Onorevole Fratoianni, sul caso delle due navi militari vendute all’Egitto, la commissione parlamentare di inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni ha chiesto con urgenza di poter ascoltare Giuseppe Conte. Lui dice che la famiglia Regeni merita rispetto, ma merita rispetto anche il governo per gli sforzi che sta facendo per accertare la verità. Non le sembra una giustificazione di maniera?
“Ha fatto bene Erasmo Palazzotto, che guida la commissione, a chiedere l’audizione di Conte. È una scelta forte ma necessaria, di fronte a un atto del governo che mi sembra ingiustificabile. Vendere le navi all’Egitto è un segno di debolezza. Incide sulla nostra politica estera, e rende più difficile la ricerca della verità sull’omicidio. Inoltre è in contrasto con la legge 185/90, che vieta la vendita di armamenti a paesi in conflitto, o che violano i diritti umani. E l’Egitto fa entrambe le cose. Conte ha risposto che andrà in commissione appena possibile. Bene. Ma avrei apprezzato prese di posizione più nette da tutte le forze che sostengono il governo. Anche dal ministro Speranza”.
Certo la fase politica che si è aperta con la pandemia in arretramento appare complicata. L’unico dato consolatorio è quello relativo alla xenofobia: ora gli italiani temono la crisi molto più di quanto si preoccupino per l’immigrazione…
“È un dato che smonta, finalmente, una narrazione su cui per anni la destra ha costruito da una lato una gigantesca arma di distrazione di massa, e dall’altro un serbatoio di consenso elettorale. L’aspetto negativo è che questo risultato è l’effetto di una drammatica crisi sanitaria, e di una profonda crisi economica e sociale. Per questo secondo me il governo dovrebbe prendere una iniziativa politica, e cancellare subito i decreti sicurezza di Salvini. La maggioranza che sostiene il governo è certo la più avanzata che possiamo avere. Ma non può limitarsi solo a rispondere all’emergenza coronavirus, e a resistere alla destra. Ora è necessario uno scatto. Per specificare, e offrire al paese, un punto di vista diverso nell’azione politica”.
Può farcela questo governo e questa maggioranza? Fra i primi a farsi vedere in piazza dopo il lockdown c’erano i giovanissimi di Fridays for Future. Hanno ripreso a domandare ai ‘grandi’ che mondo avranno in eredità, visto che nemmeno la pandemia sembra aver scalfito il modello del ‘business as usual’.
“Hanno ragione. La pandemia è anche l’effetto di un modello di sviluppo incompatibile con la sopravvivenza della specie umana. Gli scienziati ci dicono che la frequenza, e la virulenza, con cui compaiono nuovi virus è legata allo sfruttamento intensivo delle risorse. Allora dobbiamo essere consapevoli che l’uscita da questa crisi non può essere il ritorno alla ‘normalità’, a quello che c’era prima. C’è bisogno di coraggio, e di una radicalità delle scelte. Guardando agli Stati generali, Maurizio Landini ha osservato che per ricostruire è necessaria una cesura netta con il passato. Va rovesciato il punto di vista. Però, anche nel mio gruppo parlamentare [Leu, ndr], c’è chi pensa che per rilanciare il mercato dell’auto sia necessaria la rottamazione. Io invece penso sia una scelta sbagliata, e che quella giusta sia investire sull’elettrico, e sulla mobilità collettiva. Così come penso sia necessario ripensare il rapporto fra i tempi di lavoro e quelli di vita, riducendo gli orari a parità di salario, ridistribuendo le risorse, riorganizzando le città e il nostro modo di vivere. E mettere in cantiere, finalmente, forme universali di sostegno al reddito”.
Come per il caso Regeni e la vendita delle navi militari all’Egitto, non le sembra schizofrenico un governo che finalmente, sulla spinta della pandemia, torna a finanziare il Servizio sanitario nazionale, mentre sulla scuola investe ben poco, e continua a lasciare chiusi gli atenei?
“Le difficoltà sono evidenti. È stato garantito l’azzeramento dell’Irap, con una spesa di 4 miliardi, anche per le aziende che fatturano 250 milioni l’anno, mentre per la scuola arriviamo a stento a investire un miliardo. In questo modo resta a rischio la didattica in presenza, che invece è fondamentale per ridurre le disuguaglianze e assicurare la crescita e la socialità dei giovanissimi. La didattica a distanza è stata figlia dell’emergenza. Ma ora basta. Serve uno sforzo straordinario per la scuola, e spero che nel governo ci sia questa consapevolezza”.
Un’ultima domanda. Come si fa a organizzare nello stesso giorno elezioni amministrative parziali, pur importanti, e un referendum costituzionale che va a toccare il rapporto fra gli elettori e gli eletti, riducendo gli spazi di democrazia?
“Il referendum deve essere fissato in un’altra data. Non c’è altra strada, anche se quello delle elezioni nel corso della pandemia è un passaggio complicato”.
Apparso su Il Manifesto in data 16-6-2020
Immagine di LPLT (dettaglio) da Wikimedia Commons
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.