Vent’anni dopo “L’Amore Infedele”, a sorpresa Adrian Lyne è tornato dietro la macchina da presa con “Acque profonde”, traendo spunto dal romanzo di Patricia Highsmith del 1957. Il regista britannico è conosciuto per i suoi film ad alto tasso erotico come “Attrazione fatale”, “Proposta indecente”. Ma al grande pubblico è noto per “Flashdance” e per la scena in cui Kim Basinger fa lo spogliarello di fronte a un inerme Mickey Rourke in “9 settimane e mezzo”. Con “You can leave your hat on” di Joe Cocker a fare da colonna sonora (la potete vedere qui ma tenete a bada le emozioni).
Lyne ha capito che il cinema è cambiato, il thriller erotico riparte dalla rottura del concetto di coppia. Seguendo la lezione del duo Gilliam Flynn (scrittrice e sceneggiatrice) – David Fincher de “L’amore bugiardo”, Lyne esplora il conflitto in una coppia borghese attraverso il controllo e il dominio.
La fotografia è fredda, per non dire gelida. Stavolta però l’ottica dominante è quella di lui. La scelta degli attori è azzeccatissima: Ana De Armas bellissima, provocante e spigliata, Ben Affleck piuttosto a suo agio in maniera autoironica. L’attore è stato più volte criticato per la sua monoespressività. Fincher ne “L’amore bugiardo” fu l’unico a capire che poteva essere un’arma. Affleck si è prestato volentieri al gioco e in “Deep water” ha di nuovo accettato la sfida, vincendola. L’ha giocata molto bene, dopo il divorzio da Jennifer Garner nel 2017 e i problemi di alcolismo. Si è perfino innamorato sul set di questo film. Affleck e la De Armas sono diventati una coppia nel 2020, ma sono durati poco più di un anno. Poi lui è tornato con Jennifer Lopez. In questo film si capisce il perché: si vede che sono troppo diversi. Ed è ciò che funziona in questa pellicola.
Vic (Affleck) e Melinda (De Armas) sono una coppia. Lei è chiaramente più giovane di lui. Lui è perennemente in bilico tra implodere ed esplodere, lei invece è femme fatale provocatrice, opportunista, in perenne competizione.
Secondo il maschio, lei è la donna per cui vale la pena vivere. Al netto dell’inferno che lei provoca con i suoi atteggiamenti. Lui è un parassita che ha creato un sistema di droni che ha venduto al ministero della Difesa e vive tranquillamente di rendita. Lei, invece, passa il tempo a flirtare con diversi uomini, fregandosene del marito e del suo giudizio. Senza nascondersi. Melinda ci dice subito la sua, in una festa. Mezza ubriaca, si mette a suonare al pianoforte “Via con me” di Paolo Conte. “Neanche questo tempo grigio, pieno di musiche e di uomini che ti son piaciuti. It’s wonderful, cips, cips”. Ma la domanda sorge: è lei a dominare o è dominata?
Basta osservare un piccolo dettaglio: mentre sono in auto lei mangia una mela per poi passarla al marito. Basta un piccolo gesto per farci capire che lei è consapevole di esercitare su di lui un immaginario erotico che sfocia in un pericoloso “ehi amico, ti tengo in sacco”. L’equilibrio nella coppia è importante. Lei, a modo suo, sa gestirlo, lui invece è logorato e assoggettato dalle azioni di lei.
Ma poi le cose cambiano. Gli amanti di Melinda fanno una brutta fine, uno dietro l’altro.
L’ottica dominante è quella dell’uomo. Infatti la vera domanda che sorge è: può essere pericolosa la bellezza di una donna?
Entrambi sono impelagati in una relazione quanto mai tossica e hanno perfino una figlia. Piano piano finiscono per essere inghiottiti in acque profonde. In tutti i sensi.
Lyne è feroce e un po’ ci spiazza. Non solo ci fa vedere le contraddizioni, ma delinea la gabbia in cui i personaggi si muovono.
La prima parte è più lenta, ma il film emerge alla distanza e tutto sommato funziona. Ben Affleck sta al gioco dimostrando di essere un attore intelligente (oltre che un ottimo regista come ha dimostrato in The Town e Argo), Ana De Armas sa essere magnetica come poche. Dopo le ottime performance in Cena con delitto, Blade Runner 2049 e No Time to die, ancora una volta dimostra di essere un’attrice dal futuro assicurato. Molto interessante e sfaccettato il ruolo di Don, interpretato dall’attore e sceneggiatore Tracy Letts. Per intendersi colui che ha scritto La donna alla finestra, Killer Joe e I segreti di Osage County, ma da interprete ha saputo ritagliarsi parti interessanti in The post di Spielberg, Le Mans 66 di James Mangold, La grande scommessa di Adam McKay e nell’ultimo Ghostbusters diretto da Jason Reitman.
“L’amore bugiardo” era sicuramente migliore perché scavava a fondo. “Acque profonde” rimane più in superficie, come la polvere nascosta sotto il tappeto che torna a fare capolino. Ha una sceneggiatura abbastanza prevedibile. Manca il colpo di scena, il guizzo (che non può essere il finale della pellicola) che deve convincere il pubblico a un cambiamento vero, rimanendo coerente con quanto narrato prima. Il motivo? È produttivo. È un film targato Amazon Prime, non è un film da sala cinematografica. Al pubblico non interessa l’approfondimento. Tutto è più superficiale. In ogni caso c’è una forte critica alla borghesia, classe quanto mai annoiata, autoreferenziale e banale. I temi di fondo sono il controllo, il dominio e il mantenimento delle apparenze.
Lyne dimostra il suo scetticismo verso il matrimonio e verso l’uso che viene fatto del sesso, inteso come piacere usa e getta, ma anche come concetto di potere (prettamente maschile).
È un film che molti considereranno pessimista, ma è realista: il mito dell’America inclusiva è una bufala. L’umanità non cambia, secondo Lyne, perché gli istinti primordiali dominano l’uomo. E lo domineranno sempre.
ACQUE PROFONDE ***1/2
(USA, Australia 2022)
Genere: Thriller, Drammatico, Sentimentale
Regia: Adrian Lyne
Sceneggiatura: Sam Levinson, Zach Helm
Cast: Ana De Armas, Ben Affleck, Tracy Letts
Durata: 1h e 57 minuti
Fotografia: Eigil Bryld
Solo su Amazon Prime Video dal 18 marzo
Budget: 49 milioni di dollari
Tratto dal romanzo omonimo di Patricia Highsmith, edito da “La nave di Teseo”
Trailer Italiano qui
La frase: Lei è diversa, per questo mi piace
Fonti: Comingsoon, Cinematografo, My Movies, Movieplayer
Regia ***1/2 Film ***1/2 Interpretazioni ***1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ***
Immagine da movieplayer.it
Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
A volta sono otto, altre dodici (le mani dietro agli articoli): ci teniamo elastici.