicolò Pellizzon/Bao Publishing
Nato a Bozen/Bolzano, vivo fuori Provincia Autonoma da un decennio, ultimamente a Torino. Laureato in Storia all’Università di Pisa, attualmente studio Antropologia Culturale ed Etnologia all’Università degli Studi di Torino. Mi interesso di epistemologia delle scienze sociali, filosofia politica e del diritto, antropologia culturale e storia contemporanea. Nel tempo libero coltivo la mia passione per l’animazione, i fumetti ed il vino.