Green Book corre verso l’Oscar, grazie alle prove magistrali di Ali e Mortensen
1989. Usciva al cinema un film che poi ricevette 4 Oscar. Si chiamava A spasso con Daisy. La pellicola narrava la storia di un’anziana e vedova ebrea, Miss Daisy, indipendente e attivissima, ma altrettanto burbera e capricciosa. Un giorno la donna fa un incidente d’auto, ne esce illesa. Il figlio decide di assumerle un autista: il nero Hooke (Morgan Freeman). Lei ovviamente protesta, ma piano piano si ammorbidisce. Tra i due nasce un’amicizia e una fiducia reciproca, aldilà delle apparenze.
Green Book parte da una storia vera alla Quasi amici, ma che ha come schema proprio la pellicola sopra citata: ovvero l’incontro tra due persone diversissime che, stando insieme, capiscono che il loro incontro può creare un arricchimento alle loro vite. Tuttavia il nipote di Shirley, Edwin Shirley III, e il fratello, Maurice Shirley, hanno definito Green Book ‘una sinfonia di bugie’, criticandolo aspramente e mettendo in dubbio anche il rapporto tra i due protagonisti della pellicola, Shirley e Tony Lip.
Peter Farrelly (Tutti pazzi per Mary, Scemo e + Scemo) ha difeso il suo film dalle accuse scegliendo la stessa (rischiosa) strada di Adam McKay: passare dal filmetto comico demenziale al film da forti temi sociali e politici.
A differenza di Vice e de La grande scommessa, il tutto è più prevedibile e retorico perché gli Oscar sono dietro l’angolo. Green Book negli Stati Uniti è stato un successo ed è tra le pellicole più papabili per la vittoria finale. Il film è candidato a 5 premi Oscar (miglior film, sceneggiatura originale, montaggio, attore protagonista, attore non protagonista).
Gli ingredienti di questo film, è risaputo, toccano spesso il pubblico e soprattutto la giuria degli Academy Awards.
Siamo nel 1962 nel sud degli States. Come insegnava il veterano Gene Hackman all’inesperto Willem Dafoe nel bellissimo Mississippi Burning di Alan Parker, “nel Mississippi bisogna mettere l’orologio indietro di un secolo”.
Uno degli sceneggiatori, Nick Vallelonga, ha ispirato il film alla storia del padre, Tony “Lip” (nel film interpretato da Viggo Mortensen).
L’uomo è un italoamericano (originario della Calabria) con moglie e due figli. Professionalmente è un buttafuori. Un giorno il locale in cui lavora chiude per qualche mese per opere di ristrutturazione.
Cerca un lavoro per poter mantenere la famiglia.
L’occasione si presenta poco dopo. Il dottor Shirley (Mahershala Ali, premio Oscar per Moonlight), affermato pianista afroamericano, sta per partire per un tour di concerti. Purtroppo sa che a causa del colore della sua pelle, soprattutto negli Stati del sud (Mississippi in testa), i problemi razziali sono dietro l’angolo. Le referenze di Tony sono ottime. Tuttavia inizialmente il buttafuori italo americano è reticente perchè è cresciuto con l’idea del disprezzo dei neri (nel migliore dei casi li chiama “melanzane”).
La realtà è che Shirley è istruito e conosce diverse lingue straniere, sa come gira il mondo, mentre Tony ama volgarità, bassezze, superficialità e naturalmente crede nei facili ideali razzisti. Inoltre gli piacciono i fast food e usare le mani. «Non vinci con la violenza, vinci quando mantieni alta la tua dignità» – gli dirà Shirley nel corso della narrazione.
Il film diventa un road movie (genere non nuovo per Farrelly) intrigante, ricco di prospettive e nuove sfumature. Metro dopo metro Tony riceverà qualcosa da Shirley e viceversa. La loro interazione produrrà una crescita reciproca. La vita è come un road movie a tappe, la maturità si conquista con il tempo. Un po’ come accadeva ai due stralunati amici di Sideways, seppur con meno ironia.
Questa pellicola funziona molto bene, anche se non è originale. La regia è fluida, gli attori sono il vero motivo per vedere il film (meglio in lingua originale perchè il doppiaggio non è all’altezza). La storia sa di già visto, è un po’ retorica, a tratti sembra artificiosa e un po’ zuccherosa (il finale è altamente prevedibile).
Il vero problema di questo film è che vuole accontentare tutti e per fare ciò perde un po’ della sua efficacia.
Fortunatamente, ribadiamo, ci sono due attori bravissimi.
Enrambi i personaggi sono incompleti, ma si completano a vicenda.
Eccezionale Viggo Mortensen (sarà la volta buona per l’Oscar?).
Visibilmente ingrassato, grezzo e ignorante, razzista e avverso alle regole, dà tantissime sfumature al personaggio. Godetevi la visione in lingua originale perchè il buon Viggo in alcuni tratti si mette a parlare italiano. Si può vedere spesso con sigaretta da una parte della bocca e pollo fritto o hot dog dall’altra.
È risaputo: il comportamento generale della massa determina il livello medio (lo possiamo notare anche nel Belpaese). Che piaccia o meno, è così.
Mahershala Ali (premio Oscar per Moonlight) è il suo opposto. Galante, elegante, acculturato, è un borghese bianco con la pelle nera, ma è rifiutato perfino dai “fratelli neri” per la sua omosessualità. Il secondo, a differenza del primo, ha un tenore di vita da alto borghese, ma solo Tony può dormire negli alberghi più rinomati.
D’altronde siamo nel decennio che porterà agli omicidi di JFK e Martin Luther King. «Se non sono abbastanza nero, né abbastanza bianco, né abbastanza uomo, allora che cosa sono?» – chiede Shirley all’amico Tony.
Oltre al colore della pelle, è il verde il colore dominante. Tranquilli Salvini questa volta non c’entra.
La Negro Motorist Green Book (che Tony è costretto a “studiare”) è una guida per autostoppisti afroamericani che possono viaggiare solo su alcune strade e soggiornare solo in alcuni locali per colored men.
La copertina chiaramente è verde, come il via libera come quando si accende la luce del semaforo, così come i dollari e la green card che è una sorta di permesso di soggiorno in America.
Il film agevola risate e indignazione, ma soprattutto è una sorta di monito ai tempi di Trump: è in corso una regressione che rischia di far precipitare gli americani in un’epoca che sembrava superata. Invece pare che non lo sia. Una lezione attuale, validissima anche per lo smemorato popolo italiano.
Green Book
Nazionalità: USA
Genere: Drammatico
Regia: Peter FARRELLY
Sceneggiatura: Nick VALLELONGA, Bryan HAYES CURRIE, Peter FARRELLY
Cast: Viggo MORTENSEN, Linda CARDELLINI, Mahershala ALI
Fotografia: Sean PORTER
Durata: 2h e 10 minuti
Distribuzione: Eagle Pictures
Uscita italiana: 31 Gennaio 2019
Riconoscimenti: candidato a 5 premi Oscar
Un’intervista a Viggo Mortensen qui
La frase cult: «Non vinci con la violenza, vinci quando mantieni alta la tua dignità».
Trailer: youtu.be/GmqdPdCC5CQ
Regia ***1/2
Sceneggiatura ***1/2
Intepretazioni ****
Fotografia ***1/2
Doppiaggio**1/2
Film ***1/2
Immagine di copertina liberamente ripresa da www.mymovies.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.