Trent’anni fa Jonathan Demme entrò di diritto nella storia del cinema con “Il silenzio degli innocenti”. Un thriller horror che fece scuola. Basato sui romanzi di Thomas Harris, il film divenne un cult in tutto il mondo vincendo cinque premi Oscar. Anthony Hopkins divenne Hannibal Lecter (l’Oscar fu inevitabile), uno dei personaggi più disturbanti della storia del cinema. Eppure Gene Hackman, Sean Connery e Derek Jacobi avrebbero fatto carte false per interpretarlo, ma l’attore gallese entrò talmente nella parte che ancora oggi è conosciuto in ogni angolo del globo per il suo sguardo, il suo “risucchio” a denti stretti. E poi quella memorabile battuta: “mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti”. Molti hanno provato ad analizzare tale frase. Gli esperti sottolineano che questi cibi e bevande sono degli alimenti sconsigliati nei soggetti sottoposti a terapie a base di antidepressivi. Dunque il dottor Lecter avrebbe voluto far capire all’agente Starling che non stava assumendo gli antidepressivi, e che era dunque in possesso di tutte le sue facoltà mentali.
Eh già, la coprotagonista, interpretata da Jodie Foster, era l’unica in grado di tener testa a Hopkins. Tant’è che anche lei ebbe l’Oscar. Il rapporto tra i due era il motore del film.
Dieci anni dopo uscì il sequel, “Hannibal”. L’errore di questa pellicola è quella di confrontarla con quella precedente. L’incubo che può generarsi dall’infanzia e poi giacere là, sotterraneo, per riemergere in età adulta. Questa era l’idea del sequel.
La gestazione fu lunga. I diritti cinematografici di Lecter erano di proprietà italiana: la Filmauro di Dino e Martha De Laurentiis. Il boom del Silenzio degli innocenti fece capire ai produttori che avevano in mano un franchise importante. De Laurentiis spese 10 milioni di dollari per i diritti del nuovo romanzo di Thomas Harris. Un record per l’epoca. Furono subito contattati, come da prassi, Jodie Foster, Anthony Hopkins oltre al regista Jonathan Demme e allo sceneggiatore Ted Tally. Tranne Hopkins, tutti rifiutarono perché il romanzo era troppo oscuro. Fonti non ufficiali dicono che Demme, Tally e la Foster rinunciarono perché il rapporto tra Lecter e la Starling erano arrivati a un livello di crudezza intollerabile. Praticamente era come se fossero amanti.
De Laurentiis allora andò in Val d’Orcia (tra Pienza e S.Quirico d’Orcia) dove Ridley Scott stava girando “Il gladiatore” che divenne un grandissimo successo commerciale. Lo convinse a dirigere “Hannibal”. Scott riunì la sua grande squadra del Gladiatore: al montaggio l’italiano Pietro Scalia, alle musiche Hans Zimmer e il direttore della fotografia John Mathieson. La pellicola venne girata anche negli Stati Uniti e in Sardegna, ma aveva il suo cuore pulsante a Firenze. Lo sceneggiatore Tally fu sostituito dalla coppia David Mamet (Sesso e potere) e Steve Zaillian (Schindler’s list).
Jodie Foster fu sostituita da Julianne Moore (che superò Cate Blanchett, Angelina Jolie , Gillian Anderson , Hilary Swank , Ashley Judd , Helen Hunt) e poi furono ingaggiati Gary Oldman (reduce dal successo di Leon di Besson e Dracula di Coppola), Ray Liotta (Quei Bravi Ragazzi) e gli altri. Tra gli italiani citiamo Giancarlo Giannini, Francesca Neri, Fabrizio Gifuni e Ivano Marescotti. Nel doppiaggio italiano le voci sono degli stessi attori che recitavano in inglese.
Era il 1999. Ridley Scott si spostò di pochi chilometri. L’8 maggio del 2000 a Firenze partirono le riprese del film per 83 giorni lavorativi in 13 settimane (5 nel capoluogo toscano). Il sindaco di allora era Leonardo Dominici, il Comune ottenne una cifra record per acconsentire le riprese dentro Palazzo Vecchio. Con questo film Firenze iniziò a diventare attrattiva per il grande cinema (ricordiamo “Inferno” di Ron Howard nel 2015). L’opera venne girata nel centro tra Piazza della Repubblica, Ponte Vecchio, Palazzo Vecchio, il Duomo, Santa Croce, “il Porcellino”, la farmacia di Santa Maria Novella e Palazzo Capponi (il rifugio di Lecter). Senza dimenticare via de’ Serragli, Piazza Tasso, via Villani e Piazza Bellosguardo (l’itinerario di Hannibal per sfuggire alla polizia). Per il capoluogo toscano fu un evento epocale, con tanto di anteprima mondiale. Per anni Firenze ha avuto forti ondate turistiche grazie alla vetrina offerta dal film di Ridley Scott.
C’è tanta storia della città, tanto Dante (quest’anno, come sapete, cade il 700° anniversario della morte), la vicenda di Francesco Pazzi, Pier Delle Vigne e il XIII Canto dell’Inferno. La musica di Hans Zimmer e Klaus Badelt è strepitosa e sembra “dantesca”.
Quando Thomas Harris scrisse il libro fu influenzato dai fatti del “Mostro di Firenze” (ne so qualcosa anch’io visto che sono di San Casciano). L’autore venne ad abitare in Toscana, ospitato dal conte Niccolò Capponi, per seguire le inchieste. Inoltre si sa nel capoluogo toscano si mangia bene e dall’estero vengono sempre volentieri a riempirsi la pancia. Tant’è che il Chianti è una meta da sempre gradita non solo a Harris, ma anche a Ridley Scott e Anthony “Lecter” Hopkins (non a caso l’attore gallese fece un suo atto d’amore al nostro vino nel bizzarro abbinamento con fegato e fave nel Silenzio degli Innocenti).
“Hannibal”, soprattutto nella prima ora e mezzo, è un film da vedere (poi nella parte finale diven ta una gigantesca americanata con pochi alti e qualche colpo basso). Tant’è che Scott alla presentazione del film ammise: “non è bizzarro trovarci a parlare di un cannibale, in un luogo dove l’arte celebra i valori dell’umanità e in una città come Firenze dove, peraltro, si mangia tanto bene?”.
Veniamo alla trama. Stati Uniti, anno 2000. Hannibal Lecter (Hopkins) alla fine del primo film riesce a scappare. Nessuno sa dov’è. L’FBI ha messo l’uomo tra i 10 più ricercati (c’è anche Bin Laden nella lista). Sono passati 10 anni da quando l’agente Sterling (Julianne Moore) ha catturato il pericoloso “Buffalo Bill”. Un’operazione antidroga finisce in una tragedia. L’FBI chiedono all’agente Sterling di farsi da parte e di indagare sul caso Lecter. Dietro questa storia, però, si nasconde un’offerta astronomica del miliardario Mason Verger (Gary Oldman). Un uomo dal passato oscuro, rimasto invalido e sfigurato in seguito ad un sadico gioco a base di droga in cui Lecter invita Verger a scarnificarsi la faccia ed a darla in pasto ai cani. Mi raccomando non emulatelo, non vi conviene.
Gary Oldman non si riconosce perchè si sottopose a lunghe sedute di trucco prostetico (qui potete vedere la trasformazione). La caratterizzazione di Mason Verger però non segue il romanzo in un aspetto fondamentale: il film omette il personaggio della gemella Margot e ne cambia nettamente il finale che la vede protagonista.
Verger mette una taglia di 3 milioni di dollari per ritrovare Lecter. Con una banda di sardi, inizia a imbastire una vendetta, pagando copiosamente anche l’FBI. Hannibal Lecter è a Firenze sotto il nome di Dr. Fell. Sta per essere incaricato curatore della Biblioteca Capponi. L’ispettore della polizia italiana, Rinaldo Pazzi (Giannini), discendente del famoso Francesco Pazzi, scopre l’identità dell’uomo e per avidità si mette in contatto con gli Stati Uniti per la taglia. Nella storia di Firenze nel Quattrocento, Francesco Pazzi era un banchiere che, assieme allo zio Iacopo, fu uno dei capi della “congiura dei Pazzi” del 1478 che portò all’uccisione di Giuliano de’ Medici. Lorenzo de’ Medici invece fu solo leggermente ferito. Nonostante questo la congiura però fallì perché il popolo stava con i Medici. Fu la folla stessa inferocita a impiccare Francesco de’ Pazzi, poche ore dopo l’attentato, a Palazzo Vecchio. Questa storia vi tornerà utile per comprendere il film. Anche Lecter mostra di essere erudito (guarda qui). È proprio la parte centrale del film quella più bella. La Firenze di oggi non la riconosco più: ultimamente era diventata un lunapark per turisti. Non tutte le colpe sono della pandemia. Era evidente che con il crollo del turismo, diventasse una città (quasi) fantasma. Altro che Rinascimento. Rivedendo la pellicola in tempi di pandemia, mi ha fatto impressione vedere com’era la città di quando ero bambino. In “Hannibal” si possono ritrovare i telefoni Telecom a gettoni lungo i portici, i chioschi e le edicole aperte, Firenze affollata di turisti e di fiorentini. Ridley Scott la adora e si vede, evitando i clichè degli americani sull’Italia (cosa che invece disturba un po’ in “Inferno” di Ron Howard). Il compositore tedesco Hans Zimmer ha intitolato un pezzo della colonna sonora alla città: “Firenze di notte”. Scott ci fa godere le bellezze artistiche, i pasti goderecci, Giannini che si rinfresca al “Porcellino”, le passeggiate in centro, la Firenze zeppa di turisti, Palazzo Vecchio e gli Uffizi di notte (“corretti” con un bellissimo blu notte alla Truffaut), il tramonto sull’Arno con vista su Ponte Vecchio, Lecter che legge il Washington Post e La Nazione. Per chi poi adora il cinema nella scena dell’inseguimento a Lecter lungo i portici di piazza della Repubblica, noterà la locandina del “Gladiatore” (Ridley Scott che si fa pubblicità gratuita). Tra Palazzo Strozzi e la stessa piazza nel 2000 c’erano due cinema: l’Odeon (ancora oggi esistente in via degli Anselmi) e il Gambrinus. Dal 2007 negli stessi locali c’è l’Hard Rock Cafè. Un colpo al cuore per il fiorentino amante del grande cinema. Giancarlo Giannini disse che Ridley Scott era un grande maestro e dette dei grossi insegnamenti sull’esposizione, sull’uso delle luci e della color correction. La cosa si nota in almeno tre scene straordinarie girate a Firenze: l’inseguimento notturno in piazza della Repubblica, l’incontro tra Rinaldo Pazzi, sua moglie e Lecter all’Opera (vedi qui) e la scena clou a Palazzo Vecchio con protagonisti Giannini e Hopkins (imprescindibile per chi studia cinema, soprattutto a livello di luci).
Poi l’ultima mezz’ora purtroppo diventa un’americanata e diventa meno convincente: il villain di Gary Oldman è abbastanza banale, il gruppo dei sardi (guidati da Ivano Marescotti) è abbastanza inutile e il piano nel complesso è prevedibilissimo anche per lo spettatore. Per lunghi tratti si avverte la mancanza di intesa tra l’agente Sterling e Lecter, cosa che invece era assai evidente nel “Silenzio degli innocenti”. Ritengo che la scelta sia più di sceneggiatura che di livello di interpretazione. Dopotutto Julianne Moore è una sostituta all’altezza. Probabilmente Demme e anche Jodie Foster ci avevano visto giusto.
Anche se, va detto, la battuta finale prima dei titoli di coda è piuttosto divertente e merita un riconoscimento. “Dopotutto come ti dirà tua madre e come diceva la mia, è molto importante provare sempre cose nuove”. Lascio a voi la scoperta.
Fonti: BadTaste, Comingsoon, Cinematografo, Movieplayer, MyMovies
Regia ***1/2 Interpretazioni ***1/2 Fotografia **** Sceneggiatura *** Musiche ****
HANNIBAL ***1/2
(USA, Italia 2001)
Genere: Thriller, Drammatico, Poliziesco, Horror
Regia: Ridley Scott
Sceneggiatura: David Mamet e Steve Zaillian
Cast: Anthony Hopkins, Julianne Moore, Gary Oldman, Giancarlo Giannini, Francesca Neri, Ivano Marescotti, Ray Liotta, Fabrizio Gifuni, Enrico Lo Verso
Durata: 2h e 11 minuti
Fotografia: John Mathieson
Montaggio: Pietro Scalia
Musiche: Hans Zimmer e Klaus Badelt (clicca qui)
Produzione: Universal, United Artists, MGM, Filmauro
Distribuzione: Filmauro
Trailer Italiano
Budget: 87 milioni di dollari
Tratto dalla serie di romanzi di Thomas Harris
La frase: Dopotutto come ti dirà tua madre e come diceva la mia, è molto importante provare sempre cose nuove.
Immagine da www.ilcineocchio.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.