Sono le feste di Natale e il nuovo film di Steven Spielberg non si può perdere. Avatar si può perdere, ma The Fabelmans no. Anche perché ci svela una sorta di biografia romanzata di questo autentico fuoriclasse. Tuttavia in America il film non è andato bene, tant’è che dopo un mese il film è già sbarcato sulle piattaforme digitali (almeno negli Stati Uniti). Una pellicola ricca di salti temporali che ci guida per due e ore mezzo.
In questo momento questi film a metà tra finzione e realtà funzionano. Spielberg decide di seguire le strade già battute da due registi italiani premio Oscar: Tornatore con “Nuovo cinema Paradiso” e Sorrentino con “È stata la mano di Dio”. La famiglia Fabelman è la famiglia Spielberg dagli anni Cinquanta in poi. L’alter ego del regista è il giovane Sammy. Il progetto è nato nel 2020 dopo la morte del vero padre di Steven. Insieme alle sorelle e allo sceneggiatore Tony Kushner, hanno iniziato a buttar giù una serie di idee. Tuttavia “The fabelmans” nasce da un segreto: il giovane Steven a 16 anni sapeva della relazione extraconiugale della madre col miglior amico di suo padre. Tre anni dopo i suoi genitori divorziarono. Il giovane Spielberg non avrebbe immaginato che questo aspetto fosse così importante e l’aveva rimosso dalla sua mente.
Questo film è un atto d’amore al cinema, ai genitori (soprattutto la madre). Uno dei film più maturi di Spielberg. In apertura il giovane Sammy (Gabriel Labelle, alter ego del regista bambino) spalanca gli occhi di fronte a un grande schermo. Un treno a tutto velocità percuote una vettura sui binari. Questa scena gli rimarrà impressa e vuole metterla in scena con la prima cinepresa che vuole comprare a tutti i costi. Da sempre l’infanzia, il bambino dentro di lui è stato il paradigma del cinema spielberghiano. Dai Goonies (diretto da Donner, ma sceneggiato da Spielberg) al GGG, da Hook a E.T., da Ready Player One a L’impero del sole. Eppure, a sei anni il giovane Sammy al cinema non ci voleva andare. Aveva paura dei giganti.
La madre (Michelle Williams) gli diceva che i film sono come sogni ad occhi aperti, il padre (Paul Dano) lo rassicurava mostrandogli la bellezza e la complessità della macchina da presa. La madre, pianista che ha lasciato la carriera per la prole, il padre invece è ingegnere desideroso di far carriera a Los Angeles. Ma lei vorrebbe rimanere a Phoenix. In pratica rappresentano i sentimenti e la tecnica. Le due cose, secondo Spielberg, sono fondamentali per fare cinema: bisogna conoscere la tecnica, ma bisogna avere una storia che tocchi le corde giuste. Così va al cinema a vedere “Il più grande spettacolo del mondo” di Cecil B.DeMille e rimane estasiato. Allora cerca di ricreare il cinema a casa con sorelle, compagni di scuola e quant’altro. Ma poi si accorge che nei fotogrammi c’è la sua vita.
Inizia a crescere e a maturare l’idea che i problemi fra i suoi genitori siano celati dietro le bobine di pellicola che gira. Poco dopo i due divorziano effettivamente. Sammy trova conforto nel cinema per abbattere il mondo reale, girando e montando filmini in pellicola 16 mm. Come il protagonista di “Ready Player One” che trova nel mondo virtuale la soluzione a un mondo reale che non gli piace. Ma il padre gli dice che “amare qualcosa non basta. Te ne devi anche prendere cura. È più importante del tuo hobby”. Ma al giovane Spielberg quest’ultima parola non piace perché per lui il cinema è qualcosa di più. Un’esigenza per abbattere il malessere e per potersi esprimere. A scuola Sammy è vittima del bullismo per via del suo credo religioso, ma trova conforto anche nell’amore della cristianissima Monica. Questa parte è abbastanza facilona e abbastanza trita e ritrita.
Tuttavia, ricordo che Spielberg è ebreo e, dopo la fine della guerra, non era così semplice.
Ecco che il cinema poteva essere il rifugio. Il cinema serve non a risolvere i problemi, ma a farti capire, a esorcizzare le paure.
E non è un caso se il regista John Ford nel film di Spielberg è interpretato dal maestro David Lynch. Uno che di mente se ne intende un pochino. La vita in fondo è come montare un film: la puoi manipolare, la puoi decidere di modificare, di tagliare via “i rami secchi”, di vedere qualcosa o di non vederlo. Puoi metterci del sale, del pepe o dello zucchero (e Spielberg purtroppo a volte esagera), ma quello che conta sono sempre le emozioni che suscita: gioia, rabbia, dolore, ecc…
Ma mentre il padre crede che sia un “hobby”, la madre lo incita incondizionatamente rivedendo se stessa in Sammy. E poi c’è lo zio Boris (Judd Hirsch, piuttosto bravo) che è decisivo nella decisione del ragazzo di diventare quello che poi è diventato. Il conflitto tra la diversità dei genitori diventa la forza del giovane Spielberg. Quel dolore è stato il motore che lo ha spinto a diventare uno dei più importanti maestri del cinema. Fortunatamente o no, Spielberg lascia fuori la storia: la Guerra Fredda, il Vietnam e quant’altro.
Si nota che il film è americano (purtroppo), ma fortunatamente non ci sono le bandiere svolazzanti o il fanatismo a stelle e strisce. Un po’ di retorica e qualche eccesso di zucchero purtroppo è innegabile che ci sia. Nel complesso si notano le influenze di maestri come Woody Allen, George Lucas e del cinema francese di Godard e Truffaut (“la novelle vague”). Ma ci sono anche tanto Fellini e Tornatore. Poco tempo fa in un’intervista Giancarlo Giannini ha rivelato, parlando con Spielberg, che la scena delle biciclette volanti di “E.T.” proviene dal cinema italiano di Vittorio De Sica (“Miracolo a Milano”). L’influenza del nostro cinema migliore è sempre presente in Spielberg anche ora che ha 75 anni.
Regia **** Fotografia **** Interpretazioni ***1/2 Sceneggiatura ***1/2 Film ****
Fonti principali: Cinematographe, Coming soon, Bad Taste, Cinematografo, My Movies
THE FABELMANS
(USA 2022)
Genere: Drammatico, Biografico
Regia: Steven Spielberg
Sceneggiatura: Steven Spielberg, Tony Kushner
Fotografia: Janusz Kaminski
Cast: Paul Dano, Michelle Williams, Seth Rogn, Gabriel Labelle, David Lynch
Musiche: John Williams
Durata: 2h e 31 minuti
Prodotto da Universal, Amblin
Distribuzione: 01 Distribution e Leone Film Group
Trailer italiano qui
Uscita italiana: 22 Dicembre
La frase cult: Amare qualcosa non basta. Te ne devi anche prendere cura. È più importante del tuo hobby.
Immagine da mymovies.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.