“Nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata”.
Ennio Morricone
Lunedì 6 Luglio, a 92 anni, ci ha lasciato un grande maestro. Probabilmente il più grande compositore del Novecento, colui che ha inventato un nuovo genere: la musica classica applicata al cinema. Un personaggio unico, geniale, capace con le note di unire tutta l’Italia e di renderci orgogliosi in tutto il mondo. Le sue composizioni hanno attraversato l’Italia del boom economico, fino a quella del lockdown. Ricordate, in una piazza Navona deserta, il giovane Jacopo Mastrangelo che ha condiviso sui social “C’era una volta in America” con la chitarra (vedi qui)?
In ogni angolo del globo ci ha ricordato l’importanza e il valore dell’essere italiano (lo dico senza retorica). Il funerale del compositore è già stato celebrato nella Capitale “nel rispetto del sentimento di umiltà che ha sempre ispirato gli atti della sua esistenza”. Nel suo testamento, Morricone infatti scriveva: “Non voglio disturbare”. La funzione si è celebrata in forma strettamente privata con l’amata Maria, i 4 figli e i suoi parenti.
Nel Novecento gli italiani erano di umili origini e anche Morricone era un vero e proprio artigiano della musica. «Devo cercare di realizzare una colonna sonora che piaccia sia al regista, sia al pubblico, ma soprattutto deve piacere anche a me, perché altrimenti non sono contento. Io devo essere contento prima del regista. Non posso tradire la mia musica.» – disse in più di un’intervista.
Nato a Roma da una famiglia di origini ciociare nel novembre 1928, si diplomò al conservatorio romano di Santa Cecilia. Ha scritto le musiche per più di 500 film e serie TV, oltre che opere di musica contemporanea (anche pop). La sua carriera include un’ampia gamma di generi compositivi, che fanno di lui uno dei più grandi, prolifici e influenti compositori di tutti i tempi.
Nel cinema lo hanno premiato con 2 Oscar tardivi: nel 2007, premiato da Clint Eastwood, gli viene assegnato il premio alla carriera “per i suoi magnifici e multiformi contributi nell’arte della musica per film” (qui), nel 2016 per la colonna sonora di The hateful eight di Tarantino (non a caso il regista italo-americano, suo grande ammiratore, lo aveva corteggiato a lungo). Nel mezzo tanti successi, qualche delusione, qualche litigata (la più illustre con Oliver Stone e qualche no (perfino clamoroso). Il più eccellente fu quello a Stanley Kubrick per le musiche di “Arancia Meccanica”. Era il 1971. Ennio stava lavorando a “Giù la testa” di Sergio Leone (il celebre motivo “Sean, Sean”) e i due non riuscirono a venirsi incontro. Morricone ha rivelato che questo è stato il suo più grande rimpianto.
La notizia della sua morte ha fatto il giro del mondo. Tanti artisti lo hanno omaggiato: Russell Crowe, John Carpenter, Antonio Banderas, James Gunn, Hans Zimmer, Carlo Verdone, Robert De Niro, Clint Eastwood, Quentin Tarantino, il chitarrista degli U2, The Edge, che gli dedicò il brano “Magnificent”, Sergio Pizzorno, chitarrista dei Kasabian, che ha chiamato Ennio il figlio in suo onore, i Metallica (che hanno anche registrato una loro cover del famoso brano “L’Estasi dell’Oro” tratto da “Il Buono, Il Brutto, il Cattivo”), Bruce Springsteen che apriva i concerti sulle note di “C’era una volta il west”. Tra gli italiani lo hanno omaggiato in diversi tra cui citiamo Monica Bellucci, Riccardo Muti, Roberto Benigni. Vasco Rossi gli ha dedicato la frase più bella e vera: “il privilegio dell’artista è morire sapendo che la sua arte non morirà mai”. Proprio così.
Francamente è dura scrivere questo pezzo perché le sue intuizioni mi hanno fatto crescere. In casa mia le sue musiche ci sono state e ci saranno sempre. Ricordo il mio nonno paterno, appassionato di musica classica e di cinema western, che adorava ascoltarle a più non posso. Cosa che poi si è riflessa su mio padre e quindi a cascata su di me. Non nego che il western è uno dei generi che preferisco. Mio nonno materno adorava i film dei “cappelloni”. Era impossibile per me non adorare Morricone già dall’infanzia. Poi, da cinefilo, è impossibile non ricordare tutte le emozioni che Ennio mi ha dato.
Queste musiche integravano perfettamente i “vuoti” delle storie. Morricone sapeva comunicare, far percepire uno stato d’animo, “parlando” con gli strumenti più anomali: l’armonica a bocca, i fischi (Fellini lo soprannominò “Fischio” proprio perché nei film li inseriva spesso), lo schiocco delle fruste, la tromba, le urla (Ah~ah~ah, wah wah wah wah), archi, pianoforte. Solo per dirne alcuni.
Ma Ennio Morricone non è stato solo questo. Nel novembre 2012 me ne accorsi al concerto di Firenze al “Mandela Forum”. Più o meno a metà concerto, il Maestro accusò un malore durante l’esecuzione. Nonostante il mancato via libera dei dottori, dopo circa 40 minuti di attesa, il concerto ripartì e divenne epico. Morricone si riprese e tornò a dirigere la sua orchestra fino alla fine, scusandosi a più riprese con il pubblico.
Mai visto una cosa del genere. L’umiltà, la caparbietà, la perfezione degli accordi, la puntualità, il rispetto e la sobrietà sono sempre stati il suo miglior biglietto da visita.
Ma c’è molto altro da riscoprire, nel bene e nel male, di Morricone. Il primo esempio è quello che accadde nel 1958. Ennio è assunto come assistente musicale dalla Rai, ma si dimette il primo giorno di lavoro, non appena apprende che gli sarà preclusa ogni possibilità di carriera e che, per volontà del direttore generale Filiberto Guala, le musiche da lui composte, in quanto dipendente dell’ente radiotelevisivo pubblico, non saranno trasmesse.
A vedere quei piccoli spot sulla Rai di oggi in ricordo del maestro, viene da ridere.
Agli Oscar 2016 negò la sua appartenenza politica a movimenti e partiti particolari e soprattutto lanciò frecciate, con eleganza e lucidità, contro il politically correct.
Questa cosa dell’appartenenza politica però è una bugia. Morricone è sempre stato cattolico ed esponente della Democrazia Cristiana. «Non sono mai stato comunista, né socialista. Ricordo Togliatti nel ’56 appoggiare l’invasione dell’Ungheria, spiegando con la sua vocetta che l’intervento dei carri armati era stato richiesto dal governo di Budapest: ma si sapeva che non era vero! Sono cattolico, nella Prima Repubblica votavo democristiano. Ho ammirato De Gasperi. Ho condiviso il progetto di Moro di aggregare al centro le forze popolari. Avevo un’alta concezione di Craxi. E ho sempre stimato Andreotti. Il cinema italiano era tutto di sinistra. L’unico film “di destra” fu quello che feci con Maurizio Liverani, il critico di Paese Sera: si chiamava “Lo sai cosa faceva Stalin alle donne?”, era una satira anticomunista. Non ebbe molto successo. Con Sergio Leone non abbiamo mai parlato di politica. Giù la testa però è un film politico, su terrorismo e rivoluzione».
Anche sul fascismo sinceramente le idee del compositore le trovo un po’ ambigue: «Nella mia famiglia, il fascismo non l’abbiamo vissuto come un dramma. Però quando il Duce annunciò la dichiarazione di guerra mia madre, che lo ascoltava alla radio, scoppiò in lacrime, e io con lei. Mio padre suonava la tromba. Non eravamo poveri, ma con la guerra arrivò la fame. La notizia della morte del Duce mi lasciò indifferente. Però quando vidi le sue foto, appeso al distributore di piazzale Loreto, mi commossi.»
Nel 2007 aderì al Partito Democratico in una lista a sostegno di Walter Veltroni. Nella sua azione politica non bisogna scordare il suo impegno sull’insegnamento della musica nelle scuole. Una battaglia che condivido pienamente. Morricone ha più volte criticato ”le mancate riforme delle metodologie e l’inadeguatezza delle strutture scolastiche”. Oggi queste cose le vediamo piuttosto bene (non solo nella musica).
Ma torniamo alla carriera da compositore. Il botto per Morricone avvenne nei primi anni Sessanta. La prima colonna sonora fu nel 1961 per “Il Federale” di Luciano Salce, mentre era già l’arrangiatore delle più famose canzoni (da Gianni Morandi a Se telefonando di Mina). Poi lo chiamò un ex compagno delle elementari (trovate la foto qui). Gli offrì di scrivere le musiche per un suo film. Tale personaggio si chiamava Sergio Leone. Nasce “Per un pugno di dollari”. Contemporaneamente lavorò anche per Bernardo Bertolucci per il film “Prima della rivoluzione”. Da lì in poi la sua carriera di compositore decollò. Negli anni Sessanta arrivarono anche le colonne sonore dei film di Corbucci e Tessari (Una pistola per Ringo), I pugni in tasca di Bellocchio, La battaglia di Algeri di Pontecorvo, La resa dei conti di Sergio Sollima. E poi naturalmente gli immortali western di Sergio Leone: C’era una volta il west, Per qualche dollaro in più, Il buono, il brutto e il cattivo.
Negli anni Settanta, tra le tante, arrivarono le colonne sonore di autentici capolavori come Vamos a matar companeros, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sacco e Vanzetti, Giù la testa, La classe operaia va in paradiso, Mussolini ultimo atto, Todo modo, Novecento, I giorni del cielo (regia di Terrence Malick), Il vizietto, Il Decameron di Pasolini.
Negli anni Ottanta Leone gli fece comporre le musiche dei primi film di Verdone: Un sacco bello (“ancora oggi il fischio finale con il protagonista che se ne va è qualcosa di emozionante, struggente, una cifra immortale del film” – ha detto il regista e comico romano) e Bianco, rosso e Verdone. Ma poi arriveranno anche ad accompagnare film come Occhio alla penna (con Bud Spencer), Frantic di Polanski, Vittime di guerre di DePalma. Oltre a 3 grandissimi capolavori: C’era una volta in America (ultimo film di Sergio Leone), Mission e Gli Intoccabili.
Gli americani però gli danno il primo dispiacere nel 1987. Ennio è in nomination con uno dei suoi capolavori più acclamati al mondo: la colonna sonora di “Mission”. Incredibilmente vince Herbie Hancock per il film “A mezzanotte circa”. Uno smacco incredibile anche per l’Italia.
Nel 1988 il suo tema musicale dell’amore (scritto con il figlio Andrea) diventerà noto in tutto il mondo. Giuseppe Tornatore vince l’Oscar al miglior film straniero con “Nuovo Cinema Paradiso”, ma incredibilmente Morricone non entra nemmeno in nomination.
Negli anni Novanta la sua sterminata creazione di note non subirà rallentamenti. Scriverà per Almodovar (Legami!), Janou (Stato di grazia con Sean Penn e Gary Oldman), Petersen (Nel centro del mirino con Clint Eastwood), ma soprattutto instaura una prolifica collaborazione con Giuseppe Tornatore.
Dopo Nuovo Cinema Paradiso, Morricone comporrà le musiche di Una pura formalità, Stanno tutti bene, L’uomo delle stelle e il capolavoro La leggenda del pianista sull’oceano.
Negli anni 2000 comporrà soprattutto per le fiction e le serie tv, ma continuerà a collaborare proficuamente con Tornatore: Malena, Baaria, La migliore offerta e La corrispondenza ne sono la testimonianza.
Nel 2007, introdotto da Clint Eastwood, vince l’Oscar alla carriera. La solita ruffianeria made in Hollywood che ha sempre denigrato gli artisti stranieri. In questo caso era impossibile ignorarlo, visto che Morricone ha avuto diversi “sponsor” anche tra i registi americani.
Nel 2015, dopo un lungo corteggiamento, Quentin Tarantino annunciò che Morricone comporrà le musiche del suo western “The hateful eight”. Nel 2016 arriverà il suo secondo meritatissimo premio. Onestamente pochi per un genio assoluto della musica. Proprio Tarantino lo definì “meglio di Mozart e Beethoven, ma anche di Elvis Presley e dei Beatles”.
Arrivederci maestro, grazie di tutto. È riuscito con le sue musiche ad unire l’Italia da nord a sud (cosa assai difficile), a renderci orgogliosi nel mondo. Le sue composizioni rendevano un film mediocre un’opera d’arte. Per questo noi continueremo ancora ad ascoltare i suoi lavori.
FONTI: Mymovies, Repubblica, Wikipedia, Corriere della Sera
I capolavori più rappresentativi di Ennio Morriconequi
Le colonne sonore più rappresentative:
1 C’era una volta in America 11 Gli Intoccabili
2 Il buono, il brutto e il cattivo 12 Novecento
3 Mission 13 The hateful eight
4 Nuovo Cinema Paradiso 14 Il mio nome è Nessuno
5 Giù la testa 15 Indagine su un cittadino…
6 C’era una volta il West 16 Frantic
7 Per un pugno di dollari 17 La battaglia di Algeri
8 La classe operaia va in paradiso 18 La migliore offerta
9 La leggenda del pianista sull’oceano 19 Sacco e Vanzetti
10 Per qualche dollaro in più 20 I giorni del cielo
Immagine da commons.wikimidia.org
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.