Settimana apertasi con un’importante novità economica. Domenica 15 novembre è stato infatti siglato il Regional Comprehensive Economic Partnership, l’accordo di libero scambio, in discussione dal 2013, che terrà insieme le dieci nazioni dell’ASEAN (Vietnam, Laos, Cambogia, Filippine, Tailandia, Singapore, Birmania, Brunei, Malaysia e Indonesia), la Cina, il Giappone, la Repubblica di Corea, l’Australia e la Nuova Zelanda. Si tratta dell’accordo più rilevante al mondo in termini di PIL e di popolazione coinvolta.
Al termine delle procedure di ratifica, che il ministro Kajiyama si è augurato “più rapidi possibili”, il Giappone eliminerà dazi per il 61% sui prodotti agricoli australiani e neozelandesi, del 56% su quelli cinesi e del 49% su quelli sudcoreani (salvo le cinque esenzioni strappate all’ultimo minuto dai nipponici e cioè riso, grano, latticini, carne di marzo e di maiale e zucchero). Di contro le altre 14 nazioni abbatteranno del 92% i dazi su automobili e prodotti siderurgici nipponici.
“Abbiamo assistito con gioia alla firma dell’Accordo RCEP, il quale arriva in un momento nel quale il mondo si trova ad affrontare la sfida senza precedenti della pandemia globale del COVID-19. Alla luce dell’impatto negativo della pandemia sulle nostre economie nonché sulle condizioni di vita e sul benessere dei nostri cittadini, la firma dell’Accordo RCEP dimostra il nostro forte impegno a sostenere la ripresa economica, lo sviluppo inclusivo, la creazione di posti di lavoro ed il rafforzamento delle catene di approvvigionamento regionali nonché il nostro sostegno a un accordo commerciale e di investimento aperto, inclusivo e basato sul diritto. Riteniamo l’Accordo RCEP fondamentale per la risposta della nostra regione alla pandemia del COVID-19 ed esso giocherà un ruolo importante nella costruzione della resilienza della regione mediante un processo di ripresa economica post-pandemica inclusivo e sostenibile” si legge nel comunicato finale del vertice.
“La firma dell’Accordo RCEP è un evento storico in quanto sostiene il ruolo guida dell’ASEAN per un accordo commerciale multilaterale di questa portata” ha sostenuto Dato Lim Jock Hoi, Segretario Generale del blocco dei Paesi asiatici.
“La firma rappresenta un evento significativo in direzione della realizzazione di un ordine economico internazionale libero ed aperto” ha affermato il leader di Keidanren Hiroaki Nakanishi.
Di “accordo tenuto segreto e rivelato dopo la firma” ha invece parlato il segretario generale del Partito Comunista Akira Koike per il quale “è necessario chiarire l’impatto stimato sulle industrie nazionali”. Parallelamente, il PCG ha mostrato grande perplessità sui contenuti dell’accordo commerciale Giappone-Regno Unito, approvato in commissione della Camera dei Rappresentanti lo scorso 20 novembre, contestando, in particolare, il fatto che anche i prodotti agricoli finora esclusi dalla liberalizzazione saranno comunque oggetto di ridiscussione nei prossimi anni.
Lunedì scorso si è invece tenuta una riunione dei ministri dell’Economia dei Paesi APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation).
“Riconosciamo le sfide economiche, sanitarie e sociali senza precedenti provocate dalla pandemia, compreso l’impatto sproporzionato sulle piccole e medie imprese, sulle donne e su altre persone con potenziale economico non sfruttato. Insieme, con solidarietà, ribadiamo la nostra preoccupazione per l’impatto del COVID-19 sulle vulnerabili economie in via di sviluppo. Continueremo a cooperare e ad agire rapidamente per promuovere una crescita di qualità, salvaguardare la vita ed il sostentamento dei nostri cittadini nonché a migliorare la resilienza delle nostre economie e sostenere una ripresa economica forte ed inclusiva” si legge nel comunicato finale del vertice, il primo comunicato degli ultimi tre anni (lo scorso la riunione saltò per la crisi politica cilena e l’anno prima non si giunse, all’apice dello scontro USA-Cina, ad un testo condiviso.
I ministri hanno riaffermato la necessità di “non creare barriere al commercio non necessarie” e “lavorare insieme per facilitare il movimento, attraverso i confini, di beni e servizi essenziali senza che siano compromessi gli sforzi per prevenire la diffusione del virus nonché ad esplorare modi per facilitare i movimenti essenziali delle persone tra i confini”.
“Riconosciamo l’importanza di un quadro commerciale e di investimento libero, aperto, equo, non discriminatorio, trasparente e prevedibile per guidare la ripresa economica in un momento così difficile. […] Ribadiamo che qualsiasi misura commerciale di emergenza progettata per affrontare il COVID-19 dovrebbe essere mirata, proporzionata, trasparente, temporanea, non creare barriere inutili al commercio ed essere coerente con le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.”
I Paesi del blocco si attendono, al termine del 2020, una contrazione del PIL del 3,7% (il primo dato col segno meno degli ultimi trent’anni) e 74 milioni di disoccupati.
Venerdì scorso si è poi tenuto un summit dei capi di governo del blocco cui è intervenuto anche il premier nipponico Suga. Nel corso del proprio intervento il capo del governo di Tokyo ha affermato la centralità della digitalizzazione quale arma per la ripresa economica e ribadito l’intenzione di realizzare la decarbonizzazione del proprio Paese entro il 2050 (proprio il 20 novembre è stata votata all’unanimità dalla Camera dei Consiglieri una mozione che ha riconosciuto l’emergenza climatica).
Tanto il premier nipponico quanto l’omologa neozelandese Jacinda Ardern che è intervenuta subito dopo hanno messo in guardia circa un risorgere del protezionismo ed il giorno seguente, alla chiusura del vertice, è stata, in effetti, adottata una dichiarazione comune dei leader, la prima dal 2017, nella quale si “riconosce l’importanza di un commercio libero, aperti, leale, non discriminatorio, trasparente”.
Rimanendo nella politica estera, il ministro Motegi, invertendo, lo scorso lunedì, in una conferenza stampa, ha affermato che il Sol Levante farà pressioni sugli Stati Uniti affinché siano maggiormente impegnati nell’assicurare un’area indo-pacifica libera ed aperte e cioè, al netto delle formule diplomatiche, a contenere la presenza cinese nell’area.
“Il Giappone impedirà risolutamente i tentativi unilaterali della Cina di cambiare, con la forza, lo status quo nei mari Cinese Orientale e Meridionale” ha sostenuto il titolare della diplomazia di Tokyo.
L’impegno a contenere la Repubblica Popolare è presente anche nelle iniziative promosse dal Giappone con i Paesi del Mekong e tale politica è stata nuovamente esplicitata da Suga domenica scorsa intervenendo con la stampa dopo la firma del RCEP.
Ossessione Cina anche nell’incontro, avvenuto a Tokyo il 17 novembre, tra il premier nipponico Suga e l’omologo australiano Scott Morrison. I due hanno anche firmato il Reciprocal Access Agreement, un accordo militare che consentirà esercitazioni e formazione militare congiunta: si tratta del primo accordo militare per il Giappone dopo quello siglato nel 1960 con gli USA.
In un comunicato congiunto i due capi di governo hanno espresso quindi “preoccupazione per la situazione” nel Mar Cinese Meridionale ed Orientale ed espresso “forte opposizione” alla presenza di forze militare nelle isole oggetto di disputa territoriale.
Il ministro Motegi ha annunciato che il prossimo 24 novembre sarà in visita a Tokyo l’omologo cinese Wang Yi. Principale argomento di discussione sarà la ripresa dei voli tra le due nazioni.
Il 18 novembre Suga ha poi incontrato David Berger, comandante del Corpo dei Marines.
“Vogliamo approfondire il nostro coordinamento con gli Stati Uniti migliorando, attraverso la nostra alleanza bilaterale, le nostre capacità di risposta e di deterrenza al fine di assicurare un’area indo-pacifica libera ed aperta” ha affermato il premier nipponico.
La cooperazione militare tra le due nazioni ha avuto un’altra novità nella settimana appena trascorsa. Il Dipartimento alla Difesa di Washington ha infatti comunicato il successo di un’esercitazione consistente nella intercettazione e distruzione da una nave di un missile intercontinentale. L’intercettore Standard Missile-3 Block 2A, connesso al sistema antimissilistico Aegis, è stato realizzato utilizzando anche tecnologia nipponica e proprio il Giappone sarà uno dei principali beneficiari della tecnologia in un’ottica di difesa dalla Corea del Nord.
Nella Prefettura di Chiba si è intanto svolta, lo scorso venerdì, un’esercitazione dei velivoli statunitensi Osprey presso la base dell’esercito nipponico di Camp Kisarazu. Da luglio presso la base sono dispiegati due di questi mezzi.
Intanto i sindaci delle due città martiri di Hiroshima e Nagasaki hanno reiterato, congiuntamente, la richiesta al governo ed al parlamento affinché il Sol Levante firmi e ratifichi il trattato delle Nazioni Unite per il bando totale delle armi atomiche.
Le armi nucleari sono “un diavolo che si è diffuso per il mondo” ha dichiarato, lo scorso venerdì, Kazumi Matsui, primo cittadino di Hiroshima nell’incontro avuto, insieme al collega Tomihisa Taue, con il viceministro agli Esteri Eiichiro Washio.
In politica interna, il Partito Socialdemocratico ha preso atto della propria crisi interna e deciso una separazione consensuale con quei membri (tra essi tre dei quattro parlamentari espressi dalla formazione politica) che hanno scelto di unirsi al Partito Costituzionale Democratico.
Il partito, erede del Partito Socialista, aveva rifiutato, lo scorso anno, le avances del presidente del PCD Edano mediante la presidente Mizuho Fukushima mentre il suo vice, Hajime Yoshikawa, ed il Segretario, Tadatomo Yoshida, si erano detti favorevoli alla fusione col maggior partito dell’opposizione.
In settimana Fukushima e Yoshida hanno incontrato Edano. Il leader del PCD ha ribadito la proposta di fusione al PS mentre l’omologa ha proposto una sorte di confusa federazione con il maggior partito dell’opposizione.
Mercoledì scorso, frattanto, la Corte Suprema di Tokyo ha stabilito, ed è l’ennesima sentenza sul tema, che le elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri del 2019 si sono svolte in uno stato di incostituzionalità a causa dell’eccessivo divario (ben tre volte) tra voti e seggi. La sentenza non annulla le elezioni (e d’altronde anche gli stessi ricorrenti non lo avevano chiesto) ma sarà inviata al parlamento perché ne tragga, si spera, le conseguenze.
Sui diritti civili, parlamentari di maggioranza ed opposizione hanno depositato, lo scorso lunedì, un disegno di legge volto a regolamentare la donazione di gameti nei casi di procreazione assistita. Punto discusso del progetto di legge la possibilità per i nati da questi procedimenti di conoscere i nomi dei donatori.
La norma “ha in animo di creare una relazione genitori-figli sicura nonché di stabilire un principio base per il complesso delle tecnologie concernenti la riproduzione assistita” ha affermato Kozo Akino, capogruppo dei senatori del Nuovo Komeito e tra i firmatari del disegno di legge.
Per quanto attiene alle Olimpiadi, il premier Suga ha incontrato, lo scorso lunedì, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach. I due hanno discusso circa la possibilità di avere eventi sportivi con la presenza del pubblico, di avere atleti e staff delle nazionali vaccinati (“se il vaccino sarà disponibile” per l’estate 2021 ha precisato Bach).
Per il capo del CIO si tratta della prima visita da quando venne stabilito, lo scorso marzo, il rinvio di un anno dei Giochi.
Sul nucleare, il presidente del PCD Edano, recatosi il 15 novembre nella Prefettura di Fukushima, ha affermato che la decisione circa la sorte delle acque contaminate stoccate all’interno dell’ex, tristemente nota, centrale non può essere ancora presa e che essa, comunque, dovrà essere spiegata alla popolazione.
Il 17 novembre è stato intanto dato dal Ministero dell’Economia, Industria e Commercio il via libera alla realizzazione di un deposito per le scorie nucleari nella Prefettura di Hokkaido dopo che le due municipalità interessate (Suttsu e Kamoenai) avevano già approvato il progetto. Le due municipalità riceveranno ciascuna 2 miliardi di yen.
A Kumamoto, marcia indietro da parte della Prefettura circa il progetto di una diga (progetto cancellato 11 anni fa) che dovrebbe contenere il fiume Kawabe, affluente del Kuma, più volte esondato in questi anni.
Kabashima, Governatore della Prefettura, ha completamente cambiato idea sul progetto ed ha ritirato la propria proposta circa la realizzazione di una semplice cassa di espansione del fiume.
Sul welfare, Partito Comunista, Partito Socialdemocratico e Partito Costituzionale Democratico hanno presentato, lo scorso lunedì, una proposta di legge che mira alla concessione di un sussidio straordinario alle famiglie monogenitoriali che si trovano in precarie condizioni economiche.
Per ciò che concerne l’emergenza Coronavirus, Tokyo ha riportato 255 casi il 15 novembre (e ben 209 sono stati i casi registrati il medesimo giorno ad Hokkaido mentre 266 quelli di Osaka), 180 lunedì (mentre Hokkaido ha registrato 189 casi), 298 martedì, 493 mercoledì (oltre 2.000 i casi nazionalmente), 534 giovedì (338 i casi ad Osaka e 266 ad Hokkaido), 522 venerdì (370 i casi ad Osaka) e 539 sabato (oltre 2.500 i contagi nell’Arcipelago).
“Sento forte la gravità della situazione” ha dichiarato, mercoledì scorso il ministro Nishimura mentre il Presidente dell’Associazione Medica del Giappone, Toshio Nakagawa, ha invitato la popolazione ad evitare i viaggi non necessari. Il medesimo giorno la Governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, ha sottolineato come il numero dei test sia aumentato (8.600 quelli effettuati lunedì) e di come ciò abbia permesso di identificare maggiormente gli asintomatici.
A fronte della crescita nel numero dei casi Koike ha disposto, il 19 novembre, l’innalzamento dello stato di emergenza al livello 4.
Nella Prefettura di Hokkaido il Governatore, Naomichi Suzuki, ed il sindaco del capoluogo Sapporo, Katsuhiro Akimoto, hanno chiesto, lo scorso 16 novembre, ai residenti della città di evitare di uscire di casa se non necessario innalzando il livello di allerta per questo tipo di eventi da tre a quattro: il livello precedente al massimo. Allo scorso martedì la percentuale di posti COVID-19 occupati nella Prefettura era giunto al 70% e 1.900 erano i casi attivi.
“Se non fermiamo la diffusione del virus a Sapporo, il cuore socio-economico di Hokkaido, rischiamo che l’infezione raggiunga l’intera Prefettura” ha affermato il Governatore annunciando le misure. Il Governatore non ha però ancora chiesto al governo nazionale di limitare la campagna “Go To Travel” la quale ha attratto numerosi visitatori nella Prefettura contribuendo, potenzialmente, alla diffusione dell’infezione.
Proprio in settimana il segretario generale del Gabinetto Kato ha annunciato che, stando a dati in possesso del governo, sono stati 144 i lavoratori di strutture ricettive aderenti alla campagna ad aver contratto il virus.
Venerdì, intervenendo in parlamento, Suga ha ribadito che i bonus vacanze proseguiranno salvo poi fare marcia indietro il giorno seguente. A fronte, infatti, dell’appello giunto giunto da Haruo Ozaki, capo dell’Associazione Medica edochiana (“se altre 1.000 persone saranno infettate le nostre strutture mediche non saranno in grado di affrontare la situazione”) ma anche dall’opposizione (venerdì Edano del PCD aveva ribadito che “Go To Travel” andava interrotta mentre Kurabayashi del PCG, il 20 novembre, si era scagliata contro la dichiarazione del premier circa l’idea di “bilanciare il controllo dell’infezione con la ripresa economica”), è stato deciso dall’Esecutivo di sospendere la campagna nelle aree nelle quali l’infezione si è più diffusa.
Parallelamente la Prefettura di Osaka ha annunciato, lo scorso 17 novembre, che i gruppi di più di cinque persone saranno esclusi dalla possibilità di fruire i bonus “Go To Eat” (l’equivalente di “Go To Travel” per i ristoranti).
Ad ottobre, intanto, stando ai dati resi noti dall’Agenzia per il Turismo, il numero di visitatori stranieri è calato del 98,9% rispetto allo stesse mese del 2019. Si tratta del tredicesimo mese consecutivo di calo ma il primo, da inizio pandemia, nel quale si superano i 20.000 turisti (per la precisione 27.400).
Il medesimo giorno la catena di agenzie viaggio JTB ha comunicato che taglierà 6.500 posti di lavoro (il 20% dei dipendenti) a fronte di perdite nette, sul periodo aprile-settembre, pari a 78,17 miliardi di yen.
Di misure “totalmente inadeguate” ha parlato in settimana la senatrice comunista Akiko Kurabayashi, in sede di Commissione Lavoro e Welfare della Camera alta, riferendosi all’insufficiente numero di posti letto e di medici esperti in malattie infettive, in particolare a Tokyo ed a Osaka, destinati ad i malati del nuovo Coronavirus.
Un appello ad aumentare il numero di test PCR è invece giunto in settimana da Hirofumi Hirano del Partito Costituzionale Democratico il quale ha anche chiesto maggiore sostegno alle famiglie indebolite dalla crisi economica.
Giovedì il premier ha comunicato che Nishimura ed il ministro della Salute Tamura hanno ricevuto l’incarico di implementare nuove misure.
In economia, l’Esecutivo ha reso noto che nel periodo luglio-settembre vi è stata un recupero del 21,4% rispetto al trimestre precedente.
“L’economia giapponese si è trovata nel periodo ancora in un grave situazione a causa del COVID-19 ma si evidenziano movimenti di recupero” si legge nel rapporto rilasciato dall’Ufficio del Governo lo scorso lunedì.
Cresciute ad ottobre le esportazioni. Secondo dati resi noti lo scorso mercoledì, il calo rispetto ad ottobre 2019 è stato dello 0,2% (per complessivi 6.570 miliardi di yen) contro il -4,9% di settembre. Calate, del 13,3% (per un totale pari a 5.690 miliardi), le importazioni, dato in gran parte figlio del basso prezzo del greggio. Il surplus è stato pari a 872,90 miliardi (a settembre era stato pari a 687,84).
In crescita l’export di auto (+3% contro il -0,5% di settembre), la componentistica per veicoli (+4% contro il -7,7% di settembre). Le maggiori crescite nelle esportazioni hanno riguardato la Cina (+10,2%) e gli USA (+2,5%).
Il Governo, mediante il vicepremier e ministro delle Finanze Taro Aso, chiude ancora una volta all’idea di abbassare la tassa sui consumi al fine di rilanciare la domanda interna.
“Occorre mantenere un sistema previdenziale che garantisca tutte le generazioni” ha risposto Aso ad un’interrogazione del deputato comunista Tadashi Shimizu.
Ad ottobre i prezzi al consumo sono, frattanto, calati dello 0,7%.
In ambito finanziario, oltre 30 grandi aziende potrebbero lanciare, nel corso del prossimo anno fiscale, un circuito unico di pagamenti digitali.
All’interno di questo consorzio di imprese vi sono la MUFG Bank, Sumitomo Mitsui Banking Corporation, le Ferrovie del Giappone Orientale e Mizhuo Bank.
Nella distribuzione, la statunitense Walmart ha comunicato, lo scorso 15 novembre, che venderà l’85% delle azioni possedute nella controllata nipponica Seiyu al gruppo statunitense KKR (che acquisirà il 65% delle azioni) ed alla giapponese Rakuten (che avrà il 20%) per complessivi 172,5 miliardi di yen. Seiyu venne acquisita dalla catena nordamericana nel 2008 e gestisce attualmente oltre 300 negozi nell’Arcipelago.
Sul fronte lavoro, lunedì scorso ha ufficialmente fatto il proprio debutto la Piattaforma Giapponese per i Lavoratori Migranti in Direzione di una Società Inclusiva lanciata dall’Agenzia per la Cooperazione Internazionale in tandem con l’Alleanza Globale per Catene di Approvvigionamento Sostenibili.
“Se il Giappone non migliorerà la propria attrattività i lavoratori con alte competenze non vorranno venire” ha affermato Phi Hoa, amministratore delegato di One-Value, azienda che si occupa dell’impiego di lavoratori vietnamiti, nel proprio intervento di presentazione dell’ufficio.
La struttura coopererà con svariate aziende tra cui SoftBank.
Frattanto, la percentuale di neolaureati assunti dalle aziende nipponiche ha segnato un brusco calo. Al primo ottobre il 69,8% degli studenti che si laureeranno nella prossima primavera hanno ricevuto un’offerta: il 7% in meno rispetto ad un anno fa e la prima volta, dal 1996, che l’indice scende sotto il 70%.
In campo tecnologico, il supercomputer nipponico Fugaku (sviluppato da Riken e da Fujitsu) ha ripreso il primo posto nella classifica di questi dispositivi elaborata da TOP500.
Rimanendo in campo informatico, la società di gioco Capcom ha comunicato, lo scorso 16 novembre, di aver subito un attacco hacker che ha portato al furto di 350.000 file e tra essi personali dei clienti.
Panasonic ha intanto annunciato, lo scorso mercoledì, un’indagine di mercato, in cooperazione con due aziende norvegesi del settore energia (Equinor e Hydro) volta a realizzare investimenti nel settore delle batterie al litio in Europa.
“Siamo felici nel partecipare a questa iniziativa volta ad esplorare l’implementazione di tecnologie e catene di fornitura sostenibili ed altamente avanzate al fine di poter soddisfare le esigenze dei clienti di batterie agli ioni di litio nonché supportare il settore delle energie rinnovabili in area europea” ha affermato Mototsugu Sato, vicepresidente esecutivo dell’azienda.
Nelle telecomunicazioni, Nippon Telegraph and Telephone ha comunicato che la propria partecipazione in NTT Docomo, la propria controllata che si occupa di comunicazione mobile, è salita dal 66,21 al 91,46%. L’operazione è volta a far rientrare in toto il settore mobile all’interno della casa madre.
Chiudendo con l’esplorazione spaziale, domenica 15 novembre è stata lanciata da Cape Canaveral la navicella Crew Dragon di proprietà di SpaceX con a bordo il nipponico Soichi Noguchi. Destinazione della navicella la Stazione Spaziale Internazionale.
Venerdì il ministro Hagiuda ha annunciato che altri due nipponici saranno coinvolti, nel 2022 e nel 2023, in missioni a lungo termine sulla Stazione Spaziale Internazionale.
(con informazioni di asean.org; apec.org; pm.gov.au; defense.gov; top500.org; walmart.com; panasonic.com; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine di Tiger 7253 (dettaglio) da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.