Settimana iniziata con lo stato di quasi emergenza nelle Prefetture di Tokyo, Kyoto ed Okinawa. Le misure, che prevedono tra le altre cose la chiusura anticipata di bar e ristoranti ed un tetto di 5.000 spettatori per gli eventi, saranno in vigore fino all’11 maggio nella capitale e fino a 5 nelle altre due Prefetture. A fronte della crescita dei casi, lo scorso venerdì le misure di emergenza sono state estese alle Prefetture di Kanagawa, Chiba, Saitama ed Aichi (il cui Governatore aveva avanzato questa richiesta il giorno precedente).
Per ciò che concerne la diffusione dell’infezione Osaka ha registrato 760 casi l’11 aprile (203 le persone ricoverate in gravi condizioni quel giorno), 603 lunedì, 1.099 martedì, 1.130 mercoledì, 1.208 giovedì, 1.209 venerdì, 1.161 sabato. Dalla capitale statunitense il premier Suga ha aperto alla possibilità che la Prefettura torni ad uno stato di emergenza pieno.
Tokyo, surclassato ormai da Osaka come area più colpita, ha registrato 306 casi lunedì (il giorno precedente i ricoverati erano 1.511 dei quali 39 in gravi condizioni mentre da inizio emergenza il numero di contagiati totali è stato di 12.284 ed i deceduti 1.803), 510 martedì, 591 mercoledì, 729 giovedì (quel giorno 242 i casi nella Prefettura di Kanagawa e 218 ad Aichi), 667 venerdì (224 i casi ad Aichi, 209 a Kanagawa e 163 a Saitama), 759 sabato (record di casi, 541, ad Hyogo).
A fronte della crescita dei casi il Segretario del PLD, Toshihiro Nikai, ha avanzato la possibilità che i Giochi Olimpici siano ulteriormente rimandati.
Nella capitale sono iniziate lunedì le vaccinazioni per gli ultrasessantacinquenni. Nel Paese a tale categoria di persone appartengono oltre 36 milioni di cittadini. Ad oggi soltanto 1.100.000 persone, in gran parte lavoratori della sanità, sono stati vaccinati.
Martedì scorso Taro Kono, ministro a cui stata delegata la questione vaccinale, ha redarguito gli enti locali e chiesto maggiore attenzione affinché nessuna dose finisca sprecata.
Venerdì, prima di partire per gli USA, il premier Suga ha avuto un colloquio telefonico con il numero uno del colosso farmaceutico Pfizer Albert Bourla. A riferire la notizia lo stesso Kono il quale non ha però fornito ulteriori dettagli.
Uscendo dall’emergenza Coronavirus, mercoledì scorso si è ricordato il quinto anniversario del terremoto che colpì la Prefettura di Kumamoto. L’evento uccise 276 persone e distrusse o danneggiò 43.000 abitazioni producendo oltre 47.000 evacuati. A marzo 2021 gli sfollati erano ancora 418.
Circa 450 persone hanno invece manifestato a Tokyo, lo scorso 15 aprile, nei pressi della sede della Dieta per protestare contro la riforma della legge base sulle politiche migratorie chiedendo un allargamento maggiore di quello previsto per gli immigrati in attesa di espulsione e per i richiedenti visto per protezione internazionale che risultano spesso detenuti per mesi nei centri di detenzione per migranti.
Nella difesa, il ministro Kishi ha incontrato, lo scorso lunedì, Philip Davidson, comandante uscente delle forze armate statunitensi dell’Indo-Pacifico. Riaffermata, come di consueto, l’alleanza strategica tra i due Paesi ed il contenimento della proiezione internazionale della Cina.
Sempre in questo campo, il giorno successivo, i ministri di Esteri e Difesa di Giappone e Germania – Motegi e Kishi per il Sol Levante e Maas e Kramp-Karrenbauer per la Repubblica Federale – hanno tenuto la loro prima riunione nel formato cosiddetto “2+2”. Argomento centrale dell’incontro, non c’è da stupirsi, il contenimento della Cina ed il coordinamento rispetto alle posizioni da tenere nei confronti della RPDC.
“Affinché la Germania e l’Europa possano continuare in futuro a plasmare attivamente il mondo, dobbiamo anche essere maggiormente coinvolti in Asia, dove in questo secolo vengono prese importanti decisioni globali. Se non diventiamo più attivi altri scriveranno le regole del futuro: non solo economicamente, ma anche politicamente ed in termini di sicurezza. Vogliamo evitare l’appropriazione egemonica e la formazione di blocchi e sosteniamo invece un ordine basato su regole, trasparente ed inclusivo nell’Indo-Pacifico” ha affermato Maas.
Annunciate giovedì dalle forze di terra delle Forze di Autodifesa prossime esercitazioni nazionali. L’ultima volta che si tennero esercitazioni che coinvolsero tutti i distretti militari dell’Arcipelago fu nel 1993.
In politica estera, il 16 aprile è giunto negli USA il primo ministro Suga per discutere principalmente di contenimento della Cina e dei rapporti economici bilaterali.
Intervenendo in conferenza stampa, lo scorso sabato, Suga ha sottolineato la necessità di assicurare “pace e stabilità” intorno all’isola di Formosa e riaffermato le parole d’ordine con le quali in diplomatese si designano i freni alla Repubblica Popolare (“stato di diritto”, “alterazione dello status quo”, area indo-pacifica “libera e aperta”).
“Non ho intenzione di fare concessioni per ciò che attiene alla sovranità ed ai valori universali come democrazia, diritti umani e stato di diritto” aveva dichiarato il capo del governo nipponico nel primo intervento negli USA riferendosi alle contese Senakaku ed al sistema politico cinese in un momento nel quale è in atto una campagna internazionale su presunte violazioni dei diritti umani nello Xinjiang.
“Ci siamo impegnati a lavorare insieme per affrontare le sfide della Cina nonché su questioni come il Mar Cinese Orientale, il Mar Cinese Meridionale e la Corea del Nord al fine di garantire nel futuro un’area indo-pacifica libera ed aperta” ha concordato il Presidente Biden.
Sul nucleare, i parlamentari comunisti Chizuko Takahashi e Tomo Iwabuchi, lo scorso 10 aprile, hanno incontrato i pescatori di Iwaki (Fukushima) per confrontarsi con loro circa il probabile rilascio in mare dell’acqua stoccata all’interno dell’ex impianto nucleare di Fukushima Daiichi.
“Se si consentirà il rilascio di trizio la pesca a Fukushima sarà finita” ha affermato Akira Egawa, uno dei rappresentanti della locale cooperativa di pesca.
“Rappresenterò la rabbia di tutti” ha detto Takahashi promettendo battaglia sulla vicenda.
Martedì scorso il premier Suga ha confermato che le acque contaminate, 1.250.000 tonnellate, saranno rilasciate in mare e che ciò non pone nessun pericolo per le nazioni prossime.
Le acque, trattate prima con il sistema ALPS, saranno poi diluite fino ad avere una concentrazione di trizio inferiore ai 1.500 becquerel per litro e cioè un quarantesimo di quanto previsto come tetto dalle normative nipponiche ed un settimo di quanto previsto dall’OMS come requisito per l’acqua potabile.
Immediate sono state le reazioni delle nazioni che si affacciano sul Pacifico. “L’incidente nucleare di Fukushima è uno dei più gravi nella storia del mondo. La fuga di grandi quantità di materiali radioattivi ha avuto implicazioni di vasta portata sull’ambiente marino, sulla sicurezza alimentare e sulla salute umana. Un rapporto di revisione del team di esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) sottolinea che se le acque di scarto contenenti trizio della centrale nucleare di Fukushima venissero scaricate in mare, ciò influenzerà l’ambiente marino e la salute delle persone dei Paesi vicini e che le acque trattate debbono essere ulteriormente purificate per rimuovere altri radionuclidi. Un rapporto del Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche (UNSCEAR) ritiene inoltre che l’impatto delle acque sull’ambiente ecologico marino richiederà un monitoraggio continuo. Secondo un istituto tedesco di ricerca scientifica marina […] i materiali radioattivi potrebbero diffondersi nella maggior parte dell’Oceano Pacifico entro 57 giorni dalla data di scarico e raggiungere tutti gli oceani del globo in un decennio. […] Nonostante i dubbi e l’opposizione all’interno ed all’estero, il Giappone ha deciso unilateralmente di rilasciare in mare le acque radioattive di Fukushima prima che siano esaurite tutte le modalità di smaltimento sicure e senza consultare pienamente i Paesi vicini e la comunità internazionale. Ciò è altamente irresponsabile e influenzerà gravemente la salute umana e gli interessi immediati delle persone nei Paesi vicini. Gli oceani sono proprietà condivisa dell’umanità. Il modo in cui vengono gestite le acque della centrale nucleare di Fukushima non è solo una questione interna per il Giappone. Esortiamo vivamente il Giappone ad assumersi le proprie responsabilità, seguire la scienza, adempiere ai propri obblighi internazionali e rispondere adeguatamente alle serie preoccupazioni della comunità internazionale, dei Paesi vicini e del proprio popolo rivalutando la questione ed astenendosi dallo scaricare arbitrariamente le acque prima che si sia raggiunto un consenso con tutte le parti interessate e l’AIEA attraverso consultazioni complete. La Cina continuerà a seguire da vicino gli sviluppi della questione insieme alla comunità internazionale e si riserva il diritto di ulteriori reazioni” si legge in un comunicato stampa diffuso dal Ministero degli Esteri della RPC.
“Il ministro Choi ha comunicato l’opposizione del nostro popolo alla decisione ed espresso profonda preoccupazione per i potenziali rischi alla salute ed all’ambiente” ha comunicato anche il Ministero degli Esteri della Repubblica di Corea in un comunicato successivo alla convocazione dell’ambasciatore nipponico a Seul. Il 14 aprile il presidente sudcoreano Moon Jae In ha affermato che il proprio Paese è intenzionato a risolvere la questione in sede di Tribunale Internazionale del Diritto del Mare.
Il 14 aprile si è tenuto un incontro tra rappresentanti cinesi e sudcoreani per esaminare la vicenda. “I due Paesi hanno esortato il Giappone a consultarsi pienamente con le istituzioni internazionali e con i Paesi vicini nonché a gestire con prudenza la questione e sulla base della partecipazione sostanziale dei Paesi e delle istituzioni internazionali competenti. Questa è la posizione comune delle due parti” ha affermato Zhao Lijian, Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, per il quale “è estremamente egoistico che il Giappone abbia deciso, in modo arbitrario e unilaterale, di rilasciare le acque radioattive in mare e trasferire il peso ed i rischi sugli altri, senza tenere conto della sicurezza e degli interessi della comunità internazionale ed in particolare dei suoi vicini asiatici. Per proteggere la salute del proprio popolo e dell’ambiente marino internazionale, la Cina e la Repubblica di Corea, in quanto vicini e parti interessate, hanno espresso gravi preoccupazioni e forte insoddisfazione. Questo è perfettamente naturale e giustificato. Il Giappone afferma che le acque sono sicure semplicemente citando i dati in proprio possesso. Questo non è affatto convincente. Ci sono tante rivelazioni, testimonianze e rapporti su come la Tokyo Electric Power Company, che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi, abbia manipolato i dati e nascosto la verità. Con i suoi scarsi risultati, i dati del Giappone, che mancano di una sostanziale partecipazione, valutazione e supervisione da parte di agenzie internazionali, sono davvero affidabili? […] Il Giappone non dovrebbe stare tranquillo solo perché gli Stati Uniti lo hanno graziato. Gli Stati Uniti sono stati abbastanza onesti nelle azioni. Pur dando via libera da un lato dall’altro stanno vietando le importazioni di riso e pesce giapponesi. La Food and Drug Administration statunitense ha sottolineato che, a causa delle preoccupazioni per la salute pubblica associate alle radiazioni e alla contaminazione nucleare, sono state aumentate la sorveglianza dei prodotti giapponesi. Come spiegherebbe il Giappone questa politica degli Stati Uniti?” ha concluso l’alto funzionario cinese.
Il giorno precedente Zhao, ribadendo l’opposizione di Cina, RdC, Russia e di centinaia di organizzazioni internazionali aveva affermato che “l’oceano non è la fogna del Giappone”, affermazione alla quale aveva controbattuto il vicepremier nipponico Taro Aso: “quindi è la fogna della Cina? Il mare è di tutti”.
“Si tratta di una imperdonabile e criminale decisione che pone una grave minaccia alla salute ed alla sicurezza degli esseri umani e dell’ambiente. Essa è un altro chiaro segno della mancanza di vergogna e della mafiosità del Giappone. L’acqua radioattiva, accumulatasi nell’impianto dopo un massiccio terremoto e lo tsunami che produssero una fusione del nocciolo nel 2011, contiene trizio, cesio e stronzio molto al di là dei limiti tollerabili. Il Giappone ha immagazzinato una grande quantità di acqua contaminata in serbatoi ma quando la capacità di stoccaggio ha raggiunto il limite, ha iniziato a rivelare la propria intenzione di rilasciare acqua radioattiva in mare. Il governo giapponese, che finora non è riuscito a prendere una decisione di fronte alla forte opposizione della comunità internazionale, sta presentando la pericolosa acqua radioattiva come “acqua pulita” trattata attraverso un processo di purificazione. […] Per il nostro Paese che si trova di fronte al mare dal Giappone, il progetto è una questione seria, connessa alla vita ed alla sicurezza della nostra gente. La decisione del Giappone ha riportato alla luce il suo vero volto: cattivo, notoriamente canagliesco che minaccia l’umanità e distrugge l’ambiente globale per i propri interessi. Il Giappone dovrebbe ritirare immediatamente la propria decisione sullo scarico dell’acqua radioattiva, ben consapevole del risentimento anti-giapponese del nostro popolo” si legge in un editoriale dell’Agenzia di stampa nordcoreana KCNA a commento della decisione.
Sostanziale via libera dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica il cui Direttore, l’argentino Rafael Mariano Grossi, ha accolto favorevolmente l’annuncio del Giappone e dichiarato che il proprio istituto è pronto a fornire supporto tecnico nel monitoraggio e nella revisione del piano. “La decisione odierna del governo del Giappone è una pietra miliare che contribuirà a spianare la strada a continui progressi nello smantellamento della centrale nucleare di Fukushima Daiichi” ha affermato Grossi il quale ha sottolineato come “i serbatoi con l’acqua occupano vaste aree del sito e la gestione dell’acqua, compreso lo smaltimento di quella trattata in modo sicuro e trasparente coinvolgendo tutte le parti interessate, è di fondamentale importanza per la sostenibilità di queste attività di smantellamento”.
Parere favorevole è giunto anche dagli Stati Uniti: “il governo del Giappone, in stretto coordinamento con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha adottato misure per gestire le conseguenze dell’incidente nucleare di Fukushima Daiichi del marzo 2011, compreso il monitoraggio delle radiazioni, la bonifica, la gestione dei rifiuti e lo smantellamento. […] Gli Stati Uniti sono consapevoli che il governo giapponese ha esaminato diverse opzioni relative alla gestione dell’acqua trattata attualmente immagazzinata in loco presso il sito di Fukushima Daiichi. In questa situazione unica ed impegnativa, il Giappone ha soppesato le opzioni e gli effetti, è stato trasparente sulla sua decisione e sembra aver adottato un approccio conforme agli standard di sicurezza nucleare accettati a livello mondiale” si legge in un comunicato del dicastero degli Esteri statunitense.
In patria, una manifestazione di protesta si è svolta a Fukushima mentre comunicati di contrarietà sono giunti dal sindacato Zenroren e dalla Federazione dei movimenti contadini.
Il Segretario del Partito Comunista Koike, in conferenza stampa, ha sottolineato la contrarietà della Federazione dei pescatori, dell’assemblea prefettizia e di 43 consigli comunali dell’area. “La ricostruzione di Fukushima ed il recupero mezzi di sussistenza sono ancora al di là dall’essere realizzati a dieci anni dall’evento” ha affermato Koike aggiungendo che “il 70% dell’acqua trattata finalizzata al rilascio dall’oceano supera il valore standard della dose di radiazioni e parte dell’acqua è 19.900 volte sopra il valore standard e forse sostanze radioattive diverse dal trizio rimangono disciolte. Se una grande quantità di acqua contaminata continuerà a fluire in mare per raffreddare il combustibile nucleare tutti coloro che sono impegnati nella pesca costiera nel Tohoku ed a Fukushima non possono non essere fortemente preoccupati”. “Non dovremmo decidere di rilasciare acqua contaminata nell’oceano di fronte a tali opposizioni, obiezioni e preoccupazioni. Dovremmo invece riunire gli esperti del mondo per risolvere la questione” ha concluso Koike.
Il giorno precedente alcuni parlamentari comunisti avevano tenuto un incontro con il ministro Kajiyama per ribadire la propria opposizione cosa che ha fatto anche Tetsu Nozaki, rappresentante della locale federazione delle cooperative di pesca, che ha parlato col ministro.
“Il nostro Partito punta alla ricostruzione con la massima considerazione per la sicurezza della vita e dell’ambiente e non può tollerare ciò” si legge in una dichiarazione resa dal Presidente del Partito Costituzionale Democratico Yukio Edano. “A causa dell’impatto della diffusione del coronavirus non ci sono state sufficienti opportunità per spiegare alle persone e ai residenti locali di Fukushima e di ascoltarne le opinioni. Inoltre, per quanto riguarda l’acqua trattata col sistema ALPS, non solo nella prefettura di Fukushima ma anche all’esterno, sono stati espressi pareri contrari al rilascio […]. In tali circostanze, non è stato possibile ottenere la comprensione dell’opinione pubblica, non sono state mostrate misure concrete contro il danno d’immagine […]. È deplorevole che questa decisione sia stata presa senza considerare seriamente la proposta del nostro Partito. Se viene rilasciata l’acqua nell’oceano così com’è è inevitabile che ciò avrà un impatto devastante non solo su Fukushima ma anche sull’intera pesca giapponese. […] Con questa decisione non solo i pescatori ma anche molte persone, compresi i residenti di Fukushima, stanno diventando più diffidenti. Ciò che il governo dovrebbe fare immediatamente è prendere sul serio le opinioni di tutte le persone, comprese quelle coinvolte nelle attività di pesca colpite ed intraprendere azioni immediate, compreso il riesame della decisione” ha concluso il capo dell’opposizione.
Ed il Segretario del PCD, Tetsuro Fukuyama, commentando la risposta dell’azienda proprietaria dell’impianto ha affermato che “abbiamo sempre insistito sulla necessità di serbatoi aggiuntivi ma non si sa come siano stati compiuti gli sforzi di TEPCO finora”.
Venerdì scorso l’Esecutivo ha reso noto, al termine di una riunione cui ha partecipato il governatore di Fukushima Masao Uchibori, che entro fine anno sarà predisposto il piano per iniziare questo processo di rilascio delle acque.
“Adotteremo, in modo proattivo, misure rapide per ottenere la comprensione delle persone in Giappone e all’estero” ha affermato il segretario generale del Gabinetto Katsunobu Kato mentre Uchibori ha chiesto ai Ministeri e alle Agenzie competenti di “lavorare insieme per prendere misure globali in modo che gli sforzi per la ricostruzione non subiscano una battuta d’arresto e per dissipare le voci dannose”.
La TEPCO ha comunque subito, lo scorso mercoledì, lo stop da parte dell’Agenzia Regolatrice per il Nucleare del processo di riattivazione della centrale di Kashiwazaki-Kariwa (Niigata). Lo stop, cui consegue il divieto di movimentazione del combustibile nucleare all’interno dell’impianto, è stato prodotto da alcune violazioni riscontrate dall’ente di controllo alle misure di sicurezza contro ingressi di persone non autorizzate.
In economia, sono 715 le attività ristorative che hanno chiuso i battenti a causa della pandemia. Lo scorso anno il numero era stato ancora più alto, 784 bancarotte, e fu causato in gran parte dall’aumento della tassa sui consumi e dalla conseguente contrazione della domanda in questo tipo di servizi.
A marzo, per la prima volta negli ultimi tredici mesi, si è registrato un aumento dei prezzi all’ingrosso anche se contenuto: l’1%.
Giovedì la Banca del Giappone ha tagliato le prospettive economiche per due (Hokkaido e Tohoku) delle nove regioni statistiche dell’Arcipelago. “L’economia giapponese ha registrato una tendenza di recupero sebbene sia rimasta in una situazione grave a causa dell’impatto del nuovo coronavirus in patria ed all’estero” ha affermato il governatore Kuroda.
Nell’industria di base, Hitachi Construction Machinery, a partire dal prossimo giugno, inizierà a gestire uno stabilimento in Indonesia per il riciclaggio di componenti per pale idrauliche di medie e grandi dimensioni. Lo stabilimento, sito a Bekasi, ha una superficie di 900 metri quadrati ed è attualmente in costruzione.
Nell’auto, un maxi-richiamo (373.000 veicoli) è stato disposto da Toyota negli USA per problemi sugli airbag dei SUV Venza. Sempre in quest’ambito, Renesas Electronics ha annunciato la riattivazione, lo scorso 17 aprile, del proprio impianto nella Prefettura di Ibaraki. La fabbrica, uno dei grandi centri nella produzione di semiconduttori, aveva subito un incendio lo scorso 19 marzo, evento che ha creato enormi danni alla catena globale della produzione di automobili.
(con informazioni di fmprc.gov.cn; state.gov; auswaertiges-amt.de; kcna.kp; yna.co.kr; covid19-osaka.info; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine National Land Image Information (Color Aerial Photographs), Ministry of Land, Infrastructure, Transport and Tourism (dettaglio)
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.