Il 1° settembre, intervenendo alla scuola di formazione politica di Italia Viva, il ministro Cingolani ha rilanciato la ricerca sul nucleare di quarta generazione, citandone l’elevata sicurezza, i bassi costi e il basso quantitativo di scorie prodotte. A infiammare ulteriormente il dibattito ha contribuito l’aggiunta che gli «ambientalisti radical chic […] oltranzisti, ideologici» sarebbero peggiori della catastrofe climatica che ci sta attendendo. Sul tema si sono schierati non solo alcuni partiti – Europa Verde e il M5S in testa nel respingere l’ipotesi del nucleare – ma anche l’ad dell’Enel con un secco “no”, l’industriale Bombassei in favore della ricerca e il Presidente della CEI cardinale Bassetti con un monito a diffidare del mito di onnipotenza della scienza.
Leonardo Croatto
Jacopo Vannucchi
Al di là del fatto che Cingolani ha sollevato il tema nucleare non come proposta immediata, ma come sostegno a una ricerca ancora in corso – come da lui stesso chiarito successivamente –, la querelle che ne è seguita può essere utile per individuare alcune faglie nel confronto fra le forze politiche, oltre che per una discussione sul tema tecnico.
Quando a febbraio Draghi rese nota la composizione del proprio governo, del Ministro della Transizione Ecologica furono dette due cose: che era intervenuto alla Leopolda nel 2019 e che la sua nomina sarebbe stata caldeggiata con forza dal M5S e da Grillo personalmente. Un uomo apparentemente diviso fra due arci-avversari, anche se le lotte intestine nel M5S e l’atteggiamento sempre più ecumenico di Grillo hanno già concorso a oggettive “convergenze parallele” tra il comico e il senatore rignanese. «Il Foglio» ha quindi definito il ministro “la Lamorgese di Conte”, indicando con ciò che il predecessore di Draghi si sta avviando, come Salvini, ad arenarsi in poco produttivi tentativi di opposizione interna al governo.Riguardo il tema nucleare, invece, il referendum abrogativo del 2011 comportò a suo tempo la riaffermazione dell’esclusione a priori del nucleare dal piano energetico nazionale. Del nucleare c.d. “di quarta generazione” si parlava già qualche anno prima del referendum. Due aspetti del discorso di Cingolani sono inevitabilmente da affrontare. Il primo è appunto la distinzione fra realizzazione industriale e ricerca. Pure in un contesto normativo che ad oggi in Italia esclude ancora nettamente il nucleare, non si vedono ragioni per evitare di sostenere la ricerca di forme più sicure ed efficienti di produzione energetica. Il secondo aspetto è la sostenibilità energetica globale. La riduzione delle emissioni di anidride carbonica, in termini assoluti più alte in India e Cina, in termini relativi molto più alte negli Stati Uniti, non avrà alcun effetto se non si interviene per regolare lo sviluppo di un emisfero meridionale in incessante crescita demografica.
Alessandro Zabban
Cingolani non è un ecologista; viene spesso definito come un pragmatico “lontano dalla ideologie”, un’etichetta trita e ritrita di cui francamente ci saremmo anche stancati: la posizione di essere lontani dall’ideologia è una posizione, essa stessa ideologica, puramente funzionale ad andare contro tutte le concezioni radicali, in nome di una moderazione che, soprattutto nel caso dei cambiamenti climatici, non ci possiamo in alcun modo permettere.
Da qui i poco eleganti attacchi ideologicamente rabbiosi contro gli ecologisti “radical-chic”, accusati (loro!) di essere ideologici. Attacchi che se fossero stati indirizzati contro le multinazionali responsabili di una quota significativa di tutte le emissioni di CO2 nel globo avrebbero sollevato ben altro polverone politico e mediatico.
La verità è che abbiamo pochissimo tempo per invertire una tendenza disastrosa. Quindi benissimo la ricerca applicata sul nucleare di nuova generazione, che potrebbe in futuro essere uno strumento utile, ma da Cingolani ci aspettiamo risposte qui e ora: c’è bisogno di iniziare a finanziare e costruire fin da subito parchi eolici e fotovoltaici, non di starsene a speculare su possibili tecnologie future.
Immagine da publicdomainpictures.net
Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
A volta sono otto, altre dodici (le mani dietro agli articoli): ci teniamo elastici.