Dimostrazione di forza in vecchio stile da parte dell’alleanza Giappone-Stati Uniti. Il 23 aprile, infatti, il ministro degli Esteri di Tokyo, Yoshimasa Hayashi, e l’ambasciatore statunitense nell’Arcipelago, Rahm Emanuel, hanno tenuto una conferenza stampa a bordo della portaerei a propulsione nucleare Abraham Lincoln.
Il natante “incarna l’impegno degli Stati Uniti per un’area indo-pacifica libera ed aperta” ha affermato Hayashi utilizzando la formula diplomatica con la quale i nipponici indicano il contenimento della proiezione cinese nell’area.
La portaerei è stata impegnata, dal 17 aprile e nei dieci giorni successivi, in esercitazioni congiunte con la marina giapponese.
Proseguendo con la politica estera, sempre nell’ambito dell’ossessione verso l’espansione cinese in quella che fu la “Sfera di co-prosperità della Grande Asia Orientale”, lo stesso giorno della conferenza di Hayashi, il premier Kishida ha incontrato il capo del governo di Tuvalu, Kausea Natano, con il quale ha discusso, tra l’altro, di un patto sulla sicurezza stretto di recente tra le Isole Salomone e la Repubblica Popolare Cinese. L’incontro si è svolto a Kumamoto ai margini di un summit sui disastri marini nell’ambito del quale il premier giapponese ha promesso un investimento pari a 500 miliardi di yen da destinare alle nazioni del Pacifico per attività di prevenzione dalle catastrofi connesse al mare.
Sempre nell’ambito di questo summit, il premier giapponese si è trattenuto con gli omologhi di Laos e Cambogia, Phankham Viphavanh e Hun Sen, con i quali ha discusso della crisi ucraina.
La preoccupazione per l’accordo Cina-Isole Salomone ha portato all’invio nella nazione del Pacifico del viceministro degli Esteri giapponese Kentaro Uesugi.
Il 20 aprile, il premier delle Isole Salomone, Manasseh Sogavare, aveva annunciato in parlamento la firma dell’accordo dichiarando che esso si basa sulla politica “amici di tutti, nemici di nessuno” e che completa l’accordo sulla sicurezza firmato nel 2017 con l’Australia (la quale, in Europa, difende la libertà dell’Ucraina di aderire alla NATO ma che in Oceania, denuncia l’accordo ai propri confini marittimi della Cina come preoccupante). L’accordo, bollato come “segreto” da parte della locale opposizione, è stato anche al centro della recente visita di una delegazione statunitense nelle Isole condannata da Pechino.
“Voglio cogliere l’occasione per ribadire che la posizione della Cina nell’accordo di sicurezza con le Isole Salomone si basa sul rispetto e sull’uguaglianza nonché sugli interessi di tutti. Non ci sono motivi nascosti né questioni che attengono alla geopolitica come alcuni, sbagliando, affermano. La Cina non violerà mai la sovranità o le politiche interne delle Isole. Spero, invece, sinceramente che la sovranità delle Isole e della Cina possano essere rispettate e che il popolo delle Isole non risulti fuorviato da voci e da dichiarazioni incendiarie. Il destino delle Isole Salomone sta nelle mani del suo popolo. La tragedia dei saccheggi e degli incendi all’interno della Chinatown ed in altre aree di Honiara non dovrà più accadere [il riferimento è ad episodi di tensione nella nazione che hanno colpito, di recente, anche la comunità cinese ndr]. La Cina ha una lunga storia di amicizia con le nazioni isolane del Pacifico. Il popolo cinese è giunto nelle Isole Salomone più di cento anni fa. Le nostre relazioni bilaterali non possono essere strettamente definite con le lenti distorte di questioni interne o geopolitiche. Come ha detto il Presidente cinese Xi Jinping, nessuna nazione può rispondere da sola alle sfide che affrontiamo oggi. La Cina, con fermezza, è impegnate nelle relazioni con le Isole Salomone. Si tratta quindi di una decisione sovrana presa dai due governi che rappresentano i popoli delle due nazioni che ha prodotto enormi risultati in soli due anni [le relazioni diplomatiche sono state strette infatti nel 2019 ndr] e che va dunque debitamente rispettata” si legge in un comunicato firmato dall’ambasciatore cinese ad Honiara, Li Ming, nel quale si è ricordata l’assistenza fornita dalla RPC alle Isole nel contrastare la pandemia nonché vari contributi erogati dalla Cina in diversi ambiti (dalla sanificazione delle acque, alla fornitura di materiale per la polizia e di attrezzature per l’agricoltura).
Sull’Ucraina, la nazione europea ha scordato di ringraziare il Giappone, nell’ambito di un video diffuso sulle rete sociali dall’attivissimo ufficio stampa di Zelenskij, per l’assistenza ricevuta. Dopo una richiesta di chiarimenti, il Segretario Generale del Gabinetto ha spiegato che si trattava di un video che ringraziava unicamente per le forniture di materiale bellico ma la toppa appare peggiore del buco dato che anche su questo fronte, in violazione della propria Costituzione, anche il Sol Levante ha fatto la propria parte fornendo giubbotti anti-proiettile ed altro materiale correlato allo sforzo bellico di Kiev.
In un altro video, pubblicato il 24 aprile, gli esperti di comunicazione di Kiev avevano commesso un’altra gaffe. All’interno di un video volto a realizzare un parallelismo tra l’intervento russo in Ucraina e l’occupazione fascista dell’Ucraina (uno strano cortocircuito, dato che i collaborazionisti dei nazisti sono oggi glorificati nel Paese) era infatti stata mostrata una foto che ritraeva insieme Hirohito ed Hitler: un passato del quale i nipponici preferiscono non parlare. Dopo una protesta da parte giapponese, il governo ucraino ha dovuto scusarsi.
Martedì, nel corso di un colloquio telefonico con il Presidente ucraino, Kishida ha promesso ulteriori aiuti. Il Giappone si è infatti impegnato ad inviare in Ucraina cibo e medicine. A questo riguardo, il Segretario Generale del Gabinetto Matsuno ha comunicato che le rotte degli aerei con aiuti destinati all’Ucraina saranno riviste dopo la mancata autorizzazione da parte dell’India e che gli aerei delle Forze di Autodifesa con questo compito sostino nel Subcontinente.
La crisi in Ucraina ed il contrasto alla Federazione Russa sono stati al centro anche dei colloqui tenutesi a Tokyo giovedì scorso, tra Kishida e l’omologo tedesco Olaf Scholz.
Putin ha dichiarato guerra “alla democrazia” ha detto il cancelliere tedesco nel proprio discorso al termine dell’incontro con Kishida. Nessuna menzione, ovviamente, al bando ai partiti politici dell’opposizione operato dalla presidenza ucraina.
Nei rapporti con la Repubblica di Corea, il 26 aprile, Fumio Kishida ha incontrato una delegazione inviata dal neoeletto presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol. Al termine dell’incontro, il premier ha sottolineato l’esigenza di migliorare i rapporti tra i due Paesi, che si sono deteriorati negli ultimi anni a causa di alcune sentenze che hanno condannato aziende giapponesi per lo sfruttamento di forzati di guerra durante l’occupazione coloniale della Penisola e per le tensioni prodottesi dopo lo scioglimento della fondazione bilaterale per la perpetuazione della memoria delle schiave sessuali dell’esercito nipponico. La delegazione, guidata dal vicepresidente dell’Assemblea Nazionale Chung Jin-suk, ha incontrato anche il ministro degli Esteri di Tokyo Hayashi.
A “far tornare indietro le lancette dell’orologio” al 2015 si è invece appellato il ministro all’Economia, Industria e Commercio Koichi Hagiuda, il quale ha ribadito che l’accordo che istitutiva la fondazione risolveva “in maniera definitiva ed irreversibile” la questione chiudendo le porte ad ulteriori iniziative da parte della magistratura sudcoreana.
“Abbiamo condiviso l’idea che entrambe le nazioni, Corea del Sud e Giappone, le quali si trovano adesso ferme di una linea di partenza, debbano compiere sforzi per lo sviluppo di relazioni orientate al futuro per gli interessi condivisi” ha dichiarato Chung al termine dell’incontro con Kishida, nel quale ha consegnato una lettera di Yoon contenente vari riferimenti alla Dichiarazione congiunta del 1998 sottoscritta dal Presidente Kim Dae-jung, per la RdC, e dal premier nipponico Keizo Obuchi.
Nella Dichiarazione, Obuchi esprimeva “profondo rimorso” per l’occupazione coloniale della Penisola e per i “grandi danni e dolore” da essa provocati.
Tra le altre questioni che generano tensioni tra i due Paesi vi è il freno, da parte di Seul, alla cooperazione militare in un quadro tripartito (RdC-Giappone-USA), tema affrontato in un breve incontro della delegazione col ministro della Difesa Kishi, i limiti all’esportazione nella Penisola di semiconduttori (misura risalente al 2019) e l’annosa questione delle isole Dokdo: amministrate da Seul ma rivendicate dal Giappone.
“Le regolazioni alle esportazioni stanno causando effetti negativi in entrambe le nazioni” ha affermato Chung, in riferimento alle norme sull’export di semiconduttori, al termine di un incontro con alcuni imprenditori giapponesi. Il tema è stato posto da Chung anche al ministro Hagiuda ma da Tokyo chiedono che prima la RdC rinunci alla controversia aperta in sede di WTO contro il Giappone.
Sulla cooperazione militare, dopo gli anni di tensione della presidenza Moon che si conclusero con il mancato rinnovo dell’accordo GSOMIA (trattato che facilita lo scambio di informazioni militari tra le due nazioni), Yoon ha dichiarato che valuterà positivamente un coinvolgimento del proprio Paese nel formato “Quad” (USA, Giappone, Australia e India) qualora la RdC fosse invitata a partecipare.
Il governo nipponico non ha mancato di consegnare una protesta alla rappresentanza diplomatica sudcoreana circa alcune attività che la RdC intende compiere nelle Dokdo. A comunicarlo è stato, nel corso dell’incontro con la stampa di mercoledì mattina, il Portavoce dell’Esecutivo il quale ha affermato che quelle che in Giappone sono chiamate isole Takeshima sono “territorio afferente al Giappone sulla base di eventi storici e del diritto internazionale”. La settimana precedente Seul aveva inviato una nota di protesta circa l’inserimento delle isole quale territorio nipponico all’interno del libro diplomatico del 2022 pubblicato dal Ministero degli Esteri di Tokyo.
Per ricordare un passato le cui ferite non sono ancora chiuse, sabato scorso ha aperto a Uji (Kyoto) un museo che custodisce la storia degli ex forzati di guerra portati in Giappone durante l’occupazione coloniale.
Nell’area vennero condotti, nel 1945, circa 1.300 forzati con il compito di costruire strutture per l’aviazione. Numerosi coreani rimasero poi nella zona anche dopo il conflitto ma molti continuarono a vivere in baracche prive di acqua corrente: almeno fino al 1988 quando il comune di Uji autorizzò la posa di condutture (non effettuata nei decenni predenti poiché i residenti non vantavano titoli di proprietà su quei suoli). L’area, nella quale i residenti costruirono negli anni le loro case, venne poi venduta dalla proprietà (Nissan Shatai, società del gruppo Nissan Motor) ad una società immobiliare che chiese agli abitanti di lasciarla libera. Dopo una campagna condotta sulla stampa e nei tribunali, i residenti – nel frattempo costituitisi in associazione – ottennero il diritto di rimanere.
La comunità corena venne poi visitata, nel 2005, da Doudou Diene, all’epoca special rapporteur delle Nazioni Unite, il quale denunciò in un rapporto le difficili condizioni di vita dei residenti. Nel 2011, grazie anche ad un contributo di 3 milioni di won deliberato alcuni anni prima dall’Assemblea Nazionale della Repubblica di Corea, gli ex forzati ed i loro discendenti acquistarono i suoli. Successivamente le vecchie case vennero abbattute ed il comune edificò delle abitazioni in edilizia residenziale pubblica ove un gruppo dei vecchi residenti continua ad abitare.
Purtuttavia, i coreani continuarono a soffrire episodi di razzismo e tra essi, nel 2021, un tentativo di incendiare l’area e la distruzione di una quarantina di cartelli stradali per il quale venne poi condannato un ventiduenne che accusava gli ex forzati di essere degli occupanti abusivi.
Il ministro Hayashi ha, intanto, annunciato un lungo tour che lo porterà a visitare Kazakistan, Uzbekistan e Mongolia: tre Paesi, in particolare i primi due, politicamente prossimi alla Russia.
Nei colloqui con l’omologo kazako Tileuberdi, il titolare della diplomazia nipponica ha chiesto alla nazione dell’Asia centrale di passare da una posizione neutrale sul conflitto in Est Europa ad una marcatamente più vicina alla NATO.
Hayashi ha poi incontrato il presidente kazako Tokayev con il quale ha discusso principalmente della cooperazione economica bilaterale.
Venerdì è invece partito per un tour che lo porterà a toccare Indonesia, Vietnam, Tailandia, Italia e Regno Unito, il premier Kishida.
Nel proprio incontro in il Presidente indonesiano Widowo, leader di turno del G20, Kishida ha posto varie questioni: oltre alla crisi ucraina, la cooperazione dell’Indonesia nel contenimento della proiezione cinese ed i rapporti economici bilaterali.
Da parte sua Widowo ha espressamente chiesto al Giappone di investire nelle infrastrutture ed in particolare a Kalimatn Timur e nel porto di Ambon. Nel progetto di costruzione della nuova capitale (la bizzarra soluzione adottata dal governo indonesiano per risolvere il congestionamento di Jakarta e l’enorme problema delle infiltrazioni d’acqua), aziende e capitali nipponici sono impegnati in vari settori: dal trattamento delle acque reflue a quello dei rifiuti. Il capo di Stato indonesiano ha anche sottolineato la necessità di colloqui volti a ridurre i dazi doganali sulle merci dei due Paesi.
Kishida ha, per il momento, confermato l’impegno nipponico a finanziare parte dei lavori del porto di Patimban e sottoscritto con l’omologo indonesiano un memorandum di cooperazione concernente la transizione energetica e la decarbonizzazione.
A fine maggio si recherà invece nell’Arcipelago (ed in Corea del Sud) il Presidente USA Biden. A darne l’annuncio è stato l’ufficio stampa della Casa Bianca.
Mercoledì, intanto, la commissione interna al Partito Liberal-Democratico che si occupa delle politiche militari, ha consegnato al ministro della Difesa Kishi la propria proposta per un sostanziale raddoppio delle spese militari, raggiungendo quel 2% del PIL che era stato richiesto agli alleati durante la presidenza Trump. Assente nella proposta, anche se il Sol Levante si sta già attrezzando in questo senso, un riferimento esplicito a dotarsi di armi “in grado di colpire basi nemiche”.
La proposta è stata poi consegnata dal coordinatore della commissione, il già ministro della Difesa Itsunori Onodera, al premier. “Vogliamo che il nostro Paese sia in grado di rispondere al miglioramento operato dalle altre nazioni in vari ambiti ed avere, nell’attuale situazione concernente la sicurezza, pronte capacità di contrattacco” ha affermato Onodera illustrando la proposta al capo del Governo.
Interrogato da Satoshi Inoue del Partito Comunista, il ministro Kishi ha comunque confermato che l’opzione di colpire in via preventiva altri Paesi rimane sul tavolo.
Sulla legge per la sicurezza nazionale, sono intervenute in parlamento Tomoko Tamura e Tomo Iwabuchi del Partito Comunista sottolineando diversi punti della normativa in contrasto con la politica estera pacifista imposta al Giappone dalla sua Costituzione. Iwabuchi è intervenuta per mostrare le problematiche connesse alla normativa sulla segretezza dei brevetti che favorirebbe la ricerca a scopi bellici. Tamura ha invece espresso preoccupazione per il fatto che rappresentanti degli Stati Uniti potrebbe far parte del consiglio pubblico-privato per la ricerca e che molti dei risultati dei lavori dell’organismo potrebbero finire per rimanere oscuri all’opinione pubblica giapponese nel nome della difesa degli interessi degli Stati Uniti nello sviluppo di tecnologie belliche.
Ad Okinawa, il 26 aprile, la Corte Distrettuale di Naha ha respinto un ricorso presentato da un gruppo di cittadini, che chiedeva di respingere l’annullamento da parte del Ministero delle Infrastrutture del provvedimento della giunta locale che bocciava, chiedendo modifiche, il piano di revisione dei lavori per la costruzione della nuova base di Henoko presentato dal locale Ufficio della Difesa. Il tribunale non ha ritenuto che i cittadini ricorrenti avessero un interesse legittimo da tutelare.
Giovedì, intanto, la Camera dei Rappresentanti ha approvato una mozione che impegna il Governo ad adoperarsi per ridurre il peso sulla popolazione locale delle servitù militari. Nonostante la Prefettura rappresenti lo 0,6% del territorio giapponese, essa ospita il 70% delle strutture militari utilizzate dalle Stati Uniti. Lo stesso giorno si sono tenute due manifestazioni, una che ha coinvolto una ventina di barche partite da Kagoshima in direzione delle Ryukyu, ed un’altra davanti la sede del governo della Prefettura di Okinawa. Il Partito Comunista ha votato contro la mozione perché in essa non è stato incluso un emendamento che richiedeva di intavolare trattative per la revisione dello Status of Forces Agreement: l’accordo che definisce lo status giuridico dei militari statunitensi nell’Arcipelago. A favore si è espresso invece il Partito Costituzionale Democratico.
Il 25 aprile, Junya Ogawa del PCD ha incontrato dei rappresentati della Conferenza nazionale sull’abolizione delle armi nucleari e per la costruzione della pace. Al centro dell’incontro tra la realtà associativa ed il maggior partito dell’opposizione vi è stata la mancata adesione del Sol Levante al trattato ONU per il bando totale delle armi atomiche.
In politica interna, si sono svolte, domenica 24 aprile le elezioni suppletive nel collegio della Camera dei Consiglieri di Ishikawa. Shuji Miyamoto, appoggiato da PLD e Nuovo Komeito, ha sconfitto tre diversi candidati dell’opposizione: Tsuneko Oyamada del PCD (appoggiata anche dal Partito Socialdemocratico), Hiroshi Nishimura del PCG e Kenichiro Saito del Partito per Proteggere il Popolo dall’NHK (formazione populista che ha come cardine del proprio programma l’abolizione del canone televisivo).
Sulle questioni di bilancio, l’Esecutivo ha presentato, martedì scorso, un bilancio suppletivo da 6.200 miliardi di yen (quasi 45 miliardi di euro). Tra le misure previste, è un contributo una tantum da 50.000 yen a figlio destinato alle famiglie in difficoltà nonché sussidi per i carburanti destinati ad imprese e lavoratori autonomi. Per finanziare il pacchetto, 1.500 miliardi saranno prelevati dai fondi di riserva destinati dall’ultima finanziaria, 2.000 miliardi dalla finanziaria medesima mentre 2.700 dovranno essere finanziati con un altro provvedimento che verrà redatto prima delle chiusura della sessione ordinaria della Dieta.
Il piano per la spesa dei 1.500 miliardi da prelevarsi dai fondi di riserva è stato approvato giovedì. Questo primo provvedimento destina 277,4 miliardi come sussidio a coloro che trattano all’ingrosso il greggio mentre 204,2 miliardi saranno spesi per il contributo una tantum da 50.000 yen per ogni figlio delle famiglie a basso reddito.
Una politica economica del tutto diversa è stata quella presentata, mercoledì, da Kenta Izumi. Il Presidente dei costituzional-democratici ha illustrato alla stampa le proposte di politica economica del partito e che saranno al centro della campagna elettorale per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri. Tra le proposte elaborate vi è l’abbassamento, almeno temporaneo, della tassa sui consumi al 5% (misura volta a sostenere la domanda interna), l’innalzamento a 1.500 yen del salario minimo orario, un sussidio da 10.000 yen destinato alle famiglie a basso reddito che sono in affitto, una serie di esenzioni dal pagamento della mensa nelle scuole elementari e medie nonché dalle tasse universitarie.
Nell’immigrazione, il Governo ha annunciato che ai rifugiati provenienti dall’Ucraina (ad oggi poco più di 700 persone) sarà concessa la carta d’identità. “Il governo nel suo insieme continuerà a fornire assistenza agli evacuati” ha affermato il ministro della Giustizia Yoshihisa Furukawa.
Le mosse del Governo sul tema sono un netto cambio di rotta rispetto al trattamento – non di rado disumano – che di solito viene riservato agli stranieri che cercano un futuro migliore nell’Arcipelago.
Sui diritti civili, il 24 aprile, per la prima volta dopo due anni di stop a causa della pandemia, si è svolto a Tokyo un corteo per l’orgoglio omosessuale. Circa 2.000 persone hanno partecipato alla manifestazione.
A Fukuoka è invece deceduta, il 25 aprile, Kane Tanaka. La donna, almeno stando al “Guinness World Records”, era l’essere umano più anziano del mondo.
Sul nucleare, il 26 aprile si è svolto davanti agli uffici del Governo un sit-in promosso dalla federazione locale del Movimento Contadino. La manifestazione, alla quale ha partecipato anche una rappresentanza del sindacato Zenroren, è stata convocata per chiedere lo stop al piano di rilascio in mare delle acque contaminate che sono attualmente stoccate all’interno dell’ex impianto di Fukushima.
Nel contempo, dall’Europa, gli esperti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica segnalano che si sono avuti “significativi progressi” nel processo che condurrà allo scarico di queste acque.
“Il Giappone ha compiuto progressi significativi nei suoi preparativi e la Task Force [cioè gli esperti inviati dall’AIEA in Giappone ndr] è soddisfatta che TEPCO e Ministero dell’Economia, Industria e Commercio abbiano identificato le fasi successive appropriate per lo scarico dell’acqua che è previsto per il 2023. Il lavoro proseguirà di modo che la Task Force possa fornire le proprie conclusioni prima del rilascio” ha dichiarato il numero dell’Agenzia ONU Grossi.
Il 29 aprile è intanto iniziata la “Golden Week”, il tradizionale periodo di vacanza primaverile. Numerose le persone che si sono recate nelle stazioni e negli aeroporti per trascorrere periodi di vacanza o trovare familiari ed amici.
L’abbassamento del numero dei contagi e la relativamente minore gravità delle nuove varianti del SARS-CoV-2, hanno portato anche alla decisione di riaprire – il prossimo 9 maggio – la torre Tsutenkaku. L’edificio, alto 60 metri e con una specie di giostra a spirale di 20, era visitato, prima della pandemia, da circa un milione di persone l’anno.
Nella Prefettura di Hokkaido, venerdì scorso, la Guardia Costiera ha annunciato di aver trovato il relitto dalla Kazu I. La barca, un natante utilizzato a scopi turistici, è andata a fondo – con a bordo 26 persone – il 23 aprile.
Per ciò che concerne l’emergenza Coronavirus, la Prefettura Metropolitana di Tokyo, ove si sono registrati il maggior numero di casi da inizio pandemia, ha segnato 3.141 contagi lunedì, 5.048 martedì, 6.052 mercoledì, 5.394 giovedì, 3.893 venerdì, 2.979 sabato. Al 30 di aprile, la capitale aveva accumulato, da inizio emergenza, 1.438.644 contagi e 4.328 morti. Alla stessa data il tasso di occupazione dei posti letto Covid era del 19,9% (1.442 su 7.229 disponibili) nei reparti per persone con sintomi lievi e del 4,4% (35 su 804) in quelli destinati a coloro che manifestano sintomi gravi. Secondo quanto comunicato lo scorso mercoledì dal dicastero della Salute, la variante di SARS-CoV-2 più diffusa nell’Arcipelago – per il 90% dei casi attivi – è la subvariante BA.2.
Il medesimo giorno, alcuni membri del Consiglio per le Politiche Economiche e Fiscali, un tavolo consultivo nel quale siedono rappresentanti delle categorie produttive, e tra essi Masakazu Tokura di Keidanren, hanno chiesto al Governo di allentare ulteriormente le misure di controllo e di innalzare i limiti per gli arrivi dall’estero.
Sempre sulle misure di contenimento del virus, intervenendo ad un dibattito televisivo, il ministro per la Rivitalizzazione Economica, Daishiro Yamagiwa, ha affermato che presto il Governo potrebbe considerare, anche in previsione delle alte temperature estive, provvedimenti di allentamento sull’uso delle mascherine all’aperto.
In campo vaccinale, il 26 aprile, il Ministero della Salute ha approvato un piano che prevede la somministrazione di terze e quarte dosi di richiamo. L’intervallo previsto dalla dose precedente è di cinque mesi contro i sei ipotizzati inizialmente. Ad avere la priorità saranno gli anziani con problemi accertati di salute. Il giorno precedente, il Ministero aveva comunicato che l’86,9% degli ultrasessantacinquenni ha ricevuto tre dosi di vaccino mentre le percentuali sono molto più basse nelle fasce d’età più giovani: il 30,1% dei ventenni ed il 33,2% dei trentenni.
Il 25 aprile, il dicastero guidato da Norihisa Tamura ha annunciato il primo caso di epatite sospetta in un minore. Casi simili sono sotto la lente d’ingrandimento di diverse equipe di ricerca in Europa e negli Stati Uniti.
Rimanendo in campo farmaceutico, pillole dell’antivirale Avigan per un valore di 17,5 miliardi di yen (127,29 milioni di euro) sono rimaste inutilizzate a fronte della dimostrazione di inefficacia nel contrasto al SARS-CoV-2.
Nel maggio 2020, credendo nell’efficacia del prodotto, l’allora premier Abe aveva disposto una rapida approvazione del farmaco – sviluppato da Fujifilm Toyama Chemical – il quale, ancora a dicembre di quell’anno, non aveva fatto emergere miglioramenti significativi tanto che il comitato del Ministero della Salute che lo stava studiando raccomandò di continuare i test clinici. Nel marzo 2021, nonostante la mancata approvazione per il contrasto al SARS-CoV-2, il Governo acquistò dosi del farmaco bastevoli per due milioni di persone e convertì le scorte di prodotto già acquistate (dosi per altre due milioni di persone e che erano tenute di riserva per il contrasto all’influenza) in farmaci per il trattamento dei pazienti COVID-19. Oltre ad aver speso 15,9 miliardi di yen in pagamento di dosi per 1,3 milioni di persone, il Governo concesse all’azienda produttrice un sussidio da 1,5 miliardi di yen per coprire dei costi connessi agli studi clinici.
In diversi hanno connesso l’incaponimento di Abe sull’Avigan con i rapporti esistenti tra l’ex premier e Shigetaka Komori, consulente di Fujifilm Holdings, società appartenente al medesimo gruppo di Fujifilm Toyama Chemical.
Nel marzo di quest’anno, l’azienda aveva sospeso, come si legge in un comunicato da essa pubblicato, “l’arruolamento di soggetti nella sperimentazione clinica di fase III in corso in Giappone, iniziata nell’aprile 2021, con l’obiettivo di confermare l’efficacia di Avigan nel prevenire la progressione verso sintomi gravi nei pazienti COVID-19. Con la recente diffusione della variante Omicron, che ha tassi di gravità dei sintomi inferiori rispetto ai ceppi convenzionali, e nell’ipotesi che la stragrande maggioranza dei pazienti che erano stati recentemente arruolati nello studio fosse stata infettata dal ceppo Omicron, Fujifilm ha rilevato che, anche se gli studi erano stati continuati nell’ambito dell’attuale protocollo di sperimentazione clinica, sarebbe difficile verificare l’efficacia di Avigan nel sopprimere la gravità dei sintomi e che la continuazione della sperimentazione di controllo con placebo non porterebbe a benefici per i soggetti. Fujifilm Toyama Chemical ha quindi deciso di sospendere l’iscrizione di nuovi soggetti a questo studio. I dati clinici dei pazienti arruolati nella sperimentazione verranno analizzati, in futuro, nel rispetto del protocollo della sperimentazione clinica”.
In economia, Kishida, nel corso di una conferenza tenutasi martedì, ha definito come “sfavorevoli” i rapidi movimenti (un eufemismo per designare ciò che in realtà è un vero e proprio deprezzamento) dello yen. Dopo almeno una settimana nella quale la moneta nazionale ha toccato un cambio col dollaro tra 124 e 126, il 28 aprile lo yen ha raggiunto quota 130: il dato più basso dall’aprile 2002.
Nella conferenza stampa successiva all’ultima due giorni del tavolo direttivo della Banca del Giappone, il governatore Kuroda ha affermato che “sarebbe desiderabile che i tassi di cambio rimangano stabili” ma che la politica di allentamento monetario portata avanti dall’istituto continua ad essere “appropriata”. La riunione del massimo organismo della Banca ha infatti confermato i tassi sui titoli applicati fin qui: -0,1 sui titoli a breve termine e 0 sui decennali. Secondo quanto ipotizzato dalla Banca centrale, il tasso d’inflazione toccherà l’1,9% nell’anno fiscale 2022 giungendo così vicino al tanto agognato (almeno dal 2013) tasso del 2%.
Sempre secondo l’ultima stima, il PIL nipponico dovrebbe crescere del 2,9% nel 2022 (il precedente rapporto ipotizzava una crescita del 3,8%).
Per contenere l’inflazione, il Partito Comunista ha continuato a chiedere un abbassamento della tassa sui consumi riportandola al 5%. A marzo si è registrato un aumento del cherosene del 30,6%, del gas del 25,3% e della carne importata del 10,4%. Secondo un’altra indagine condotta da Teikoku Databank, l’aumento medio di 6.167 articoli (prodotti da 105 diverse aziende) è stato pari all’11%.
Per aiutare i nuclei familiari più colpiti, mercoledì scorso, il comune di Osaka ha annunciato che le famiglie con i redditi più bassi non pagheranno la parte di bolletta dell’acqua afferente i servizi base (1.504 yen mensili) per i mesi di luglio, agosto e settembre.
Nell’occupazione, nel 2021 e per la prima volta nei tre anni ad esso precedente, la disponibilità di posti di lavoro ha segnato un miglioramento. Stando ai dati diffusi dal Governo il 26 aprile, nell’anno fiscale conclusosi a marzo 2022, si è avuto un miglioramento rispetto all’anno precedente dello 0,06 per un dato finale pari a 1,16 (traducendo, per ogni 100 persone che cercano lavoro vi sono 116 posti disponibili). La cifra è comunque sconsolante se paragonata al 2019 quando si ebbe un tasso di disponibilità pari a 1,55.
Sempre nell’anno fiscale in esame, il tasso di disoccupazione è stato del 2,8% (-0,1 rispetto al 2020). In termini assoluti i disoccupati sono diminuiti di 80.000 unità (per complessivi 1.910.000 persone prive di lavoro) mentre la popolazione che lavora è cresciuta di 40.000 (67.060.000 persone in totale).
Tra i settori che più hanno registrato una crescita di occupati vi sono quello socio-sanitario (+180.000 per quasi 9 milioni di occupati) e le telecomunicazioni (+140.000 e 2.590.000 lavoratori complessivi).
I lavoratori a tempo pieno e con contratti a tempo indeterminato sono stati 35.940.00 (+190.000 rispetto al 2020) e 20.770.000 sono stati i lavoratori precari o a tempo parziale (quelli che in inglese vengono definiti “lavoratori non regolari”).
Nell’industria, la produzione dell’anno fiscale 2021 è cresciuta del 5,8% rispetto all’anno precedente. Fatto 100 la produzione del 2015, l’indice che misura questo dato ha toccato quota 95,5 mentre sul 2019 si è tornati quasi in pari: 99,9. L’aumento di quest’anno è un “rimbalzo” dato che lo scorso anno si era registrato un calo del 9,6%.
Nell’auto, Nissan ha comunicato, lunedì, che entro il 2030 intende installare sistemi di assistenza alla guida quali quelli che frenano il veicolo senza intervento umano, su tutti i propri veicoli. La società ha prodotto 445.836 veicoli nell’anno fiscale appena conclusosi: il 13,8% in meno dell’anno precedente.
Anche Toyota ha reso noti i dati definitivi sulle vendite nell’Arcipelago durante l’anno fiscale 2021. In totale, l’azienda guidata da Akio Toyoda ha prodotto in Giappone 2.760.843 veicoli: il 5,4% in meno rispetto all’anno precedente ed il dato più basso degli ultimi 45 anni. Nel medesimo periodo di tempo, purtuttavia, le vetture prodotte all’estero sono cresciute del 4,7% per complessivi 8.569.549 veicoli. Le vendite totali sono cresciute del 4,7% (9.511.558 veicoli) mentre all’interno del Paese l’azienda ha registrato un calo del 9,3% (1.395.920 vetture vendute e dato più basso dal 2008). Le vendite all’estero hanno registrato un complessivo +7,5% (8.111.638 veicoli) con un 5,4% in più nei mercati asiatici.
Mitsubishi, la quale ha diffuso i propri dati il medesimo giorno di Toyota, ha invece prodotto 7.093.641 vetture (-6,8% rispetto all’anno fiscale precedente).
Dato fortemente negativo anche per Honda: -7,7% per 634.468 veicoli (dato più basso degli ultimi vent’anni).
Nel settore ferroviario, Tokyu Railways, società con quasi 4.000 dipendenti ed operante – in prevalenza – nei collocamenti tra la capitale e Yokohama, ha comunicato che i treni da e per Shibuya (nonché quelli in altre stazioni minori) dal primo di aprile si sono mossi utilizzando unicamente fonti rinnovabili d’energia.
La società opera su oltre 100 chilometri di binari e muove, in media, 2,2 milioni di persone al giorno. L’azienda spera di giungere ad una percentuale di uso delle rinnovabili superiore al 35% entro il 2030.
Spostandoci dai binari ai cieli, ANA Holdings spera di giungere nell’attuale anno fiscale ad utili per 21 miliardi di yen. Nell’anno fiscale appena concluso, l’azienda ha avuto perdite nette per 143,63 miliardi. Se da un lato si sta assistendo ad una ripresa dei voli internazionali e nazionali (con un’ipotizzata ripresa dell’80% in estate del 90% in autunno rispetto al periodo pre-pandemico) dovuta ad un minore impatto della pandemia, dall’altro la società sembra ignorare la crescita impetuosa del prezzo del cherosene.
(con informazioni di iaea.org; deutschland.de; sb.china-embassy.org; yna.co.kr; antaranews.com; republika.co.id; inform.kz; tass.com; solomonstarnews.com; fujifilm.com; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp)
Immagine di TUBS (dettaglio) da Wikimedia Commons
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