Mastandrea e Cortellesi portano al cinema un’idea di Mattia Torre, scomparso prematuramente lo scorso luglio.
19 luglio 2019. A Roma muore Mattia Torre. 47
anni, sceneggiatore e autore televisivo noto al grande pubblico per
essere uno dei “padri” di Boris (insieme a Giacomo
Ciarrapico e Luca Vendruscolo).
Nel momento in cui la malattia
lo stava divorando, ha chiesto a Giuseppe Bonito (assistente alla
regia di Boris) di terminare e dirigere Figli, progetto
cinematografico nato dal monologo I figli invecchiano. Valerio
Mastandrea lo recitò in tv e il tam tam mediatico fu notevole (lo
potete vedere qui).
Torre si divertiva, con ironia, perfidia e grande
spirito di osservazione, a tratteggiare i dettagli della
contemporaneità e la crisi della nostra generazione. Classico
esempio è la ferocia con cui viene passato il fazzoletto sulla bocca
dei bambini. O il battibecco generazionale tra la Cortellesi e la
madre ex sessantottina che ha vissuto gli anni del boom economico
(“siamo un paese di vecchi e per vecchi, dove tutto,
dalle televisioni ai servizi è pensato a misura di vecchi che
nemmeno muoiono più”).
Questo film coinvolge e non poco
(anche se c’è l’onnipresente parlata romana che domina oltre il
70% delle pellicole italiane). Soprattutto chi ha figli proverà
emozioni.
È impossibile non riconoscersi in questa pellicola
(l’unico orrore è l’insensato cammeo di Oscar Farinetti, patron
di Eataly).
Ottima in tal senso la scena in cui Mastandrea
osserva sul tram le persone e fa un parallelo tra lui e gli altri. Se
li vedessero i loro genitori sarebbero contenti di vederli in queste
condizioni? L’idea è interessante, anche perché credo che oggi
tale domanda se la facciano in pochi. Non c’è quasi più
tessuto sociale, non c’è quasi più la collettività.
L’individualismo ormai fa da padrone. “Io penso a me e te pensa a
te” è ormai legge.
Anche se come chi vi scrive non avete figli, è
facile ripensare ai piccoli gesti di affetto quotidiano, alle letture
prima di andare a letto, ai tour de force per ripetere le
lezioni con il babbo o la mamma. Ma siamo nel 2020 e le cose sono
cambiate: un esempio sono le irritanti chat WhatsApp con i genitori
dei compagni di scuola che a parole tutti vorrebbero sopprimere, ma
che poi tutti usano in continuazione scrivendo sciocchezze dalla
mattina alla sera.
Secondo Torre, “l’Italia che vive nel
terrore delle cartelle di Equitalia, è capace di un disamore e di
sciatterie sconfortanti, nella quale tutti odiano tutti, dove non si
è stati educati a occuparsi degli altri e l’imprinting patriarcale è
difficile da scrollarsi di dosso”. Ecco perché questa pellicola è
così importante e rappresenta così bene il nostro Paese.
In
queste cose si ride (anche di gusto), ma prima o poi il retrogusto
amarognolo torna a farsi sentire.
Perché sono cose quotidiane
che prima o poi capitano. Risolvere questi problemi non è così
facile come sembra.
Un esempio? Il papà che dopo una giornata
con il figlio piccolo si mette la tuta di Superman perché si crede
un supereroe. La mamma invece rimprovera il marito perché la stessa
cosa a lei tocca tutti i giorni. Si ride, ma la verità è che molta
gente per cose di questo tipo divorzia.
Mattia Torre è
capace di farti ridere e di farti vergognare. Ridi e dopo 10
secondi, rosso paonazzo, vorresti buttarti dalla finestra come fanno
la Cortellesi e Mastandrea.
Figli è la storia di Nicola (Valerio
Mastandrea gigantesco) e Sara (Paola Cortellesi
bravissima). La storia è divisa in 8 capitoli concepiti come atti
teatrali: Il sonno, La
pediatra guru, I suoceri, Josephina (ovvero la babysitter ideale che
non esiste), La domenica, Le regole, La crisi, Le cose piccole.
Il
film spiega cosa significa essere genitori, fare più figli in
Italia. “Dicono che un figlio più un altro figlio non fa
due figli, ma undici”. Ci sarà un motivo per cui nel nostro
Paese il calo della natalità è così consistente? Se lo chiede
spesso il personaggio della Cortellesi, ma Mastandrea gli dice che
andrà tutto bene (le smorfie dell’attore valgono il prezzo del
biglietto).
Ma è solo una frase di facciata.
Questa è una
coppia come tante che vive in affitto a Roma. Una coppia di attori
scelta non a caso: Mastandrea e Cortellesi sono stati a lungo
fidanzati e dal 2008 dirigono nella periferia romana il piccolo
teatro “Il Quarticciolo”.
Nicola e Sara hanno una figlia
Anna e stanno per avere il secondogenito Pietro. I primi dubbi
serpeggiano nella figlia maggiore che rimprovera ai genitori che
“stavamo tanto bene in tre, perché avete dovuto cambiare tutto?
Siete un macello, soprattutto te papà!”
Con la nascita
del secondogenito, tutto cambia davvero. La tempesta sta per
arrivare.
La relazione fra i due, nata sotto gli auspici del
dividersi i compiti al 50%, diventa difficile perché sia Nicola e
Sara non vedono i loro sforzi riconosciuti (soprattutto lei). I
pianti del figlio piccolo non permettono ai due genitori di riposare
adeguatamente. Un’altra grande trovata di questo film è sostituire
il pianto di Pietro con la Pathétique, la sonata n° 8 di
Beethoven.
Sara e Nicola rimangono fagocitati in un tour de
force degenerante: la babysitter, il lavoro, le medicine, la
spesa, il disordine domestico, gli impegni (e la gelosia) della
figlia maggiore, la pediatra, le chat scolastiche, i compiti, il
cambio dei pannolini, la festa di carnevale della scuola (con Sara
vestita da Uma Thurman di Kill Bill e Nicola vestito da Alex di
Arancia Meccanica).
Poi quando i due si ritrovano al ristorante
da soli, finalmente liberi da questa “gabbia opprimente”,
finiscono per aver nostalgia dei loro figli finendo per guardare le
foto sullo smartphone. Un gatto che si morde la coda.
Ma non ci
solo Nicola e Sara, attorno a loro ci sono altre tipologie di
genitori: Valerio Aprea (il divorziato che si impegna in relazioni di
solo sesso e che “vede” un prete che lo rimprovera), Andrea
Sartoretti (il milionario che non si occupa della prole), Paolo
Calabresi (il padre che non sa gestire una famiglia numerosa),
Stefano Fresi (l’amico giornalista di Nicola che si lamenta della
moglie che non vede i suoi sforzi). Sembrano cliché, ma Mattia Torre
riesce a demolirli strada facendo.
Il film mette in evidenza i motivi per cui molti
non fanno figli o ne fanno pochi: prendersi cura degli stessi è un
lavoro a tutti gli effetti. Nicola e Sara credono nel loro Paese, ma
si credono degli eroi perché mettono al mondo due creature.
Lo Stato non ha empatia e sostegno alle famiglie così come accade
nei Paesi del Nord Europa. E tutto ciò comporta una diffusa
infelicità di fondo.
Tuttavia la frizzante sceneggiatura di
Torre non scade nel piangersi addosso. È un antidoto
all’indifferenza e alla noncuranza ormai diffuse e alla retorica
stantia di molte pellicole italiane. La voglia di mollare, di
buttarsi dalla finestra e farla finita a volte è istintivamente
capibile. Ma menomale che sotto sotto c’è l’amore che tiene
uniti nonostante il diventare genitori sia un cambiamento forse
troppo repentino.
Ci mancherà dannatamente Mattia Torre. Forse l’unico che ha raccolto davvero la sua eredità è stato Sidney Sibilia con la trilogia di Smetto quando voglio. E non è un caso che in Figli, accanto a due giganti come Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, ci siano Stefano Fresi, Valerio Aprea e Paolo Calabresi.
FIGLI ****
(Italia 2020)
Genere:
Commedia/Drammatico
Regia: Giuseppe BONITO
Sceneggiatura:
Mattia TORRE
Cast: Paola CORTELLESI, Valerio MASTANDREA, Valerio
APREA, Stefano FRESI, Paolo CALABRESI, Andrea SARTORETTI, Gianfelice
IMPARATO
Durata: 1h e 37 minuti
Fotografia: Roberto
FORZA
Prodotto da Wildside
Distribuzione italiana: Vision
Distribution
Uscita: 23 gennaio 2020
Trailer
italiano qui
Qui
un’intervista al regista e agli attori
Qui
parte della sceneggiatura del film
La frase: Siamo
un paese di vecchi e per vecchi, dove tutto, dalle
televisioni ai servizi, è pensato a misura di vecchi che nemmeno
muoiono più
Regia
***1/2
Interpretazioni ****
Sceneggiatura ****
Fotografia
***1/2
FONTI: Bad Taste, Comingsoon.it, Mymovies.it, Cinematografo.it, Cinematographe.it, Best Movie, Sentieri Selvaggi, L’Espresso
Immagini Wildside/The Apartment/Vision Distribution
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.