Il sequestro di beni per complessivi 5 milioni di euro all’imprenditore calabrese Francesco Lerose, ritenuto dalla DDA toscana come vicino a famiglie ‘ndranghetiste crotonesi riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro, riaccende i riflettori sullo «scandalo delle concerie»: un colossale traffico eco-mafioso di circa 80mila tonnellate di «Keu», mix fra inerti e ceneri tossiche derivanti dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli, finiti sotto l’asfalto della nuova strada regionale 429 dell’Empolese Valdelsa e in diversi cantieri sparsi per la regione, grazie alla complicità di altri imprenditori anch’essi vicini alla ‘ndrangheta.
La Direzione distrettuale antimafia di Firenze continua dunque a indagare, dopo che nella primavera scorsa l’arresto di Lerose e dei vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce, accusati di aver messo in pratica un «sistema» di smaltimento dei rifiuti di conceria per aggirare vincoli, autorizzazioni, leggi nazionali e leggi comunitarie, aveva investito anche la Regione Toscana, con il coinvolgimento dell’ex capo di gabinetto Ledo Gori, del consigliere regionale dem Andrea Pieroni, e della sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda.
In parallelo le indagini dei carabinieri di Noe e Nipaaf, e della sezione di polizia giudiziaria di Firenze, hanno convinto i magistrati requirenti a sequestrare per la seconda volta i due impianti di riciclaggio inerti di proprietà di Lerose, uno a Pontedera e uno a Bucine nell’aretino. Sequestrate anche alcune società riferibili a Lerose, rapporti finanziari, beni mobili tra cui auto e camion, abitazioni, garage e terreni intestati sia all’imprenditore che ai suoi familiari.
«Questo sequestro è in continuità con l’inchiesta Keu – tira le somme Salvatore Calleri che guida la Fondazione Caponnetto – e dimostra che nonostante sia piombato il silenzio sul caso, il lavoro di chi indaga continua».
A non essere silenziosi sono invece i numerosi comitati locali, che si sono organizzati dopo la scoperta che sui loro territori erano stati dispersi veleni in quantità, e che da mesi chiedono a una Regione «muro di gomma» le necessarie bonifiche.
Le analisi degli investigatori ambientali nella zona di Montramito-Massarosa in Versilia hanno ad esempio rivelato una concentrazione di cromo esavalente (indicatore degli scarti di conceria) che supera di 70 volte il limite di legge.
A Bucine l’amministrazione comunale ha bloccato la costruzione di una serie di villette a schiera, visto che il terreno risulta inquinato non solo dal cromo esavalente ma anche da arsenico, rame, selenio e solfati.
Analoga la situazione nell’area della nuova strada regionale 429 dell’Empolese Valdelsa e nell’ex cantiere Vacis di Pisa, dove le intercettazioni ambientali hanno rilevato che Lerose era disposto anche a pagare gli imprenditori dei cantieri purché portassero via il suo «materiale da riempimento».
Altrettanto seria la situazione tracciata nei comuni pisani di Crespina e Lorenzana e di Peccioli.
Apparso su Il Manifesto in data 19.01.2022
Immagine da Wikimedia Commons
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.