Il cinema deve molto allo scrittore americano di origini irlandesi, Dennis Lehane. Lo dico da lettore a cui piace questo autore.
I libri di Lehane sono quasi tutti ambientati a Boston e nei suoi sobborghi. L’ambientazione è fondamentale in questi romanzi: cosa sarebbe Mystic River senza il fiume? E Shutter Island senza la torre del faro?
Il primo che lo capì fu Clint Eastwood che volle girare Mystic River a Boston a tutti i costi. La Warner Bros, per ridurre i costi, avrebbe voluto girare in Canada (potete leggere qui la recensione del film). Vinse Clint.
Il suo primo grande successo fu proprio “La morte non dimentica”, edito nel 2001. Clint Eastwood rimase impressionato da questo romanzo e due anni dopo uscì al cinema il capolavoro “Mystic River”. Grazie ai 2 Oscar per Sean Penn e Tim Robbins, anche il libro rimase a lungo ai vertici delle classifiche di vendita. Hollywood aveva trovato un nuovo scrittore che amava il cinema. Ben Affleck, a cui piacevano molto le storie di Lehane, realizzò prima “Gone baby gone” (2007), traendo spunto dal romanzo “La casa buia”, e poi “La legge della notte” nel 2016. Nel 2014 uscì al cinema anche “Chi è senza colpa” con Tom Hardy e James Gandolfini. Anche questo film traeva origine dal romanzo “The drop” di Lehane.
Nel mezzo a tutte queste opere, va segnalata assolutamente “L’isola della paura” (o se preferite Shutter Island). Sicuramente l’opera migliore di Lehane, assieme a “La morte non dimentica”. Il libro fu pubblicato nel 2003, il film arrivò nelle sale solo nel 2010 grazie al fiuto di Martin Scorsese. Assieme a lui il solito magistrale team di tecnici (Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo alle scenografie, Robert Richardson alla fotografia su tutti) e grandi attori come Di Caprio, Ruffalo, Michelle Williams, Kingsley (che tornerà con Scorsese anche in “Hugo Cabret”) e il grande Max Von Sydow (il cavaliere che gioca a scacchi con la morte ne “Il settimo sigillo” di Bergman). Shutter Island fu l’ultimo film girato in pellicola 35 mm dal regista italo-americano prima di passare al digitale.
Una grande sfida dopo l’Oscar di The Departed. Scorsese ha cercato di trasformare un romanzo di genere in un’opera personale attingendo dalle lezioni dei maestri del noir: Lang (Metropolis, M – il mostro di Dusserdolf), Wiene (Il gabinetto del dottor Caligari), Tourner (Le catene della colpa) e Hitchcock. Senza dimenticare Repulsion o Rosemary’s baby di Roman Polanski. Ma i più attenti noteranno anche lezioni più recenti: da “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (1975) di Milos Forman a “Changeling” di Clint Eastwood (2008), passando per gli incubi allucinati alla David Lynch.
Anche qui le location rivestono una grande importanza. L’ispirazione di Lehane per l’ospedale e l’ambientazione dell’isola era Long Island nel porto di Boston , che aveva visitato durante la bufera di neve del 1978 da bambino con lo zio e la famiglia. Il film è stato girato principalmente in Massachusetts, con Taunton che è stata la location per le scene dei flashback della seconda guerra mondiale. I vecchi edifici industriali nel complesso Whittenton Mills di Taunton riproducevano il campo di concentramento di Dachau. Infine Peddocks Island è l’isola della storia. East Point è stata la location per le scene del faro.
Nel 2010 i film sulla mente umana andavano clamorosamente bene: a marzo uscì “Shutter Island”, a settembre arrivò “Inception” di Christopher Nolan. In entrambi il protagonista era Leonardo Di Caprio che dopo questi due film molto impegnativi si prese una pausa di quasi due anni. E in effetti Scorsese e Nolan si intrecciano spesso, soprattutto a livello di temi utilizzati. Osservate bene la scena a metà film nel padiglione C: a livello scenografico Shutter Island somiglia a Inception perché richiama la struttura della mente, il labirinto che Nolan utilizza in maniera netta e capillare.
Inizialmente i diritti sul romanzo furono richiesti dalla Columbia Pictures (oggi di proprietà Sony). La produzione pensò di ingaggiare il regista David Fincher. Tuttavia la trattativa non si concluse e successivamente gli agenti di Lehane vendettero i diritti alla Phoenix Pictures. La casa di produzione assunse Laeta Kalogridis per rendere il romanzo adatto alla realizzazione di una sceneggiatura: il lavoro durò circa un anno. Nell’ottobre 2007 il progetto passò alla Columbia Pictures e alla Paramount Pictures. Scorsese e Di Caprio erano interessati al progetto (quarta collaborazione assieme). In Italia la distribuzione finì nelle mani di Medusa, grazie ai fidatissimi rapporti tra Gianni Letta e gli americani (l’Ad di Medusa è Giampaolo Letta, figlio di Gianni).
Veniamo al film. Siamo nel 1954, anno piuttosto importante. Stalin era morto l’anno precedente, in Russia c’era una guerra per la successione. Era in corso la Guerra Fredda tra americani e sovietici. Negli USA erano gli anni del maccartismo che impose un’isteria di massa e una caccia alle streghe violentissima contro le minoranze. Anche nel mondo del cinema ci furono importanti conseguenze. Siamo a bordo di un traghetto insieme a due agenti federali: Teddy Daniels (Leonardo Di Caprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo) stanno giungendo nella fortezza di Ashcliffe, un’isola dove venivano ricoverate persone violente con problemi psichici. Appena arrivati sull’isola, c’è subito quel dolly che scende vertiginosamente su quella vettura che ci porta dentro Shutter Island. Il richiamo a “Shining” di Stanley Kubrick è servito su un piatto d’argento. Fin da subito notiamo che Daniels non sta benissimo, sembra soffra il mal di mare, ha degli evidenti attacchi di emicrania.
Ufficialmente sono lì perché una detenuta pluriomicida, Rachel Solando, è sparita. Teddy Daniels però si è preso questo caso perché vuole trovare l’assassino di sua moglie Dolores (Michelle Williams). Questa vicenda è abbastanza strana perché francamente è impossibile lasciare un’isola del genere a piedi o a nuoto. La scomparsa sembra suggerire che dietro ci sia altro. Infatti l’agente Daniels si rende conto che non solo i pazienti, ma anche lo staff sembra nascondergli qualcosa. Viene ritrovato un biglietto che parla di un ipotetico paziente 67 e di una presunta regola del 4, ma ad Ashcliffe ci sono 66 detenuti. A cosa allude? Lo scopriremo solo alla fine.
Quando Rachel Solando finalmente viene ritrovata, il film cambia marcia e diventa fenomenale. I misteri del caso della donna, i problemi di Daniels si intrecciano. Iniziano a circolare strani voci riguardo i metodi del dottor Cawley (Ben Kingsley di Gandhi e Hugo Cabret) e del suo collega Naehring (Max Von Sydow, il cavaliere che gioca a scacchi con la morte ne “Il settimo sigillo” di Bergman). Uno dei loro collaboratori, il dottor Lester Sheehan è irreperibile, pare sia in vacanza. Praticherebbero la lobotomia nei pazienti irrecuperabili per addomesticarli. Non saranno mica i sovietici dietro queste operazioni di lavaggio del cervello?
Rachel Solando, era una ex dottoressa dell’istituto, cacciata e condannata dai suoi colleghi dopo il rifiuto di praticare la lobotomia sui pazienti. Improvvisamente è diventata una pazza. Le indagini si fanno serrate, ma Daniels ha continue emicranie, rimozioni e rievocazioni, fragilità emotive verso un passato difficile. Non è che forse questo narratore ci nasconde qualcosa? Tecnicamente il film è ineccepibile: l’impianto visivo è bello, i colori sono accesi o spenti a seconda dello stato d’animo del protagonista e il montaggio non dà punti di riferimento risultando “disordinato” come la testa di Teddy Daniels. Qui Scorsese sembra ricalcare il Nolan di “Memento”.
Un uragano (autentico macguffin dal sapore hitchcockiano) costringe i due agenti a rimanere sull’isola. Le indagini diventano sempre più inquietanti e Teddy Daniels dovrà per forza confrontarsi con il suo passato. Daniels ha vissuto come soldato la liberazione del campo di concentramento di Dachau (fatto accaduto realmente il 29 aprile 1945) e poi l’uccisione della moglie Dolores. Pare per colpa di un piromane, Andrew Laeddis, che dette fuoco alla sua casa. Teddy era via e rimase vivo. Ma Laeddis è proprio ad Ashcliffe nel padiglione C. Ovvero la parte più isolata per i pazienti più pericolosi.
Quando i due finalmente si incontrano, ecco che emerge un’altra verità. Che Teddy Daniels raggiungerà in cima alla torre del faro, passando per una scala a chiocciola. Dove la moglie Dolores, in sogno, gli dice di non andare mai. Si sa, la verità fa male.
La trasposizione di Scorsese è molto fedele al romanzo, ma differisce proprio nel colpo di coda finale. Mentre Lehane sceglie per dare il suo punto di vista, il grande regista italo-americano ci pone un importante interrogativo a cui non è facile dare una risposta netta. “Shutter Island” è erroneamente considerato un film di serie B della sterminata produzione di Scorsese. Non sarà la sua opera migliore, ma è comunque degno di nota grazie anche a un Leonardo Di Caprio, come al solito, in grande forma.
Fonti: Comingsoon, MyMovies, storiadeifilm, onda cinema, cinematografo
Regia ****1/2 Interpretazioni **** Scenografia **** Fotografia ****1/2 Sceneggiatura **** Montaggio ***1/2
IL FILM
SHUTTER ISLAND ****
(USA 2010)
Genere: Thriller, Horror, Drammatico
Regia: Martin Scorsese
Sceneggiatura: Laeta Kalogridis
Cast: Leonardo Di Caprio, Mark Ruffalo, Michelle Williams, Ben Kigsley, Max Von Sydow, Patricia Clarkson, Emily Mortimer
Durata: 2h e 13 minuti
Fotografia: Robert Richardson
Scenografia: Dante Ferretti, Francesca Lo Schiavo
TRrasposizione del romanzo “L’isola della paura” di Dennis Lehane, edito da Piemme
Prodotto da Paramount e Columbia Pictures
Distribuzione: Medusa
Budget: 65 milioni di dollari
Trailer Italiano qui
La frase: Cosa sarebbe meglio, vivere da mostro o morire da uomo per bene?
Immagine da www.cinematographe.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.