Michael Mann è tornato. Per chi vi scrive, ciò è un bene. Alle soglie degli ottant’anni, il grande regista dell’Illinois, classe 1943, torna a ruggire in modo inedito.
Ho adorato il suo cinema: per me Collateral, L’ultimo dei mohicani, Insider, Nemico pubblico e Heat la sfida sono film epici.
Dopo il flop di “Blackhat” (2015) che però “vedeva” le contraddizioni del mondo odierno, il maestro dei thriller d’azione metropolitani sembrava fosse andato in pensione. Invece no.
Attualmente è in Italia (nel Modenese) dove sta iniziando a girare “Ferrari” con Adam Driver e Penelope Cruz. Ma la vera novità è che da fine settembre è finalmente nelle librerie il sequel letterario di uno dei suoi più importanti capolavori: “Heat – la sfida”. Prima di leggere il tomo, è utile rivedere la pellicola perché i riferimenti ai personaggi abbondano.
Meg Gardiner, coautrice del romanzo, ha rivelato che Mann è ossessionato dall’autenticità dei suoi lavori. E si vede. Proprio lei, a “Bad Taste”, ha rivelato la genesi del libro:
“Abbiamo avuto una lunga conferenza telefonica con un rapinatore di banche in pensione, che è stato estremamente utile e disponibile e ha istruito questa scrittrice di romanzi gialli che non ha mai fatto nulla di più in una banca che depositare un assegno. Se volete sapere qualcosa sui lavori in galleria, chiamatemi. Gli ho chiesto: “Da dove viene la fretta?”
Mi ha risposto che arrivava quando stavano mettendo a segno un colpo e individuavano un punto debole nelle difese dell’obiettivo, un buco che potevano sfruttare. È stato emozionante. Se si vuole fare carriera in questo settore, è meglio pensare a queste cose.
Poiché Heat 2 si occupa del traffico sessuale a Los Angeles, Mann ha inoltre portato Gardiner in giro con i poliziotti. “Io e Michael siamo andati in giro con due sergenti della polizia di Los Angeles, attraverso alcune delle zone più difficili di Los Angeles“, ha raccontato l’autrice. “A un certo punto, ci siamo fermati troppo a lungo a un angolo e una prostituta ha lanciato una scarpa contro il camion perché stavamo ostacolando gli affari”.
Il film non sarebbe stato possibile senza il poliziotto in pensione Chuck Adamson che il regista lo fece assumere come consulente tecnico. Alla fotografia c’era il friulano Dante Spinotti. A metà degli anni 90, Mann portò in sala il suo capolavoro facendo sfidare Al Pacino e Robert De Niro per quasi 3 ore. Nella storia del cinema l’incontro tra i due fuoriclasse avvenne solo ne “Il padrino parte II”, ma i due in scena non si incontravano mai. Qui i due si incontravano in un’unica scena di livello assoluto. Mann dovette usare la tecnica del campo/controcampo, alternandoli di fatto sul set, a causa della rivalità fra i due (la scena la potete vedere qui).
Da una parte un implacabile poliziotto in cerca di verità, dall’altra un abile criminale pronto a tutto. L’ossessione dei due è la stessa: il primo è agitato, sempre sveglio e scattante, il secondo invece sembra apparentemente rassegnato e compassato, in realtà è determinato e sveglio come pochi. Accanto a loro un cast di livello stellare: Val Kilmer, Tom Sizemore (“Salvate il soldato Ryan”), Jon Voight, Diane Venora, Ashley Judd, Danny Trejo, Mykelti Williamson (il Bubba di “Forrest Gump”), Wes Studi (Magua de “L’ultimo dei mohicani” di Michael Mann) e una giovanissima Natalie Portman (al suo secondo film dopo “Leon”). Oggi un film con un cast del genere non sarebbe possibile.
La storia fondamentalmente era quella di una rapina sofisticata che la banda McCauley compie. Ma un elemento, Waingro, fa qualche errore e fa arrabbiare il loro capo. Così viene fatto uscire dalla banda. Waingro ha ucciso delle persone, ha lasciato tracce. Il caso viene affidato a Vincent Hanna. Uno dei poliziotti peggiori di tutti. Il più ossessionato e integerrimo.
E la caccia ha inizio, sulle note di “Force Maker” di Brian Eno.
La grandezza di Michael Mann fu quella di distruggere tutti i cliché possibili del genere, gestendo per tutto il film con grande disinvoltura. Cosa assai difficile visto il materiale che aveva a disposizione. Infatti tutti i personaggi hanno problemi. Los Angeles è marchiata dalla corruzione
Vincent Hanna, il personaggio di Al Pacino, è in crisi con la sua terza moglie Justine perché deve dare la caccia ai criminali. In più la figlia di lei ha problemi psichico-adolescenziali e vede in lui il suo padre (anche se non lo è). Il rapinatore McCauley (De Niro) si è appena innamorato della giovane Eady, che non sa del suo lavoro. Poi c’è l’amore tormentato tra Chris (Val Kilmer) e Charlene (Ashley Judd), con il primo che è nella banda di McCauley.
Finalmente è appena uscito il libro che riprende dalla fine del film. Mann ha già detto che sta adattando il testo per farne un film. Vedremo, anche se Pacino e De Niro non sono più giovanissimi. Eccoci alla trama del libro che, a livello temporale, è sia un prequel sia un sequel del film. L’opera è divisa in 6 capitoli che spaziano dal 1988 al 2000. Immaginate una fitta serie di armi puntate l’una verso l’altra. Immaginate di sparare tutti contro tutti contemporaneamente. I proiettili sono i personaggi di questo libro. Schizzano veloci, rimbalzano, si rialzano, si rimpallano e via dicendo.
Si riparte sette anni prima dei fatti del film. La banda di McCauley ha fatto una serie di colpi tra la West Coast e il confine con il Messico. Si sono arricchiti in maniera importante. Poi sono arrivati a Chicago. Proprio lì però hanno trovato un osso duro: il detective Vincent Hanna. Poi si torna al 1995, il giorno dopo la fine del film. Chris (Val Kilmer) è ferito e si è nascosto in Paraguay grazie al faccendiere Nate (Jon Voight), lavorando per una famiglia criminale taiwanese. Vorrebbe togliersi definitivamente da Los Angeles, ma lì ci sono la moglie e il figlio. Sa che Vincent Hanna gli sta addosso, senza tregua.
Dopo i fatti del finale del film, Hanna vorrebbe eliminare tutti i membri della banda di McCauley.
Le conseguenze delle rapine e l’incessante ossessione di Hanna, innalza l’azione su più piani narrativi: tra il cartello della droga sudamericana fino al Sudest asiatico.
Poi scopriamo come Chris si sia innamorato di Charleene e il destino di Eady, la donna abbandonata da McCauley prima dell’epilogo del film, ma anche di Elisa (la fiamma di McCauley prima di conoscere Eady).
Un libro necessario, incalzante, diverso sicuramente dalla pellicola. Mann si diverte a fare, in assoluta libertà creativa, qualcosa che probabilmente al cinema non potrebbe fare (soprattutto a livello di budget). E noi cinefili siamo con lui, divorati dall’ossessione di sapere come andrà a finire. Il grande regista ci “plagia” facendoci diventare, respirare come Vincent Hanna e gli altri personaggi. Il romanzo ha uno spessore importante. Ha la stessa ricchezza di dettagli, di situazioni che hanno contraddistinto il film che lo ha preceduto.
C’è qualche lungaggine nella parte centrale. Dal finale mi aspettavo qualcosa in più. Però la narrazione ha la stessa “pasta” del film. Il personaggio di Vincent Hanna è un po’ accantonato per far spazio soprattutto a Chris ed è un peccato. “Heat”, in fondo, è come Moby Dick e il capitano Acab: Hanna è il motore dell’azione, ma gli serve che i cattivi entrino in azione. E Chris a livello di carisma non è McCauley.
In ogni caso lunga vita a Michael Mann.
Prima di leggere il libro, consigliamo vivamente di vedere il film.
Heat – La Sfida
(USA 1995)
Genere: Drammatico, Thriller, Poliziesco
Regia e Sceneggiatura: Michael Mann
Fotografia: Dante Spinotti
Cast: Robert DeNiro, Al Pacino, Jon Voight, Natalie Portman, Val Kilmer, Tom Sizemore, Danny Trejo, Ashley Judd, Mykelti Williamson, Wes Studi, Diane Venora
Distribuzione Italiana: CG Entertainment
Durata: 170 minuti
Trailer italiano qui
(USA 2022)
Genere: Drammatico, Thriller, Poliziesco
Scritto da Michael Mann e Meg Gardiner
Sequel letterario del film “Heat la sfida” (1995), diretto da Michael MANN
Editore: Harper Collins
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.