Anche la settimana appena conclusasi è stata contraddistinta da un alto numero di casi di contagi da SARS-CoV-2. Tokyo, Prefettura che ha sempre registrato il maggior numero di casi, ha registrato 9.632 infezioni lunedì (51.348 casi nazionalmente), 11.813 martedì (superati il milione di contagi nella capitale da inizio emergenza), 12.693 mercoledì, 12.251 giovedì, 10.517 venerdì, 10.806 sabato. Al 5 marzo, la capitale aveva registrato 1.052.108 casi e 3.797 morti mentre il tasso di occupazione dei posti letto Covid era del 48,7% (3.524 su 7.229 posti disponibili) per i pazienti con sintomi moderati e del 26,2% (211 degli 804 predisposti) per quelli con sintomi gravi.
Il 28 febbraio, il Governatore di Osaka, Hirofumi Yoshimura, ha chiesto il prolungamento delle misure di quasi emergenza anche oltre il 6 marzo (giorno nel quale averebbero dovuto terminare). Mercoledì, il Governo ha effettivamente deciso l’estensione dello stato di quasi emergenza per 14 Prefetture (tra esse Osaka, Hokkaido nonché Tokyo e le Prefetture ad essa confinanti) fino, almeno, al 21 di marzo.
Innalzato, il primo marzo, il tetto agli arrivi dall’estero (da 3.500 a 5.000). Martedì è stato inoltre deciso l’innalzamento del tetto a 7.000 al giorno a partire dal 14 di marzo. Secondo quanto dichiarato dal premier, la priorità sarà data agli studenti.
In ambito vaccinale, lo scorso lunedì, la percentuale di giapponesi che aveva ricevuto la dose di richiamo è stata pari al 19,3% (la percentuale sale al 49% tra la popolazione anziana). La crescita rispetto a gennaio è stata del 4,5% ma non si era ancora raggiunta la quota di un milione di somministrazioni al giorno (il picco si è avuto il 19 febbraio con 930.000 dosi). Il milione di somministrazioni quotidiane sarebbe invece stato raggiunto, secondo quanto comunicato dalla ministra Horiuchi, il 18 ed il 26 febbraio.
In politica interna, il presidente del Partito Costituzionale Democratico ha raggiunto un accordo con gli altri partiti dell’opposizione progressista per le elezioni che porteranno a rinnovare 125 dei 248 seggi della Camera dei Consiglieri (75 saranno rinnovati col maggioritario e 50 con il proporzionale). Nei 32 collegi che eleggeranno un solo senatore, il blocco guidato dal PCD esprimerà candidati unitari. Nonostante l’opposizione manifestata dal sindacato Rengo all’inclusione nell’alleanza del Partito Comunista (che ha come sindacato di riferimento Zenroren), la cooperazione è stata siglata anche con il partito guidato da Shii.
In settimana Kenta Izumi ha parlato di “atto di tradimento” rispetto al voto del Partito Democratico per il Popolo a favore della finanziaria. Nell’ambito della stessa conferenza stampa, il numero uno del PCD ha accolto con favore la disponibilità del Governo ad intervenire sul prezzo della benzina ma ha, altresì, sottolineato come anche altri prodotti stanno aumentando di prezzo: nello specifico, il pane (del 3,7% su base mensile) e l’olio alimentare (del 3,2%).
A Kamoenai (Hokkaido), l’attuale sindaco, Masayuki Takahashi, è stato riconfermato nelle elezioni che si sono svolte il 27 febbraio con 559 voti contro i 48 dello sfidante Hideyuki Seo. Cuore della proposta politica di Takahashi la disponibilità alla realizzazione, nel paesino, di un centro per il deposito delle scorie nucleari in cambio di sostanziosi finanziamenti da parte del governo centrale.
Nell’istruzione, tre università nipponiche (Yamagata, Iwate e l’Università Internazionale di Akita) hanno sottoscritto un’alleanza finalizzata alla formazione linguistica dei lavoratori stranieri che si trovano o arriveranno nell’Arcipelago.
In ambito criminale, secondo i dati pubblicati dall’Agenzia Nazionale di Polizia lo scorso giovedì, nel 2021 le richieste di aiuto alla polizia per casi di violenza domestica sono state 83.042 (+399 rispetto al 2020) e numero più alto da quando, nel 2001, venne approvata una norma che inaspriva le pene per le violenze esercitate dal coniuge. Il 74,8% delle richieste hanno riguardato donne.
Ben 19.728 casi hanno riguardato casi di stalking (461 in meno rispetto al 2020 anche in virtù di una norma, entrata in vigore in agosto, che estende la possibilità di controllo con sistemi GPS per il molestatore).
Nell’immigrazione, i familiari di Wishma Sandamali, la cittadina dello Sri Lanka morta il 6 marzo 2021 presso il centro di detenzione per immigrati di Nagoya, hanno fatto causa allo Stato nipponico chiedendo un risarcimento di 156 milioni di yen.
Per i familiari, nonché per diverse associazioni di avvocati e di attivisti per i diritti umani (e di parlamentari dell’opposizione progressista), la trentatreenne è morta perché chi gestiva il centro non le ha prestato i dovuti soccorsi.
Sul nucleare, la Corte Suprema ha deciso, respingendo l’appello presentato dall’azienda, che TEPCO dovrà risarcire, nell’ambito di tre diverse azioni collettive, circa 3.600 cittadini che sono stati danneggiati dall’incidente di Fukushima Daiichi del 2011. Il risarcimento disposto è pari a complessivi 1,39 miliardi di yen. I risarciti saranno 3.546 ricorrenti di Fukushima, 90 di Gunma e 43 di Chiba.
Sul fronte lavoro, il tasso di disoccupazione è salito a gennaio dello 0,1 toccando quota 2,8%. Purtuttavia la disponibilità di posti di lavoro è salita a 1,20 rispetto all’1,17 di dicembre (significa che per ogni 100 persone che cercano lavoro vi sono adesso disponibili 120 posti).
In termini assoluti, il numero di persone senza lavoro è cresciuto di 40.000 unità rispetto a dicembre per complessive 1.900.000 persone. Di queste, 710.000 hanno lasciato volontariamente il lavoro (+10.000) mentre 590.000 (+60.000) sono state licenziate o non gli è stato rinnovato il contratto. 490.000 erano le persone che si affacciavano per la prima volta al mondo del lavoro.
Ben 2,5 milioni le persone che si sono dovuto assentare per malattia.
In politica estera, il portavoce dell’esecutivo Matsuno ha reso noto, il 28 febbraio, che il Giappone è disponibile ad accogliere rifugiati dall’Ucraina. La disponibilità è stata ribadita il giorno successivo dal premier. Tra le nazioni industrializzate il Giappone è quella che ospita il minor numero di rifugiati (poche centinaia di persone). Negato, per adesso, il divieto alla concessione di visti per i cittadini russi.
Frattanto la Banca del Giappone ed il Governo hanno iniziato a discutere, lunedì, sanzioni finanziarie ai danni della Russia, verso la quale il Giappone avanza tra l’altro rivendicazioni territoriali. Il Sol Levante, in quanto membro del G7, ha aderito alla sospensione degli istituti bancari russi dal sistema internazionale di pagamenti SWIFT.
Il viceministro alle Finanze con delega agli affari internazionali, Masto Kanda, ha affermato di essere in stretto contatto con l’omologo statunitense Wally Adeyemo.
Allo studio, secondo quanto annunciato da Kishida in Camera dei Consiglieri il 28 febbraio, sanzioni anche all’indirizzo della Bielorussia.
Una mozione di condanna all’ingresso della Russia nel conflitto civile ucraino è stata approvata, martedì, dalla Camera dei Rappresentanti.
Congelati, giovedì scorso, gli asset posseduti nel Sol Levante da altri quattro istituti bancari russi. Le sanzioni colpiscono adesso sette banche della Federazione Russa.
Tra le aziende, Toyota ha annunciato uno stop alla produzione nella propria fabbrica di San Pietroburgo a causa delle difficoltà riscontrate negli approvvigionamenti di componentistica. Sempre nell’auto, Honda ha sospeso l’invio dei propri veicoli verso la Russia.
Secondo indiscrezioni apparse sui giornali nipponici di mercoledì, sarebbero 70 i cittadini giapponesi – e tra essi, pare, diversi ex militari delle Forze di Autodifesa – pronti a partire come volontari a sostegno di Kiev.
“Sappiamo che l’ambasciata dell’Ucraina in Giappone sta facendo appelli di questo tipo [e cioè invitando giapponesi a combattere lì ndr] ma chiediamo alle persone di non recarsi in Ucraina” ha affermato il ministro degli Esteri Yoshimasa Hayashi.
Il giorno successivo alle parole di Hayashi, l’ambasciata ucraina ha rimosso l’invito, apparso sugli account che gestisce nelle reti sociali, a recarsi in Ucraina per combattere.
Negata dal premier, lunedì, la possibilità che il Giappone ospiti testate nucleari statunitensi quale mezzo di pressione nei confronti della Federazione Russa. Il giorno precedente, ospite di un programma televisivo, l’ex premier ed ancora influente esponente del Partito Liberal-Democratico Shinzo Abe aveva sostenuto che il Giappone dovesse considerare l’opzione ospitando sul proprio territorio testate dei Paesi NATO.
Sulla proposta di Abe, indignazione è stata espressa dalle associazioni che radunano le vittime delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. “Vorrei circondare il palazzo della Dieta con i sopravvissuti alla bomba atomica e dirgli di ritrattare la sua dichiarazione” ha commentato Toshiyuki Mimaki, direttore della federazione di Hiroshima della Confederazione delle Organizzazioni delle Vittime della Bomba Atomica, “Abbiamo protetto la politica del Giappone contro le armi nucleari e la guerra per 76 anni ma sento che la politica sta andando in una direzione pericolosa. Non posso morire in pace quando le cose vanno così” ha aggiunto Mimaki, 79 anni ed egli stesso sopravvissuto.
“La discussione non va evitata. Se è per proteggere il nostro popolo e Paese non dobbiamo essere timidi nell’affrontare il dibattito” ha invece sostenuto Tatsuo Fukuka, presidente dell’assemblea del PLD; ed un parere simile è stato espresso da Sanae Takaichi, responsabile programma del partito di maggioranza, mentre una distanza netta dalle parole dell’ex premier è stata presa dal ministro della Difesa (e fratello di Abe anche se porta un diverso cognome) Nobuo Kishi e dal presidente del Nuovo Komeito Natsuo Yamaguchi.
Nell’opposizione, l’ultradestra del Partito dell’Innovazione ha sostenuto che il tema vada affrontato salvo fare marcia indietro il 3 marzo. “Non è la nostra reale intenzione” ha infatti affermato il Segretario del partito Fumitake Fujita.
Una chiusura netta è giunta, senza sorpresa, dai progressisti. “Non penso che dovremmo essere coinvolti in discussioni che porterebbero del tutto fuori il Giappone da una politica che prevede la difesa esclusiva” ha affermato Junya Ogawa del Partito Costituzionale Democratico.
“I tre principi contro il nucleare non sono delle semplici decisioni politiche ma una causa nazionale. Una persona che ha servito come primo ministro dell’unica nazione al mondo che ha subito bombardamenti atomici non dovrebbe essere nella condizione di parlare circa la possibilità del possesso di armi nucleari” ha detto, a nome del Partito Comunista, Akira Koike.
Venerdì il premier ha annunciato che il Giappone fornirà alle forze armate di Kiev una serie di prodotti come elmetti e tende. Il Segretario Generale del Gabinetto ha precisato che il Sol Levante, in ossequio al nono articolo della sua Carta, non fornirà armi.
Su un altro fronte di tensione internazionale, quello nordcoreano, il 27 febbraio il Giappone ha segnalato il lancio, da parte della RPDC, di un missile che sarebbe però caduto fuori dalla Zona Economica Esclusiva di Tokyo. Il ministro Kishi ha reso noto che l’ambasciata giapponese a Pechino ha inviato una nota di protesta alle autorità di Pyongyang.
Un nuovo lancio, sempre in direzione del Mare Orientale, è stato effettuato sabato mattina. Anche in questo caso, il missile non sarebbe entrato nella ZEE giapponese ma avrebbe comunque viaggiato per 1.000 o 1.200 chilometri.
Sul contrasto alla Cina e sul conflitto in corso in Europa, lo scorso giovedì si sono confrontati – da remoto – i capi di governo dei Paesi del formato Quad: Giappone, Stati Uniti, India ed Australia.
Per parte sua Kishida ha chiesto agli alleati una conferma circa l’unità delle quattro nazioni nel contrasto alla proiezione internazionale della Cina nell’area indo-pacifica ed in particolar modo nel Mar Cinese Meridionale.
“Abbiamo concordato che non consentiremo alcun cambio unilaterale dello status quo con la forza nella regione indo-pacifica come sta avvenendo nell’ultimo caso [e cioè in Ucraina ndr] e che dobbiamo compiere passi atti a promuovere, in tempi come questi, un’area indo-pacifica libera ed aperta” ha affermato Kishida al termine della riunione facendo riferimento, pur non in maniera esplicita, alle attività di costruzione sulle isole Spratly e Paracel (chiamate dai cinesi, rispettivamente, Nansha e Xisha e oggetto di varie rivendicazioni che coinvolgono Vietnam, Filippine, Brunei e Taiwan).
In ambito militare, il primo marzo, il deputato del PCD Tokunaga ha sollevato la questione dell’accordo tra Stati Uniti e Giappone sul fondo di compartecipazione nipponico alle spese per ospitare nell’Arcipelago truppe statunitensi. Il deputato dell’opposizione ha messo in luce che il nuovo accordo prevede l’erogazione di fondi da parte dello Stato giapponese per 1.550 miliardi di yen nei prossimi cinque anni con un aumento medio di 10 miliardi l’anno rispetto al precedente periodo.
In economia, la produzione industriale di gennaio è calata dell’1,3% rispetto al mese precedente. Fatta 100 la produzione industriale del 2015, l’indice ha toccato quota 95,2. Il settore chimico ha registrato un calo del 3,8% ma il dato maggiormente negativo è stato quello dell’auto: -17,2%.
Proprio il settore auto ha chiuso il 2021 registrando il livello produttivo – all’interno dell’Arcipelago – più basso degli ultimi 45 anni per complessivi 7.850.000 di veicoli. Il dato è del 2,7% più basso del 2020. Se paragonato col 1990 il calo è stato del 42% (quell’anno le auto prodotte nel Sol Levante furono 13.490.000).
Per singole categorie produttive, le autovetture prodotte nel 2021 sono state il 4,9% in meno del 2020 (6.620.000 veicoli) mentre una crescita si è avuta nella produzione di camion (+11,2% e 1.150.000 in termini assoluti) e di autobus (+5,5% per 73.659 mezzi).
In parallelo è cresciuta la produzione all’estero delle case automobilistiche giapponesi: 16.460.000 vetture e cioè il 7,1% in più rispetto al 2020.
Sempre in questo settore, martedì scorso Toyota ha dovuto interrompere la produzione nei propri 14 impianti in Giappone a causa di un attacco informatico ai danni del fornitore Kojima Industries. Alla domanda se l’attacco provenisse da hacker russi, il premier Kishida ha affermato di non poterlo sapere. La produzione è ripartita mercoledì.
Rimanendo nell’auto, Sony e Honda hanno annunciato, venerdì scorso, la costituzione di una joint venture per lo sviluppo di auto elettriche. Secondo quanto reso dalle due società, l’obiettivo è quello di avere veicoli a batteria prodotti dalla nuova impresa sul mercato già a a partire dal 2025.
In chiusura di settimana è giunta un’altra novità dal settore auto. Hino Motors, società del gruppo Toyota, ha ammesso di aver fornito alle autorità nipponiche responsabili del controllo una certa quantità di dati fasulli sulle emissioni ed ha annunciato la sospensione alle vendite dei lotti coinvolti. Dal 2016 ad oggi sarebbero 115.526 i veicoli i cui dati sono stati alterati.
“I dipendenti si sono sentiti spinti a seguire programmi rigorosi ed a raggiungere obiettivi numerici” ha sostenuto Satoshi Ogiso, presidente della società.
Secondo quanto reso noto dalla stessa Hino, anche il Ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha avviato un’indagine sul caso.
Nell’aerospazio, la Prefettura di Oita, la società giapponese Sierra Space e la nipponica Kanematsu hanno siglato, il 26 febbraio, un accordo finalizzato a rendere lo scalo di Oita funzionale ai voli nello spazio ed in particolare alla fornitura di materiali alla Stazione Spaziale Internazionale mediante un aereo, in fase di sviluppo da parte della società statunitense, denominato “Dream Chaser” il quale, nelle intenzioni dell’azienda, dovrebbe essere in grado, dopo aver attraversato l’atmosfera terrestre legandosi ad un vettore, di raggiungere la Stazione.
Nell’elettronica, il presidente di Toshiba, Satoshi Tsunakawa, ha rassegnato, martedì scorso, le proprie dimissioni dopo che gli azionisti avevano chiesto un rinnovo dei vertici e manifestato perplessità circa il piano di divisione del colosso in due o in tre rami (l’ultima proposta della dirigenza suggeriva la creazione di due società quotate). Le dimissioni di Tsunakawa seguono di poche ore quelle di Taro Shimada, membro del tavolo direttivo.
Nell’energia, Mitsui & Co. e Mistubishi Corporation hanno reso noto di aver chiesto consultazioni col governo giapponese in seguito alla volontà manifestata dalla britannica Shell di uscire dalla joint venture con Gazprom “Sakhalin 2”. Shell detiene il 27,5% delle azioni, Mitsui il 12,5% e Mitsubishi il 10%. Gli impianti hanno una capacità produttiva annua pari a 9,6 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto ed il 60% della produzione è destinata al Giappone.
Giovedì anche la Banca Giapponese per la Cooperazione Internazionale, istituto posseduto dallo Stato nipponico, ha annunciato che dovrà rivedere la propria cooperazione con la Russia ed in particolare il progetto, del quale detiene circa il 30% delle azioni, SODECO (Sakhalin Oil and Gas Development Co.) nell’isola di Sachalin.
Tra gli altri progetti in discussione vi è il finanziamento da parte nipponica del progetto russo che prevede il trasporto e la trasformazione di gas via Mar Artico.
Contrario a chiudere ogni cooperazione con la Russia è Akio Mimura, Presidente della Camera Giapponese di Commercio e Industria, il quale ha detto di “non credere che le aziende giapponesi debbano immediatamente fermarsi ed seguire le aziende occidentali”.
Il medesimo giorno, il premier ha dichiarato la disponibilità del governo a sovvenzionare il prezzo all’ingrosso della benzina dagli attuali 5 yen al litro fino a 25. Il governo prevede un costo per le casse pubbliche della misura pari a 360 miliardi di yen.
Per mettere una pezza sulla crescita del costo dei carburanti a livello internazionale, il ministro all’Economia, Industria e Commercio Koichi Hagiuda ha annunciato che il Sol Levante immetterà sul mercato altri 7,5 milioni di barili delle proprie riserve.
Sempre in questo settore, l’Esecutivo starebbe considerando la possibilità di istallare turbine eoliche e pannelli solari lungo i binari ferroviari (tanto quelli in uso quanto quelli abbandonati) nell’ambito di una più complessiva politica di decarbonizzazione che dovrebbe condurre, entro il 2050, ad emissioni nette pari a zero. Prossima parrebbe essere la creazione di un gruppo di lavoro che tenga insieme funzionari del Ministero delle Infrastrutture e rappresentanti delle aziende ferroviarie.
Chiudendo col trasporto aereo, All Nippon Airways e Japan Airlines hanno aderito ad un gruppo di compagnie – chiamato “Act for sky” – finalizzato alla produzione di carburante a partire da rifiuti e dall’olio utilizzato per cucinare. Obiettivo del gruppo di aziende – in totale sono 16 – è quello di creare un sistema industriale e di distribuzione che raccolga e trasformi questi rifiuti.
Tra i possibili fornitori dell’alleanza vi sono l’azienda alimentare Nissin Foods Holdings, JGC Holdings e la start-up Revo International le quali hanno intenzione di avviare una joint venture e costruire un impianto di trasformazione.
(con informazioni di yna.co.kr; jcp.or.jp; new-kokumin.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine di MASA (dettaglio) da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.