A metà degli anni Settanta, il regista, attore e scrittore cileno Alejandro Jodorowsky volle cimentarsi con la trasposizione di Dune di Frank Herbert. Il film, infatti, si rivelò molto ambizioso e costoso (nel cast ci dovevano essere Orson Welles, Mick Jagger dei Rolling Stones, il pittore Dalì, con la colonna sonora dei Pink Floyd). La pellicola pertanto non verrà mai realizzata dal regista cileno per difficoltà produttive: a Hollywood non intendevano lasciare libertà creativa a un regista cileno. Siamo nel periodo successivo all’11 settembre 1973, quello per intendersi del golpe di Pinochet, che salì al potere grazie alla CIA.
Nel 1984 David Lynch realizzò una prima trasposizione del romanzo di Frank Herbert Dune. L’opera fu prodotta da Dino De Laurentiis. Fu proprio lui il principale responsabile del ridimensionamento della pellicola, limitando la visionarietà di Lynch.
Il film, che aveva suscitato una forte attesa per la popolarità del libro, alla sua uscita fu oggetto di pesanti critiche e ottenne un successo commerciale assai inferiore alle aspettative. Divenne un cult quando uscì in home video, soprattutto in Europa. Negli Stati Uniti fu un flop.
Dopo esser stato ingaggiato, il regista canadese Denis Villeneuve annunciò un film diviso in due parti (il libro è oltre 600 pagine zeppe di descrizioni e di personaggi) perché aveva intravisto qualcosa che non andava nell’opera di Lynch. Solo un fragoroso flop del primo film al botteghino potrebbe frenare l’uscita della seconda parte. In due giorni di programmazione nel Belpaese, con capienza ridotta e green pass obbligatorio, è andato oltre le più rosee aspettative con quasi 120.000 spettatori per un incasso superiore agli 850.000 euro. La fantascienza è un genere che storicamente in Italia funziona poco (vedendo quanto l’italiano medio usa oggi mediamente il cervello c’è da capire il nesso).
Le riprese della seconda parte dovrebbero iniziare nel 2022, ma tutto dipende dalle performance al cinema e sulla piattaforma HBO. Villeneuve avrebbe voluto girare i due episodi in contemporanea, ma la Warner non ha voluto. Il costo di produzione del primo, d’altronde, supera i 165 milioni di dollari, mica noccioline.
Nel frattempo Dune è anche diventato un libro tristemente profetico, tanto più se pensiamo che è stato scritto nel 1965: contiene temi come la deriva capitalistica della nostra società, i guasti connessi al cambiamento climatico e i pericoli sottesi allo scontro tra religioni. Tutti argomenti svolti in modo visionario e accurato. Sembrano scritti ieri.
Da quando era adolescente, il regista canadese Denis Villeneuve era affascinato dal progetto perché era appassionato di biologia ed ecologia. Nei suoi libri Herbert parla anche di religione, del suo potere, dei pericoli connessi. Temi oggi particolarmente importanti.
“Sono un grande fan di David, lui è il maestro. Quando ho visto Dune, ricordo di essermi emozionato, ma la sua interpretazione… ci sono parti che amo e altri elementi con cui mi sento meno a mio agio. Quindi ricordo di essere stato soddisfatto a metà. Ecco perché stavo pensando tra me e me: ‘C’è ancora un film che deve essere realizzato su quel libro, solo con una sensibilità diversa.”
Poi nel 2020 è arrivato il Covid-19. Dune è stato rinviato di un anno. Warner Bros ha fatto infuriare prima Christopher Nolan (che è passato con Universal) e poi Denis Villeneuve e la Legendary Pictures (che ha co-prodotto Dune). I film del 2021 di Warner, infatti, usciranno almeno negli USA in contemporanea al cinema e sulla piattaforma HBO per il primo mese.
Stavolta noi italiani siamo fortunati: dopo l’anteprima mondiale al Festival di Venezia (già sold out da tempo) il 3 settembre, è arrivato nelle nostre sale il 16 settembre. Negli Stati Uniti uscirà un mese dopo, il 22 ottobre.
Attualmente la seconda parte è in fase di sviluppo. Nel frattempo la Legendary Pictures ha annunciato anche una serie spin off Dune: The Sisterhood che verrà lanciata su HBO.
Il film è stato girato nei teatri di posa a Budapest e il deserto della Giordania (vicino a dove è stato girato anche Star Wars e Indiana Jones).
Per Villeneuve non vedere Dune al cinema è “come guidare un motoscafo nella tua vasca da bagno. Per me è ridicolo. È un film che è stato realizzato come tributo all’esperienza del grande schermo. Ho appreso dai notiziari che la Warner Bros. aveva deciso di distribuire Dune su HBO Max in contemporanea con l’uscita cinematografica, utilizzando molte immagini del nostro film per promuovere la loro piattaforma streaming. Con questa decisione AT&T (proprietaria di Warner Media) ha sabotato uno dei più importanti e rispettabili studi cinematografici della storia del cinema. Non c’è assolutamente amore per il cinema né per il pubblico in questa decisione. È semplicemente l’istinto di sopravvivenza di un mammut delle telecomunicazioni, che al momento porta sulle spalle un debito astronomico di 150 miliardi di dollari. Quindi, sebbene Dune sia fatto per il cinema e per il pubblico, AT&T pensa alla propria sopravvivenza a Wall Street. Con il lancio fallimentare di HBO Max, AT&T ha deciso di sacrificare l’intero listino della Warner Bros. nel disperato tentativo di attirare l’attenzione del pubblico”.
D’altronde Villeneuve è uno dei più grandi artisti del momento, un intellettuale prestato al cinema. Dal 2010 con lo splendido La donna che canta non ha sbagliato un colpo. Prisoners (con Hugh Jackman, Paul Dano e Jake Gyllenhaal), Enemy, Sicario, Arrival (con Amy Adams) sono opere magnifiche. Fino al recente Blade Runner 2049 che riesce a non sfigurare col capolavoro del 1982 di Ridley Scott.
Da Arrival in poi, Villeneuve ha scritto pagine importanti del cinema fantascientifico. “I sogni creano una buona storia” – dice un personaggio di Dune. E così è anche stavolta.
In un’intervista sul Venerdì di Repubblica, Villeneuve dice che “tecnicamente la vita può essere descritta come una parentesi tra due sogni, nei quali non ci sono filtri e c’è invece sincerità e contatto diretto col nostro subconscio, oppresso dal peso dell’educazione, della famiglia, della genetica e della politica. Anch’io ho sempre avuto difficoltà a disfarmi di queste costrizioni e a sentirmi libero. Detto questo, credo sia complicato inserire dei sogni in un film, perché i film, a loro volta, sono la cosa più vicina a un sogno: guardare un film su un grande schermo non è lontano da un sogno vero e proprio”.
Accanto a Denis Villeneuve, per la prima volta ci sarà il direttore della fotografia australiano Greig Fraser (Vice, Star Wars: Rogue One, Foxcatcher, Zero Dark Thirty). Con il regista canadese, si avvertono le presenze alla sceneggiatura della penna di Eric Roth (Forrest Gump, Insider, Munich) e John Spaihts (Prometheus di Ridley Scott). Le musiche sono di Hans Zimmer che ha rinunciato a Tenet di Christopher Nolan pur di lavorare con Villeneuve. Quando ho sentito il tema di Eclipse dei Pink Floyd riletto da Zimmer, mi è piaciuto subito. Però bisogna dire che gli “SBAAAAM” del maestro tedesco sono ormai presenti in oltre metà delle pellicole degli ultimi anni.
Poco green screen, molto realismo, scene di battaglie ben coreografate. Villeneuve non ama il digitale perché anche gli attori devono lavorare in ambienti dove possono essere a loro agio per rendere di più. Il deserto della Giordania in questo senso era perfetto per esprimere lo stato d’animo dei personaggi.
L’influenza di Star Wars a livello di immagine si nota. Non a caso Freiser, il direttore della fotografia, è quello dello spin off Rogue One, ma è anche quello di pellicole cupe come Zero Dark Thirty e Foxcatcher. D’altronde la Warner vuole sfidare la Disney su un terreno dove ha un ampio margine da recuperare. Dune è un progetto sicuramente ambizioso, adulto.
Veniamo al film.
La storia è ambientata in un lontano futuro, controllato da un impero interstellare, nel quale vige una sorta di feudalesimo e ogni feudo è governato da una casa nobiliare (in Italia un tempo si definiva casato). Francamente oggi non siamo lontanissimi da quel modello, ci dice il regista Denis Villeneuve.
Il giovane Paul (T. Chamalet), rampollo degli Atreides, si trasferisce sul pianeta Arrakis, noto come Dune, insieme al padre Leto (Oscar Isaac, il Poe Dameron di Star Wars), alla madre Jessica (Rebecca Ferguson) e i fidi consiglieri. Tra questi c’è Gurney Halleck (J. Brolin), il mentore che ha il compito di ammaestrare Paul. Leto ha in mano il pianeta, ma deve trovare un posto sicuro per la famiglia. C’è una congiura in corso per eliminarlo. Leto ha il controllo di tutto, compreso il figlio Paul. Il suo discendente deve fare come dice il padre. Vi ricorda qualcosa, lo so.
Dune è noto a tutti per una Spezia che cresce solo sul suolo. Chi entrerà in mano della preziosa sostanza, garantirà il futuro perché è capace di allungare l’aspettativa di vita. Questa sostanza viene utilizzata anche per viaggiare nello spazio e potenziare le capacità mentali. Gli effetti miracolosi la rendono particolarmente ricercata. Alcune forze maligne si scontrano per appropriarsi di questa risorsa. L’estrazione di questa materia prima, però, è ostacolata dai vari nemici di Leto, ma anche da enormi vermi della sabbia e dai Fremen, popolo nativo di Dune, che abita i deserti più profondi del pianeta. Tra questi c’è una giovane donna, Chani Keynes (Zendaya, già vista negli ultimi episodi di Spiderman), che probabilmente sarà la protagonista del secondo film.
Si scatenerà una guerra tra più fazioni: gli Atreides, la setta delle Bene Gesserit e gli Harkonnen, guidati dal barone Vladimir (Stellan Skarsgaard).
Molto interessante la scelta delle seconde. Secondo Villeneuve nel libro “governano un potere tutto loro e lo fanno seguendo traiettorie proprie, praticando la manipolazione e utilizzando la più sofisticata delle armi: il tempo. Le strategie con cui usano il tempo mi hanno sempre affascinato, mentre i maschi non fanno che correre per andare in battaglia. Le donne sono più forti. E questo mi ha fatto riflettere anche sul rapporto tra la nostra cultura e il tempo: chi di noi sarà capace di durare di più? Gli americani vedono tutto in modo economicistico e per loro è importante fare guerre che durino tre mesi, convinti di poter comprimere il tempo. Altre culture invece sono più attente a sfruttare il loro tempo. Credo che queste alla fine prevarranno”.
Il film è ben fatto, ma purtroppo risente di due forti limiti: la scarsa compattezza della narrazione e la durata. Il primo film avrebbe giovato di un minutaggio inferiore. Anche perché è incompleto e il rischio “effetto serie” c’è. Quando questo succede, a me non interessa. La tv è tv, il cinema è cinema. Sono cose diversissime. Anche la sceneggiatura non è poi così elaborata, anche perché sanno che gli spettatori medi vogliono le cose semplici. Infatti le sorprese sono poche. È un’opera classica, ben realizzata, sulla carta un po’ troppo seria per esser compresa da un pubblico vasto. E allora sembra una sorta di pot-pourri di un grande regista che sa coniugare spettacolarità, filosofia e azione.
È pertanto impossibile dare un voto complessivo all’opera in quanto è incompleta. Come per il primo episodio della trilogia del Signore degli Anelli, deve introdurti nell’immaginario, far scaturire l’azione. Non resta che aspettare il sequel anche perché molti personaggi sono ridotti all’osso, compressi.
Villeneuve si destreggia abilmente, ma deve necessariamente metterci anche la spettacolarità dell’azione. E questo potrà rappresentare un problema nel sequel.
C’è sicuramente qualcosa di buono in Dune: si parla di sfruttamento coloniale (tema quantomai attuale), di potere, di rapporto essere umano – Natura (sembra di leggere Leopardi), di coesistenza di etnie diverse all’interno della società. Bisogna però stare attenti ai contesti politico-sociali e geopolitici.
Mentre il regista parlava in conferenza stampa al Lido, nazionalisti americani “alt-right” hanno iniziato ad usare i temi del film per addestrare nuove reclute. Dune, come 300 e il videogame The Elder Scrolls, sono diventati fonti d’ispirazione per i giovani neofascisti. Secondo loro, gli uomini bianchi hanno un diritto esclusivo sul futuro e la fantascienza è linfa per il loro sangue. Secondo la dottrina fascista, la capacità del personaggio di Paul di immaginare il futuro è riservato a pochi eletti. Gli Harkonnen e le Bene Gesserit sarebbero solo “avidi parassiti che si possono paragonare a mediorientali ed ebrei”.
Non a caso il romanzo di Herbert era amato dall’ideologo dell’alt-right Richard Spencer.
Per questo è molto importante che il cinema non crei degli appigli a idee pericolose.
Fonti: Comingsoon, MyMovies, cinematografo, Ansa, Venerdì di Repubblica
Dune ***
(USA, Canada, Ungheria 2021)
Genere: Fantascienza, Avventura, Drammatico
Regia: Denis VILLENEUVE
Sceneggiatura: Eric ROTH, Denis VILLENEUVE e John SPAIHTS
Cast: Timothee CHALAMET, Oscar ISAAC, Josh BROLIN, Stellan SKARSGAARD, Javier BARDEM, Dave BAUTISTA, Jason MAMOA, Zendaya
Durata: 2h e 26 minuti
Fotografia: Greig FRASER
Musiche: Hans ZIMMER
Prodotto da WARNER BROS e LEGENDARY PICTURES
Distribuzione: WARNER BROS
Budget: 165 milioni di dollari
Uscita italiana: 16 Settembre
Qui il trailer italiano
Tratto dal ciclo di romanzi di Frank Herbert (edito in Italia da Fanucci editore)
La frase: I sogni creano una buona storia
Regia ****
Interpretazioni ***
Fotografia ***1/2
Sceneggiatura ***
Musica ****
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.