Dopo lo scioglimento del Parlamento infuria la campagna elettorale estiva. Una novità davvero originale per la storia italiana. Saranno sufficienti una cinquantina di giorni per capire movimenti e programmi delle forze politiche? Il Dieci mani di questa settimana prova a interrogarsi sui prossimi scenari politici italiani autunnali.
Piergiorgio Desantis
Una campagna elettorale estiva che si infuoca per il momento secondo logiche già collaudate. Le presunte influenze di Putin per far cadere il governo Draghi, le dentiere di Berlusconi segnano continue ripetizioni e deja vù di un passato che non passa. Della devastante crisi climatica nemmeno un cenno, tranne una volontà quasi univoca di ritornare al carbone per necessità geopolitica. Un’ammucchiata al centro, quasi imbarazzante, con mille leader che si contendono i passaggi e presunte visibilità. Facile immaginare l’impennata dell’astensione in questo contesto. Tuttavia si iniziano a sentire degli scricchiolii nella retorica del voto utile, del tutti insieme contro qualcuno o qualcosa. È una logica sempre più lontana dalla realtà, anche alla luce dell’ultimo governo di larghissime intese con quasi tutti al comando. Chissà se ci sarà modo, comunque, di far emergere temi fondamentali come la necessità della pace, di un lavoro dignitoso, di salvaguardia dell’ambiente. Nonostante tutto, ben scavato vecchia talpa.
Alessandro Zabban
Con la credibilità nei confronti del sistema politico sotto zero, gli italiani sono chiamati a sorbirsi una campagna elettorale estiva di pessimo gusto. Dopo una surreale crisi di governo che nessun analista straniero è ancora riuscito a comprendere, assistiamo ora attoniti ai soliti giochi delle alleanze, dei veti incrociati, delle polemiche personalistiche. A mancare, ancora una volta, e forse ancor più di prima, è la politica, i programmi, le idee.
La sinistra ha le sue colpe. Si è fatta trovare ancora una volta impreparata ed è costretta anch’essa a cimentarsi in questo orrendo teatrino di alleanze, divisioni, veti, rancori. Non si fanno neanche più appelli alla lista unitaria, dato che le tempistiche rendono già difficile mettere su una accozzaglia di forze politiche. In questo modo, comunque, si sottrae tempo ai contenuti, alla necessaria visibilità che in un sistema di questo tipo ti puoi andare a cercare solo combattendo con le unghie e con i denti. Invece la totale ignoranza della maggior parte degli italiani su cosa si muova alla sinistra del PD lascia già presagire il peggio. Il gioco della democrazia borghese (non bisogna avere esitazioni a chiamarla per quella che è) è un gioco truccato. Sono gli altri a fare le regole, ma se giochi pure male hai veramente poche chances di incidere.
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Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
A volta sono otto, altre dodici (le mani dietro agli articoli): ci teniamo elastici.