Pubblicato per la prima volta l’11 settembre 2015
Quest’anno si è celebrato il settantesimo anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki. Da allora il mondo è stato più volte colpito dal rischio di un nuovo utilizzo, sui civili, delle armi nucleari mentre test ed incidenti (il più recente, quello di Fukushima, proprio nel Sol Levante) hanno provocato immensi danni, vittime e suscitato apprensione in miliardi di persone.
Poco nota, in Italia, è la Confederazione delle Organizzazioni delle Vittime delle Bombe A e H (Hidankyo), che raggruppa e rappresenta i superstiti dei due bombardamenti dell’agosto 1945. Per conoscere meglio questa importante realtà civica abbiamo intervistato il suo Segretario Generale, il professor Terumi Tanaka.
Professor Tanaka, può fornire ai nostri lettori alcuni elementi circa la sua personale storia di sopravvissuto?
Sono stato esposto all’età di tredici anni, nella mia casa, situata a 3,2 chilometri dal punto dell’esplosione di Nagasaki. Ero al piano superiore della casa, mi sono ritrovato sotto una grande porta di vetro saltata con l’esplosione. Miracolosamente il vetro non si era rotto, così non ho subito conseguenze peggiori. Mia madre e due sorelle più piccole, che erano con me in casa, sono sopravvissute. Una delle mie zie e sua nipote sono morte bruciate e la loro casa, che si trovava a 500 metri dal luogo dell’esplosione, è crollata. Mio nonno, uno zio, ed un’altra zia vivevano a 700 metri dall’ipocentro. Il nonno e la zia sono morti, a causa delle gravi ustioni, subito dopo l’esplosione. Lo zio, che era sopravvissuto al bombardamento senza subire lesioni esterne è morto a causa delle radiazioni in un istante.
Tre giorni dopo, sono andato nell’area del punto zero, cercando i miei parenti. Con le mie stesse mani ho cremato il corpo della zia.
Dopo il bombardamento, il governo giapponese ha lasciato diverse centinaia di migliaia di sopravvissuti (gli hibakusha, in giapponese) senza assistenza per dodici anni.
La nostra organizzazione, Hidankyo, è stata fondata nell’agosto del 1956, dopo i test della bomba all’idrogeno sull’atollo di Bikini. All’epoca, la legge concernente le cure mediche per gli hibakusha (del 1957) e quella per il miglioramento delle loro condizioni di vita (del 1968) erano inapplicate. Le misure prese in favore dei sopravvissuti sono state migliorate grazie al movimento degli hibakusha, il quale ha anche chiesto indennizzi per quanti sono morti a causa dei bombardamenti atomici. Gli indennizzi per i caduti, ancora oggi, non sono mai stati corrisposti.
Sono entrato nel movimento degli hibakusha nel 1970. All’epoca lavoravo come ricercatore e docente al dipartimento di ingegneria in università, ho faticato per far fronte al doppio impegno di ricercatore ed attivista.
Si è da poco celebrato il settantesimo anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki. Crede che la memoria di quegli eventi, in Giappone e nel mondo, sia ancora forte?
Credo che quegli eventi non siano stati ben compresi sia fuori che all’interno del Giappone. Dopo le esplosioni nucleari, gli Alleati, guidati dagli Stati Uniti, hanno nascosto i danni causati dai bombardamenti, sia nel Paese che all’estero. Subito dopo i bombardamenti, due reportage realizzati da media stranieri apparvero in tutto il mondo, ma, in seguito, venne totalmente proibito alla stampa di darne notizia.
Gli stessi hibakusha non comprendevano quali danni avevano effettivamente subito, eccezion fatta, ovviamente, per quanti continuarono a vivere ad Hiroshima o a Nagasaki. Utilizzando ogni mezzo, gli hibakusha hanno cercato di far conoscere, all’estero, la verità circa i danni causati dalle bombe atomiche.
Tuttavia, dopo la fine della guerra fredda, con il declino dei movimenti civici per il disarmo nucleare, credo che l’interesse sul tema sia leggermente diminuito.
Penso che i giovani e le società civili di ogni Paese dovrebbero imparare quali danni sono stati causati dai bombardamenti atomici, così come quanto sia disumano l’uso di tali armi.
La proposta di celebrare l’anniversario dei bombardamenti atomici alla presenza dei Capi di Stato delle potenze vincitrici non si è realizzata a causa dell’opposizione cinese. La Cina, infatti, era contraria a che si rischiasse di considerare il Giappone una nazione vittima della guerra. Come ricordare senza dimenticare le colpe storiche del Giappone?
Hidankyo è contraria al fatto che il Giappone possa essere coinvolto in guerre o che possa possedere armi nucleari. Vogliamo che quanti sostengono le nostre idee, in ogni nazione, vengano ad Hiroshima e Nagasaki, visitino i musei che ospitano i cimeli di quegli eventi e ascoltino con attenzione le testimonianze dei sopravvissuti. Ci auguriamo che queste persone ricordino sempre quanto siano disumane le armi nucleari, che esse non vadano mai più usate e che occorre dedicare le proprie energie per il bando totale degli armamenti atomici.
All’ultima Conferenza per la Revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare è stato un peccato che la Cina abbia rigettato la proposta del governo giapponese, ciò potrebbe essere però imputabile alla tensione di fondo generata dalla visione storica sbagliata riguardo Cina e Corea portata avanti dal governo di Shinzo Abe. Hidankyo crede che tutti i cittadini giapponesi debbano assumersi la responsabilità circa l’aggressione e la colonizzazione della Cina iniziata con la guerra del 1931. Abbiamo inoltre la responsabilità di essere stati aggressori e colonizzatori di Taiwan e della penisola coreana e di aver reso vittime, nella guerra del Pacifico, molte nazioni asiatiche.
Detto ciò, i danni causati dalle armi nucleari sono di una natura diversa dagli altri danni di guerra, a causa del loro potenziale distruttivo e, come esseri umani, dobbiamo avere la capacità di rendere queste armi incompatibili con l’umanità.
Come commenta il fatto che all’ultima Conferenza per la Revisione del Trattato di Non Proliferazione Nucleare non si sia fatto alcun progresso verso il disarmo?
Non c’è stata la capacità di arrivare ad un’approvazione di un documento finale. Gli esiti della conferenza non sono riconosciuti da tutti. Ciò nonostante, nella discussione concernente il disarmo, quasi l’ottanta per cento dei Paesi membri delle Nazioni Unite ha affermato che le armi nucleari sono disumane.
Anche le nazioni con tali armamenti non hanno potuto opporsi pubblicamente a questo assunto. Inoltre, nel testo finale del progetto di risoluzione è rimasto l’invito affinché le armi nucleari non vadano più usate. C’è da dire che, anche se non si sono registrati progressi circa la proposta – proveniente da Paesi privi di armi atomiche – che il Trattato divenga propriamente esecutivo con seri negoziati riguardanti il quadro giuridico per intraprendere questo obiettivo, l’idea di creare un gruppo di lavoro aperto sul tema è stata presa in considerazione dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Noi non aspetteremo la prossima Conferenza di Revisione, nel 2020, ma, al contrario, rafforzeremo i nostri sforzi affinché vi siano forti progressi in seno all’Assemblea Generale ed in altre istituzioni.
Può illustrarci la posizione della vostra associazione circa le politiche di sicurezza nazionale portate avanti, negli ultimi anni, dal governo Abe? Per Hidankyo quale politica di difesa sarebbe corretto il Giappone avesse?
Hidankyo crede che le armi nucleari non vadano più usate e che esse debbono essere abolite. Ciò in conformità con quanto deciso, nel 2010, dalla Conferenza per la Revisione del Trattato di Non Proliferazione.
Crediamo che sia improbabile che la legislazione sulla difesa di Abe servirà da deterrente per il nucleare. La deterrenza nucleare si fonda sull’idea di usare le disumane armi nucleari.
La Corte Internazionale di Giustizia è stata evasiva nel proclamare come illegale l’uso di tali armi in una crisi nazionale, ma non ha comunque accettato il principio che le armi nucleari possano essere usate. Il governo giapponese afferma che la Corte ha accettato tale principio ed ha stretto accordi di sicurezza sotto l’ombrello nucleare americano.
Inoltre, l’anno scorso, il governo ha deciso di approvare l’incostituzionale diritto all’autodifesa collettiva. Hidankyo ha a cuore i valori della Costituzione pacifista del Giappone. Crediamo che l’articolo 9 della Carta, nel quale si afferma la rinuncia alla guerra, sia un modello per il mondo nel ventunesimo secolo. Dobbiamo garantire la nostra sicurezza mediante la diplomazia, non per via militare. Questo è il cuore dell’articolo 9 della Costituzione.
Energia atomica per scopi civili. Dal 2011 il Giappone ha i propri hibakusha in tempo di pace, cioè quanti sono stati esposti alle conseguenze dell’incidente alla centrale nucleare di Fukushima. Quale dovrebbe essere, a vostro avviso, la politica energetica giapponese, e quale opinione avete sull’attuale?
Quando Hidankyo è stata fondata, ha accolto con favore l’uso pacifico dell’energia nucleare. Inoltre, basandoci sui principi di indipendenza, democrazia e trasparenza, abbiamo promosso lo sviluppo delle centrali nucleari.
Tuttavia, in realtà, il settore è stato subordinato alla politica nucleare statunitense. La tecnologia usata nelle centrali nucleari è stata totalmente dipendente dagli Stati Uniti. Fino all’incidente di Three Mile, Hidankyo, come gruppo, non ha espresso alcuna particolare critica. Dopo quell’evento però, abbiamo iniziato a chiedere una politica energetica non basata sul nucleare. Questa posizione è stata espressa con maggiore forza dopo l’incidente di Chernobyl.
Nel corso del tempo ci siamo convinti dell’impossibilità di avere in tali centrali una sicurezza del cento per cento e di aver riposto troppa fiducia nella tecnologia giapponese. Non avremmo mai immaginato che un incidente devastante, come quello di Fukushima, potesse avvenire nel nostro Paese.
L’incidente alla centrale di Fukushima sta causando danni da radiazioni su scala globale. In tal senso, la generazione elettrica nucleare è soltanto l’altra faccia della medaglia delle armi atomiche: entrambe hanno la medesima natura. Crediamo che l’umanità non possa coesistere con entrambe e siamo contrari alla riattivazione di tutte le centrali oggi spente.
Immagine: resti di un tempio a Nagasaki, settembre 1945, da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.