“Ho dimostrato la mia teoria. Ho provato che non c’è nessuna differenza tra me e gli altri. Basta una brutta giornata per ridurre l’uomo più assennato del pianeta a un pazzo. Ecco tutto ciò che mi separa dal resto del mondo. Solo una brutta giornata!”
Quando ho visto questo film, ho subito ripensato alla frase sopra citata. La diceva Joker nella graphic novel “The killing joke” firmata da Alan Moore e Brian Bollard. Ma prima di questo fumetto, c’erano stati illustri precedenti anche nel cinema. Nel 1971 Steven Spielberg esordiva al cinema con “Duel”, uno dei suoi più importanti film di tutta la carriera. Chi si aspettava che dietro quella lotta, tra un comune cittadino su un’auto e un’autocisterna, ci fosse un elemento simbolico così importante? Pochi, immagino.
Ma non si può non ricordarsi il film del 1993 di Joel Schumacher, “Un giorno di ordinaria follia”. In quella pellicola Michael Douglas era William Foster. Un comune cittadino che rimanendo imbottigliato nel traffico di Los Angeles, altera il suo già vacillante equilibrio psichico scatenando la sua rabbia improvvisa contro il mondo. E poi non si può dimenticare ciò che raccontava lo scorso anno il pluripremiato “Joker” di Todd Phillips che si ispirava, a sua volta, a film come Taxi Driver e Re per una notte di Martin Scorsese. Nel 2020 però tutto è cambiato. Il lockdown ha addirittura peggiorato la situazione: oltre alla rabbia, ora c’è anche la cattiveria. Basta vederlo ogni giorno, quando si va in coda alla posta, al supermercato o in un qualsiasi negozio.
Il regista Derrick Borte ha ripreso una giornata di vita quotidiana e ha cercato di metter in guardia gli spettatori. “Guardate che potrebbe accadere anche a voi una cosa del genere, quindi state attenti a cosa fate e a cosa dite”. Il film si apre infatti con un prologo, in versione telegiornale, che mostra il preoccupante livello di aggressività di chi quotidianamente resta imbottigliato nel traffico per diverse ore. Poi la storia immerge in questo contesto una giovane madre, Rachel (Caren Pistorius), che sta per divorziare. Sta portando il figlio a scuola ed è in forte ritardo. Anche in questo film l’auto conta più della persona. Lo vediamo nella vita di tutti i giorni. Specie chi ha determinate macchine, quelle grandi, sempre più vistose. Figuriamoci in America. C’è un dettaglio che non deve sfuggire: quel Suv nero (non a caso) accanto alla station wagon. E naturalmente il ragazzino che chiede “mamma quand’è che cambiamo macchina anche noi?”. Le auto si scontrano nel film ancora e preavvisano che a ruota lo faranno anche i personaggi.
Ad un certo punto Rachel ha un incontro fortuito con un il Suv nero (naturalmente) che era rimasto fermo al verde di un semaforo. La giovane donna inizia a pigiare sul clacson. Non sa però che quest’azione le provocherà non pochi problemi. A bordo del Suv c’è infatti lo squilibrato Tom Cooper (un inedito Russell Crowe) che poco prima aveva massacrato la moglie e il suo nuovo compagno. Chiaramente lei non lo sa. L’uomo vorrebbe che Rachel chieda scusa. La donna rispedisce al mittente la richiesta.
Il film diventa un thriller ansiogeno. Tom prende di mira Rachel e decide di farle vivere il giorno più brutto della sua vita per farle capire che “le parole e le azioni hanno delle conseguenze”. C’è una forte differenza con “Un giorno di ordinaria follia”: il personaggio di Cooper mira alla risoluzione di frustrazioni personali, non cerca rivalsa con il mondo.
Tom Cooper è una via di mezzo tra il William Foster di Un giorno di ordinaria follia e Ryan Gosling di Drive. Presto scopriamo in lui che rappresenta la cattiveria, l’indifferenza e la rabbia sociale tipica dell’incontrollabile società contemporanea. Stress, ansia e frenesia causate dal lavoro, dalla velocità del mondo, dalle disuguaglianze sociali e dalla pressione dei social media non fanno altro che aumentare la frustrazione e l’irritabilità a livelli oltre la soglia del normale. Ed è questo ciò che l’attuale panorama politico non riesco proprio a capire: la gente si comporta in un certo mondo per (tentare di) “risolvere” le proprie inquietudini quotidiane. E’ questa la principale forza del film: non risparmiando sui colpi bassi da dare in pasto allo spettatore, si suggerisce che la violenza aumenterà esponenzialmente.
Pur non essendo particolarmente approfondito e originale, “Il giorno sbagliato” è una critica alla realtà frenetica e frustrante delle città di tutto il mondo. La gente cerca l’approvazione sui social network invece che nel lavoro (sempre più difficile da trovare) o nello studio (a parte il calciatore Suarez). Al resto ci pensano la pressione e la competizione che non danno tempo e fiato alle persone.
Questo film nel complesso non funziona del tutto. Nonostante una buona prima parte, nella seconda peggiora. Alla regia serviva maggior coraggio e incisività perché ben presto la storia si focalizza su questa caccia tra i due personaggi lasciando sullo sfondo la rabbia sociale. Se fosse stata analizzata, chissà forse il film ne avrebbe giovato. La sceneggiatura sembra focalizzarsi più sull’azione che sulla psicologia. Sembra di essere al lunapark di casa Trump con due macchinine a scontro pronte a picchiarsi tra loro (con evidenti esagerazioni tipicamente americane come le forbici conficcate negli occhi). Tutto ciò rende “Il giorno sbagliato” un riuscito film di serie B. Se il personaggio di Rachel francamente non ci fornisce nulla di nuovo, quello di Cooper è un inedito ritratto di un attore che ha sempre fatto il buono, l’eroe o il rassicurante. Russell Crowe finalmente si sporca le mani, diventa una sorta di bomba a orologeria pronta ad esplodere. Ma la sceneggiatura lo fa diventare una sorta di macchietta. Dimenticate il John Nash di “A beautiful mind” o il Massimo de “Il gladiatore”: qui Crowe è triplicato fisicamente, ha uno sguardo poco rassicurante e gelido, una forza bruta. Sembra un connubio fisico tra Zucchero e Matteo Salvini. Tom Cooper è l’incarnazione del maschio medio frustrato (soltanto americano?). Probabilmente, aggiungo, disoccupato.
“Il giorno sbagliato” non aggiunge nulla di nuovo cinematograficamente parlando, con un eccesso di violenza gratuita che giustifica un essere umano ormai fuori controllo. La gente è convinta che siamo moderni (me lo hanno detto anche poche ore fa), che stiamo progredendo, ma come ci dice la voce alla radio “stiamo andando all’indietro”. Il regista lo mostra in una scena: quando Cooper ruba il cellulare a Rachel, è come se di fatto controllasse la sua vita (per primo lo aveva capito il nostro Paolo Genovese con il magistrale “Perfetti sconosciuti”). Alla faccia della privacy, ogni giorno sventolata in ogni angolo del globo.
Quindi mi raccomando quando suonate il clacson… State attenti. E imparate a chiedere scusa. Altrimenti il Tom Cooper di turno potrebbe essere ad attendervi al varco. Quando meno ve lo aspettate.
Fonti: Mymovies, cinematografo, comingsoon,cinematographe
IL GIORNO SBAGLIATO ***
(USA 2020)
Genere: Thriller, Drammatico
Regia: Derrick Borte
Sceneggiatura: Carl Ellswoth
Fotografia: Brendan Galvin
Cast: Russell Crowe, Caren Pistorius, Jimmi Simpson, Gabriel Bateman
Durata: 1h e 30 minuti
Uscita Italiana: 24 Settembre 2020
Distribuzione: 01 Distribution
Trailer Italiano qui
La frase: Voglio che lei impari a chiudere scusa. E imparerà con la violenza e il castigo.
Regia *** Interpretazioni *** Fotografia *** Sceneggiatura ***
Immagine da www.gds.it
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.