Piazza Santa Croce è già bella piena quando alle tre del pomeriggio 17 rintocchi delle campane della Basilica, uno per ogni giorno di guerra, danno il via alla manifestazione “Cities stand with Ukraine”, organizzata da Eurocities (le 140 città continentali con più di 250mila abitanti) di cui è presidente il sindaco Dario Nardella.
Il primo cittadino è soddisfatto della risposta arrivata non soltanto dai fiorentini ma anche dalla riuscita mobilitazione del PD toscano. “Migliaia di nostri iscritti hanno voluto essere presenti da tutta la regione”, certifica Simona Bonafè.
Tante le bandiere arcobaleno in una piazza di 15-20mila persone, insieme a quelle ucraine e del PD, mosse dal vento mentre, dopo il documento di un commovente intervento del 2019 di David Sassoli su “L’eredità di Giorgio La Pira nell’Europa di oggi”, sul maxischermo a un lato del palco il Maggio Musicale esegue l’Ave verum corpus di Mozart.
“Per noi l’Ucraina è già Europa – esordisce Nardella appena sfumata l’ultima nota – i cittadini dell’Ucraina sono i cittadini di Firenze, Bologna, di Berlino. Non smetteremo mai di dirlo, con tutta la forza che abbiamo. Siamo qui per chiedere al governo russo: fermatevi, prima che le macerie possano seppellire ogni iniziativa diplomatica, ascoltate la voce che viene dalle piazze europee, perché vogliamo la pace. E chiediamo almeno una tregua umanitaria”.
Per l’occasione sono arrivati nel capoluogo toscano Enrico Letta e Nicola Zingaretti, ci sono Matteo Renzi, Pier Ferdinando Casini e Carlo Calenda, Benedetto Della Vedova di +Europa ed Elio Vito per Forza Italia, e Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. E ci sono anche i tre segretari generali confederali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, oltre a delegazioni dell’ARCI, dell’ACLI e dell’ANPI.
“La forza di questa piazza è l’unità – osserva Letta – un’associazione corale bellissima con le bandiere di partiti, associazioni e sindacati”. Una unità per “cercare la pace, trovare il modo di fermare questo orrore”, continua il segretario dem, che conferma la linea del partito: “Noi siamo con il popolo ucraino, gli italiani sono con la resistenza del popolo ucraino, che sta lottando per i valori della democrazia, della libertà, del diritto all’autodeterminazione dei popoli. Sono valori che sosteniamo, sono i nostri valori”.
Sul palco c’è il saluto dell’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyck, fra i pochi a intervenire in presenza al pari dei sindaci dem di Roma e Bologna Gualtieri e Merola, del forzista Ghinelli di Arezzo, e di Stefania Proietti di Assisi.
Nel mentre i leader politici e sindacali danno la loro chiave di lettura della situazione. Ecco Fratoianni: “È ora di una straordinaria mobilitazione per il cessate il fuoco, per il ritiro delle truppe occupanti, e per quanto mi riguarda per chiedere uno sforzo politico e diplomatico ancora maggiore di un’Europa che su questo piano è ancora troppo fragile”.
Non dissimile la posizione della CGIL: “Credo che mai come adesso debba arrivare una voce che chieda all’ONU e ai governi europei di fare la loro parte – riepiloga Maurizio Landini – perché la soluzione si trova bloccando le armi, facendo cessare il fuoco e facendo le trattative”. E se “bisogna condannare la scelta folle che Putin ha fatto, tanto più in un momento in cui il rischio è la guerra nucleare”, da Landini arriva un’ultima puntualizzazione: “Io continuo a pensare che non è inviando armi che si bloccano la guerra e uno degli eserciti più grandi del mondo, piuttosto è un atto di cinismo”.
“Siamo qui per chiedere che cessi la guerra e che le armi cedano il posto alla diplomazia”, osserva a sua volta Pier Paolo Bombardieri della UIL.
Le associazioni (ANPI, ARCI e ACLI) sono concordi: “Deve cessare l’aggressione russa. Ma l’unica via possibile è quella dei negoziati, l’invio di armi non porterà ad una pace giusta e duratura”.
Mentre tra la folla i pareri sono variegati. “Mi ritrovo nella piattaforma della CGIL”, dice Alessandro. Mentre Marco, iscritto al PD, fa questa osservazione: “L’Europa deve prendere in mano la situazione. Parlare con Zelensky, convincerlo che alcune concessioni vanno fatte, e penso alla Crimea e al Donbass, e anche alla neutralità ucraina. Nel frattempo però non aiutare gli aggrediti è criminale, sia con le sanzioni che con aiuti militari”. “Se ne esce con la democrazia – chiude Francesco, mascherina arcobaleno al volto – e con un intervento diplomatico di una grande potenza. Penso alla Cina, credo abbia più interesse alla pace che alla guerra”.
Apparso su Il Manifesto in data 13.03.2022
Immagine di FrieKoop (dettaglio) da Wikimedia Commons
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.