Questo film segna un nuovo punto di ripartenza per i cinema. In America ha fatto quasi 5 milioni di dollari in una settimana. Il miglior esordio ai tempi della pandemia. Per la Warner Bros un toccasana dopo la sperimentale uscita di “Tenet” che però non è stata francamente fruttifera come sperava. In Italia il film è arrivato sulle principali piattaforme digitali dallo scorso 5 marzo. Difficilmente da noi cinema e teatri riapriranno prima della fine della primavera (lo si capisce dallo slittamento del Festival di Cannes da maggio a luglio).
Non molti sanno che John Lee Hancock prima di diventare regista è stato un grande sceneggiatore. Cominciò negli anni Novanta quando scrisse per Clint Eastwood due grandi film: il magistrale Un mondo perfetto e Mezzanotte nel giardino del bene e del male.
Tra le sue opere più apprezzate dietro la macchina da presa ricordiamo The blind side (che dette l’Oscar a Sandra Bullock), The Founder (recensione qui), il remake di Alamo e Saving Mr Banks per Disney. Intanto nel 1995 David Fincher usciva nelle sale con uno dei suoi più acclamati capolavori: Seven. Il confronto con il film di Hancock è inevitabile.
C’è una frase che lo ricorda parecchio. In un dialogo Rami Malek chiede a Denzel Washington se crede in Dio. La risposta non tarda ad arrivare: “Quando guardo l’alba, una tempesta o la rugiada sul terreno credo che esista. Ma quando vedo tutto questo credo che se ne sia andato molto tempo fa”. Questa frase ricorda molto il detective Somerset (Morgan Freeman) che con disillusione ammette, citando Hemingway che “il mondo è un bel posto, e vale la pena di lottare per esso”. Condivido la seconda parte” (la scena la potete vedere qui). Ma c’è un altro legame tra Seven e questo film: Denzel Washington rifiutò la parte del detective Mills che poi andò a Brad Pitt. Si è sicuramente mangiato le mani, visto l’esito del film di Fincher.
Fu proprio il successo di questo film che fece slittare questo progetto. Hancock notò diverse somiglianze (una è la scena in cui Denzel Washington trova una scatola vuota con i ritagli di giornale che per fortuna non allude al pirotecnico finale di Seven). La sceneggiatura fu scritta all’inizio degli anni Novanta. Anche se in questo film non c’è mai la sensazione di mirare in alto, ma di rimanere nella media. Fincher invece nei suoi progetti ha sempre cercato (spesso riuscendoci) di ambire a realizzare prodotti culturali molto alti. Un thriller vecchio stile, dove il passato ha un ruolo fondamentale.
La storia è ambientata negli anni ’90 e si vede. È bellissimo notare che all’epoca non esistevano gli smartphone. C’è più umanità, meno macchine, più uso della psiche invece che dei “cervelloni elettronici”. La storia, chiaramente, è quella di due poliziotti di diverse generazioni, uno bianco giovane rampante e uno nero che sta per andare in pensione, diversissimi, quasi opposti. C’è un’indagine ferma da troppo tempo.
Prima però c’è l’intensa sequenza d’apertura in cui una ragazza alla guida su una strada deserta in piena notte riesce a sfuggire per un pelo a un presunto maniaco. Tensione alle stelle che ricorda “Animali notturni” di Tom Ford o “Il silenzio degli innocenti” di Demme. Permette allo spettatore di entrare nel clima del film.Da una parte c’è il veterano appesantito, il vice sceriffo della contea di Kern, Joe “Deke” Deacon (Denzel Washington). Viene inviato a Los Angeles per un rapido incarico di raccolta di prove. Almeno questa è la versione ufficiale, ma non è la verità. Facendo un paragone con Seven, sarebbe un Morgan Freeman imbolsito, meno acculturato e con diversi scheletri nell’armadio. Dall’altra c’è il giovane rampante, il sergente della Omicidi, Jim Baxter (Rami Malek, premio Oscar per “Bohemian Rhapsody”). In Seven sarebbe Brad Pitt, ma non ci può essere confronto.
A Los Angeles uno strambo serial killer (Jared Leto) sta impaurendo la metropoli californiana. Una città arida, vuota, deserta come ai tempi del lockdown. L’atmosfera sembra ricalcare la New York del “Collezionista di ossa” di Noyce dove, guarda caso, il protagonista era Denzel Washington. Numerose donne vengono ritrovate morte. Il modus operandi è sempre lo stesso, la mano pare la solita. Ma non ci sono prove evidenti, palesi. Dimenticate il misterioso Kevin Spacey di “Seven”. Qui è tutto più banale. Piano piano i due detective collaborano nelle indagini, ma non hanno prove per inchiodare il maniaco.
Tutto conduce al passato di Deacon. Perché è tornato a Los Angeles? L’uomo sente che quello sballato gli ha rovinato la vita e la carriera. Ma senza prove non si può incriminare. L’indagine è meno avvincente, il ritmo è più basso, ma nel complesso si può vedere.
Il film è costruito tutto sul confronto tra i tre attori premio Oscar. Il migliore è di gran lunga Denzel Washington, nei panni di un uomo invecchiato e oppresso dal senso di colpa. Jared Leto è troppo sopra le righe. Ha i capelli lunghi e unti, trucco prostetico, lenti a contatto, perennemente con occhi sbarrati come se fosse Gesù dopo essersi fatto di cocaina prima dell’Ultima Cena. Rami Malek fa troppe smorfie, calcando troppo l’indagine psicologica sul suo alienato personaggio, tanto che l’evoluzione finale è fin troppo prevedibile.
In certe cose Hancock pare che abbia preso spunto da un altro film di Fincher: Zodiac. Però la pellicola è uscita addirittura nel 2007. Forse ha ritoccato la sceneggiatura con gli anni perché l’ossessione è uno dei temi del film. Se il film fosse uscito nei primi anni ’90, avrebbe fatto più scalpore. Oggi francamente sorprende poco e sembra addirittura anacronistico. Va detto però che la fotografia è molto ricercata, soprattutto nelle riprese notturne. Il colore dominante è il giallo ocra e il perché si capirà alla fine.
La cosa più coerente dell’operazione è il titolo originale: the little things. Ovvero le piccole cose. I piccoli dettagli, anche quelli più insignificanti, a volte fanno la differenza. “Sono le piccole cose che ti distruggono, sono loro quelle per cui ti beccano” – dice Denzel Washington al collega Rami Malek. Ha ragione lui. Nel cinema, come nella vita.
Fonti BadTaste, Comingsoon, Cinematografo, Movieplayer, MyMovies
Regia *** Interpretazioni ***1/2 Fotografia ***1/2 Sceneggiatura ***
FINO ALL’ULTIMO INDIZIO ***
(USA 2021)
Genere: Thriller, Drammatico
Regia: John Lee Hancock
Sceneggiatura: John Lee Hancock
Cast: Denzel Washington, Jared Leto, Rami Malek
Durata: 2h e 8 minuti
Fotografia: John Schwartzman
Produzione: Warner Bros
Trailer Italiano qui
Dal 5 marzo solo sulle piattaforme digitali
La frase: Sono le piccole cose che ti distruggono
Immagine da www.larepubblica.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.