La cantante canadese torna con Such pretty forks on the road, 25 anni dopo il successo planetario di Jagged Little Pill.
È raro di questi tempi ascoltare dischi di livello. Finora, insieme a Gigaton dei Pearl Jam, questo è uno degli album più belli di questo travagliato 2020. Viviamo in un mondo che pare non avere più tempo per ascoltare buona musica. Sentiamo tutto di corsa su Youtube, ma un’ora di musica di fila oggi è improponibile per i più.
Pur non avendo quella continuità che hanno i grandissimi artisti, bisogna riconoscere ad Alanis Morissette grande vulnerabilità, onestà, umiltà, integrità, voglia di lottare e una voce unica, fuori dal comune. Niente di originale, niente di nuovo, ma è un disco che si ascolta molto volentieri. Sono passati 25 anni quando appena ventenne macinava chilometri sui palchi al ritmo di You oughta know, Ironic, You Learn, Hand in my pocket e tante altre hit. Questo disco è diventato popolare perché si ribellava a sfruttamento, abuso, malessere, amore “malato” con rabbia. Il suo pop rock femminista ha contagiato tantissime artiste, ma tra le voci femminili la sua è ancora oggi una fra le più riconoscibili.
Da allora nella vita della cantante sono cambiate tante cose. A vent’anni si vedeva che non sapeva che strada prendere, era rabbiosa nel bene e nel male. Poi la musica l’ha salvata. Molti critici scrissero che la Morissette rappresentava l’isteria e la collera femminile, invece ne rappresentava la condizione. Oggi questo sentimento si è acuito, è diventato una prassi, una cosa comune a molte ragazze della mia generazione che, insoddisfatte, continuano a scappare dagli altri e da sé stesse, come faceva la cantante all’epoca.
Oggi ha quasi 46 anni, ha avuto tre figli, si è “sistemata” e ha smesso di prendersela con gli altri. Ha dovuto per forza abbassare i ritmi. Sul palco ora sta più ferma e il cambiamento è piuttosto evidente anche dal punto di vista fisico.
La cosa che emerge di più da questo nuovo disco è un repentino cambio di passo: ciò che la faceva star male in passato erano le dipendenze verso lavoro, amore e cibo. È difficile oggi parlare di esaurimenti, dipendenza, insonnia, depressione e maternità alla gente. Subito ti allontanano come se avessi la rogna o il Covid. Alanis Morissette canta con profonda concretezza realizzando uno dei suoi dischi migliori, grazie alla sua inconfondibile voce. Cosa che si concretizza subito con il singolo Reasons I Drink.
Tuttavia il 2019 per Alanis Morissette è stato un anno ricco di impegni e di soddisfazioni. A fine anno, il 3 dicembre, è arrivata una bella notizia: il ritorno sulle scene. Ha pubblicato un nuovo singolo, Reasons I drink, che anticipava l’arrivo del nono album.
Nel frattempo sono passati ben otto anni dal predecessore Havoc and bright lights. Il tour aveva toccato anche Firenze nell’estate 2012 in uno splendido concerto nell’inedito scenario della Cavea del Teatro dell’Opera. Un concerto piccolo, intimo, ma molto curato con una Morissette mai doma. In questi otto anni la cantante canadese è diventata mamma altre due volte, tra il 2016 e il 2019. Nonostante ciò era ripassata dalla Toscana nel 2018 con il concerto al Pistoia Blues, in cui aveva mostrato tutto il suo grande potenziale (trovate il resoconto della serata qui).
Il 2020 era iniziato alla grande con l’enorme successo del musical tratto dal suo album migliore: Jagged Little Pill. Opera che ha venduto oltre 33 milioni di copie nel mondo con ben 17 dischi di platino certificati. Poi l’arrivo del Covid-19 ha distrutto i piani della cantante canadese. Such pretty forks on the road è stato posticipato dal 1° maggio al 31 luglio. “Ho pensato che non fosse giusto pubblicare un disco sulla crisi di una donna mentre il mondo era nel bel mezzo di una pandemia. Le reazioni erano opposte a seconda della persona a cui l’ho anticipato. Qualcuno ha detto che era il momento di aspettare, qualcun altro invece preferiva perdersi nella mia storia” – ha rivelato la cantante in un’intervista. I festeggiamenti dei 25 anni del suo album mantra, Jagged Little Pill, sono stati congelati.
È uscita una nuova ristampa dell’album con l’inedita registrazione del concerto allo Sheperd’s Bush Empire di Londra, ma il tour è stato inevitabilmente rinviato. Il 23 settembre 2021 partirà da Copenhagen, Covid permettendo. Anche l’unica data italiana è stata rinviata all’ 8 novembre 2021 e sarà al Mediolanum Forum di Assago, alle porte di Milano.
Adesso analizziamo l’album Such pretty forks on the road pezzo per pezzo.
1. Smiling
Il pezzo di apertura è il migliore del disco. La cantante dichiara di metterci la faccia per intraprendere un viaggio coraggioso. Si ispira in maniera netta a My iron lung dei Radiohead, ma ricorda anche Uninvited (pezzo tratto da Jagged Little Pill) e soprattutto Thank you, una delle sue hit più famose. Affronta un tema direi abbastanza comune oggi. Le persone quando sono giù di morale, continuano a sorridere e ad andare avanti, nonostante i fallimenti, i “bivi” delle scelte (che danno il titolo al disco), i problemi quotidiani e i segnali di resa. Parlare con le altre persone di questi temi è molto difficile. Qui potete trovare una rara esibizione live del pezzo dove si può apprezzare la grande voce di Alanis Morissette.
2. Ablaze
Morissette ha parlato in recenti interviste sulla sofferenza della depressione post partum e della maternità. Ha avuto due figli nel giro di tre anni (2016 e 2019), dopo il primogenito avuto nel 2010. Ablaze è un singolo viscerale che esplora il legame indissolubile tra madre e figlio sulla scia della splendida Guardian (che riguardava prevalentemente la nascita del primo figlio nel 2010). Qui trovate un’esibizione live del singolo.
3. Reasons I drink
Il brano più onesto del disco è una confessione. Alanis ammette di bere per affogare i dispiaceri nel cibo e nell’alcool. Nella canzone trapela anche l’uso di farmaci per ovviare ad alcune pressioni di un’industria discografica definita “malata”. Rivela che nel passato ha detto a tutti di stare bene, anche se non era così. La canzone è un’esplorazione sincera del perché le persone si rivolgono all’abuso di sostanze o ad altri tipi di dipendenza. Il motivo è il mantenimento dell’apparenza: tenta di offrire una soluzione, ma è solo una richiesta di comprensione.
Il videoclip del brano è molto “ironic”. La cantante si divide in quattro e mostra diverse anime della stessa Morissette. Le quattro versioni di Alanis si ritrovano in un incontro degli Alcolisti Anonimi e rivelano problemi e fatiche che le hanno portate alla dipendenza. Nel finale ambiguo resta una sola Morissette, la terapeuta. Sarà davvero guarita?
4. Diagnosis
La diagnosi, con i suoi violenti dolori, è il sollievo che deriva dall’essere in grado di attribuire un nome a una condizione precedentemente indescrivibile. Una canzone post partum che affronta le difficoltà di uno stato mentale che può sfociare in malattia. Da poco Alanis ha avuto il terzo figlio e sta attraversando le prime fasi della menopausa. È una canzone dolorosa che annuncia una forma di sconfitta.
5. Missing the miracle
In questo brano la Morissette sembra un po’ caustica. “You see the figure skater, I fear the ice is thin” (“Vedi il pattinatore artistico, temo che il ghiaccio sia sottile”). Una chiara metafora che indica la sua ansia, la sua paura.
6. Losing the plot
Un altro problema del passato di Alanis: l’insonnia. Su questo brano la cantante ammette la sua sensibilità, la sua incapacità di stare ferma. Al resto ci ha pensato la maternità. “Sono molto sensibile. Voglio dire, se qualcuno anche solo pensa finisco per svegliarmi. Soprattutto adesso che vivo con un bambino di otto mesi. Me ne prendo cura per tutta la notte. Sono sempre impegnata in quelle che definisco generiche attività post parto. Le prime due volte che ho partorito avevo i sintomi della depressione. Questa volta, invece, la depressione è all’1%, il resto è ansia. Ma sì, dormo poco. Dormo quando posso: non è molto, ma basta per andare avanti. Non riesco a dormire se prima non ho dedicato del tempo a me stessa. Qualunque rumore mi sveglia, è come se fosse un segnale che mi dice che devo mettermi a scrivere. Se c’è un’importante faccenda da concludere non riesco a prendere sonno. È il momento più creativo della giornata, tutti dormono e posso togliere la divisa da mamma. Posso seguire la mia musa, entrare in uno stato in cui sono ricettiva su qualsiasi cosa: un testo, un’idea, un’opera d’arte”.
7. Reckoning
Il quarto singolo che ha lanciato l’album è questo. Una canzone su un tema attuale: il caso Me Too. Alanis Morissette esprime la sua vicinanza alle donne vittime di violenza ed è contro la cultura delle molestie sessuali a Hollywood, alludendo a “predatori e prede”. In un’intervista alla rivista britannica The Sunday Times alla fine di aprile, l’artista ha espresso preoccupazione per i casi di molestie nell’industria musicale, sostenendo che il movimento dovrebbe estendersi anche al settore. “Quasi tutte le donne nell’industria musicale sono state picchiate, molestate o violentate. È onnipresente – più nella musica che nel cinema “, ha detto. La canzone la potete ascoltare qui.
Alanis Morissette riconosce che il trauma e la disperazione non ci abbandonano mai veramente, indipendentemente dal fatto che siamo noi vittime o carnefici.
8. Sandbox love
Alanis ringrazia suo marito, l’amore che l’ha fatta uscire dal recinto di insoddisfazioni, paure e nevrosi. Una canzone che non risparmia di trasudare rabbia e qualche “vaffa” di troppo. Questo pezzo vanta la collaborazione del polistrumentista Michael Farrell.
9. Her
Anche questa canzone mostra tutto il catalogo di paure e insicurezze. Dice di essere sul pavimento della cucina, chiedendo aiuto al suo pianoforte per farla uscire da questa morsa.
10. Nemesis
Un’altra dipendenza è descritta in questa canzone. Si parla di droghe psichedeliche. La cantante ammette in un’intervista a Rollingstone che “ho sperimentato molto per trovare Dio. Sono una tipa curiosa, mi piace sperimentare. Ho un sacco di amici convinti che quell’esperienza che oblitera l’ego sia davvero potente. Io sono più ansiosa. Ho la testa sempre piena di cose e il mio ego viene obliterato anche senza sostanze. Non ho bisogno di una sostanza per raggiungere certi stati”. In questo parla dell’ignoto, nel brano canta “Cambia, tu sei la mia nemesi”, come per dire che il futuro è incerto e l’ignoto è vasto.
11. Pedestal
La chiusura del disco è molto interessante ed è comune a molte persone: si chiama insicurezza. Si potrebbe tranquillamente definire il sequel della hit You oughta know (seppur con meno rabbia). La Morissette ce le mostra, convinta che il suo partner alla fine smetterà di desiderarla. Non scordiamoci che la Morissette si è spesso sentita così nonostante la sua fama (ovvero il cosiddetto piedistallo). Questa canzone ricorda molto la lunga relazione tra la cantante e l’attore Ryan Reynolds (“Lanterna Verde”). Il quale la mollò per sposarsi prima con Scarlett Johansson e, poco dopo, con la collega Blake Lively. Ma questa canzone parla anche del suo ex manager che è stato condannato a 6 anni di prigione per aver sottratto oltre 7 milioni di euro alla cantante.
Such pretty forks on the road
Alanis Morissette
Tracklist:
1. Smiling
2. Ablaze
3. Reasons I Drink
4. Diagnosis
5. Missing the miracle
6. Losing the plot
7. Reckoning
8. Sandbox Love
9. Her
10. Nemesis
11. Pedestal
Valutazione ***1/2
Fonti: Rockol, Rolling Stone
Immagine Thirty Tigers/Epiphany
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.