“No time to die”, l’ultimo capitolo della saga con Craig protagonista, non uscirà più il 12 novembre. Con un comunicato ufficiale, è stato deciso l’ennesimo rinvio al 2 aprile 2021. Praticamente un anno dopo, visto che doveva uscire ad aprile 2020, ma l’emergenza sanitaria ha costretto la Universal a farlo slittare per evitare ulteriori perdite. Il Covid ha accelerato una pratica diffusa degli studios di preferire i film sulle piattaforme digitali (vedere alla voce remake di Mulan in casa Disney) piuttosto che in sala. Il 2020 sarà probabilmente fino alla fine un anno difficilissimo per gli esercenti cinematografici. Il rischio è che le piccole sale non sopravviveranno. La catena Cineworld ha annunciato la chiusura delle proprie sale in Stati Uniti, Regno Unito e Irlanda: oltre 5500 posti di lavoro in bilico, lasciando i lavoratori esclusi di fatto da un confronto. Una cosa voluta dalle major. Il perché si può ritrovare in quello che accade un secolo fa. Come riporta il sito Badtaste.it, quasi un secolo fa, “per effetto dell’epidemia di influenza spagnola e dei lockdown che furono necessari e poi ancora per effetto della crisi economica le sale, allora un business molto vecchio stampo e a conduzione familiare, cominciarono a chiudere. Accadde che gli studios le comprarono, una per una, a cifre irrisorie finendo per controllare tutta la filiera: produzione, distribuzione ed esercizio tutte in mano agli stessi soggetti. La situazione era così ingiustamente accentrata che nel 1948 il Paramount Act stabilì che nessuno studio potesse possedere anche delle sale. Quella legge è stata abrogata meno di un anno fa”. Così le major potranno possedere i cinema dove proiettare i loro film. Questo provocherà un grosso cambiamento quando le cose torneranno alla normalità.
Nell’attesa del nuovo 007, torniamo indietro al 14 ottobre 2005. Superando la concorrenza di Hugh Jackman, Henry Cavill, Clive Owen, Ewan McGregor e Colin Farrell, il biondo Daniel Craig (37 anni all’epoca) viene ingaggiato come nuovo interprete di 007 dopo Pierce Brosnan. Eppure fu proprio l’attore stesso a non volerlo interpretare almeno inizialmente. Fu la sceneggiatura di Casino Royale a convincerlo a non rifiutare (in effetti non era male…). L’attore inglese sapeva che il ruolo gli avrebbe dato una fama mondiale mettendo a rischio il suo anonimato e una vita tranquilla. Ci furono diverse proteste dei fan dell’agente segreto di Ian Fleming perché quest’attore era noto solo per un piccolo ruolo nel secondo Tomb Raider, per Era mio padre di Sam Mendes e soprattutto Munich di Steven Spielberg. Il suo disprezzo per 007 tornò fuori prima dell’uscita di Spectre (recensione del film qui): “Non ho una vita normale. Una volta ci si poteva ubriacare, fare il bagno nudi, insomma, cose che le persone normali ogni tanto fanno. Nessuno lo veniva a sapere. Ma oggi, tutti hanno una macchina fotografica e ogni debolezza diventa di dominio pubblico. Non mi piace interpretare 007, James Bond è misogino e sessista. Mia moglie (l’attrice Rachel Weisz) sa che non sono così nella vita reale”. Poi però ha fatto retromarcia e ha accettato di realizzare “No time to die” per chiudere definitivamente questo capitolo della sua carriera. Nel 2020, dopo l’indimenticabile Sean Connery, è risultato secondo i sondaggi il miglior interprete di sempre dell’iconico personaggio. Voci parlavano addirittura di 007 nero (Idris Elba pareva favorito) o addirittura donna (pare addirittura che 007 avrà una figlia nell’ultima pellicola), ma la selezione ancora non è finita. Tom Hardy viene dato dai bookmakers in pole position. Staremo a vedere. Daniel Craig ha interpretato James Bond in ben 5 film: Casino Royale, Quantum of Solace, Skyfall e Spectre (gli ultimi due diretti da Sam Mendes). Oltre naturalmente a No time to die. Adesso ripercorriamo quel bellissimo primo capitolo: Casino royale. Film che uscì in Italia nel gennaio 2007.
Seconda regia consecutiva per Martin Campbell dopo Goldeneye. Una scommessa difficile, ma ampiamente vinta visto il cambio del protagonista. Esce Pierce Brosnan, entra Daniel Craig. Chi l’avrebbe mai detto? Perché fisicamente Craig sembra più un russo, un antagonista di Bond. Invece è carismatico, perfettamente inserito nella parte principale.
Il vero colpo però è alla sceneggiatura: l’aggiunta del premio Oscar Paul Haggis (regista di Crash e Nella valle di Elah, sceneggiatore di Million dollar baby e Flags of our fathers, diretti poi da Clint Eastwood) agli storici Purvis e Wade. Risultato? Altissimo, perché sono i dialoghi a fare la differenza. Senza dimenticare il tema musicale “You know my name” firmato da Chris Cornell, indimenticabile voce dei Temple of Dog, degli Audioslave e dei Soundgarden. Proprio la canzone lancia a Bond il primo segnale di allarme: “Per quanto in alto tu possa essere arrivato, l’avere ottenuto una licenza di uccidere a due zeri non fa di te un Dio. Eri e rimani uno zero, un nulla facilmente sostituibile. Guardati le spalle” (vedi qui).
Il tono del film non è più fumettistico, ma Bond è sempre più oscuro, tormentato, umano. La cosa si noterà ancora di più in “Skyfall” di Sam Mendes che racconterà le origini di James e le sue debolezze.
Casino Royale parte dal primo romanzo di Fleming. 007 (Daniel Craig) è un agente segreto precario al servizio della corona inglese. Si è appena guadagnato il doppio zero, ovvero la licenza di uccidere. Il film inizia in Madagascar. Il neopromosso ha un lungo inseguimento con un mercenario di colore che sta per fare un attentato. Bond sventa il pericolo, ma mette in imbarazzo il suo Paese: le telecamere riprendono il suo assassinio. Le immagini fanno il giro del mondo. M (Judi Dench) vorrebbe licenziarlo o metterlo da parte per un po’.
Ma Bond non è uno stupido. Lo ha fatto per capire chi c’è dietro quest’operazione. Infatti poco dopo 007 parte per le Bahamas dove scopre un pericoloso piano. Un secondo mercenario (il “nostro” Claudio Santamaria) sta per compiere un altro attentato che dovrà avvenire all’aeroporto di Miami. Bond lo sventa (scena magistrale ed adrenalinica).
L’MI6 scopre che dietro tutto ciò c’è un banchiere: il pericoloso Le Chiffre. A interpretarlo c’è il camaleontico attore danese Mads Mikkelsen, già attore feticcio del primo Winding Refn e di Thomas Vinterberg (Il sospetto). Un uomo dall’aspetto demoniaco con tanto di occhio squarciato che lacrima, con tanto di inalatore. Il sabotaggio di 007 fa emergere che Le Chiffre si è indebitato con un misterioso signore della guerra africano. Per recuperare soldi e per salvarsi la pelle, organizza una partita a poker nel Montenegro. E dove sarà questa dannata partita? Ma al Casino Royale, naturalmente. Anche se c’è un errore nel momento cruciale del film: Bond vince con una scala colore e non con una scala reale. Quest’ultima avviene quando si ha in mano 5 carte dello stesso seme dal 10 all’asso (lo potete notare qui). Martin Campbell usa il tavolo verde come gigantesco macguffin hitchcockiano. Il perché lo dice Bond nella frase clou del film: “a poker non si gioca con le carte ma con la persona che hai di fronte”. Cosa che in molti sottovalutano. Come mai nei film giocano sempre a quel gioco? Semplice perché è affascinante, psicologico, drammaturgicamente logico: puoi vincere anche senza avere niente in mano. La bravura, il “bluffare” sono armi potenti. Nel poker come nella vita, specie oggi dove conta più il virtuale del reale.
La posta in palio è altissima. Le Chiffre rischia la vita se non incassa.
Bond, chiaramente, è uno dei più bravi giocatori e si intrufola tra i 10 contendenti insieme, tra gli altri, ai servizi segreti americani, rappresentati da Felix (Jeffrey Wright). Incredibilmente un afroamericano. Cosa sicuramente poco trumpiana, ma all’epoca delle riprese si cominciava a sentire l’effetto Obama (anche se c’era in carica Bush).
A fornirgli denaro c’è il Tesoro britannico, rappresentato dall’ambigua e seducente Vesper Lynd (Eva Green), mentre i contatti gli vengono forniti dal viscido Mathis (Giancarlo Giannini). Lei è una femme fatale semplice, più che una bond girl. Definizione che invece vale di più per l’attrice italiana Caterina Murino (Solange, la moglie del terrorista Dimitrios). Quando entra in scena Vesper, il film brilla di luce propria e sale di livello. I due personaggi presto si innamorano. I duetti tra Craig e la Green sono semplicemente pazzeschi. La sceneggiatura è pura dinamite, come nella magistrale entrata in scena di lei sul treno dove si presenta con un glaciale “io sono il capitale” (vedi qui). Fino all’ultimo centesimo, naturalmente. E’ proprio l’amore per Vesper a determinare il carattere del Bond seduttore e misogino che usa le donne come un piacere usa e getta. Ce lo dice Fleming nei romanzi. Dopo di lei, non potrà esserci un amore tanto potente. Bond è cotto a puntino, “allo spiedo, una sensazione spiacevole”.
È un film di rottura rispetto ai precedenti, più contemporaneo: non esistono sentimenti duraturi e ci sono scene molto crude (l’avvelenamento o la tortura sulla sedia ad esempio).
Casinò Royale è un film fresco, un intelligente reboot che rinvigorisce una saga che stava diventando pesante. Dei 4 film con Craig è sicuramente il migliore, insieme a Skyfall. Anche se le premesse di questo film sono un po’ disattese dal successivo Quantum of Solace. A differenza di altri film dell’intera saga, da Casino Royale in poi è bene vederli in ordine. Perché tutto è strettamente collegato (guardatevi Spectre per capire il perché). Tuttavia bisogna dire che questo film ha qualche difetto. Il ritmo del film è adrenalinico, ma non è costante. La parte finale a Venezia ha una netta decelerazione rispetto all’inizio o alla meravigliosa parte centrale perché deve introdurre Mr White (Jesper Christensen) e connettersi al capitolo successivo: Quantum of Solace. Splendide le location. Il film è stato girato negli interni a Londra nei Pinewood Studios. Sugli esterni invece non posso non citare Coral Harbour e Nassau (nelle Bahamas) e l’Italia. Il Belpaese è presente sia nella parte finale a Venezia (dove è stato distrutto realmente un palazzo vicino al Canal Grande) e sul lago di Como, nelle Ville Balbianello e Gaeta. Ma la produzione per risparmiare denaro decise di girare una buona fetta del film in Repubblica Ceca, tra Praga e le cittadine Karlovy Vary e Loket, Qui sono state ricostruite le scene dell’attentato all’aeroporto di Miami e l’hotel Splendide. L’errore più vistoso si avverte sulla parte ambientata nel Montenegro. Le sequenze sono state girate in Repubblica Ceca, e questo porta ad alcune incongruenze, come il simbolo delle ferrovie ceche sul treno in cui viaggia Bond, le auto Skoda della Polizia. La cosa si vede anche più tardi nella scena in cui Bond è al tavolino del bar all’aperto con Vesper e Mathis. C’è una scritta sullo sfondo con un’insegna di un locale ceco e non montenegrino.
In attesa di andare al cinema a vedere “No time to die” (pandemia permettendo), riguardatevi i 4 film precedenti. Cominciando proprio da Casino Royale. Ne vale la pena.
Fonti: Mymovies, Bloopers, cinematografo, Wikipedia, movieplayer, onda cinema
CASINO ROYALE ****
(USA, Regno Unito 2006)
Genere: Spionaggio
Regia: Martin Campbell
Sceneggiatura: Robert Wade, Paul Haggies, Neal Purvis
Fotografia: Phil Meheus
Cast: Daniel Craig, Eva Green, Mads Mikkelsen, Giancarlo Giannini, Judi Dench, Claudio Santamaria, Caterina Murino, Jeffrey Wright
Durata: 2h e 24 minuti
Prodotto e distribuito da Sony Pictures
Trailer Italiano qui
La frase: A poker non si gioca con le carte ma con la persona che hai di fronte.
Regia **** Interpretazioni **** Fotografia ***1/2 Sceneggiatura **** Musiche ****
Immagine da www.wikipedia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.