Questo sequel è sicuramente il titolo più importante della stagione estiva. I film importanti sono pochi e la vera ripartenza sarà probabilmente a settembre, dopo il Festival di Venezia. La riapertura dei cinema, come da previsione, si è rivelata inefficace. Anche se a luglio ci sarà il Festival di Cannes. D’altronde gli italiani al cinema d’estate ci sono sempre andati poco (tranne che nelle arene all’aperto). Gli incassi superano a stento i 100.000 euro (leggi qui), Spielberg ha dovuto arrendersi e scendere a patti con Netflix.
Le piattaforme hanno rivoluzionato il modo di vedere i film e ora i cinema (compresi gli spettatori affezionati alla sala) ne pagano le conseguenze. Lo scorso anno lo avevo anticipato su queste pagine.
“A quiet place 2” è una sorta di via di mezzo. Sarebbe dovuto uscire nell’aprile 2020, poi la Paramount ha deciso di rimandarlo di un anno. Nel frattempo da noi la Eagle Pictures distribuirà tutti i film della casa americana. Ma negli Stati Uniti la polemica è divampata perchè Paramount ha seguito Disney e Warner creando una sua piattaforma (Paramount +) dove verranno messi i propri titoli. A quiet place 2 è uscito negli Usa il 28 maggio e arriverà 45 giorni dopo in streaming. I cosiddetti “titoli minori” invece usciranno addirittura dopo 1 mese. Tradotto: in Italia arriverà al cinema 15 giorni prima dell’arrivo in streaming (ma da noi ancora la piattaforma Paramount Plus non c’è). La protesta dei cinema è stata alta, così come quella dei registi. In casa Warner le più vibranti sono state quelle di Christopher Nolan (Tenet) e di Denis Villeneuve (Dune, che verrà presentato in anteprima al prossimo Festival di Venezia). John Krasinski e sua moglie, l’attrice Emily Blunt, hanno preso posizione contro la decisione dei vertici della Paramount. Come riporta il sito Badtaste.it, “c’è la possibilità che la performance cinematografica e, di rimando, i corposi gettoni sugli incassi che verranno ricevuti da John Krasinski ed Emily Blunt potrebbero assottigliarsi se una larga fetta di pubblico dovesse decidere di saltare la sala attendendo l’arrivo in streaming. I rappresentanti della coppia e degli altri produttori del film, inclusi Michael Bay e i suoi soci della Platinum Dunes, avrebbero richiesto alla Paramount di ritoccare le compensazioni in vista della distribuzione streaming del film. Le discussioni sarebbero ancora in corso, ma, allo stato attuale delle cose, la major non sembrerebbe propensa ad assecondare le richieste.”
È in fase di sviluppo un terzo episodio della saga (che sarà uno spin off, diretto da Jeff Nichols, e uscirà nei cinema americani il 31 marzo 2023). Tuttavia il secondo film negli Usa è andato benissimo: è stato il miglior debutto nell’era della pandemia con quasi 60 milioni di dollari in appena 3 giorni. Praticamente il budget è già stato recuperato ampiamente (ha già superato i 220 milioni di dollari di incasso a livello mondiale).
Dopo un anno di attesa e dopo l’incredibile exploit del primo episodio che, uscito nel 2018 e costato appena 17 milioni di dollari, ne incassò oltre 340 in tutto il mondo. Fu un film che ridefinì un genere, il thriller horror, che da tempo non registrava certi exploit al botteghino. Visto il successo, questo secondo episodio ha visto innalzare il budget di oltre 3 volte: da 17 a 61 milioni di dollari. Prima della pandemia, a febbraio 2020 abbiamo proiettato al cineforum “A quiet place” e molta gente rimase impressionata per la qualità e la quantità di temi che il film sapeva offrire. Il livello generale della pellicola era medio/alto e vantava una cura importante soprattutto a livello di audio. Sostanzialmente il primo film, secondo Krasinski, era “una gigantesca metafora dell’essere genitori”. Il secondo episodio riflette la paura dei genitori di vedere i figli avventurarsi da soli in un mondo di lupi.
Personalmente prima di entrare in sala, avevo delle buone aspettative. Anche se, si sa, il capitolo secondo è sempre un rischio. A Hollywood quando un film funziona, lo ampliano, lo dilatano e iniziare a sfornare remake, reboot, sequel e quant’altro. Spesso però si ottiene l’effetto da allungamento del brodo e la qualità latita. Krasinski si dimostra intelligente e controcorrente. Come nel primo film, impone il silenzio invece del baccano. Fa sì che siano le immagini a parlare con semplicità. Il film, agendo sulla stessa linea del precedente, funziona. Nulla di originale o di geniale, ma con piccole trovate Krasinski mantiene la tensione necessaria per rendere credibile il tutto.
Nel secondo episodio si affronta anche l’aspetto sociale della sopravvivenza tra estranei. Un tema attualissimo visto che la pandemia ha acuito il fenomeno. È un film uscito con la tempistica giusta: come dice Cillian Murphy “le persone sopravvissute non sono come prima”. Neppure le persone post Covid sono le stesse del 2019, molte si sono incattivite. Stavolta restare in silenzio non basta più. L’asticella viene alzata: i dialoghi sono di più, c’è maggior azione e si capisce qualcosa di più sull’invasione di questi alieni che hanno ormai sterminato la maggioranza della popolazione. La città è vuota come in un film western che si rispetti (vedere alla voce Per un pugno di dollari). Krasinski sfida continuamente lo spettatore, mantenendo un elevato studio sul sonoro. La casa, intesa come nido protettivo dal mondo esterno, stavolta diventa il luogo più pericoloso, quello dove ti trovano a colpo sicuro. Le inquadrature sono claustrofobiche, fanno venire l’ansia. Paura, angoscia e terrore dominano la scena, in una selva di piedi scalzi e spesso sanguinanti. Le scarpe, i sandali fanno rumore.
Sembra di essere in un miscuglio di generi e omaggi tra sprazzi de La guerra dei mondi, Jurassic Park, Lo Squalo, Alien e le atmosfere del cinema di Manoy Night Shyamalan (regista americano di origini indiane che si è imposto all’attenzione generale con “The Village” e “Il sesto senso”). La durata è giusta (poco meno di 100 minuti) e il montaggio permette allo spettatore di seguire la narrazione in maniera abbastanza fluida. Tutto però è maggiormente convenzionale. L’introduzione del personaggio di Emmett (Cillian Murphy) è importante. L’uomo è un vicino, un amico che tutti credevano morto o scomparso come la maggioranza degli abitanti della città. Praticamente però è una sorta di nuova figura paterna, una situazione già vista ampiamente in numerose pellicole di genere.
Krasinski ha scelto non solo di ripartire da dove aveva terminato, ma cerca di spiegare il perché di certe situazioni. C’è una sorta di narrazione parallela, ci sono più narratori (più o meno attendibili) perché i personaggi scelgono strade diverse. Krasinski ci sfida in una sorta di puzzle che lo spettatore deve ricostruire. Gli elementi cardine del film sono paura ed emotività. Come nella vita quotidiana dove entrambe giocano ormai un ruolo fondamentale perché il vero protagonista ormai è l’assenza. L’umanità è ormai senza coraggio, senza cuore. Tali mancanze ormai sono piuttosto evidenti. Krasinski sfida le nostre (stanche) convinzioni e cerca di farci ragionare. Cosa rara per un blockbuster oggi che cerca solo di farci vedere ciò che vogliamo vedere per diventare meri consumatori e poco più.
“A quiet place 2” non ha quest’obbiettivo. Infatti vediamo che la madre Evelyn non è il classico “soldatino” americano, tutto patria e famiglia. I veri protagonisti sono i figli che si muovono alla ricerca di una soluzione, sulla scia degli insegnamenti morali del padre. Questa è la vera forza del film di Krasinski, che cerca costantemente di mettere dubbi e non certezze nella testa dello spettatore. Ma non solo.
Anche Emily Blunt non era molto convinta di girare questo sequel. Vedendo il primo trailer, francamente pensavo che sarebbe stato meglio che non l’avessero fatto. Il marito regista l’ha rassicurata, ma ha rischiato parecchio. Onestamente il film nell’insieme vale la pena di esser visto. Anche se il primo episodio è superiore. In un’intervista alla stampa, John Krasinski ha inoltre svelato interessanti dettagli su una scena che ha messo a rischio il suo matrimonio. “Penso di aver messo a rischio il matrimonio quando ho messo Emily in quella macchina. Sul serio. Quando le spiegavo sul set tutte le cose che sarebbero successe dicevo ‘Colpirai questo stuntman, quella macchina arriverà a tre piedi da te e poi il bus farà il giro su se stesso a 40 miglia orarie’. Ci rimase di sasso e disse ‘ma per finta’ e io aggiunsi ‘No, no, il bus ti arriverà addosso a 40 miglia orarie’. Quello è un vero bus, e quel bus colpisce la macchina ed è completamente reale.” Per sua fortuna ce l’ha fatta. Krasinski sfrutta bene gli elementi cardine dell’originale. Pur non potendo sfruttare il fattore sorpresa che nel primo aveva fatto la differenza, il regista, sceneggiatore e interprete John Krasinski è costretto ad alzare la posta in gioco complice l’importante budget a disposizione. Il film concentra le sue energie sui figli di casa Abbott: Regan (Millicent Simmonds), Marcus (Noah Jupe) e il fratellino appena nato (nel corso del primo film il parto era l’innesco improvviso dell’azione).
La prima aveva capito che il suo “difetto” era il punto debole di quegli strani mostri che non sopportavano il minimo rumore. In questo film scopriamo altre “defiance” delle creature. Krasinski si affida a loro per espandere la storia e per portare i personaggi in una nuova sfida. La sceneggiatura è un po’ peggiore del primo episodio perché manca l’effetto sorpresa. Tutto sommato però il film gira, al netto di qualche passaggio un po’ eccessivo (ad esempio i figli di casa Abbott che sanno tutto di frequenze, armi e quant’altro). Tra le nuove entrate troviamo due attori navigati come Cillian Murphy (Inception, Il vento che accarezza l’erba), che interpreta Emmett, e Djimon Hounsou (Amistad) che innalzano il livello rispetto al primo film. Cillian Murphy si è autocandidato ed è stato scelto dopo la lettera di elogi a John Krasinski per il primo film. Anche se in qualche flashback comparirà anche lo stesso regista nei panni del padre, Lee Abbott, che morirà alla fine del primo episodio per salvare la sua famiglia.
A prendersi cura dei bambini è rimasta solo Evelyn (Emily Blunt), che si metterà in viaggio per cercare altri sopravvissuti in mezzo a diverse trappole. I mostri si sono moltiplicati, ma di esseri mostruosi ce ne sono parecchi anche tra gli umani. Emmett lo dice a chiare lettere a Evelyn: “ci sono persone da non salvare”. Ad aiutare Krasinski si nota che non c’è più la danese Bruss Christensen (La ragazza del treno, Il Sospetto) alla fotografia, ma Polly Morgan. Come nel primo film, si è usata la pellicola 35mm. “Sebbene A Quiet Place 2 sia un horror, sembra carino e accattivante, con un aspetto nostalgico che sarebbe difficile ottenere digitalmente” – ha rivelato la Morgan su precisa richiesta del regista. Molto bene, infine, il cast: Emily Blunt garantisce, come al solito, fragilità ed emotività al suo personaggio, Cillian Murphy si conferma ottimo comprimario. Anche se i veri protagonisti sono Noah Jupe e Millicent Simmonds, ovvero i due figli di casa Abbott. Con questo film John Krasinski si conferma uno dei registi giovani più interessanti dell’attuale panorama cinematografico, dimostrando che quando si hanno le idee giuste si può andare lontano. Nel cinema come nella vita.
Fonti: Bad Taste, Cinematographe, Quinlan, Comingsoon, Cinematografo, Best Movie
Regia ***1/2 Interpretazioni **** Fotografia **** Sceneggiatura ***1/2 Musiche ***1/2
A QUIET PLACE II ***1/2
(USA 2020)
Genere: Thriller, Horror, Drammatico, Fantascienza
Regia e Sceneggiatura: John Krasinski
Cast: Emily Blunt, Cillian Murphy, John Krasinski, Noah Jupe, Millicent Simmonds, Djimon Hounsou
Durata: 1h e 37 minuti
Fotografia: Polly Morgan
Prodotto da Paramount
Distribuzione: Eagle Pictures
Dal 24 giugno al cinema
Trailer Italiano quiInterviste al cast e al regista qui
Budget: 61 milioni di dollari
Recensione di A quit place
La frase: Le persone sopravvissute non sono come prima
Immagine da https://it.wikipedia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.