Il 18 giugno, davanti alla sede logistica LIDL di Biandrate, un camion ha forzato un presidio di lavoratori provocando la morte di Adil Belakhdim, coordinatore dei SI Cobas di Novara. È stato l’ennesimo e il più tragico episodio di violenza ai danni dei lavoratori della logistica, un comparto attraversato da profonde fratture e tensione sociale.
Leonardo Croatto
Piergiorgio Desantis
La morte di un sindacalista, mentre esercita un diritto democratico riconosciuto in questo paese, è sempre una notizia negativa. Oltre al quotidiano stillicidio delle morti bianche sul lavoro, si aggiunge anche quella di un lavoratore nel corso di una manifestazione sindacale. Dopo oltre due decenni di controriforme e abolizione dei diritti dei lavoratori, è evidente che, nel mutismo del Parlamento italiano, solo le piazze popolate da tutte le sigle sindacali e dai movimenti potrebbero dare una risposta e una proposta per una riforma radicale che metta al centro il salario e i diritti dei lavoratori.
Francesca Giambi
La morte di Adil Belakhdim, davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, durante lo sciopero nazionale della logistica è di una gravità assoluta che si colloca proprio nel vivo del problema del lavoro oggi in Italia- Morti sul lavoro, morti di lavoro, perché sono in atto processi di accelerazione e di conseguenza del non rispetto dei lavoratori e delle sicurezze in generale e dello sfruttamento in particolare.
La morte di Adil volontariamente travolto da un camion evidenzia la ferocia del capitale e del profitto.
Non è la prima volta che questo accade, vedi Abd El Salam a Piacenza nel 2016, ma dimostra ancora una volta di più l’assuefazione di tutti noi di fronte a queste tematiche e al non voler vedere che è in corso una escalation nella risposta dei padroni e dello stato alla ripresa del conflitto contro lo sfruttamento, le morti, gli appalti e la precarietà. Il nuovo attacco al diritto di sciopero proprio nel settore della logistica ne è proprio una conferma. Questo settore è proprio quello dove si vede ancora più evidente il conflitto di classe.
Nulla deve fermare la catena delle consegne.
Ma non siamo anche tutti noi complici di questo sfruttamento, di questi incidenti, di questi morti? Noi che clicchiamo attendendo l’ultimo inutile sfizio? Noi che abbandoniamo i negozi di quartiere?
Purtroppo i padroni intendono per “ripartenza” solo questo: mettere a tacere qualunque voce di dissenso che impedisca il loro profitto, complice un governo Draghi che oltre che affermare la necessità di “fare piena luce” non interviene minimamente, anzi, spinge il conflitto versi nuovi episodi e manifestazione. La fine del blocco dei licenziamenti è vicina e temiamo ancora di più questa nostra classe di padroni, barbari, provocatori, ma attendiamo finalmente una voce chiara, combattiva di dissenso per tutto questo. Landini parla di Far West, ma tarda ad indire uno sciopero generale che colpisca tutti i campi perché in tutti i campi il lavoratore ha perso dignità e diritti.
Questi episodi dovrebbero aprirci gli occhi perché nessuno in questa corsa all’accumulo è esente. Molti di noi si sconvolgono ancora ma risultano essere dei fiancheggiatori di un sistema capitalistico infame, terribile e sanguinario.
Lo striscione esposto a Firenze sintetizza più di tante parole i gravi episodi di questi giorni ed il giudizio sul governo
“FedEx: Squadristi
Texprint: MafiosiLidl: Assassini!”
Dmitrij Palagi
Jacopo Vannucchi
Modificando una proverbiale domanda, fa più rumore un albero che cade o un’infestazione fungina che cresce? Belakhdim è stato l’albero che è caduto, ma questo esito mortale è stato reso possibile dal crescere, nel settore della logistica, di una malattia che ha indebolito i lavoratori. L’orientamento concorde del governo («episodi di conflittualità sociale che richiedono risposte urgenti», Orlando) e della CGIL («i diritti e le tutele fondamentali dei lavoratori sono continuamente calpestati, in un clima spesso da Far West», Landini) di risolvere il conflitto nella direzione di un aumento delle tutele del lavoro mal si concilia con la storia italiana recente, in cui le dirigenze tanto della sinistra politica quanto del sindacato sono apparse poco interessate a superare l’apartheid dei diritti del lavoro (con un’unica vituperata eccezione: il Jobs Act con il contratto a tutele crescenti e un primo aumento delle misure previdenziali per i meno tutelati).
La logistica non è soltanto, da anni, teatro di una selvaggia deregolamentazione. È stato anche uno dei settori più esposti, specialmente durante la seconda ondata, ai contagi da Covid-19. Nel mezzo di una narrazione emotiva che identificava “i fragili” solo sotto l’aspetto sanitario, facendoli quindi corrispondere con gli anziani (corrispondenza sanitariamente corretta), è mancata qualsiasi attenzione nei confronti dei fragili sul lavoro, le donne e gli uomini che, impossibilitati al telelavoro, erano esposti alla malattia in virtù della mancata sicurezza sanitaria sui loro luoghi di occupazione.L’unica voce che si levò per chiedere che l’età non fosse l’unico criterio per la sicurezza sanitaria fu quella del Presidente della Regione Campania, che per reperire le dosi aggiuntive si disse intenzionato a un acquisto regionale del vaccino russo. Fu rintuzzato da pressoché l’intero spettro politico.
Immagine da commons.wikimedia.org
“E ci spezziamo ancora le ossa per amore
un amore disperato per tutta questa farsa
insieme nel paese che sembra una scarpa”
Cit.