La Mostra del Cinema di Venezia arriva alla sua 79° edizione e compie 90 anni. 18 000 film sono passati dal Lido prima di andare nelle sale di tutto il mondo. Il 6 agosto 1932 venne proiettato il primo film in assoluto della Mostra: “Il dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde)” di Rouben Mamoulian. La prima edizione avvenne proprio dal 6 al 21 agosto 1932 grazie all’impegno del conte Giuseppe Volpi. Ancora oggi il massimo riconoscimento agli attori porta il suo nome (la Coppa Volpi).
Le autorità fasciste appoggiarono la Mostra per rafforzare l’immagine vincente del Duce.
Un festival fatto di alti e bassi, che nella sua lunga vita ha attraversato un conflitto mondiale, le tensioni dei moti del ’68 e le crisi economiche degli anni ’80 e ’90, il Covid 19. Un festival, questo, che però non ha mai perso il suo spirito indipendente e avvincente, che ha creato nuovi spazi, plasmato una nuova idea di cinema italiano e lanciato molti futuri Oscar. Dal 31 agosto al 10 settembre si è tenuta la 79a edizione del Festival di Venezia, presieduta dall’attrice Julianne Moore con l’attrice iraniana Leila Hatami, i registi Mariano Cohn (Argentina), Leonardo Di Costanzo (Italia), Audrey Diwan (Francia) e con gli sceneggiatori Kazuo Ishiguro (Giappone) e Rodrigo Sorogoyen (Spagna). Negli ultimi nove anni i film americani hanno vinto due volte il Leone d’Oro (Joker e La forma dell’acqua). Chi ha sbancato al Lido, ha poi fatto incetta di premi Oscar.
Un’edizione stracolma di star: Cate Blanchett, Alejandro Gonzalez Inarritu, Adam Driver, Timothee Chalamet, Ana De Armas, Penelope Cruz, Hugh Jackman e tanti tanti altri. Presenze in crescita (6% in più), anche rispetto al 2019, meno accrediti stampa (Russia e Asia assenti per evidenti ragioni). Diversi problemi con il sistema di biglietteria online Viva Ticket, ma pare che il prossimo anno la cosa sarà migliorata. Vedremo. Molte sorprese per quanto riguarda i premi. Tuttavia la qualità latita e, purtroppo, tiene il passo con i tempi bui che viviamo. Il Codacons ha ricevuto il record di stroncature da parte del pubblico e della critica, soprattutto verso il cinema italiano.
Personalmente lo dico da molti anni che la nostra industria è nettamente indietro. Sempre di più si avverte che è un sistema chiuso, fatto di parecchi privilegiati. Molti dei nostri registi e sceneggiatori devono uscire dalle loro stanze, andare in strada, osservare, ascoltare, come facevano una volta. La madrina Rocio Morales e la cantante Elodie (attrice protagonista di “Ti mangio il cuore”, categoria Orizzonti), ad esempio, sono state criticate perché col cinema hanno poco a che fare. Sorvoliamo poi sulle presenze di Federica Pellegrini e del virologo Matteo Bassetti: cosa ci incastrano col cinema? Boh. L’Italia è il sesto produttore di film e documentari al mondo, il primo in Europa. Il sistema sta in piedi solo grazie ai finanziamenti statali: incentivi, tax credit, bonus. Questa sovrapproduzione però sta uccidendo la qualità dei prodotti e il pubblico che, non è scemo, se n’è accorto. Il cinema italiano nel boxoffice nazionale è al di sotto del 7%. Dieci anni fa a Fiesole feci una domanda su questo problema (che già si poteva vedere) a Toni Servillo e Marco Bellocchio: mentre il primo fu abbastanza diplomatico, il secondo si arrabbiò per la mia domanda e non poco. Questo mi fece capire che il pubblico spesso è percepito dall’alto verso il basso. Ancora non c’erano la crisi, la guerra e la nascita delle piattaforme streaming. Risultato? La gente al cinema ci va sempre meno e non va a vedere i film italiani. Con la crisi energetica prevista per il prossimo autunno/inverno si teme che molte piccole sale non reggeranno l’urto.
Il primo weekend del concorso è stato caratterizzato da qualche critica per delle pellicole abbastanza insipide (su tutte White noise, il film d’apertura).
Più che guardare alla qualità dei prodotti, si guarda più ad ammiccare al pubblico affinchè la gente torni a riaffollare le sale cinematografiche. Non a caso tra settembre e ottobre nei nostri cinema usciranno diversi film in concorso a Venezia. Un segnale che testimonia che ora come ora di prodotti di qualità ce ne sono pochi. Questa edizione verrà ricordata più dai gossip che dalla qualità complessiva dei film. L’emblema è stata la notizia sul ritorno, dopo 11 anni, di un nostro grande regista: Emanuele Crialese. Invece di parlare del suo film “L’immensità” (in uscita il 15 settembre), si è parlato del coming out.
Crialese, attraverso il personaggio di Adriana che vuole convincere di essere Andrea, ha rivelato di essere nato biologicamente donna. Ha affrontato un difficile periodo di transizione per diventare uomo. Ecco perché in 25 anni di carriera ha all’attivo 5 film. Di transizioni come quella del regista romano, ne parlano anche altri film come “Monica” di Andrea Pallaoro. Stavolta il racconto tratta di una donna transgender (donna nata uomo) che torna dalla madre che è da poco deceduta. Di diritti civili LGBT il Festival era ricchissimo anche nelle altre sezioni. Probabilmente sarà un tema importante anche nelle prossime elezioni.
Il nostro cinema è stato rappresentato da ben 5 film, solo nel concorso principale: Il signore delle formiche di Gianni Amelio, Bones and all di Luca Guadagnino, Monica di Andrea Pallaoro, L’immensità di Emanuele Crialese e Chiara di Susanna Nicchiarelli. Tra i film fuori concorso c’erano anche l’atteso Siccità di Paolo Virzì (in arrivo il 29 settembre nelle sale) e il film di chiusura, The hanging sun, con Alessandro Borghi. La pellicola è la trasposizione del libro “Sole di mezzanotte” del norvegese Jo Nesbo.
Il Lido è diventato, purtroppo, anche vetrina per le elezioni di fine settembre: tra le più importanti apparizioni cito Matteo Salvini che ha accompagnato la fidanzata Francesca Verdini, co-produttrice del documentario di Anselma Dell’Olio su Franco Zeffirelli, Giorgia Meloni è stata evocata dall’atteso documentario “Marcia su Roma” di Mark Cousins (già autore del bellissimo “The story of film”). Al Lido ha partecipato anche Hillary Clinton che a Vanity Fair ha detto: «L’elezione della prima premier in un Paese rappresenta sempre una rottura col passato, ed è sicuramente una buona cosa. Però poi, come per ogni leader, donna o uomo, deve essere giudicata per quello che fa. Le donne di destra, vengono protette dal patriarcato perché spesso sono le prime a supportare i pilastri fondamentali del potere maschile e del privilegio. Oggi, in America, le leader di destra sono contro l’aborto, molto in favore delle armi. Il populismo tenta sempre di cavalcare le paure delle persone, dandogli qualcuno da odiare, da incolpare per i problemi esistenti, siano gli immigrati o l’economia. (…) Ma il populismo porta con sé un grande pericolo, l’aggressione delle libertà: non vuole che tu pensi liberamente, non tollera il dissenso. Per questo sfocia spesso a destra nel fascismo e a sinistra nel totalitarismo”.
La presenza di Netflix in Laguna è sempre importante. Anche quest’anno ben 4 film in concorso per la piattaforma streaming: White Noise, il film d’apertura, Bardo (una sorta di 8 e ½ di Alejandro Gonzalez Inarritu), Blonde (pellicola su Marilyn Monroe con Ana De Armas) e Athena. Ma anche qui la qualità non sembra altissima, come d’altronde accade molto spesso alla piattaforma streaming.
I premi
Ha vinto l’americana Laura Poitras con il documentario “All the Beauty and the Bloodshed” (In Italia arriverà prossimamente con I Wonder Pictures). Questa è una novità. Ma questa donna nel 2014 aveva fatto il magnifico “Citizen Four”, andando a Hong Kong ad intervistare Snowden sullo scandalo della sorveglianza globale. Stavolta la storia è la lotta tra la fotografa Goldin e la potente famiglia Sackler, proprietaria di un importante gruppo farmaceutico (Purdue Pharma), responsabile della diffusione degli oppioidi negli Stati Uniti.
C’è da segnalare una presenza “ingombrante” nel concorso principale: “Gli orsi non esistono” di Jafar Panahi (uscirà in Italia il 6 ottobre). Il regista iraniano, noto per film come “Taxi Teheran”, l’11 luglio scorso è stato nuovamente arrestato dal regime. Pertanto a Venezia non era presente alla cerimonia. Già nel 2010 venne condannato a 6 anni di prigione. Ma ciò non gli ha impedito di girare film, facendoli circolare in maniera clandestina: attraverso un hard disk nascosto in una torta o mettendo una piccola camera all’interno di un taxi in una scatola di fazzoletti. Il premio speciale della Giuria va al genio del regista iraniano che non si è mai arreso.
Il suo nuovo film riprende un tema già esplorato da Shyamalan in “The Village”. Gli anziani del villaggio che insegnavano a tutti ad aver paura a uscire dalle “4 mura” per la presenza di bestie feroci. In Iran invece hanno usato gli orsi come deterrente per metter paura alle persone. Panahi continua a fare cinema politica senza aver paura. Sia Laura Poitras sia Luca Guadagnino hanno messo in risalto la situazione di Panahi e gli hanno dedicato il premio. Ciò gli fa onore. Leone d’argento, a sorpresa, va a Alice Diop per “Saint Omer”, così come il premio per la regia va a Luca Guadagnino per “Bones and All”. Il regista palermitano è sicuramente un bravo professionista, ma secondo il mio punto di vista non è un regista d’autore. I film precedenti (A Bigger Splash, Suspiria) erano remake su commissione. Molti lo esaltano come espressione del nostro movimento cinematografico, ma Guadagnino lavora prevalentemente negli Stati Uniti. Quindi per l’Italia diciamo che è una vittoria a metà.
Bones and all (che in Italia vedremo a novembre) vince anche il premio Mastroianni con la giovane emergente Taylor Russell.
Continua il grande successo di Martin McDonagh, cineasta d’autore di grandissimo talento. Dopo il memorabile “Tre manifesti a Ebbing, Missouri”, torna a Venezia e vince due premi: la sceneggiatura (scritta da lui stesso) e la Coppa Volpi per l’attore Colin Farrell. Il film si chiamerà “Gli spiriti dell’isola” e arriverà il 2 febbraio in Italia con Walt Disney.
Infine non si può non sottolineare l’ennesimo trionfo, come miglior interprete femminile, alla mitica Cate Blanchett. Anche quest’anno trionfa con “Tar” di Todd Field. Quando c’è lei sulla scena, il film prende vita. C’è poco da fare. Detto questo, ci sono stati diversi applausi per la trasformazione di Brendan Fresar in “The Whale”, ennesimo film controverso di Darren Aronofsky, per Gianni Amelio e il suo “signore delle formiche”, per Crialese e Penelope Cruz (anche se la critica non è stata benevola con “L’immensità”), per il ritorno a Venezia di Inarritu dopo “Birdman”. E l’Italia vi chiederete? Vi rispondo con un breve estratto di una celebre canzone di De Gregori: “l’Italia nuda come sempre”. Urge un cambiamento rapido e un investimento massiccio sulla qualità.
I vincitori del concorso principale:
Leone d’oro per il miglior film a All the beauty and the Bloodshed di Laura Poitras (Stati Uniti)
Leone d’Argento per il miglior film a Saint Omer di Alice Diop (Francia)
Leone d’Argento Premio per la migliore regia a Luca Guadagnino per il film Bones and all (Stati Uniti / Italia)
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a: Cate Blanchett nel film TÁR di Todd Field (Stati Uniti)
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Colin Farrell nel film Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh (Irlanda)
Premio per la migliore sceneggiatura a Martin McDonagh per il film Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh (Irlanda)
Premio speciale della Giuria a Gli orsi non esistono di Jafar Panahi (Iran)
Premio Marcello Mastroianni a un giovane emergente all’attrice Taylor Russell nel film Bones and all di Luca Guadagnino (Stati Uniti / Italia)
Fonti: Ciak, Comingsoon, Cinematografo, Mymovies, Repubblica, Corriere della Sera, Best Movie, Film Tv, Bad Taste
Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant’altro.
Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.
Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.