Un team di ricerca giapponese ha effettuato un impianto di staminali nel muscolo cardiaco. Si tratta del primo trapianto al mondo di questo tipo. A svolgerlo un’equipe dell’Università di Osaka in cooperazione con uno dell’Università di Tokyo. La ricerca proseguirà con l’impianto di queste cellule su 10 pazienti afflitti da ischemie del miocardio.
In politica interna
l’esecutivo ha respinto la richiesta dell’opposizione di esaminare
una serie di dati informatici concernenti le liste degli invitati
alla festa del sakura citando motivi di sicurezza
nazionale.
“Il Segretariato per la Sicurezza Nazionale usa
gli stessi sistemi e quindi si rischia la diffusione di segreti
nazionali. Controlleremo i dati soltanto per verificate se il sistema
è stato hackerato” ha affermato il Segretario Generale del
Gabinetto Yoshihide Suga.
Il 28 gennaio il premier ha comunque
ammesso, sotto la costante pressione delle opposizioni, di aver
disposto personalmente gli inviti di alcune persone.
L’opposizione
continua a battere anche su un’altra questione calda: quella dei
casinò. La scorsa settimana il Partito Costituzionale Democratico
ha tenuto una conferenza contro la norma che autorizzerà l’apertura
dei cosiddetti resort integrati (cioè alberghi con annesse sale
da gioco) che ha visto la partecipazione della parlamentare Tomoko
Abe.
“C’è una grande oscurità nella vicenda” ha
affermato la deputata sottolineando come Akimoto, il parlamentare
conservatore accusato di aver preso mazzette da una società cinese
interessata ad aprire casinò nell’Arcipelago, fosse viceministro al
momento dell’approvazione della normativa.
In parlamento Abe,
interrogato sul punto lo scorso 27 gennaio in sede di Commissione
Bilancio della Camera bassa, ha chiuso alla possibilità che sulla
vicenda si istituisca una commissione d’indagine come chiesto da
Kenji Eda del PCD.
Per quanto concerne
il coronavirus che ha duramente colpito la città cinese di Wuhan,
lo scorso mercoledì è iniziata l’evacuazione dei cittadini
nipponici dalla città. Il medesimo giorno è giunta la conferma
che un cittadino giapponese che non si era recato in Cina ha
contratto il virus. Tra i 206 giapponesi rimpatriati il 29 gennaio 2
risultavano contagiati ed altri 11 mostravano sintomi associabili
alla malattia (il numero di contagiati al primo febbraio ha toccato
quota 17).
Preoccupazione tra gli operatori del settore
turistico, i quali hanno perso i flussi di visitatori cinesi che
avrebbero potuto visitare l’Arcipelago durante le ferie per il loro
capodanno, nonché tra le numerose imprese nipponiche che operano nel
Paese. A titolo di esempio: i turisti cinesi costituiscono una
percentuale tra il 30 ed il 40% dei visitatori del castello di Nagoya
mentre Yokohama subirà danni dallo stop alle crociere provenienti
dalla Cina (cancellata la visita della Piano Land che, con 1.880
passeggeri, doveva sbarcare proprio nella città nipponica dopo aver
toccato Shangai).
Toyota ha annunciato che prolungherà le
vacanze presso le proprie fabbriche in Cina fino al 10 febbraio
mentre sarà prolungato fino all’8 lo stop nei due impianti Honda
(società che ha anche effettuato il rimpatrio dei propri dipendenti
giapponesi che si trovavano a Wuhan) di Tianjin e Taicang (i quali
producono rispettivamente 350.000 e 500.000 motociclette l’anno).
Dovrebbe invece ripartire il 5 febbraio la fabbrica di escavatori
idraulici di Hitachi Costruction Machinery di Hefei.
Sospesi
fino a tutto febbraio dalla compagnia aerea ANA Holding i voli da
Wuhan all’aeroporto Narita di Tokyo.
Emesso lo scorso venerdì
anche un invito ad evitare i viaggi “non essenziali”
nella Repubblica Popolare nel suo complesso (e dunque non
soltanto nella provincia colpita) ed un divieto d’ingresso per coloro
che provengono dalla provincia cinese di Hubei
Sul tema del diritto
d’asilo, l’Alta Corte di Tokyo ha stabilito, con una sentenza del 29
gennaio, che l’ordine di espulsione dal Paese di un cittadino apolide
è nullo. “Era ovvio che l’uomo non avrebbe avuto alcun posto
nel mondo dove andare” ha affermato il giudice Hiroshi
Noyama.
Il caso riguarda un uomo nato nel 1967 nella non più
esistente Repubblica Socialista Sovietica di Georgia e che non ha poi
acquisito né la cittadinanza russa né quella della nuova repubblica
georgiana. Entrato in Giappone nel 2010 e fatta domanda di asilo
l’anno seguente, l’apolide ha poi visto respinta la stessa e contro
di lui è stato emesso un ordine di espulsione verso la Georgia:
Paese del quale non è mai stato cittadino.
Frattanto gli ultimi
dati sull’immigrazione, fermi ad ottobre 2019, mostrano come
nel periodo esaminato il Sol Levante abbia avuto 1.658.804 lavoratori
stranieri (+13,6% rispetto allo stesso periodo del 2018).
I
lavoratori cinesi rappresentano circa un quarto del totale con
418.327 persone (+7,5%) seguiti dai vietnamiti (401.326 e +26,7%) e
dai filippini (179.685 e +9,6%). Il 26,6% dei lavoratori stranieri si
trovano nella Prefettura di Tokyo (oltre 485.000) seguita da Aichi
(poco più di 175.000) e Osaka (105.000).
Sull’edilizia una ricerca condotta dal quotidiano Mainichi mostra come ben 4.201 aree residenziali situate a Tokyo e nelle maggiori altre città siano state costruite su terreni fragili che potrebbero sprofondare in caso di terremoto o essere soggetti a smottamenti in quanto frutto di attività di riempimento.
In politica estera
un piccolo caso internazionale potrebbe scoppiare con l’arresto di
un ex dipendente di SoftBank, Yutaka Araki, sospettato di aver
rubato informazioni sulla società e di averle girate a non meglio
precisati agenti russi. Di una “mania per le spie” ha
parlato l’Ambasciata russa a Tokyo.
In settimana il premier ha
comunque aperto alla possibilità di recarsi a Mosca il prossimo 9
maggio in occasione del Den Podebi per fare il punto con Vladimir
Putin circa lo stato di avanzamento del dialogo sul trattato di pace
che chiuda diplomaticamente e giuridicamente il secondo conflitto
mondiale.
Certamente poco
piacere faranno anche gli inviti di Abe affinché Taiwan,
quella che la Cina popolare considera una propria provincia,
partecipi all’Organizzazione Mondiale della Sanità anche
e soprattutto alla luce del nuovo coronavirus che sta colpendo l’Asia
orientale.
“È necessario che Taiwan si unisca all’OMS.
Sulle questioni che riguardano la prevenzione delle epidemie e le
politiche di salute pubblica, le posizioni politiche dovrebbero
essere tenute fuori. Il rischio, altrimenti, è che diventi più
difficile mantenere la salute dell’intera regione e prevenire
ulteriormente la diffusione dell’infezione” ha affermato Abe in
parlamento rispondendo ad un’interrogazione del senatore Shun Otokita
di Nippon Ishin no Kai.
Nella difesa NEC ha comunicato, lo scorso 31 gennaio, di aver subito un attacco informatico che ha riguardato oltre 27.000 files connessi a progetti realizzati, specialmente in ambito navale, per l’Agenzia per le Acquisizioni, Tecnologia e Logistica del Ministero della Difesa.
In economia, un tavolo consultivo dell’esecutivo ha raccomandato che si richieda alle piattaforme di servizi online di fornire ogni anno al governo un rapporto contenente le regole applicate dalle stesse ai venditori o fornitori di servizi che su quelle lavorano. La raccomandazione sarà introdotta in una proposta di legge di iniziativa del governo. Preoccupazione è stata espressa dai maggiori operatori del settore che, in caso di approvazione della legge, dovranno rendere conto dei cambiamenti unilaterali apportati alle condizioni di vendita o sul perché in un motore di ricerca un’azienda appare in posizione migliore di un’altra.
I grandi gruppi
del web sono anche tra coloro che più suscitano la
preoccupazione degli Stati circa le entrate fiscali. In proposito, lo
scorso 30 gennaio, si è conclusa la due giorni di dialogo promossa
dall’OCSE – e che ha visto la partecipazione di 137 Paesi –
dell’Inclusive Framework on BEPS e cioè del quadro globale
sulla erosione della base (fiscale) e dello spostamento degli
utili.
Le nazioni che hanno partecipato ai lavori hanno
concordato di muoversi in direzione di una tassazione delle imprese
che tenga conto in primo luogo delle nazioni nelle quali esse
traggono la maggioranza dei profitti piuttosto che in quelle nelle
quali hanno la sede legale. Un accoglimento parziale della politica
del “porto sicuro” (e cioè della possibilità per le aziende di
trovare scappatoie da regimi fiscali che ne erodano i profitti)
proposta dal ministro del Commercio USA Steven Mnuchin (che si è
impegnato, insieme a tutto il governo Trump ad annacquare l’accordo
per proteggere meglio le grandi multinazionali statunitensi) è
giunto dal Segretario Generale dell’ente internazionale Gurria.
Lo scorso martedì
ha avuto il via libera il bilancio suppletivo per l’anno
fiscale che terminerà a marzo. Le spese extra ammontano a 4.470
miliardi di yen. Poco più di 2.300 i miliardi destinati al recupero
delle aree colpite lo scorso autunno dal tifone Hagibis.
La
produzione industriale di dicembre è intanto cresciuta dell’1,3%
rispetto al mese precedente, segno di un lento recupero rispetto ai
danni prodotti dai tifoni autunnali.
Nel settore cinematografico il 2019 si è chiuso con incassi record. Stando ai dati forniti dall’associazione dei produttori lo scorso anno i botteghini hanno incassato 261,1 miliardi di yen e cioè il 17,4% in più rispetto al 2018. Oltre 190 milioni i biglietti venduti. Per il dodicesimo anno di fila i film giapponesi sono stati più visti di quelli stranieri (54,4% la percentuale raggiunta dalle produzioni nazionali).
Sul nucleare
la Shikoku Electric ha deciso di non ricorrere in appello contro la
sentenza dell’Alta Corte di Hiroshima che ha sospeso l’operatività
del terzo reattore della centrale di Ikata (fatta ripartire da una
sentenza emessa da un tribunale di grado inferiore) a causa delle
insufficienti misure poste contro i rischi provenienti dal vulcano
del monte Aso. Il reattore è attualmente fermo per lo spostamento
del combustibile MOX presente all’interno. Soddisfazione è stata
espressa dal leader del Partito Costituzionale Democratico che
proprio in quei giorni si trovava nella Prefettura per incontri con
coltivatori ed artigiani.
Frattanto a Takahama (Fukui) un’altra
società, la Kansai Electric, ha iniziato a rimuovere il combustibile
MOX dall’impianto: si tratta del secondo caso dopo quello, per
l’appunto, di Ikata. Le procedure per rimuovere 28 barre del misto di
uranio e plutonio dal terzo reattore dell’impianto sono iniziate lo
scorso lunedì. Prossima anche la rimozione di 73 barre di uranio
anche se non è stata annunciata su quest’ultimo punto una data
precisa. Quest’ultima centrale è al centro di uno scandalo su alcuni
episodi di corruzione che sarebbero lì avvenuti e che vedono
coinvolte delle aziende edili. Lo scorso mercoledì la società ha
anche annunciato lo spegnimento, rispettivamente per cinque mesi da
agosto e per quattro da ottobre, dei reattori 3 e 4 della centrale
per lavori di adeguamento alle normative emanate dall’Agenzia
Regolatrice con particolare riguardo alle misure di protezione dagli
attentati terroristici.
Rimanendo in tale ambito, lo scorso 31
gennaio, il Ministero dell’Industria ha ribadito la necessità di
rilasciare in atmosfera
(l’altra opzione è il rilascio nell’oceano) le acque
contaminate (piovane e di falda) venute a contatto con materiale
radioattivo nella centrale di Fukushima ed attualmente stoccate sul
sito in attesa di una decisione politica sulla loro destinazione
finale. Le acque sono trattate con un sistema di decontaminazione
chiamato ALPS il quale, però, non è in grado di rimuovere il
trizio.
Nei trasporti le
Ferrovie del Giappone Occidentale inizieranno ad utilizzare
l’intelligenza artificiale per capire in quali tratti è più
probabile che la neve blocchi i binari dei treni a sospensione
magnetica così da intervenire più rapidamente calcolando anche il
personale necessario agli interventi. Le Ferrovie del Giappone
Orientale hanno già avviato una sperimentazione di un software
similare (che attiva anche degli spruzzi di acqua a 60 gradi nella
parte bassa del treno) nella linea tra Akita e Tokyo.
Quest’ultima
società ha anche annunciato la realizzazione di un nuovo treno
secondo lo stile di epoca Showa (anni ’20 del XX sec.). I treni
opereranno da aprile sulla linea Shinetsu tra Takasaki e Minakami.
Nell’auto Nissan
ha annunciato lo scorso martedì un piano di prepensionamenti per
un numero ancora imprecisato di dipendenti negli USA. La società
ha venduto nel 2019 circa il 10% in meno di veicoli rispetto all’anno
precedente. L’estate scorsa Nissan aveva annunciato di voler tagliare
12.500 posti di lavoro e cioè il 9% della propria forza lavoro
globale.
L’alleanza Nissan, Renault, Mitsubishi – stando agli
ultimi dati – ha avuto nel 2019 un calo del 5,6% nelle vendite.
Nissan, in particolare, ha subito un calo dell’8,4% con 5.176.189
veicoli venduti.
Mitsubishi ha intanto smentito, in
chiusura di settimana, le accuse provenienti dalle autorità tedesche
di aver manomesso i dati sulle emissioni. Il caso è attualmente
sotto la lente d’ingrandimento della magistratura tedesca.
Di tutt’altro tenore
i dati sulle vendite di Toyota, i quali confermano al gruppo
il secondo posto mondiale dietro soltanto a Volkswagen. In
totale i veicoli venduti sono stati 10.740.000 (+1,4% rispetto al
2018) contro i 10.970.000 della casa automobilistica tedesca (la
quale ha registrato anch’essa un aumento rispetto all’anno
precedente).
Nello specifico le vendite delle auto a marchio
Toyota sono state pari a 9.714.253 unità (+1,8%); quelle a marchio
Daihatsu 837.990 (-1,2%) mentre quelle a marchio Hino 189.879
(-6,8%). I dati sulla produzione sono così distribuiti: Toyota
9.053.517 (+1,9%) e di queste 3.415.864 in Giappone (+8,8%) e
5.637.653 all’estero (1,9%); Daihatsu 1.474.430 (+0,4%) di cui
953.541 prodotte in Giappone (+2,4%) e 520.889 all’estero (-3,1%);
Hino 197.267 (-8,2%) di cui 155.650 (-4,1%) prodotte in Giappone e
41.617 (-21%) all’estero.
Rimanendo nella mobilità, il comune di Sakai (Prefettura di Ibaraki) ha annunciato che la prossima primavera sperimenterà un autobus a guida autonoma. Il mezzo è stato sviluppato da SB Drive, società del gruppo SoftBank. Il mezzo dovrebbe effettuare per quattro volte al giorno un tragitto di 5 chilometri fermandosi presso la banca, l’ospedale e la scuola elementare.
Nell’elettronica un
calo del 50,5% nei profitti (per un guadagno totale di 1,1
miliardi di dollari) nel 2019 è stato comunicato da Canon. La
società attribuisce il crollo alle tensioni commerciali tra USA e
Cina e ad uno yen relativamente forte.
Calo anche nei profitti
di Hitachi: l’azienda ha riportato un -33,3% nel
periodo aprile-dicembre 2019 per un totale di 55,15 miliardi di
yen.
Crescita invece per Nintendo: la società ha riportato per
il 2010 profitti pari a 1,9 miliardi di dollari.
In campo salariale
il presidente della confindustria nipponica, la Keidanren,
Hiroaki Nakanishi, ha messo le mani avanti circa i prossimi negoziati
annuali con i sindacati sui rinnovi dei contratti chiedendo che
terminino gli aumenti generalizzati e che non tengono conto
delle condizioni di competitività dell’azienda. Chiedere aumenti
uniformi “non va più incontro alla realtà” secondo
Nakanishi.
Di contro Rengo, la maggiore organizzazione
sindacale del Paese, chiede di portare il salario minimo
orario a 1.100 yen. “Penso che il Giappone nel suo complesso
stia arretrando per colpa del declino della popolazione,
dell’invecchiamento della società e di una sfavorevole condizione
salariale” ha sostenuto Rikio Kozu, presidente della
confederazione sindacale.
Venerdì sono stati intanto diffusi i
dati sulla disoccupazione di dicembre che mostrano un tasso del 2,2%
e cioè il medesimo di novembre. In termini assoluti i disoccupati
sono stati 1.450.000 (-140.000 rispetto al 2018). Cresciuto il numero
degli occupati di 810.000 unità rispetto al 2018 con 67.370.000
lavoratori attivi e di questi 30 milioni donne (+660.000 rispetto
all’anno precedente) e ben 9.020.000 ultrasessantacinquenni
(+470.000). Ad 1,57 la disponibilità di lavoro (ciò significa che
per ogni 100 disoccupati vi sono 157 posti di lavoro).
Nel settore primario gli ultimi dati sulle importazioni di carne bovina e suina mostrano una crescita dell’1,3% rispetto al 2018. Gran parte della crescita, che sarà certamente molto più ampia nel corso del 2020, è dovuta all’abbattimento dei dazi doganali su questi prodotti per i Paesi che hanno sottoscritto il CPTPP: raddoppiate le importazioni dal Canada mentre quelle dalla Nuova Zelanda sono cresciute del 33,1%. Diminuite le importazioni di carne di manzo dagli USA anche se l’accordo sottoscritto lo scorso settembre da Abe e Trump porterà quasi certamente un corposo aumento nel 2020.
Aumentate fortemente
anche le esportazioni verso l’Arcipelago dall’Unione Europea.
In virtù dell’accordo di libero scambio UE-Giappone tra febbraio e
novembre 2019 (il primo febbraio l’accordo ha “festeggiato” il
suo primo compleanno) l’export vinicolo è cresciuto del 17,3% mentre
il burro ha toccato quota +47,8%. Cresciute anche le esportazioni di
pasta (+14,9%), carne di maiale (+12,6%), formaggio (+7%), sidro
(+31,5%), tè (+39,8%), semi di girasole (+39,9%), carne di manzo
congelata (+221%) e latte e creme di latte
(+120,7%).
Complessivamente le esportazioni europee sono
cresciute del 6,6% (tra gli altri settori si registra un +16,4%
nei macchinari elettrici; un +69% nelle apparecchiature telefoniche
ed un +108% negli abiti per bambini) mentre le importazioni dal
Giappone del 6,3%.
“L’accordo UE-Giappone sta portando
benefici a cittadini, lavoratori, agricoltori ed aziende in Europa ed
in Giappone. Apertura, fiducia ed impegno a stabilire regole sono
elementi che aiutano ad avere una stabile crescita del commercio.
L’UE è e continuerà ad essere la più ampia ed attrattiva unione
commerciale nel mondo” ha affermato soddisfatto Phil Hogan,
Commissario Europeo delegato alla materia.
Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea si fanno, intanto, più concrete le possibilità che il Paese aderisca ad accordi che coinvolgono il Giappone ed in primo luogo il CPTPP.
Keidanren ha invece chiesto che il Sol Levante stringa al più presto un accordo di libero scambio bilaterale a tutela delle numerose imprese nipponiche che producono o esportano nel Regno Unito.
Un impegno a costruire una “ambiziosa relazione economica” con il Paese è stato espresso dal ministro dell’Economia, Industria e Commercio Hiroshi Kajiyama.
“L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea non ha nulla di positivo per le aziende giapponesi che fanno affari qui e dunque l’attenzione sarà sulla mitigazione degli effetti negativi” ha commentato Akio Mimura, Presidente della Camera di Commercio e Industria del Giappone a Londra.
Chiudendo con il settore finanziario, le Poste del Giappone, la scorsa settimana, hanno comunicato che i contratti assicurativi che presentano irregolarità – e che hanno trascinato il gruppo in uno scandalo di enormi proporzioni – sono 220.000 e dunque molti di più dei 183.000 accertati in precedenza.
(con informazioni di ec.europa.eu; oecd.org; taiwannews.com.tw; global.toyota; global.nissannews.com; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine di Ari Helminen (dettaglio) da flickr.com
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.