L’ipotesi di obbligo vaccinale divide la politica e l’opinione pubblica: inaccettabile violazione della libertà individuale o misura necessaria per tutelare la salute collettiva e uscire dalla pandemia?
Leonardo Croatto
Il dibattito sulla gestione della pandemia in corso ha sviluppato dinamiche conflittuali parossistiche, che rappresentano in maniera plastica quanto la semplificazione del discorso pubblico ci abbia reso incapaci di affrontare la complessità con la necessaria capacità di articolazione e problematizzazione.
Il campo si è oramai diviso tra chi sostiene – con argomentazioni più o meno fantasiose – che l’epidemia è superata (o non è mai esistita, nei casi più estremi) e non è più necessario alcun intervento di contenimento e chi rappresenta la pandemia ancora in piena fase acuta e, di conseguenza, ritiene pericolosa e censurabile qualsiasi voce critica rispetto a qualsiasi azione di tutela sanitaria.
Un dibattito dai toni così accesi e con fazioni rigidamente collocate, senza alcuno spazio per argomentazioni complesse, si presta con grande facilità alla strumentalizzazione; inoltre, chiunque offra letture appena più complesse della semplice divisione tra negazionisti e catastrofisti rischia di venire aggredito dall’una e dall’altra fazione, come è successo alle organizzazioni sindacali che hanno provato ad esprimere dubbi sull’implementazione del green pass nei luoghi di lavoro.
Per questo motivo, proprio sull’uso del green pass si sono consumati gli scontri più duri. Lo strumento appare chiaramente come un meccanismo di imposizione surrettizia della vaccinazione la cui messa in opera – sia la vigilanza che la sanzione – è scaricata su soggetti terzi rispetto alle istituzioni. Attraverso il green pass la variopinta maggioranza che sostiene il governo ha potuto sgravarsi dalla responsabilità di imporre la vaccinazione, lasciando intendere che sia possibile esercitare una libera scelta, che viene però negata nei fatti dagli ostacoli posti dalla mancanza della documentazione di avvenuta vaccinazione.
A fronte di una comunità scientifica oramai largamente orientata a sostenere l’efficacia e la scarsa pericolosità dei vaccini, l’obbligo di vaccinazione è l’unica opizione seria che un governo e la sua maggioranza parlamentare dovrebbero perseguire, ma è del tutto evidente che per Draghi le condizioni per un’azione fortemente prescrittiva non sussistono. Per questo motivo è difficile immaginare l’implementazione di un obbligo vaccinale generale. E’ più probabile che l’obbligo verrà applicato selettivamente a specifiche categorie di lavoratori e in specifici contesti, lasciando vive le contraddizioni che continuano ad alimentare, inasprendolo, il conflitto tra negazionisti e catastrofisti.
Piergiorgio Desantis
Domina ancora nel dibattito politico e, anche con toni manichei, in quello generale il tema dell’obbligo vaccinale. C’è da dire che il governo Draghi non ha una copertura di maggioranza (almeno per il momento) tale da garantire l’approvazione di un obbligo di tal genere, mentre negli aspetti squisitamente economici è forte la “governance” del Presidente del Consiglio. Ci si domanda a questo punto, l’effettiva cogenza di un dibattito che non si pone in Parlamento. Se ne continua a parlare, forse, per “balcanizzare” le ultime aggregazioni e formazioni intermedie (vedi attacchi continui a sindacato e Chiesa cattolica) per agire in maniera subitanea in altri punti molto più importanti nella divisione dei poteri dello Stato. Siamo difronte al presidenzialismo di fatto che, per il momento, non appare c’è e si sente soprattutto su temi che hanno precedenza, tra i quali il Piano di ripresa e resilienza per esempio, sul quale non c’è stata traccia di alcun approfondimento.
Francesca Giambi
Ancora non ci sono stati provvedimenti governativi per estendere il green pass che già si moltiplicano le manifestazioni nelle città italiane non certo sempre pacifiche (vedi aggressioni a giornalisti…) al grido di “no green pass”, “dittatura”.
Non c’è da scherzare perché la composizione di queste masse è variegata… una larga parte però, possiamo affermarlo, fa parte di una destra che sta al governo ma cavalca l’opposizione per non essere superata da Fratelli d’Italia.Il problema secondo me è che troppi, stando alle statistiche, non si sono ancora vaccinati e non abbiano intenzione di farlo…È molto grave perché non si comprende il valore del vaccino… e si scherza con il fuoco sminuendo il momento terribile legato alle varianti.
Purtroppo questi grandi cervelloni, che sono informati perché cliccano siti, direi anche pericolosi, non certo scientifici, non vivono da solo in un eremo sperduto, voglio vivere Coen tutti gli altri ma non vaccinandosi.Questo è un atteggiamento “criminale” che mira solo alla propria libertà ed indipendenza fregandosene di tutto.
Il vaccino dovrebbe essere obbligatorio ma nel contempo ognuno deve essere ligio in quelle che sono le indicazioni: mascherine, distanziamento, divieto di assembramenti… Lo stato, ogni stato, deve proteggere e garantire la salute di tutti, altro che dittatura… Nessuno, mi sembra, abbia mai gridato alla dittatura quando, in alcune situazioni legate a fedi che non accettano trasfusioni anche per i bambini i giudici le abbiano imposte per salvare vite…
Vediamo che i focolai ci sono ed aumentano. E questo di chi è colpa? Nella maggior parte dei casi di chi non si è vaccinato e di chi non rispetta le regole. Scandalo che alcune grandi industrie chiedano ai loro dipendenti il green pass attrezzandosi con proprie postazione vaccinali? Scandalo imporre ai docenti e personale scolastico di vaccinarsi?
Non ci siamo proprio. La libertà di ognuno finisce dove inizia la libertà dell’altro, la libertà è un limite. La dittatura sanitaria è un’espressione vergognosa… Dittatura? Ma capiamo ciò che diciamo oppure ripetiamo quello che troviamo nel nostro cellulare? Il vaccino antinfluenzale lo facciamo ogni anno senza problemi, eppure ogni anno è diverso perché è diverso il virus: anche in questo caso si parlerebbe di siero sperimentale?Abbiamo sconfitto il vaiolo e la poliomelite per l’obbligatorietà dei vaccini Sabin e Jenner. Eravamo tanto stupidi da accettare passivamente e non gridare al complotto e alla libertà di scelta? Nel 1902, in seguito ad una epidemia di vaiolo, la città di Cambridge in Massachusetts obbligò tutti i suoi abitanti a vaccinarsi. A seguito di alcuni rifiuti ci fu un procedimento legale: la corte suprema degli Stati Uniti nel 1905 elaborò il principio secondo cui, in caso di minaccia alla salute pubblica, il bene pubblico fosse superiore alla libertà individuale. Questa storica sentenza rappresenta ancora oggi una pietra miliare nella giurisprudenza americana.
Jacopo Vannucchi
La discussione intorno all’obbligo vaccinale sconta una confusione di fondo, per demeriti che appaiono prevalentemente della stampa e in seconda battuta di una politica non più autonoma bensì al rimorchio, almeno su alcuni temi caldi, della stampa stessa.
Sebbene si parli appunto di «obbligo vaccinale», infatti, è molto difficile ipotizzare disposizioni in tal senso tout court. L’ultimo banco di prova sulla tematica, il decreto Lorenzin di giugno 2017, ne rese chiara l’impercorribilità. Se la mancata vaccinazione del minore poteva costituire ragione per l’esclusione da asili nido e scuole materne, lo stesso non poteva ovviamente valere per la scuola dell’obbligo; le sanzioni a carico dei genitori, tuttavia, erano puramente pecuniarie (sebbene reiterate anno per anno e quindi con elevato potenziale dissuasivo). Inoltre, i vaccini in discussione all’epoca (poliomielite, difterite, tetano, morbillo, pertosse, ecc.) erano rodati da molti anni e su di essi non pendevano dunque gli interrogativi relativi alla breve fase di sviluppo e a un monitoraggio ancora da costruire.
Vero è che la Corte Costituzionale italiana ha mostrato una spigliata disinvoltura nell’emettere (o non emettere) giudizi sulla base del quadro politico in atto: valgano ad esempio le dichiarazioni di incostituzionalità del blocco dell’indicizzazione delle pensioni deciso dal Governo Monti, della legge elettorale Calderoli, della legge elettorale c.d. Italicum, tutte connotate da un indubbio, quasi invidiabile, tempismo politico.
Quindi ancora una volta i quindici giudici potrebbero flettere il loro parere in una direzione politicamente opportuna, anche se l’obbligo vaccinale, soprattutto per prodotti di recentissima introduzione, sarebbe in questi termini una novità.
Più probabile sarebbe la deliberazione di un obbligo vaccinale limitato alle professioni e, all’interno delle professioni, alle mansioni. Distinzioni che raramente la stampa sente il dovere di esporre. E in ogni caso restano nebulosi i contorni di questioni di primaria importanza, come le condizioni e il percorso per l’esenzione dal vaccino in caso di soggetti a rischio allergico. Chiarire questi punti sarebbe molto utile per dissipare l’incertezza e, non ultimo, le teorie complottiste riguardanti Big Pharma.
Alessandro Zabban
Non stupisce che l’ipotesi di obbligo vaccinale risulti una proposta estremamente divisiva, anche a sinistra. Sono infatti molti gli ambienti in cui ogni imposizione dall’alto e ogni misura coercitiva della libertà individuale viene vista di cattivo d’occhio. Non si tratta dunque necessariamente di sottoculture complottiste, ma spesso di una galassia sensibile al tema della libera scelta e dell’antiautoritarismo.
Questo schiacciamento sui valori cardine del liberalismo rende però queste posizioni poco in sintonia con una sinistra capace di recepire quello che la pandemia ha reso palese: la necessità di mettere i beni comuni e il benessere collettivo sopra le libertà individuali; o meglio la consapevolezza che senza l’utilità collettiva non ci può essere vera libertà individuale. L’esempio della vaccinazione è, credo, calzante: scegliere di non vaccinarsi limita la tua stessa libertà nel momento in cui per colpa del basso tasso di vaccinazioni occorre introdurre misure di contenimento per tutti.
Non vi è dunque dubbio che chi in relativa sicurezza può vaccinarsi e non si vaccina, costituisce un danno per la collettività. Qualora altri strumenti meno coercitivi e più persuasivi, come il green pass, dovessero non dimostrarsi sufficienti a mettere in sicurezza l’intera società, mi sembra del tutto giustificato imporre, come extrema ratio, l’obbligo di vaccinazione.
L’attesa approvazione in via definitiva dei vaccini contro il Covid-19 da parte delle autorità regolatorie dell’EMA e dell’AIFA può rappresentare un passo importante per legittimare ancora di più una scelta certo non piacevole, ma che potrebbe rivelarsi necessaria. Serve però un ruolo di enorme chiarezza e responsabilità dello Stato che deve prendersi in carico chi dovesse subire conseguenze per qualsiasi effetto collaterale riconducibile alla vaccinazione.
Immagine da commons.wikimedia.org
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