Giovedì 16 luglio la Camera ha approvato il rifinanziamento della Guardia costiera libica nell’obiettivo di contenere le partenze di barconi verso le sponde italiane. Il via libera è arrivato con un’ampia coalizione di sì costituita da Movimento 5 Stelle, Lega, Forza Italia, Partito Democratico (in maggioranza) e Fratelli d’Italia. I deputati di Italia Viva non hanno partecipato al voto, mentre sul no si è assestata una piccola ma eterogenea coalizione di minoranza PD, Liberi e Uguali e +Europa.Il voto ha suscitato molto clamore, non soltanto per il connubio fra i due-tre poli dello spettro politico ma soprattutto per via delle inumane condizioni di detenzione in Libia e per l’insicurezza stessa dei porti di un Paese che si trova in uno stato di guerra civile.
Leonardo Croatto
La Camera ha di nuovo votato il rifinanziamento delle missioni militari internazionali italiane, molte delle quali in Africa. Tra le missioni militari “umanitarie” all’estero c’è anche l’appalto delle gestione dei campi di concentramento per migranti e la protezione dei nostri confini a sud, affidato alla premiata ditta “Guardia Costiera Libica”, nota per la per il rispetto dei diritti umani e di tutte le convenzioni internazionali esistenti.
Ovviamente, siccome “appalto per la gestione di campi di concentramento” non figura bene in una legge, quella che abbiamo finanziato viene descritta come una missione di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia. Sulla carta l’obiettivo della missione risulta essere quello dell’assistenza alle autorità libiche nella creazione delle strutture statuali di sicurezza in Libia, in particolare nei settori della gestione delle frontiere, dell’applicazione della legge, della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzi volti a smantellare le reti della criminalità.
Farebbe ridere se non fosse così drammatico.
E’ noto che per fermare la criminalità la cosa più facile è rendere legale quello che prima era illegale, per questo motivo abbiamo camuffato i trafficanti di esseri umani in guardia costiera: adesso tutto è in mano alle autorità e il diritto è ripristinato.
Lunga è la lista delle miserie che accompagnano questo momento nero della storia del nostro paese (e dell’Europa, complice di questo scempio): il comportamento dei partiti di governo e di opposizione tutti uniti contro l’umanità, le poche anime pie che almeno hanno avuto la dignità di votare contro, un PD oramai fuori da qualsiasi orizzonte anche blando che possa essere definito sinistra che in parlamento vota al contrario del mandato della sua assemblea, il M5S spaventato dalle scie chimiche e dal 5G ma perfettamente a suo agio nel girare fondi pubblici a torturatori, una destra feroce che sull’assassinio di esseri umani ha costruito il proprio successo politico, un’europa cinica unicamente interessata alla tutela del mercato e assente quando si tratta di vite umane, una opinione pubblica distratta incapace di provare un briciolo di pietà per le sofferenze dei propri simili, e si potrebbe ancora continuare.
Un bel quadretto edificante per la specie umana nel XXI secolo.
Piergiorgio Desantis
Poche e sparute voci si sono sollevate contro il rifinanziamento alla guardia costiera libica. Ancor più limitati sono i numeri di parlamentari che, coraggiosamente, si sono opposti a quest’ennesima vergogna che avviene a pochi chilometri dalle coste italiane. I voti di supporto delle destre sono arrivati puntuali, come sempre, in queste spinose questioni. Farebbe riflettere a chiunque e chissà se il partito democratico inizi a pensare a quello che sta facendo in parlamento. Il cambio di passo, rispetto al governo giallo-verde, si misura anche su questo, come anche sui decreti sicurezza di salviniana memoria, che restano lì vigenti a distanza di oltre un anno.
Dmitrij Palagi
La Libia è una sconfitta delle istituzioni italiane. Le responsabilità sono diffuse, di sistema. Il ruolo del Paese in quell’area del Mediterraneo si è sempre più ridotta, perdendo di credibilità nelle dinamiche internazionali. Vivendo in una condizione di campagna elettorale permanente, importa solo potersi garantire adeguati controllo sulla disperazione che muove migliaia di persone, a prescindere dai costi umani che gli accordi implicano (oltre a quelli più strettamente economici).
Nel frattempo questo governo non ha nessuna intenzione, al momento, di sovvertire l’impianto repressivo, securitario e reazionario dei decreti avanzati dalla destre (Salvini e Bossi-Fini), in continuità con vergognose posizioni sostenute nelle peggiori stagioni del centrosinistra.
La credibilità di una sinistra parlamentare che chiede di superare un modello, poi confermato però in Parlamento, ci dice molto del presente… dell’assenza di una partecipazione nei partiti che costringa chi è eletto o eletta a rendere conto di ci che ha fatto.
(Visto che il Movimento 5 Stelle ha governato con la Lega, non è da questa forza politica che era lecito aspettarsi il ‘cambiamento).
Jacopo Vannucchi
Già a luglio 2019, ancora in carica il Governo Conte (Uno), il Partito Democratico aveva limitato il proprio dissenso alla non partecipazione al voto sul finanziamento alla Guardia costiera libica (la medesima posizione di IV oggi). A distanza di un anno, il sì anche a quella missione è stato giustificato con l’impegno dell’Italia alla risoluzione del conflitto libico e allo sminamento dei campi. Difficile difendere la credibilità di questa posizione, visto che ormai in quello scacchiere l’Italia è stata sopravanzata non solo da Francia e Russia ma anche dalla Turchia.Certamente però la politica ha le sue dure necessità: in queste stesse ore al Consiglio Europeo ferve l’opposizione dei piccoli Stati del Nord su un pacchetto di 750 miliardi (a fronte degli oltre 5000 già varati o in discussione negli USA) di aiuti post-Covid. È facile quindi immaginare quale aiuto potrebbe mai trovare l’Italia quanto alla condivisione dell’impatto migratorio sulle sue coste. E per chi ritiene che corrispondano al falso le parole dell’allora (agosto 2017) Ministro Minniti, ossia che l’immigrazione incontrollata mette a rischio il sistema democratico, valga il risultato del 4 marzo 2018 o le vicende di Paesi a regime xenofobo come l’Ungheria o la Polonia.Il problema non è il rifinanziamento della Guardia costiera libica in sé. Come soluzione transitoria, potrebbe essere accettato se il tempo così guadagnato lo si impiegasse per costruire un circuito di immigrazione controllata, legale e che non metta a rischio il tessuto sociale. Non solo abolendo i decreti Salvini (che mi rifiuto di chiamare “sicurezza” visto che producono insicurezza) ma sostituendo la legge Bossi-Fini con una normativa civile. Questo non viene fatto.Al tempo stesso, non trovo gravissimo che il PD abbia violato il dispositivo della sua Assemblea Nazionale, che si era espressa contro il rifinanziamento della missione. Grave è, semmai, che i gruppi parlamentari non motivino le ragioni che li hanno portati a prendere una legittima decisione autonoma da quel dispositivo.
Alessandro Zabban
La guardia costiera libica si è fin da subito dimostrata del tutto inadatta al compito di salvare le vite dei migranti nelle acque territoriali di loro competenza. Il suo rifinanziamento, mentre la Libia continua a sprofondare in una guerra civile senza fine, è l’ennesima scelta ipocrita sulla questione dei migranti del Parlamento italiano. Vince la sostanzialmente continuità con il sovranismo salviniano non tanto per convincimento etico ma per paura che facendo altrimenti “il popolo italiano non capirebbe”. Ma ciò non è affatto un’attenuante, anzi si finisce per cedere a una pericolosa concezione demagogica della democrazia non più fondata sul valore delle idee ma sul principio secondo il quale l’idea dominante in società è quella che va cavalcata a scopi elettorali. Prima di enfatizzare la violazione di diritti umani in altri paesi, l’Italia e l’Europa tutta dovrebbero quantomeno avere la decenza di mettere in campo un intervento reale di pattugliamento e controllo del Mediterraneo come premessa irrinunciabile per qualsiasi discussione politica sulla gestione dei flussi migratori.
Immagine da commons.wikimedia.org
Ogni martedì, dieci mani, di cinque autori de Il Becco, che partono da punti di vista diversi, attorno al “tema della settimana”. Una sorta di editoriale collettivo, dove non si ricerca la sintesi o lo scontro, ma un confronto (possibilmente interessante e utile).
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