Emerse anche nell’Arcipelago, in questi giorni di chiusura delle scuole (anche se molti istituti hanno a singhiozzo ripreso le lezioni), le difficoltà degli studenti le cui famiglie si trovano in cattive condizioni economiche. Diverse le associazioni che hanno fornito a queste famiglie computer portatili al fine di consentire anche ad essi di seguire le lezioni.
Non ancora rese note le linee guida che gli istituti scolastici dovranno seguire ai fini della riapertura. Ancora chiuse, e probabilmente lo rimarranno fino a maggio, le scuole della Prefettura Metropolitana di Tokyo.
Numerosi, intanto,
gli appelli al governo affinché dichiari lo stato di emergenza
applicando la norma recentemente approvata.
“Credo sia
opportuna la dichiarazione di modo che si prendano le misure
conseguenti” ha dichiarato Satoshi Kamayachi, membro del
direttivo dell’Associazione Medica del Giappone.
“La
dichiarazione è necessaria in questa fase. Se sarà emessa troppo
tardi il virus risulterà incontrollabile” ha sostenuto anche
il Governatore di Osaka Yoshimura.
“Siamo al punto nel
quale questa possibilità va considerata ed accompagnata con misure
di compensazione” ha affermato anche il leader del Partito
Costituzionale Democratico Yukio Edano.
Anche la
Governatrice di Tokyo ha inviato la popolazione a non recarsi nei
bar, nei ristoranti e nei popolari locali di karaoke.
Nella
capitale si è molto ridotto il numero di persone che affollano nelle
ore di punta le stazioni della metropolitana ed è anche calato
significativamente il numero di reati.
Al 3 aprile i casi di
positività accertati a Tokyo erano 773. La Governatrice ha
assicurato, lo scorso venerdì, che anche in caso di stato di
emergenza i servizi essenziali continueranno ad essere erogati.
Per
le imprese della capitale è stato disposto un fondo che ha erogato,
fino ad ora, prestiti per 120 miliardi di yen.
Crescono, al netto
del dibattito circa le misure, i contagi da COVID-19 nel Paese. Anche
in Giappone, come in Italia, particolarmente a rischio sono le
strutture nelle quali sono ospitate numerose persone. Ben 86 casi
sono stati confermati, il 29 marzo, nella Prefettura di Chiba,
all’interno di una struttura per disabili. A quella data i casi
totali avevano superato i 2.500 mentre i cluster sarebbero 26 in 14
diverse Prefetture.
Per affrontare meglio l’emergenza 19
Prefetture hanno iniziato ad usare l’applicazione di messaggistica
Line per trasmettere alla popolazione informazioni utili.
Sulle Olimpiadi è
giunta la cooperazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
affinché i Giochi, spostati al luglio 2021, si svolgano nella
massima serenità. Questa volontà è stata espressa dal Direttore
Generale dell’ente, Adhanom Ghebreyesus, in un colloquio telefonico
avuto con Abe il 31 marzo.
La torcia olimpica sarà invece
ospitata per tutto il mese di aprile nella Prefettura di Fukushima
(incerte le prossime destinazioni) ed esposta la pubblico anche se
con alcune limitazioni volte ad evitare gli assembramenti.
Nell’ambito del quartier generale istituito per affrontare l’emergenza è stato reso noto dal premier che Taro Aso, numero due del Governo e ministro delle Finanze, non dovrebbe prendere parte ai lavori e sicuramente non lo farà in contemporanea con il capo del governo. La misura è volta ad assicurare continuità alle funzioni dell’esecutivo nel caso Abe contraesse l’infezione.
Il 31 marzo,
seguendo l’esempio sudcoreano, l’esecutivo ha anche richiesto alle
compagnie telefoniche e a quelle proprietarie di reti sociali di
condividere i dati sugli spostamenti dei propri clienti quale misura
per poter affrontare meglio l’emergenza tracciando, ad esempio, i
contatti avuti da un positivo. Il Ministero degli Interni e delle
Comunicazioni ha precisato che la riservatezza dei dati personali non
sarà colpita (il che appare ossimorico) e che comunque, in assenza
di un decreto legge, non vi sono ancora le basi legali perché tale
cessione di dati possa avvenire.
Possibile intanto che numerose
strutture alberghiere (e forse anche il villaggio olimpico) siano
utilizzate per l’isolamento dei positivi asintomatici o con sintomi
lievi. In tal senso si è mossa Tokyo che vorrebbe evitare, stante il
fatto che l’80% dei contagiati mostra sintomi lievi o nulli, di
congestionare gli ospedali.
Il 4 aprile NTT Docomo, KDDI e
SoftBank, hanno, intanto, annunciato che concederanno, dopo una
richiesta giunta dal Ministero, più traffico internet ai propri
clienti sotto i venticinque anni in quanto molti di essi stanno
proseguendo l’anno scolastico o quello accademico utilizzando gli
strumenti della formazione a distanza.
Emesso, lo scorso
lunedì, dagli Esteri un avviso che invita i cittadini giapponesi ad
“evacuare immediatamente”
(se lì presenti) o ad “evitare ogni viaggio a
prescindere dai motivi” in 50 Paesi (tra essi
Cina, Stati Uniti, Corea del Sud e quasi tutte le nazioni europee).
Il bando, a dimostrazione della confusione che tutte le nazioni del
mondo stanno vivendo in questa emergenza, è stato esteso, soltanto
due giorni dopo, ad altre 23 nazioni.
Rinnovati per altri 3 mesi
dall’Agenzia per i Servizi Migratori i permessi di soggiorno per gli
stranieri stabilmente presenti nel Paese al fine di diluire e
rimandare il più possibile le code negli uffici destinati ai
rinnovi. La norma riguarda anche i turisti.
Al centro delle
polemiche il Governatore di Kanazawa, Masanori Tanimoto, il quale,
mentre il Paese si interroga se chiudere tutto come in Italia, ha
invitato gli edochiani a visitare la propria Prefettura ed a
sostenere così l’economia locale.
La Prefettura aveva chiuso
molti luoghi pubblici il 20 marzo ma sette giorni dopo ha fatto
marcia indietro riaprendo, ad esempio, il giardino Kenrokuen del
capoluogo.
“In questo
momento non abbiamo visto progredire il virus rapidamente” ha
affermato Abe lo scorso giovedì in parlamento.
Per Seiji Osaka
del Partito Costituzionale Democratico, intervenuto nella plenaria
della Camera dei Rappresentanti di giovedì scorso, i test per
accertare la positività sono comunque troppo pochi.
Il primo
aprile gli esperti del tavolo consultivo del Ministero della Salute
avevano avvertito che una rapida diffusione del virus porterebbe le
strutture sanitarie al collasso. Per l’organismo nelle Prefetture di
Tokyo, Osaka, Aichi, Hyogo e Kanagawa sono necessarie “drastiche
misure da prendere il più rapidamente possibile”.
“Se sarà
necessario non esiterò a dichiarare lo stato di emergenza” ha
sostenuto il numero uno dell’esecutivo venerdì mostrando, al netto
della dichiarazione, che l’esitazione è invece fortissima.
Dichiarare lo stato di emergenza consentirebbe ai Governatori delle
Prefetture l’uso di strutture e terreni privati nonché procedure
facilitate per l’acquisto di macchinari e medicine.
“Nella
risposta ad una crisi fare troppo poco troppo tardi implica il
fallimento” ha dichiarato Shigefumi Matsuzawa di Kibo no To.
Speranze per i pazienti in trattamento giungono dall’ECMO (Ossigenazione extracorporea a membrana). Stando a quanto reso noto dal ministro per la Rivitalizzazione Economica Nishimura 21 dei 40 pazienti cui sono stati applicati questi macchinari (il Giappone ne ha normalmente in servizio circa 400 mentre i ventilatori polmonari sono circa 13.000). Nishimura ha assicurato una accelerazione alla produzione di tali apparecchiature.
In politica interna,
nuove grane per l’ex ministro della Giustizia Kawai. Non soltanto
alcuni collaboratori dell’attuale senatore sono stati indagati per
aver pagato oltre i limiti di legge dei propagandisti, ma è emerso
anche che il sindaco di Akiota (Hiroshima) avrebbe ricevuto 200.000
yen nell’ambito della campagna elettorale della scorsa estate nella
quale era candidata Anri, moglie dell’ex titolare della Giustizia.
A
rivelarlo è stato lo stesso sindaco, Shinji Kosaka, il quale, a
detta sua, non avrebbe accettato la busta contenente il denaro e che
era stata consegnata dallo stesso Kawai affinché nel collegio
avvenisse una spartizione di voti tra gli elettori
liberal-democratici che consentisse anche alla consorte di essere
eletta.
Si è svolto,
invece, la scorsa settimana un colloquio tra Tetsuro Fukuyama,
Segretario del Partito Costituzionale Democratico, e l’omologo
socialdemocratico Tadatomo Yoshida circa l’eventuale fusione tra le
due forze politiche.
“Sono passati 75 anni dalla nascita
del Partito Socialista [partito
dal quale entrambi i raggruppamenti discendono ndr].
Continueremo a discutere e condividere ciò che pensiamo.
Comunicheremo i primi elementi di conferma alle federazioni. Vogliamo
sinceramente continuare la discussione” ha affermato Yoshida al
termine dell’incontro.
Nella difesa,
Giappone ed altre dieci nazioni potrebbero presto chiedere agli USA
di migliorare il programma di vendite di equipaggiamenti militari
dopo che si sono verificati una serie di ritardi nelle consegne con
conseguente storno di pagamenti effettuati in anticipo.
Nell’anno
fiscale 2019 il Sol Levante ha acquistato dagli USA equipaggiamenti
per 6,4 miliardi di dollari.
Nel 2018 il Giappone ha subito la
mancata consegna di 132 ordini (per 32,6 miliardi di yen complessivi)
e 263 casi di pagamenti in eccesso non ancore restituiti (per 49,3
miliardi di yen).
La giunta della
Prefettura di Okinawa ha, frattanto, avanzato una richiesta di
dettagliate informazioni circa due aviatori militari statunitensi in
servizio presso la base di Kadena che avrebbero contratto il
COVID-19.
“Vogliamo dare informazioni accurate affinché i
residenti non siano preoccupati” ha affermato Yasushi Sunakawa,
capo del dipartimento alla Sanità dell’amministrazione locale.
Lunedì scorso si è,
nel contempo, avuto uno scontro tra un peschereccio cinese ed un
cacciatorpediniere nipponico a largo delle coste di Shangai. Nessun
ferito grave è stato riportato tra gli equipaggi delle due
imbarcazioni.
“La Guardia costiera cinese sta ancora
esaminando l’accaduto sul posto. La causa della collisione è sotto
inchiesta. Voglio sottolineare che lo scontro si è verificato in
acque costiere cinesi. Abbiamo espresso al Giappone la nostra
preoccupazione circa il fatto che una nave da guerra giapponese,
navigante nelle nostre acque territoriali, metta in pericolo la
sicurezza delle navi cinesi. Sulla vicenda stiamo scambiando
informazioni con il Giappone e speriamo nella loro collaborazione
affinché, il più presto possibile, si determini la causa ed
affinché tali incidenti non si ripetano” ha dichiarato Hua
Chunying, Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino.
In economia, un
tavolo interno al maggiore partito di governo ha proposto misure per
60.000 miliardi di yen (e dunque significativamente maggiori rispetto
ai 56.800 miliardi cui si è recentemente impegnato l’esecutivo) dei
quali circa 40.000 andranno destinati alle aziende affinché
mantengano gli attuali livelli occupazionali mentre 10.000 miliardi
dovrebbero essere destinati a ridurre l’impatto sulla domanda interna
dell’aumento della tassa sui consumi.
Possibile una proroga
delle scadenze fiscali per le aziende che abbiano visto il proprio
fatturato ridursi del 20%.
Un bilancio supplementare concordato
con le opposizioni è stata la richiesta avanzata dai cinque maggiori
partiti della minoranza riunitisi il 31 marzo e per i quali l’operato
del Governo “è troppo lento” a fronte dei gravi rischi
che corrono le piccole e medie aziende.
Il 2 aprile i
rappresentanti dell’opposizione hanno tenuto il terzo incontro con
quelli della maggioranza ed avanzato la proposta di un contributo una
tantum di 100.000 yen per i cittadini in difficoltà, maggiori
trasferimenti agli enti locali, la distribuzione di mascherine alla
popolazione (richiesta quest’ultima accolta: ne saranno distribuite
per circa 50 milioni di famiglie) e più attenzione per le donne in
gravidanza, in particolare per quelle che operano in campo medico.
Sul contributo economico da assegnare una tantum alle famiglie in
difficoltà il premier ed il PLD avrebbero poi infine trovato
l’accordo sulla cifra di 300.000 yen anche se la platea dei
beneficiari non stata chiarita (per il ministro Nishimura il
contributo va dato essenzialmente ai lavoratori autonomi che
dichiarano di aver subito dei danni).
Perplessità sulla
distribuzione delle mascherine è stata espressa dall’ex premier
democratico Katsuya Okada, attualmente parlamentare del PCD, per il
quale esse non sarebbero in grado, in virtù del materiale con il
quale sono prodotte, di fermare efficacemente il virus. Il premier
aveva assicurato una capacità produttiva pari a 700 milioni di
mascherine al mese ma le esigenze, anche qualora questa cifra venisse
raggiunta (ed è improbabile lo sia con il 70% della domanda che
trova risposta nella produzione cinese), della popolazione si
aggirano intorno alle 900 milioni a settimana.
Intanto, mercoledì
scorso, è stata varata una squadra di lavoro interna al Consiglio
Nazionale di Sicurezza che dovrà coordinare politiche industriali
volte a far ripartire il Paese evitando che piombi in una dura
recessione.
Tra le azioni che il gruppo dovrà prendere vi sono
quelle finalizzate al potenziamento della rete 5G.
Peggiora, ovviamente, il giudizio sulle prospettive economiche delle aziende censito periodicamente dalla Banca del Giappone. Il Tankan pubblicato mercoledì scorso mostrano una fiducia a -8 tra le aziende dell’elettronica e delle auto mentre nel non manifatturiero l’indice è passato dai 20 punti di dicembre a 8.
Nel G20 dei ministri
dell’Economia, tenutosi lunedì scorso in videoconferenza, i titolari
dei dicasteri economici delle maggiori economie hanno assicurato in
un comunicato congiunto la volontà di “prendere misure volte a
facilitare il commercio dei beni essenziali”, di sorvegliare
circa aumenti ingiustificati dei prezzi e di assicurare l’accesso
internazionale alle forniture mediche ed ai farmaci. Nella
dichiarazione finale si legge di misure “finalizzate,
proporzionate, trasparenti e temporanee” che servano a
prevenire ostacoli al commercio e danni alle catene produttive.
Circa
i due terzi delle aziende nipponiche che hanno fornitori in India, ad
esempio, stanno subendo danni dalle mancate consegne di materie prime
e semilavorati da quel Paese mentre problemi riscontrano oltre il 95%
delle ditte che operano in rapporto con le Filippine e quasi il 90%
quelle che lavorano in Indonesia e Malesia.
Nell’auto, pesanti
dati sulla produzione sono stati registrati dalle aziende nipponiche
presenti in Cina. Nel mese di febbraio, con la chiusura di numerosi
impianti a causa del nuovo coronavirus, la produzione in quel Paese
di nuovi veicoli da parte di Toyota, Honda, Mitsubishi e Nissan è
crollata, in media, ad un -86% rispetto allo stesso mese del 2019
(per un totale di 29.911 auto).
Toyota ha anche annunciato, il
30 marzo, lo stop per alcuni giorni alla produzione in sette Paesi
europei.
Stop anche per Subaru. La società ha comunicato di
aver fermato, a partire da mercoledì scorso e per le prossime tre
settimane, tutta la propria produzione globale. Prevista dall’11
aprile al primo maggio anche l’interruzione della produzione a Gunma,
unica fabbrica nipponica dell’azienda.
Le vendite di auto
nell’Arcipelago sono calate del 9,3% a marzo rispetto allo stesso
mese del 2019. I veicoli venduti sono stati in totale 581.438.
Sempre
nell’auto, Honda e General Motors hanno annunciato, lo scorso
giovedì, lo sviluppo congiunto di due veicoli elettrici.
Nelle
infrastrutture, sono state terminate, per ironia della sorte proprio
adesso che non servono, le nuove piste del Terminal 2 dell’aeroporto
di Haneda a Tokyo la cui progettazione era legata al boom turistico
che le Olimpiadi avrebbero, negli auspici dell’esecutivo, avviato. Lo
scalo è oggi in grado di accogliere 50 nuovi arrivi al giorno e cioè
39.000 in più l’anno (per un totale, adesso, di 486.000 arrivi
l’anno).
Il primo aprile, intanto, i sindacati del settore aereo
e ANA, una delle maggiori compagnie dell’Arcipelago, hanno raggiunto
un accordo che consentirà a circa 6.400 assistenti di volo di
usufruire di una serie di giorni, che saranno distribuiti nei
prossimi mesi, di ferie pagate al fine di attenuare parzialmente
l’impatto devastante provocato dal taglio dei voli.
Nell’elettronica, è
stata conclusa martedì scorso la vendita ad un “singolo
cliente” (con ogni probabilità Apple) di uno degli impianti di
Japan Display per 200 milioni di dollari. La cessione della fabbrica
di Hakusan, nella quale si producono cristalli liquidi proprio per
Apple, è stata annunciata martedì scorso dall’azienda elettronica e
consentirà di ripagare parte dei debiti accumulati (molti dei quali
contratti con la stessa Apple).
Buone notizie invece per
Toshiba: la società ha annunciato, lo scorso 3 aprile, di aver
avanzato richiesta per tornare nel primo indice della Borsa di
Tokyo.
Un fondo da 100 milioni di dollari a sostegno degli
operatori medici e degli artisti che stanno affrontando anch’essi,
con la forzata inattività, il virus, è stato lanciato da Sony.
Sul fronte
salariale, una recente inchiesta condotta dal quotidiano Mainichi
mostra come dal prossimo aprile almeno la metà delle grandi aziende
del Paese intendano rivedere la propria politica contrattuale
eliminando gli scatti di anzianità.
Le nuove politiche
contrattuali sono una distorsione del principio “stesso lavoro,
stessa paga” presente nella legislazione nipponica e rinforzato
negli scorsi anni con diversi interventi normativi ma che si
riferisce al divario salariale di genere.
Approvata il 31
marzo anche dalla Camera dei Consiglieri la legge volta a favorire
l’impiego dei lavoratori fino al settantesimo anno d’età eliminando
l’obbligo di pensionamento a 65 previsto fino a ieri. La legge
entrerà in vigore nel 2021.
Rimasta invariata a febbraio la
disoccupazione (al 2,4%) mentre la disponibilità di posti di lavoro
è scesa da 1,49 a 1,45 (ciò significa che vi sono 145 posti
disponibili per 100 disoccupati che lo cercano): il dato più basso
degli ultimi 2 anni ed 11 mesi. In termini assoluti 730.000 persone
hanno lasciato il lavoro volontariamente (+10.000 rispetto a
gennaio); 410.000 sono state licenziate o non hanno ottenuto il
rinnovo del contratto (+40.000) mentre 390.000 (-10.000) sono persone
che entrano nel mercato del lavoro per la prima volta.
“Se
la situazione economica peggiorerà ulteriormente le aziende
potrebbero non coprire le perdite con aggiustamenti degli orari di
lavoro e potrebbero quindi ridurre la propria forza lavoro” ha
messo però in guardia Munehisa Tamura del Daiwa Institute of
Research sottolineando come il numero di ore lavorate sia calato, tra
gennaio e febbraio, del 4%.
Il primo di aprile, come da
tradizione, è stato il primo giorno di lavoro per molti impiegati.
Soltanto la città di Tokyo ha acquisito 1.600 lavoratori ma è stata
annullata ogni cerimonia pubblica connessa all’evento (un evento al
quale avrebbero dovuto partecipare 2.000 persone avrebbe dovuto
tenersi al Teatro Metropolitano di Tokyo).
Pubblicate, intanto, da parte del Ministero della Salute, delle linee guida volte alla tutela delle lavoratrici in stato interessante al fine di proteggerle da rischi di contagio. Il Ministero ha chiesto la cooperazione dei sindacati e delle organizzazioni datoriali e chiesto alle donne di lavarsi spesso le mani e di non recarsi a lavoro nel caso la temperatura corporea superi i 37,5°.
Un + 0,4% si è
registrato nella produzione industriale, segno di un recupero di
molte aziende rispetto alle perdite prodotte dai tifoni dello scorso
autunno. Piccola crescita si è registrata nei chip di memoria ed in
alcune produzioni chimiche.
A causa della pandemia il Ministero
dell’Industria stima comunque un -5,3% per il mese di marzo ma una
significativa ripresa (+7,5%) ad aprile anche se l’impatto del virus
sui consumi renderà questa stima certamente troppo ottimistica.
Nell’energia, lo
scorso lunedì Kansai Electric, coinvolta in un grave caso di
corruzione interna (una serie di dirigenti avevano ricevuto mazzette
da imprese edili che poi svolgevano lavori all’interno degli impianti
della società) ha reso noto di aver predisposto un piano di
intervento volto a migliorare la trasparenza.
Il prossimo
giugno, inoltre, la nominerà proprio presidente Sadayuki Sakakibara
(già a capo della confindustria nipponica) il quale andrà ad
occupare il posto rimasto vacante da ottobre 2019 quando colui che lo
occupava, Makoto Yagi, aveva rassegnato le dimissioni assumendosi la
responsabilità per quanto accaduto in azienda.
Chiudendo con un grande tema di protezione civile, lo scorso 31 marzo il Consiglio Centrale per la Gestione delle Catastrofi ha reso noto un rapporto nel quale si evidenzia il rischio che una grande eruzione del monte Fuji arrivi ad interessare nell’arco di poche ore anche l’area metropolitana di Tokyo con ceneri che potrebbero superare le 490 milioni di tonnellate. A seconda della direzione del vento le ceneri potrebbero colpire duramente la circolazione ferroviaria della capitale e produrre danni anche sulle condutture elettriche.
(con informazioni di fmprc.gov.cn; cdp-japan.jp; jama.or.jp; mainichi.jp)
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Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.