Il primo e molto eloquente dato del primo turno delle elezioni presidenziali polacche, svoltosi il 28 giugno, riguarda l’affluenza: nonostante le possibili preoccupazioni riguardanti il contagio da Covid-19, essa ha raggiunto il 64,5%, a pochissima distanza dal record storico – 64,7% – registrato al primo turno del 1995. All’epoca il Presidente ricandidato, Lech Wałęsa, era pesantemente impopolare a causa della grave crisi sociale provocata dalle privatizzazioni effettuate con la «terapia shock» (così fu chiamata) del piano Balcerowicz. (Sarebbe stato poi sconfitto al ballottaggio dall’ex comunista Kwaśniewski.)
Il deciso aumento dell’affluenza, che all’epoca si rivelò occasionale, oggi sembra inquadrarsi invece in un trend di lungo periodo: è significativo che sia stato superato il tasso di partecipazione delle elezioni politiche del 13 ottobre 2019 (61,7%), che già era undici punti superiore a quello registrato nelle precedenti del 2015. Lo stesso 45,7% toccato alle europee di maggio ’19 costituiva quasi un raddoppio rispetto al 23,8% del 2014.
Passando dall’affluenza ai risultati veri e propri, rispetto alle politiche dello scorso ottobre possiamo apparentemente cogliere due coordinate di fondo.
La prima è la conferma di una spaccatura del Paese in due metà di entità quasi eguale: escludendo le formazioni da zero virgola, le due destre – quella ultracon di governo e quella fascista di opposizione – passano complessivamente dal 50,4% al 50,28%, mentre l’aggregato dei vari settori di opposizione democratica si sposta dal 48,51% al 48,91%. A conti fatti le due metà si sono ulteriormente avvicinate di mezzo punto percentuale.
La seconda coordinata riguarda invece una differenza lampante tra i due campi: alla staticità, almeno superficiale, delle due forze di destra si contrappongono infatti, nell’opposizione democratica, scosse e riassestamenti che hanno provocato lo spostamento netto di circa un terzo dei voti dell’area.
Possiamo confrontare i rapporti tra coalizioni politiche 2019 e rispettivi candidati presidenziali 2020 secondo la seguente tabella.
Grazie al late poll Ipsos[1], statisticamente in linea con i risultati effettivi, è possibile identificare i flussi di voto tra le elezioni politiche di ottobre e il primo turno delle presidenziali; flussi che, evidentissimi a prima vista nell’opposizione democratica, si sono verificati sotterraneamente anche nel campo di destra.
Flussi tra forze politiche
Ordinando le forze politiche del 2019 in base al tasso di fedeltà mantenuta dagli elettori verso il candidato Presidente non possiamo più individuare – come era otto mesi fa – aggregati di partiti diversi ma con percentuali di fedeltà simili. Troviamo invece una situazione assai diversificata per ciascuna delle cinque forze politiche.
PiS
Come avviene da molti anni, anche stavolta PiS si è confermato il partito che trattiene la maggior quota dei consensi ricevuti nella precedente elezione e, anche stavolta, tale quota è nell’ordine del 90%. Secondo l’analisi Ipsos, Duda riceve il 91,7% delle preferenze tra gli elettori che a ottobre avevano scelto PiS all’elezione della Camera bassa.[2]
Il resto si dirige perlopiù, ma in misura quasi insignificante, verso i due candidati più prossimi a Duda sulla destra (Bosak, 2,5%) o sul centro (Hołownia, 3,1%). Al principale sfidante Trzaskowski va soltanto l’1,6%.
KO
La Coalizione Civica mantiene a Trzaskowski il consenso del 79,8% dei suoi elettori: un tasso superiore di undici punti a quello degli elettori di Piattaforma Civica alle parlamentari del 2015 che votarono poi Coalizione Civica nel 2019.
Le perdite nei confronti dei candidati più prossimi, a sinistra (Biedroń) o a destra (Kosiniak-Kamysz), sono pressoché irrilevanti (1,3% in entrambi i casi, di fatto quanto l’1,2% che va al neofascista Bosak). C’è però un altro beneficiario, relativamente grande, dei voti della Coalizione Civica: Hołownia, che ne raccoglie il 14,8%.
Konfederacja
63,9% è il tasso di elettori della Konfederacja che confermano il voto per il suo candidato, Bosak. I voti perduti non si dirigono, però, sullo sfidante ideologicamente più prossimo, ossia Duda, che ne riceve solo il 4,1%.
I due maggiori destinatari appartengono invece all’opposizione democratica: non solo quella outsider di Hołownia (16,6%) ma anche quella istituzionale di Trzaskowski (9,4%) – quest’ultima, a dispetto dell’idiosincrasia tra il programma omofobo dell’estrema destra e quello pro-LGBT del sindaco di Varsavia. Piccoli rivoli anche in direzione di Kosiniak-Kamysz (1,8%), Biedroń (1,6%) e del leader antieuropeo Żółtek (1,5%).
KP
La Coalizione Polonia conferma a Kosiniak-Kamysz una maggioranza solo relativa dei suoi elettori: 34,6%. La perdita di due terzi dei voti va a vantaggio, come nel caso della Coalizione Civica ma in dimensioni maggiori, dei candidati dell’opposizione moderata Hołownia (23,4%) e Trzaskowski (19,9%), che sono i più prossimi per linea politica.
Tuttavia i voti in uscita della KP premiano anche altri candidati: Duda (12%), forse il più vicino sul piano culturale, Bosak (5,7%) e perfino Biedroń (3,3%). In questi due ultimi casi si tratta probabilmente dell’eredità del movimento antipolitico di Kukiz, che fu la grande sorpresa delle presidenziali 2015 ma che, quasi sparito dopo aver abbandonato l’estrema destra per la svolta moderata, non ha avuto un ruolo in questa tornata.
Lewica
Infine la Sinistra, la grande sconfitta di queste elezioni. Biedroń conserva solo il 17,3% degli elettori di ottobre, piazzandosi terzo dopo Trzaskowski (45,9%) e Hołownia (22,1%).
Altre perdite, sia pure minori, sono diffuse su tutto lo spettro politico: Duda (5,8%), Kosiniak-Kamysz (3,4%), Bosak (2,9%) e perfino l’avversario a sinistra Witkowski (1,5%).
Altri
Da ultimo un dato fondamentale che permette di inquadrare meglio la candidatura di Hołownia: il giornalista indipendente risulta primo, in misura crescente, nelle preferenze tra chi non ha votato lo scorso ottobre (32,9%), tra chi ha votato ma dichiara di non ricordare per quale partito (33,1%), tra chi dichiara di aver votato per una lista non compresa tra le cinque principali (52,1%). È stato quindi lui il candidato che ha rappresentato stavolta – su posizioni assai più istituzionali della rockstar conservatrice Kukiz cinque anni fa – i votanti più diffidenti nei confronti del sistema politico.
Inoltre, in tutti i tre casi il secondo piazzato risulta Trzaskowski, cioè il maggiore candidato di opposizione: un risultato non scontato, perché significa che si è ridimensionata l’attrattiva antisistema della Konfederacja (che fra questi gruppi ottiene un risultato superiore alla media nazionale solo tra chi a ottobre non aveva votato – probabilmente in larga parte neo-diciottenni).
Il voto dei gruppi sociali
Al di là dei flussi per aggregati politici, la disaggregazione per categorie sociali e per aree geografiche[3] è in grado di affinare l’analisi portando a individuare i gruppi in cui i vari candidati hanno incrementato i consensi o sofferto perdite, in misura superiore o inferiore rispetto alla media nazionale.
Duda
La candidatura Duda, in generale, rappresenta la zona ex-russa del Paese (ai confini del 1914) e in particolare le aree rurali, con un insediamento però anche nelle campagne del Sud-Ovest.
Ma, confrontando il Duda del 2020 con il PiS del 2019, i settori di più forte crescita di consenso e quelli di peggiore crollo disegnano un quadro coerente, che conferma l’approfondimento delle divisioni sociali e culturali in Polonia. Le categorie in cui il Presidente ottiene i più alti consensi sono infatti quelle dei ceti appartenenti ai settori meno dinamici, o comunque più tradizionali, dell’economia e della società polacche: agricoltori (tra i quali raccoglie il 71,8%), pensionati (61,5%), operai (55%); persone che hanno frequentato la sola scuola dell’obbligo (70,4%) o con istruzione professionale (66,5%); ultrasessantenni (59,8%); residenti nei villaggi rurali (55,9%).
Alcune di tali categorie sono, come si intuisce, sovrapponibili. Ma è degno di nota che esse erano già nel 2019 quelle di maggiore sostegno a PiS: con percentuali, però, quasi sempre inferiori. Nella fascia di minore istruzione il Presidente migliora il risultato di ottobre di oltre 7 punti, e di oltre 4 fra gli agricoltori, i pensionati e gli over 60.
Specularmente, Duda peggiora di posizione nei gruppi che già otto mesi fa erano i meno propensi a dare fiducia a PiS: perde fra i 3 e i 4 punti tra i laureati, così come tra i dirigenti e gli imprenditori; 6 punti tra i giovani (18-29 anni) e quasi 7 tra gli studenti. Tra questi ultimi, che già erano la categoria Ipsos in cui PiS era meno popolare, lo scivolamento è dal 22,4% al 15,6%: un tempo terzo dopo la KO e la Sinistra, oggi è quarto alle spalle di Trzaskowski, Hołownia e Bosak.
Come a ottobre scorso, il voto alla destra ultracon si conferma direttamente proporzionale all’età anagrafica; diventa appieno inversamente proporzionale al titolo di studio, annullando il leggero recupero che aveva nella penultima fascia, quella dei formati alla scuola professionale; mentre per quanto riguarda la residenza manifesta una piccola ripresa nelle città medio-grandi (tra 200 e 500mila abitanti) e, ancor più, nelle medio-piccole (tra 50 e 200mila abitanti), in controtendenza rispetto a una diminuzione nelle città grandi, in quelle più piccole e persino, sia pure di solo mezzo punto, nei villaggi.
Trzaskowski
All’opposto di Duda, Trzaskowski risulta una candidatura forte nella zona ex-tedesca (al 1914) e in particolare nelle aree urbane, ma fortemente presente anche nelle due grandi città della zona ex-russa (Varsavia e Łódź).
Il maggiore aumento in termini di punti percentuali (+6,6) viene registrato nelle grandi città, ma, come accaduto a Duda con l’elettorato tradizionalista, non fa che rafforzare un primato, passando dal 40,7 al 47,3%.
Rispetto alla KO di ottobre 2019, il sindaco di Varsavia aumenta però in quasi tutte le fasce Ipsos, ad eccezione soltanto delle città medio-grandi, dove scivola dal 39,1% al 37,8%. Gli aumenti tuttavia non sono egualmente distribuiti nello spettro sociale. Pur incrementando anche in gruppi già parte della base elettorale di KO, come i laureati, i dirigenti, gli imprenditori, gli aumenti più significativi rispetto al dato di partenza si trovano in settori che sono parte semmai dell’elettorato di destra: non solo le città piccole, dove il distacco da Duda è più che dimezzato dai 13,5 punti di ottobre ai 6,2 attuali, ma anche gli ultrasessantenni (dal 25,2 al 30,7%), i pensionati (dal 24,4 al 29,2%) e in generale gli elettori maschi (dal 24,7 al 29,2%), che si distinguono per una spiccata propensione verso l’estrema destra.
All’opposto della destra di governo, il voto al candidato della KO è direttamente proporzionale al titolo di studio e alla dimensione del luogo di residenza. Il punto dolente restano però le classi anagrafiche. A ottobre, sotto questo rispetto, la Coalizione Civica si era ritrovata schiacciata fra PiS, che prevaleva dai 50 anni in su, e gli estremi di Sinistra e Konfederacja che erano più forti sotto i 40 e ancor più sotto i 30. Se tra gli over 50 l’aumento è superiore alla media nazionale, tra i quarantenni è leggermente inferiore mentre tra gli under 40 è statisticamente nullo: dal 29,9 al 30,2% fra i trentenni e dal 24,3 al 24,5% fra gli under 30.
Hołownia
Hołownia non aveva un precedente partito alle spalle, per cui non è possibile un confronto retrospettivo, ma la geografia elettorale riflette una forza prevalentemente nella zona ex-tedesca, con insediamenti però anche in alcune aree urbane o suburbane ex-russe. Non presenta significative differenze per luogo di residenza, semmai con una maggiore debolezza nei villaggi, dove l’Ipsos gli assegna comunque il 12,2%. Il suo consenso è però strettamente collegato all’età e al titolo di studio, secondo una scala ascendente che va da un minimo, rispettivamente, tra ultrasessantenni (4,7%) e tra chi ha frequentato la scuola dell’obbligo (6,6%) a un massimo tra i giovani sotto i 30 anni (23,9%) e i laureati (18,1%).
Approfondendo, troviamo che la percentuale di maggiore consenso è raggiunta tra gli studenti – ossia gli elettori più giovani o quelli, tra i giovani, che non hanno bisogno di lavorare – fra i quali raccoglie il 24,7% e che il dislivello fra trentenni (20,7%) e quarantenni (15,8%) conferma la sua candidatura come espressione delle nuove generazioni certamente molto distanti da PiS ma non entusiaste della KO.
Per altro verso, se i consensi minori vengono raccolti nell’elettorato di Duda (contadini, pensionati, ecc.), quelli maggiori, ad eccezione dei giovani, si situano in ceti sociali più vicini alla KO stessa (19,4% tra i dirigenti, 16,6% tra gli imprenditori), con una però significativa eccezione: gli impiegati. Tra questi PiS si conferma la prima forza, sia pure con un vantaggio sui «civici» ridotto da 8,8 a 2,7 punti, ma Hołownia ottiene il 18,6%. Si tratta probabilmente di giovani laureati alle prese con le prime occupazioni.
Bosak
Geograficamente la candidatura di Bosak si è rivelata forte in particolare nelle regioni dell’Est e del Sud (ma in quest’ultimo caso non nelle zone più rurali, dove ha sofferto la concorrenza di Duda), con una punta in alcune aree urbanizzate del Sud-Ovest (ad esempio Breslavia, dove c’è una certa tradizione di estremismo anticomunista).
Come nell’ultimo quinquennio, il vero pilastro elettorale dell’estrema destra restano i giovani, tra i quali Bosak ottiene il 21,7%, e gli studenti (20,4%). Lo squilibrio nell’insediamento demografico della Konfederacja, la quale per altre variabili non presenta significative oscillazioni, è evidente dal divario che separa questi numeri da quelli che immediatamente li seguono in ordine di consenso: 9,9% tra gli uomini, 8,5% fra i trentenni. L’età è un fortissimo predittore: nella fascia più anziana Bosak gode solo dell’1,1% dei voti; il 53% dei suoi elettori ha meno di trent’anni e il 77% meno di quaranta. Molto sbilanciato è anche il dato di genere: il gap uomini/donne è il più alto fra tutti i candidati (9,9% contro 4,3%) e dai maschi provengono due voti su tre (un dato superato dal solo Żółtek, che proviene dalla medesima area, che ottiene dai maschi quattro voti su cinque).
Come per Duda, anche in questo caso si è avuto un inasprimento della polarizzazione elettorale: rispetto alle politiche di ottobre Bosak guadagna due punti fra i giovani e 2,9 fra gli studenti.
Kosiniak-Kamysz
Se Duda può essere definito un candidato della Polonia orientale e in particolare delle aree rurali, Kosiniak-Kamysz risulta all’inverso un candidato delle aree rurali e in particolare della Polonia orientale. Tuttavia anche in questa occasione il Partito dei contadini ha scontato la propria debolezza nelle campagne elettorali nazionali, in contrasto con il maggiore peso dimostrato nelle elezioni locali.
Kosiniak-Kamysz è con Biedroń uno dei due candidati che ha ceduto voti in ogni singola categoria Ipsos. Se si calcola il rapporto tra la quota di voti perduta nei vari gruppi e quella perduta a livello nazionale, si trova una situazione largamente omogenea, compresa all’incirca fra il 60 e l’80% di perdita netta.
Questa omogeneità sembra indicare che i voti in uscita sono relativi ad entrambi i tronconi principali della coalizione, quello ruralista e quello di Kukiz. Al primo tipo di elettori appartengono ad esempio i contadini, tra i quali rispetto ad ottobre la candidatura della KP scende dal 16,5% al 6,2%, e gli abitanti dei villaggi (dall’11,6 al 2,9), mentre al secondo gruppo sono riconducibili i disoccupati (dall’11 al 2,3%) e i giovani sotto i trent’anni (dal 9,7 al 2%).
Biedroń
Ultimo fra i candidati maggiori, il rappresentante della sinistra è anche quello che perde la maggior quota di voti. Se in termini assoluti le dispersioni maggiori si hanno fra gli studenti, tra i quali si passa dal 24,3% di ottobre all’attuale 8% e dal secondo al quinto posto, in termini relativi studenti e giovani sono in realtà i gruppi che più degli altri confermano la fedeltà alla Lewica. Gli under 30, che a ottobre formavano il 24% dell’elettorato di sinistra, hanno costituito il 42% di quello di Biedroń, mentre la quota di studenti è passata dal 12% al 23%. I cali relativi più marcati si sono verificati tra gli elettori dai 40 anni in su, in cui le preferenze per Biedroń si assestano sopra l’1% a fronte di una media intorno all’11% otto mesi fa, e, per quanto riguarda le categorie professionali, tra i ceti più elevati: fra gli imprenditori il calo è dal 12,4 all’1,9%, fra i dirigenti dal 15,9 al 2,5%.
Geograficamente viene confermata la tendenza della Sinistra a rappresentare le aree ad alta urbanizzazione, e in particolare le grandi città, con propaggini suburbane nel nord-ovest e nel sud-ovest – certamente, in scala molto ridotta rispetto alle elezioni politiche.
La situazione nella Sinistra
Il risultato della sinistra merita un’analisi a parte, sia per la pesantezza della sconfitta sia perché Biedroń era candidato in pectore da qualche anno e ancora a fine marzo riusciva a toccare nei sondaggi il 10%.
Il primo a sollevare polemiche sul risultato è stato l’ex primo ministro Leszek Miller, ora parlamentare europeo, capo della residua vecchia guardia della Repubblica Popolare. Miller, in polemica contro una nuova dirigenza da lui considerata troppo liberale in economia e troppo libertaria culturalmente, aveva lasciato il partito nel 2007 fondando Polska Lewica (PL, Sinistra Polacca) e alleandosi con i populisti di Samoobrona (Autodifesa) che avevano appena tolto la fiducia al primo governo PiS. Rientrato nel 2010, fu di nuovo alla guida del partito dal 2011 al 2016, cercando di competere con PiS per l’elettorato tradizionale – pensionati e operai – ma collezionando nel 2015 una doppia disfatta: alle presidenziali del 10 maggio il 2,4% per Magdalena Ogórek, che l’anno dopo si spostò su posizioni filogovernative, e alle politiche del 25 ottobre l’esclusione della sinistra dal Parlamento per la prima volta dopo il 1945.
La risposta più articolata a Miller, il quale potrebbe nuovamente rientrare in PL, di cui tuttora fa parte la figlia del generale Jaruzelski, è giunta dal segretario nazionale della SLD Włodzimierz Czarzasty, lui stesso proveniente dai ranghi della Repubblica Popolare.[4]
Dopo aver confermato la bontà del sostegno a Biedroń e la convocazione in autunno del congresso di unificazione con Wiosna, rinviato causa Covid-19, Czarzasty ha impiegato la stessa analisi delle cause dell’insuccesso per scagliare fin dall’inizio qualche frecciata a Miller. Ad esempio, in un sottile ma chiaro richiamo alla batosta del 2015: «Ho l’impressione che la sinistra, una volta rientrata al Sejm, abbia inconsciamente preso atto, o alcuni dei suoi rappresentanti hanno preso atto, che la cosa più importante era già avvenuta: eravamo tornati al Sejm. C’era una palpabile convinzione che le elezioni presidenziali fossero certamente importanti, ma, in generale, molti di noi non le sentivano come la cosa più importante. L’obiettivo principale era tornare al Sejm, e l’abbiamo fatto».
Per altro verso, e al netto delle responsabilità sul non aver saputo comunicare con gli elettori nel periodo di sospensione della campagna elettorale dal vivo, Czarzasty sembra accogliere in parte la critica milleriana, raffrontando il 13% della Sinistra come coalizione unitaria con il 2% del singolo Robert Biedroń: «Dobbiamo ricordare che la Sinistra è un sistema di valori sociali libertari che riguardano la laicità dello Stato, i diritti della donna, ma anche di valori patriottici collegati alla vera e incorrotta storia del nostro Paese. Penso che a volte la gente potesse avere l’impressione che il nostro programma, il programma di Robert, non presentasse tutti questi valori […]. Non sottoscrivo pienamente questa considerazione. […] Ma certamente dovremmo trarne una lezione per bilanciare meglio, in futuro, gli accenti della campagna elettorale, così da non ingenerare l’impressione che siamo interessati non all’economia, non all’agricoltura, ma solo a questioni ideologiche».
Ma, dopo queste frasi forse rivolte più ai rapporti di forza con Wiosna e Razem che non a soddisfare Miller, il leader del partito torna a rinfacciare gli errori del vecchio capo, respingendo con sdegno qualsiasi paragone tra la sconfitta di Biedroń e quella della Ogórek: «questo è molto ingiusto sia per la Sinistra sia per Robert. […] Robert è stato deputato, europarlamentare, sindaco di Słupsk, è da molti anni un attivista per i diritti delle minoranze, incluse le persone LGBT. Ha una storia. Ha una biografia e delle opinioni molto precise. È un uomo della Sinistra. […] Dopo la vergognosa sciocchezza che facemmo con Magdalena Ogórek ci ritrovammo fuori dal Sejm. […] E ricordo a tutti coloro che facilmente se ne dimenticano che anche grazie a Biedroń siamo tornati al Sejm mezzo anno fa».
Probabilmente la verità sta, in un certo senso, nel mezzo fra le due opinioni confrontantesi nella SLD. Certamente è stata una mancanza di Biedroń l’aver impostato la campagna sull’essere il candidato delle minoranze e in particolare il candidato femminista e favorevole al matrimonio omosessuale. In un Paese in cui il 99% della popolazione è bianca e cattolica, e l’aborto quasi sempre illegale, le minoranze non costituiscono un blocco elettorale che paga molto. Né si può evitare di pensare che proprio l’omosessualità di Biedroń sia stata un fattore per la fuga degli elettori più avanti con gli anni (dopotutto, rispetto alla Sinistra Biedroń ha perso l’85% dei quarantenni, l’88% dei cinquantenni e il 90% degli ultrasessantenni).
Ma i temi che, a differenza della identity politics, avrebbero potuto conservare il consenso di Biedroń, probabilmente non riguardano il nazionalismo welfarista a cui Miller e Czarzasty si riferiscono. Nel 2019 la Sinistra ottenne il 15,9% tra i dirigenti e funzionari, il 12,4% tra gli imprenditori, il 7,8% tra i disoccupati e il 5,9% tra gli operai. Questi gruppi hanno oggi assegnato a Biedroń, rispettivamente: 2,5%, 1,9%, 2,7%, 1,7%. Come si vede il calo in proporzione è stato molto forte soprattutto fra i ceti superiori, che probabilmente provenivano da quella opposizione liberale «moderna» incarnata nel 2015 dall’omonimo partito e poi fatta in buona parte transitare a sinistra da Biedroń. Questi elettori, che possiamo definire come i liberali diffidenti verso la Coalizione Civica, hanno scelto in larga parte Hołownia oppure Trzaskowski come male minore.
D’altro canto il sostegno politico per la Sinistra nelle intenzioni di voto, che era sensibilmente diminuito fin sotto il 10% durante la campagna presidenziale, sembra ora essere tornato a crescere.
Verso il ballottaggio
Paradossalmente, una cosa su cui gli opposti Miller e Biedroń si sono trovati d’accordo fin dal giorno dopo il primo turno è stata la dichiarazione di voto per Trzaskowski. Secondo Biedroń «può essere un portavoce della sinistra»[5], mentre Miller, da sempre falco atlantista – fu lui il Primo Ministro che partecipò alla guerra all’Iraq e ancora in occasione del summit Trump-Duda ripubblicava le sue vecchie foto con George W. Bush – lo vede come garanzia di «una NATO più forte».[6]
La posizione di Czarzasty è stata più mediata e forse più consapevole: «Nessuno ricatterà il popolo della sinistra su cosa dovranno fare e chi dovranno votare. […] Come ho sempre detto, non voterò mai per PiS e Duda – li considero eversori della Costituzione che dovrebbero essere giudicati dal Tribunale di Stato. Rafał Trzaskowski, sfortunatamente, non rappresenta il mio pensiero: non si occuperà mai dei diritti delle minoranze, né liberalizzerà la legge sull’aborto, né abolirà i privilegi del clero, né si preoccuperà dei più poveri. Ma voterò per Trzaskowski, perché nella lotta per il futuro della Polonia la sua visione offre una possibilità di normalità».
Tutti i sondaggi indicano una sfida sul filo di lana e gli occhi sono puntati su due decisivi blocchi di voto: gli elettori di Hołownia e quelli di Bosak. Negli ultimi cicli presidenziali gli elettori del terzo candidato sono sempre stati determinanti per scegliere il vincitore: così il populista Lepper (Samoobrona) per Lech Kaczyński nel 2005, Napieralski della sinistra per Komorowski (PO) nel 2010, e infine Kukiz per Duda nel 2015. L’elettorato di Hołownia è particolarmente composito e instabile: alle scorse politiche il 42% ha votato per partiti di opposizione democratica, un altro 42% per altri partiti o non ricorda o non ha votato, il 9% per PiS e il 7% per la Konfederacja. E per quanto riguarda la Konfederacja, se da un lato Duda è certamente il candidato a loro più vicino, d’altro canto proprio la sua sconfitta potrebbe aprire una fuga di voti da PiS e consentire ai fascisti di reclamare il manto dell’opposizione dura al nuovo Presidente.
Va inoltre notato il ruolo dei giovani: tra gli elettori sotto i trent’anni, Hołownia e Bosak hanno ottenuto complessivamente il 45,6% dei voti, mentre Duda soltanto il 20,3%, a dispetto dell’esenzione fiscale totale varata da PiS per i giovani fino a 26 anni. Gli elettori under 30 formano oltre la metà del bacino elettorale della Konfederacja e se dovessero decidere in base ai sentimenti verso il sistema politico di certo non confermerebbero lo status quo.
Di certo c’è che Duda ha un bisogno letteralmente disperato dei voti fascisti, come evidente dalla sua principale e più ripugnante mossa degli ultimi giorni: la proposta di riforma costituzionale, da lui presentata alla Camera bassa, per introdurre nella Carta il divieto di adozioni per le coppie omosessuali. La proposta è disgustosa non solo per il contenuto in sé, e neppure per lo scoperto cedimento al programma fascista – non il primo e forse non l’ultimo –, ma anche perché il tema di cui ci si occupa è di fatto inesistente. Alle scorse elezioni politiche tutti i partiti, in diretta televisiva, si dichiararono contrari alle adozioni gay, con una sola eccezione: la Sinistra, che non disse di essere contraria, bensì di non averle nel programma (il rappresentante della coalizione disse a titolo personale che sperava fossero introdotte in futuro).[7]
Che la destra di governo avrebbe continuato a spostarsi sempre più su un programma scopertamente fascista era sufficientemente chiaro da tempo, anche perché in un futuro Parlamento i deputati fascisti potrebbero diventare determinanti per la maggioranza.[8] Al momento il sindaco di Varsavia sembra però in recupero[9] e un cambio di passo alla Presidenza potrebbe frenare la deriva estremista.
[Continua nei prossimi giorni]
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https://tvn24.pl/wybory-prezydenckie-2020/wyniki-sondazowe-pierwsza-tura ↑
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Va considerato che tale analisi riguarda i soli elettori che si sono recati a votare sia a ottobre sia a giugno, non tenendo quindi conto dei voti persi verso l’astensionismo; ma va anche considerato che a giugno l’affluenza è stata leggermente più alta. ↑
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https://sld.org.pl/aktualnosci/5534-czarzasty-pokampanijne-refleksje ↑
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https://www.wnp.pl/parlamentarny/ludzie/biedron-trzaskowski-jest-osoba-ktora-bedzie-tez-rzecznikiem-glosu-lewicy,83576.html ↑
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https://polskatimes.pl/leszek-miller-faworytem-jest-duda-ale-stawiam-na-trzaskowskiego/ar/c15-15059578 ↑
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https://wpolityce.pl/polityka/466328-adopcja-dzieci-homomalzenstwa-wazne-pytanie-podczas-debaty ↑
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https://stanpolityki.pl/prognoza-parlamentarna-stanpolityki-pl-jak-ulozylyby-sie-sily-w-sejmie/ ↑
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https://stanpolityki.pl/najnowsza-prognoza-ii-tury-wyborow-prezydenckich/ ↑
Immagine da Wikimedia Commons
Nato a Firenze nel 1989. Laureato in Scienze storiche (una tesi sul thatcherismo, una sul Risorgimento a Palazzuolo di Romagna), lavoro nel settore dei servizi all’impresa. Europeista e di formazione marxista, ho aderito a Italia Viva dopo quattordici anni in DS e PD.