Il 9 agosto si è celebrato il settantacinquesimo anniversario dal bombardamento atomico sulla città di Nagasaki.
“Sono passati esattamente 75 anni dal giorno in cui la nostra città è stata colpita da una bomba nucleare. Nonostante siano trascorsi tre quarti di secolo, viviamo ancora in un mondo in cui esistono armi nucleari. Perché mai noi umani non siamo ancora in grado di sbarazzarci delle armi nucleari? Davvero non siamo in grado di abbandonare queste armi terribili che uccidono in modo così crudele, senza nemmeno consentire una morte dignitosa e che costringono le persone a soffrire per tutta la vita a causa delle radiazioni?” ha affermato nella propria dichiarazione il sindaco della città Tomihisa Taue il quale si è appellato al governo ed ai parlamentari affinché il Giappone “in quanto Paese che ha vissuto gli orrori delle armi nucleari, firmi il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e provveda alla sua ratifica il prima possibile. Inoltre, si esamini il piano volto a stabilire una zona priva di armi nucleari nel nord-est asiatico nonché si aderisca, per sempre, ai principi di pace sanciti della costituzione giapponese, che include al suo interno la volontà a non fare la guerra”.
“C’è l’urgente necessità di fermare l’erosione dell’ordine internazionale sul nucleare” ha ribadito nel proprio messaggio il Segretario Generale dell’ONU Guterres riferendosi agli accordi russo-statunitensi oggi in crisi, alla prossima conferenza per la revisione del Trattato di Non Proliferazione ed al Trattato per il bando totale delle armi atomiche cui ha fatto riferimento Taue nel proprio discorso.
Ai margini della celebrazione il premier Abe ha, per l’ennesima volta, sbarrato la strada alla possibilità di firma del Trattato per il bando totale in quanto esso “non tiene in conto della realtà della sicurezza”.
“Il governo si oppone ancora al Trattato sulle armi nucleari confidando nell’ombrello nucleare degli Stati Uniti. La situazione per quanto riguarda la sicurezza nel nord-est asiatico è imprevedibile e la minaccia delle armi nucleari esiste nonostante vi sia un alto livello di tensione. In tali circostanze, affinché il Giappone possa esercitare la propria guida sul tema del disarmo nucleare occorre tracciare una roadmap per partecipare al Trattato pur rispettando l’alleanza con gli Stati Uniti sviluppando un ambiente di sicurezza internazionale. Sarebbe necessario innanzitutto che i partiti di governo e di opposizione discutano seriamente ed a cuore aperto nella Dieta circa le condizioni che possano portare alla ratifica” ha affermato nel proprio discorso di commemorazione il Presidente del Partito Costituzionale Democratico Yukio Edano.
“Se il premier annuncia che il Giappone è contrario al trattato sul divieto delle armi nucleari è evidente che venga poi messa in dubbio la reale intenzione di abolire queste armi” ha dichiarato dalla città martire il Presidente del Partito Democratico per il Popolo Yuichiro Tamaki il quale si è anche augurato che il proprio Paese contribuisca affinché si abbia un nuovo accordo START tra Stati Uniti e Russia.
Rimanendo in tale ambito, il Governo ha presentato appello contro la sentenza emessa qualche giorno prima del settantacinquesimo anniversario dei bombardamenti da parte della Corte Distrettuale di Hiroshima che aveva riconosciuto come hibakusha anche coloro che vennero esposti alla “pioggia nera” (cioè a piogge contaminate da sostanze radioattive) pur non essendo in quel momento nell’area designata nel 1976 come contaminata (e cioè quella più prossima agli ipocentri ma anche le aree sulle quali, stando alle previsioni meteorologiche, di quel giorno piovve).
Si tratta di una sentenza “non basata sulle evidenze scientifiche” per il ministro della Salute Katsunobu Kato il quale ha aperto ad una possibile rapida revisione delle aree designate come contaminate.
All’appello hanno partecipato il comune e la Prefettura di Hiroshima anche se il sindaco della città, Kazumi Matsui, ha espresso “profondo dolore” per la scelta e chiesto una pronta revisione delle aree.
“Non mi arrenderò mai. Accetterò la sfida fino alla fine” ha affermato il coordinatore del gruppo dei ricorrenti, l’ottantaduenne Masaaki Takano.
“Non riconoscerci come hibakusha ed appellarsi alla sentenza mentre, dall’altro lato, considerare l’espansione delle zone meritevoli dei futuri benefit sanitari ai sopravvissuti, è contraddittorio” ha dichiarato Kazuko Morizono, un altro dei ricorrenti.
Di decisione che “calpesta gli sforzi dei ricorrenti” ha parlato Yuichiro Tamaki del Partito Democratico per il Popolo.
“Continueremo a batterci affinché i ricorrenti vengano riconosciuti come vittime e per un rapido aggiornamento delle aree” si legge in un comunicato diffuso dal Partito Costituzionale Democratico.
Rammarico è stato espresso anche dal Segretario del Partito Comunista, Akira Koike, il quale ha sottolineato come da quando, cinque anni fa, è stata iniziata la causa, ben 16 ricorrenti sono già deceduti: “la decisione di abbandonare l’appello dovrebbe essere presa il prima possibile e i sopravvissuti alla bomba atomica ed i ricorrenti non dovrebbero soffrire ulteriormente”.
Passando dal nucleare militare a quello civile, per la prima volta, lo scorso anno, il Sol Levante non ha importato combustibile nucleare. Il dato è conseguente al disimpegno, nonostante la riattivazione dal 2012 ad oggi di diverse centrali del Paese dal nucleare stante i costi di sicurezza sempre più elevati connessi alle nuove norme emanate dall’Agenzia Regolatrice.
Frattanto la località di Suttsu, ad Hokkaido, starebbe considerando la possibilità di candidarsi come luogo nel quale ospitare scorie radioattive. Le scorie sarebbero “una soluzione al declino della popolazione ed alle difficoltà finanziarie” per Haruo Kataoka. Il contributo statale per i comuni che accettano tali materiali si aggira intorno ai 2 miliardi di yen. Il paese ha una popolazione di poco inferiore alle tremila persone ma buona parte (per la precisione il 40,4%) sono ultrasessantacinquenni.
Sul fronte dei diritti civili, la scorsa settimana due medici, Yoshikazu Okubo e Naoki Yamamoto, sono stati rinviati a giudizio (dopo essere finiti agli arresti a luglio) per aver prodotto la morte di un paziente malato di SLA che l’aveva richiesta.
L’eutanasia non è legale nel Paese e chi la pratica rischia una condanna che può andare dai sei mesi ai sette anni di prigione.
Il 15 agosto si è, intanto, celebrato il settantacinquesimo anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in Asia.
Ad oltre sette decenni da quegli eventi sono oltre un milione i soldati le cui spoglie – disseminate tra la Siberia, la Cina, le isole del Pacifico e l’Indocina – non sono mai state recuperate. Di esse, il Ministero del Lavoro e della Salute, l’organismo a cui è stato assegnato il compito di individuazione, ritiene recuperabili circa mezzo milione (sono esclusi dal computo i periti in mare e coloro che sono morti in seguito ad incendi). Dal 2016 una legge ha messo a disposizione del dicastero fondi per le attività di ricerca e per l’effettuazione di test del DNA. Varie missioni, lanciate a partire dal 1952, hanno consentito il rimpatrio delle spoglie di circa 340.000 cittadini ma di molti di essi non vi è alcuna certezza circa l’identità (per altro tra essi sono certamente presenti collaborazionisti coreani e taiwanesi).
In tono minore tutte le cerimonie non annullate. Al Nippon Budukan la cerimonia nazionale ha visto la partecipazione di 540 persone. “Guardando indietro al lungo periodo di pace del dopoguerra, riflettendo sul nostro passato e tenendo presenti i sentimenti di profondo rimorso, spero vivamente che le devastazioni della guerra non si ripetano mai più” ha affermato in occasione dell’anniversario l’ex imperatore Naruhito.
Anche quest’anno il premier Abe ha inviato un’offerta rituale al tempio scintoista di Yasukuni, il luogo nel quale vengono celebrati coloro che sono morti per l’Imperatore e tra essi numerosi criminali di guerra. Se Abe si è comunque astenuto dal recarsi in prima persona, il ministro dell’Ambiente Koizumi ha invece deciso di andare. Certe nei prossimi giorni le reazioni di Cina e Corea del Sud, due delle nazioni che hanno pagato il maggior tributo di sangue all’imperialismo giapponese.
“Desidero esprimere le mie più sentite condoglianze alle persone all’interno e all’esterno del Giappone che sono state vittime della guerra di aggressione giapponese e del dominio coloniale. L’anniversario di quest’anno è coinciso con la pandemia del nuovo Coronavirus, la quale è ancora in pieno vigore in tutto il mondo ed in Giappone. Nonostante il desiderio di molte persone di ridurre le spese militari che portano alla guerra e prendere misure contro il virus, il governo Abe ha rinnovato quest’anno le sue spese militari da record ed ha proseguito ossessivamente nell’attacco all’articolo 9 della Costituzione. Il Partito Comunista Giapponese farà del suo meglio per proteggere la salute e il sostentamento delle persone vittime del virus nonché per tutelare l’articolo 9 e costruire un Giappone pacifico” si legge nel comunicato del segretario del PCG Akira Koike.
Per ciò che concerne il COVID-19, la capitale ha registrato 331 casi il 9 agosto (1.289 i contagi a livello nazionale e di questi 159 ad Okinawa), 197 il 10, 188 l’undici (64 i casi ad Okinawa), 222 il dodici (184 i casi ad Osaka), 206 il giorno successivo (mentre 97 sono stati i casi ad Okinawa, 177 ad Osaka, 143 a Fukuoka e 109 ad Aichi), 389 il quattordici, 385 sabato.
Proprio la situazione ad Okinawa ha spinto il governatore della Prefettura Denny Tamaki, il quale la scorsa settimana ha già proclamato lo stato d’emergenza, a disporre il raddoppio dei posti letto destinati ai pazienti contagiati dal nuovo Coronavirus (dai 200 attuali passeranno a 425) mentre e stanze per l’isolamento degli asintomatici passeranno da 210 a 340.
Giovedì, frattanto, il Ministero dell’Ambiente ha annunciato lo studio di misure che consentano la raccolta di rifiuti con il minor contatto umano possibile. Nel corso dell’attuale pandemia, infatti, tra i lavoratori potenzialmente esposti al virus vi sono coloro che operano nella nettezza urbana.
All’estero circa 1.000 tonnellate di carburante sono state disperse nei pressi delle Mauritius da una nave gestita della giapponese Mitsui O.S.K. Lines. Inviato da Tokyo del personale con il compito di aiutare la nazione oceanica a limitare i danni.
Pravind Jugnauth, primo ministro della piccola nazione, ha già annunciato che chiederà i danni alla società di gestione della nave. Lo stesso governo ha annunciato che nel corso della settimana quasi tutto il carburante è stato recuperato.
Per ciò che concerne i rapporti con la Cina, “forte preoccupazione” è stata espressa dal Portavoce dell’Esecutivo, Yoshihide Suga, circa l’arresto di una cittadina cinese nella Regione Amministrativa di Hong Kong.
“Le questioni concernenti Hong Kong sono solamente affari interni della Cina e non sono consentite interferenze straniere” ha affermato da Pechino il Portavoce degli Esteri della RPC, Zhao Lijian, il quale ha esortato il Giappone a “smettere di interferire in qualsiasi modo negli affari della Cina”.
Con accenti diversi tutti i partiti dell’opposizione, anche quello comunista, hanno fatto appello al Governo affinché chieda alla RPC di ritirare la legge.
Frattanto il ministro Motegi ha annunciato un tour all’estero che lo porterà, a fine mese, a visitare Cambogia, Laos e Myanmar ed in questa settimana Singapore, Malesia e Papua Nuova Guinea. Compito principale del ministro sarà favorire la ripresa dei voli commerciali.
Proprio con la Malesia e con Singapore si è stabilita una ripresa dei voli per settembre che preveda però una quarantena di 14 giorni per i viaggiatori. Con l’omologo malese Hishammuddin Motegi ha espresso preoccupazione circa le attività cinese nei Mari Cinese Orientale e Meridionale mentre con il singaporiano Balakrishnan si è insistito circa un “multilateralismo del vaccino” che sia in grado di non lasciare indietro nessuno e di non scatenare scontri.
Motegi si è anche riunito, in videoconferenza, con gli omologhi di cinque nazioni asiatiche (Uzbekistan, Turkmenistan, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan) promettendo ulteriori aiuti oltre a 2 miliardi di yen già concessi (e che divisi per il numero di nazioni non fanno, a dire il vero, una grande cifra).
In politica interna, una doccia gelata sulla fusione dei due maggiori partiti dell’opposizione, il Partito Costituzionale Democratico e quello Democratico per il Popolo, è giunta dal leader di quest’ultimo, Yuichiro Tamaki. Il Presidente del PDP ha infatti dichiarato, lo scorso 12 agosto, che alcuni membri del suo partito, tra cui lui stesso, non parteciperanno alla rifondazione del Partito Democratico, organizzazione della quale entrambi i partiti sono eredi. “Non siamo in grado di avere opinioni comuni su temi chiave quale l’abbassamento della tassa sui consumi” ha dichiarato Tamaki.
Il nuovo-vecchio partito dovrebbe contare su una forza parlamentare di circa 140 membri senza considerare i parlamentari del gruppo dell’ex premier Noda i quali non hanno seguito l’allora Partito Democratico nella fusione con ciò che restava del Partito dell’Innovazione (la cui esperienza è però continuata soprattutto ad Osaka) e che diede vita al PDP.
Il 13 agosto una bozza di statuto è stata licenziata dai vertici dei due partiti e ciò indica che a breve dovrebbero tenersi i congressi di scioglimento e quello di fondazione della nuova forza politica.
In economia, l’avanzo delle partite correnti della prima metà dell’anno ha registrato un -31,4% (per complessivi 7.311 miliardi di yen): si tratta del dato più basso degli ultimi cinque anni.
Le esportazioni sono calate del 15,6% (per totali 32.010 miliardi) e le importazioni del 12,3% (33.100 miliardi).
Calo anche nei prezzi: a luglio essi sono scesi dello 0,9%. A scendere maggiormente di prezzo sono stati i prodotti petroliferi: -19,3%.
A risollevare le esportazioni nipponiche può contribuire il Vietnam, Paese con quale è stato concesso in settimana un prestito per 345 milioni di dollari per l’acquisto di sei pattugliatori per la Guardia Costiera della nazione indocinese. Il prestito, concesso dall’Agenzia Giapponese per la Cooperazione Internazionale, è connesso al contrasto delle aspirazioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale.
Un prestito da 3,17 miliardi di dollari è stato concesso in settimana anche al Bangladesh ed è legato alla realizzazione di infrastrutture nell’area della capitale Dacca.
Una importate operazione internazionale ha riguardato anche la Banca Giapponese per la Cooperazione Internazionale e Mizhuo Bank. I due istituti hanno concesso un prestito da 330 milioni di dollari volto alla realizzazione di una centrale ad energia solare in Qatar. La centrale, da 800 megawatt, sarà operativa dall’aprile 2020 e sarà gestita da una società al cui capitale partecipano la giapponese Marubeni, la francese Total ed una società qatariota.
In campo finanziario, il gruppo SoftBank ha reso noto, lo scorso martedì, una crescita delle entrate nel periodo aprile-giugno dell’11,9% (per circa 12 miliardi di dollari) in gran parte conseguente alla vendita di asset volta a ripianare le perdite della statunitense WeWork e del Vision Fund (che ha perso, nel 2019, 1.900 miliardi di yen).
Il gruppo guidato da Masayoshi Son ha già venduto i due terzi delle azioni possedute nella società di telefonia mobile statunitense T-Mobile mentre martedì lo stesso Son ha annunciato la possibile vendita dell’azienda di chip britannica Arm, acquista nel 2016 per 31 miliardi dollari ed attualmente posseduta al 75% da SoftBank ed al 25% proprio dal Vision Fund.
Perdite anche nell’elettronica per Toshiba, la società ha riportato -11.35 miliardi di yen per il periodo aprile-giugno. L’azienda, i cui conti sembrano essere tornati sani dopo la vendita del settore chip avvenuta lo scorso anno, ha sofferto soprattutto per le interruzioni alla catena dei rifornimenti prodotta dalla pandemia nonché del calo di richiesta dei semiconduttori.
Buone notizie per Hitachi, il colosso globale dell’industria pesante ha infatti comunicato mercoledì scorso di essersi aggiudicata, insieme alla canadese Bombardier, un appalto da 800 milioni di euro per la fornitura di 23 treni ad alta velocità alle Ferrovie dello Stato italiane per le loro attività in Spagna (le FS si sono infatti aggiudicate la gara per effettuare alcune tratte).
Nella ristorazione, la catena di paninerie McDonald’s ha riportato nei primi sei mesi del 2020 un aumento del 2% delle entrate nei propri locali nipponici per un totale di 139,24 miliardi di yen.
In agricoltura, un allarme circa l’invasione della nottua, una falena infestante, è stato lanciata dal Ministero dell’Agricoltura. Apparso con certezza per la prima volta a Kagoshima lo scorso anno, il lepidottero è oggi presente in almeno 30 Prefetture ed è in grado di danneggiare seriamente mais, sorgo ed alcuni tipi di verdure. Il dicastero ha chiesto ai contadini di uccidere i bruchi quando individuati e di segnalarne la presenza alle autorità di modo da mapparne la diffusione che sarebbe favorita, almeno secondo alcune ipotesi, dal cambiamento climatico.
(con informazioni di fmprc.gov.cn; mfa.gov.sg; dpfp.or.jp; jcp.or.jp; fsitaliane.it; mainichi.jp)
Immagine di Tomi Mäkitalo (dettaglio) da Wikimedia Commons: “Sadako e airone di carta”, Parco della Pace di Hiroshima
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