Anche la settimana appena trascorsa si è caratterizzata per un’elevata diffusione del SARS-CoV-2. A Tokyo, Prefettura ove si sono registrati il maggior numero di contagi, si sono registrati 17.526 casi domenica 6 febbraio, 12.211 lunedì, 17.113 martedì (55,8% il tasso di occupazione dei posti letto Covid nella capitale e 159, una cifra mai raggiunta fino ad allora, le persone decedute quel giorno nell’Arcipelago), 18.287 mercoledì (97.877 casi nazionalmente e 162 i deceduti dei quali 15.264 ad Osaka, Prefettura che ha registrato anche 31 morti), 18.891 giovedì, 18.660 venerdì, 11.765 sabato (6.746 ad Osaka). Da quando è cominciata la pandemia, la Prefettura Metropolitana ha avuto 789.856 contagi e 3.298 morti.
In tutto il Paese, all’11 febbraio il numero dei morti da inizio emergenza ha superato quota 20.000; di questi l’84% aveva più di settant’anni.
L’8 febbraio, il Governatore della Prefettura di Osaka, Hirofumi Yoshimura, ha dichiarato lo stato di emergenza medica. Al giorno precedente la Prefettura aveva un tasso di occupazione dei posti letto Covid pari al 103,5% (i posti letto totali destinati dalla giunta erano 3.183) mentre i posti in terapia intensiva occupati avevano toccato quota 31,7% (194 su 612). Ben 76 strutture mediche hanno ricevuto l’ordine di rimandare le ospedalizzazioni e le operazioni non urgenti. Il giorno successivo, il Governo ha annunciato la predisposizione di 1.010 posti letto – 660 Tokyo e 350 ad Osaka – in strutture temporanee proprio al fine di alleviare la pressione sugli ospedali.
A fronte della crescita dei casi di persone costrette a curarsi in casa. Il 7 febbraio un gruppo di parlamentari del Partito Costituzionale Democratico, capeggiati da Katsuhito Nakajima, ha depositato una proposta di legge volta a rafforzare l’assistenza domiciliare.
Dato che la curva non accenna ad abbassarsi, le Prefetture di Tokyo, Kanagawa, Chiba, Saitama, Kumamoto, Nagasaki, Mie, Aichi, Niigata, Miyazaki, Gunma e Kagawa hanno chiesto all’Esecutivo di estendere temporalmente lo stato di quasi emergenza. Giovedì il Governo ha effettivamente deliberato l’estensione delle misure fino al 6 marzo e disposto l’inclusione nello stato di quasi emergenza, a partire da domenica e fino allo stesso termine in marzo, di Kochi.
“Appare possibile che i casi non calino immediatamente ma gradualmente o rimangano alti. Nello scenario peggiore, a causa della subvariante dell’Omicron BA2, le infezioni potrebbero salire” ha affermato – interrogato l’8 febbraio dal deputato del Partito Costituzionale Democratico Kazuhiro Yamanoi – Shigeru Omi, principale rappresentante del tavolo tecnico-scientifico del Governo per l’emergenza Coronavirus.
Le numerose chiusure degli asili hanno portato il ministro Goto, lo scorso martedì, a promettere sostegno economico alle Prefetture affinché predispongano soluzioni alternative. Il giovedì precedente gli asili chiusi per contagi erano stati 777.
Numerose anche le scuole costrette a chiudere – totalmente o parzialmente – su disposizione dei singoli sindaci dato che, al momento, il Ministero dell’Istruzione non ha ancora emanato un’ordinanza valida su tutto il territorio nazionale. Se alcune Prefetture, come Ibaraki, hanno disposto la chiusura di numerosi istituti ed il passaggio alla didattica a distanza, altre – come Tokyo – hanno chiuso, nelle ultime due settimane, appena lo 0,7% degli istituti. Secondo il Segretariato del Gabinetto, nel corso della sesta ondata, il 32% dei focolai hanno avuto origine nelle scuole.
Altri luoghi di diffusione del virus sono le case di riposo. Secondo dati del Ministero della Salute, in esse vi sono stati 62 focolai tra il 10 ed il 16 gennaio, 136 tra il 17 ed il 23, 252 tra il 24 ed il 30 e 292 tra il 31 gennaio ed il 6 febbraio.
Frattanto, nonostante l’emergenza, alcuni rappresentanti di associazioni economiche statunitensi ed europee hanno chiesto – lo scorso mercoledì – al Sol Levante di rimuovere i divieti d’ingresso dall’estero che colpiscono le imprese.
“Il divieto d’ingresso ha già imposto un costo economico ed umano crescente e fa andare indietro rispetto agli sforzi per la ripresa dell’economia giapponese” ha commentato, nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato da remoto, Christopher LaFleur, consulente della Camera di Commercio dell’America a Tokyo.
“Il governo è a conoscenza del fatto che le restrizioni ai viaggi causano problemi ed hanno un impatto negativo sull’economia” ha sostenuto anche Michael Mroczek, Presidente del Consiglio Europeo per gli Affari in Giappone.
Sabato il premier ha promesso che, il prossimo mese, l’Esecutivo riconsidererà la questione.
Sulla dose di richiamo del vaccino, lunedì scorso il premier ha dato istruzioni alle autorità competenti affinché si giunga ad un milione di somministrazioni al giorno.
L’aumento nel numero di dosi da somministrare ed il tasso di coinvolgimento delle Forze di Autodifesa si trascina ormai da settimane, tanto che Kishida è stato soprannominato dall’opposizione il “signor lo terremo in considerazione” dato che ad ogni richiesta sul punto proveniente dai parlamenti progressisti ha risposto “lo terremo in considerazione”.
In campo farmaceutico, Shionogi & Co. ha annunciato, lo scorso lunedì, che entro una settimana depositerà la richiesta di approvazione di un prodotto da essa sviluppato per il trattamento dei pazienti afflitti da COVID-19 paucisintomatici. La fase 2 della sperimentazione “è andata estremamente bene” ha dichiarato, in conferenza stampa, il presidente dell’azienda Isao Teshirogi. La società ha dichiarato di essere in grado, qualora il prodotto fosse approvato, di produrre tra le quattrocento e le cinquecentomila dosi entro fine febbraio ed un milione entro la fine del mese successivo.
Il 10 febbraio ha intanto ottenuto il via libera dal dicastero della Salute il farmaco sviluppato da Pfizer. Il Paxlovid, questo il nome dato al prodotto, è il risultato della combinazione del Nirmatrelvir e del Ritonavir (altri due antivirali) e sarebbe efficace, come il farmaco nipponico, per i pazienti con sintomi lievi. Si tratta del secondo farmaco anti-Covid approvato nel Sol Levante dopo che a dicembre era stato autorizzato il Molnupiravir della statunitense Merck & Co. Il governo giapponese ha già stretto un accordo con Pfizer per la fornitura del Paxlovid per il trattamento di due milioni di pazienti.
In politica interna, per la terza volte nell’arco di una settimana, un tribunale ha bocciato la distribuzione dei seggi delle ultime elezioni politiche per l’elevata disparità voti/seggi. Lunedì scorso, infatti, l’Alta Corte di Sapporo ha sentenziato che le elezioni per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti si sono svolte “in uno stato di incostituzionalità”.
La Corte ha comunque respinto la richiesta, proveniente dal gruppo di avvocati che intentò la causa, di annullamento delle elezioni.
Sui diritti civili, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Kyodo, circa il 30% degli enti locali che ha previsto forme di riconoscimento pubblico delle unioni tra persone dello stesso sesso ha anche stretto accordi con altri enti territoriali al fine di semplificare a queste coppie il rilascio di certificati di residenza ed forme di agevolazioni nel caso si spostino. In totale si tratta di cinque Prefetture e 141 comuni nei quali abita il 40% della popolazione del Paese.
Sempre in quest’ambito, il comune di Kumamoto ha autorizzato l’ospedale Jikei della città a non fornire i dati della madre di un bambino nato nella struttura lo scorso anno. Si tratta del primo caso di cosiddetta “nascita confidenziale”. La materia non è regolata dalla legge nipponica ed il nosocomio ha adottato un proprio regolamento.
Nell’immigrazione, il ministero del Lavoro lancerà, nel 2023 un più efficace sistema di monitoraggio delle condizioni dei lavoratori stranieri (i quali, ad ottobre 2021, erano 1.730.000).
Sul lavoro, l’amministrazione edochiama degli acquedotti è stata condannata, a dicembre ma l’informazione è stata resa pubblica soltanto l’8 febbraio, a pagare 160 milioni di yen (oltre 1,22 milioni di euro) a 1.072 propri dipendenti quale compensazione per straordinari non pagati (circa 52.000 ore totali tra ottobre 2019 e settembre 2020).
Sempre in quest’ambito, in chiusura di settimana, a Murakami (Niigata) è avvenuto un gravissimo incidente nell’industria alimentare Sanko Seika. All’interno dell’impianto è scoppiato un incendio che, a sabato, aveva prodotto cinque morti mentre un lavoratore risultava ancora disperso.
In campo meteorologico, tra il 5 ed il 6 febbraio, la Prefettura di Hokkaido è stata colpita da forti nevicate che hanno prodotto un accumulo sul terreno di 133 centimetri. Enormi i problemi allo spostamento delle persone e delle merci dato che le Ferrovie di Hokkaido hanno sospeso, per l’intera giornata del 7 febbraio, la circolazione dei treni da e per Sapporo ove anche il servizio di trasporto urbano ha subito la cancellazione di numerose corse (707 soltanto giorno 8) con i treni ad alta velocità rimanevano sospesi ancora fino al 9.
Stato di emergenza, per tutta la settimana, anche a Tokyo (ove, in diverse aree, allo scorso giovedì vi erano più di 20 centimetri di neve accumulata) ed allerte sono state emesse anche per Yamanashi, Nagano e Shizuoka.
In ambito criminale, il 10 febbraio l’Agenzia Nazionale di Polizia ha comunicato che, nel 2021, sono stati sanzionati con misure disciplinari 204 poliziotti (-25 rispetto al 2020). In 59 casi, il motivo della sanzione risiedeva in questioni di natura sessuale, in 16 la violazione riguardava la divulgazione di dati riservati ed in 6 abusi di potere. 41 i poliziotti tratti in arresto (-8 rispetto allo scorso anno) e 23 quelli per i quali si è finalizzato il licenziamento.
Sempre in questo campo, l’Agenzia Nazionale ha segnalato che, nell’anno appena trascorso, gli attacchi ransomware alle istituzioni segnalati e per i quali la polizia ha prestato assistenza sono stati 146.
In politica estera, il segretario generale del Gabinetto Matsuno ha reso noto, lunedì scorso, che l’Esecutivo ha indirizzato alla Federazione Russa una protesta per l’annuncio da parte di questa di esercitazioni militari che si svolgeranno, a breve, nei dintorni delle Curili meridionali, le isole acquisite dall’Unione Sovietica nel 1945, e debolmente rivendicate da Tokyo.
“L‘aumento della presenza militare della Russia nei quattro Territori del Nord [il nome attribuito dal Giappone alle Curili meridionali ndr] è inaccettabile” ha affermato il portavoce del Governo.
“Senza dubbio, continuiamo il processo di sviluppo militare, di addestramento, manovre e le esercitazioni dell’esercito in tutto lo spazio della Federazione Russa, compreso l’Estremo Oriente. Queste attività non dovrebbero, in alcun modo, essere motivazione di preoccupazione o disagio per i nostri vicini” ha risposto, il medesimo giorno, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.
“Provo sincero dispiacere che 76 anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale la questione dei Territori del Nord non sia stata risolta e non sia stato concluso un trattato di pace tra Giappone e Russia. Ho intenzione di tenere colloqui persistenti su questo tema con la Russia, rispettando tutti gli accordi precedentemente raggiunti, compresi quelli firmati al vertice di Singapore nel 2018” ha detto Kishida nel corso delle annuali cerimonie di rivendicazione che si tengono il 7 febbraio e cioè nel giorno in cui venne siglato, nel 1855, il Trattato di Shimoda: primo accordo internazionale tra l’Impero russo e quello nipponico (anche se non è chiaro quale sia il legame tra questo accordo e la questione delle Curili dato che il trattato è stato poi superato dai esiti del conflitto del 1905 e della Seconda Guerra Mondiale).
L’accordo di Singapore cui si è riferito Kishida è quello nel quale Vladimir Putin e Shinzo Abe si impegnarono ad avviare trattative per la firma di un trattato di pace che chiuda giuridicamente il secondo conflitto mondiale. Secondo l’interpretazione nipponica dell’accordo, le trattative dovranno tenersi sulla base della dichiarazione nippo-sovietica del 1956 che, nell’interpretazione nipponica, prevede una futura restituzione delle quattro (o soltanto di due stando alle rivendicazioni degli ultimi anni) isole.
“Nessun progresso è stato fatto” ha commentato Kenta Izumi del PCD il cui partito sostiene la necessità che almeno gli isolotti di Habomai e l’isola di Kunašir tornino alla sovranità giapponese.
Al fine di aumentare la pressione verso la Russia e di contrastare la propria perdita di egemonia, il neo ambasciatore statunitense Emanuel ha sostenuto le confuse rivendicazioni nipponiche contribuendo a porre una pietra tombale sul dialogo diplomatico ed economico per lo sviluppo dell’area. “Il 7 febbraio, mentre il Giappone celebra la Giornata dei Territori del Nord, voglio essere estremamente chiaro: gli Stati Uniti sostengono il Giappone sulla questione dei Territori del Nord e hanno riconosciuto la sovranità giapponese sulle quattro isole contese dagli anni ’50” ha affermato Emanuel.
Di “tentavi di pompare artificialmente l’isteria” ha parlato la portavoce del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. “Negli ultimi decenni, gli Stati Uniti hanno trasformato il Giappone da Stato indipendente a Stato dipendente” ha affermato Zakharova sottolineando che la dirigenza giapponese continua a trascurare “la necessità di costruire normali e veri legami economici, finanziari e culturali” con la Russia. Le tensioni “sono alimentate da una certa parte dell’establishment politico giapponese: chi c’è dietro? L’ambasciatore degli Stati Uniti si è fatto avanti e lo ha chiarito” ha proseguito la Portavoce sottolineando che l’intromissione statunitense “impedisce al Giappone di impegnarsi in una cooperazione su vasta scala, reciprocamente vantaggiosa ed a lungo termine con la Russia”.
Sempre il 7 febbraio, l’ambasciata russa a Tokyo ha inviato una protesta la Ministero degli Esteri giapponese per una manifestazione di estrema destra che si è tenuta davanti la sede della stessa. I fascisti hanno anche provato ad entrare costringendo la polizia ad intervenire e bloccando, temporaneamente, il personale diplomatico.
Proprio la Russia, insieme alla Cina, lo scorso 4 febbraio, avevano rilasciato un comunicato congiunto nel quale si esprimeva l’opposizione delle due nazioni al progettato rilascio in mare delle acque dell’ex centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi. “Il piano del Giappone di scarico nell’oceano di acque contaminate da radiazioni della distrutta centrale ed il potenziale impatto di queste azioni sono oggetto di forti preoccupazioni tra le parti” si legge nel comunicato.
La prossima settimana, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica invierà un’equipe di esperti incaricata di riesaminare il piano nipponico per il rilascio in mare delle acque.
Per rassicurare la comunità internazionale, il Governo ha deciso, il 9 febbraio, di quadruplicare il numero di punti nell’oceano ove sarà monitorata la quantità di trizio.
Sempre per mantenere alta la pressione verso la Federazione Russa, la Camera dei Rappresentanti ha approvato, martedì scorso, una mozione che esprime “profonda preoccupazione” per quanto sta accadendo nell’est dell’Ucraina ed esprimendo vicinanza al governo di quel Paese impegnato nella guerra civile contro i propri cittadini del Donbass.
Stante il perdurare della tensione, l’ambasciata giapponese a Kiev ha invitato i 251 cittadini nipponici in Ucraina a lasciare il Paese.
Nel contrasto alla Cina, venerdì scorso si è tenuto a Melbourne un incontro dei ministri degli Esteri di Giappone, India, Australia e Stati Uniti (il cosiddetto formato “Quad”). Nel comunicato congiunto di fine vertice, i ministri – oltre a condannare i lanci missilistici nordcoreani – hanno espresso contrarietà a “politiche economiche coercitive” nei confronti di Paesi terzi.
In ambito militare, nel 2021 la marina della Forze di Autodifesa del Giappone ha scortato per 21 volte navi statunitensi ed in un caso naviglio australiano. L’attività è possibile alla luce delle leggi belliciste approvate nel 2016. Nel 2017 le FA scortarono navi statunitensi due volte, l’anno dopo sedici e nel 2019 quattordici.
Sempre in questo campo, una serie di partiti ed associazioni – e tra essi il Partito Comunista – hanno lanciato una campagna per la raccolta di dieci milioni di firme contro il tentativo di modificare l’articolo 9 della Carta, quello che assicura il carattere pacifista della Costituzione. L’ultima proposta, sulla quale la commissione interna del PLD ha chiesto un’accelerazione ai parlamentari, prevede l’aggiunta – all’articolo 9 – dell’esistenza delle Forze di Autodifesa. Con l’inserimento “l’invio delle Forze all’estero sarà liberalizzato” ha dichiarato il presidente del Partito Comunista Shii.
Frattanto, martedì scorso, il governo giapponese ha approvato un disegno di legge che, se convertito dal parlamento, consentirà alle Forze di Autodifesa di effettuare operazioni di recupero di cittadini non giapponesi all’estero. La modifica della norma era stata richiesta da più parti dopo che le Forze di Autodifesa avevano abbandonato l’Afghanistan.
Ad Okinawa, la giunta prefettizia ha chiesto ai Marines di non effettuare la prevista esercitazione (programmata tra l’8 e il 13 febbraio) con mezzi Osprey presso il porto di Naha.
“L’area del porto di Naha è prossima all’area cittadina ed all’aeroporto dove molti cittadini arrivano e partono” ha affermato il governatore Denny Tamaki il 7 febbraio sottolineando come l’esercitazione “amplificherà l’ansia tra i cittadini” ed è “totalmente inaccettabile”.
Dall’accordo del 1972 “non sono escluse le esercitazioni aeree” ha affermato Isao Ono, direttore del locale ufficio del Ministero della Difesa respingendo la richiesta.
Sempre la più meridionale delle Prefetture nipponiche avvierà a breve un’indagine volta ad accertare se nell’area di Ginowan vi sia una correlazione tra alcuni tipi di tumori ed il rilascio, da parte delle forze armate statunitensi, di sostanze quali l’acido perfluoroottansolfonico (usato, ad esempio, negli estintori e vietato in Giappone da oltre dieci anni) nel normale sistema fognario al fine di risparmiare i costosi trattamenti richiesti.
In economia, secondo dati resi noti dal dicastero del Lavoro e non ancora definitivi, i salari nipponici sono cresciuti di appena lo 0,3% nel 2021 per una media pari a 319.528 yen. Contemporaneamente sono però calate, in media dello 0,7% e cioè di 55.767 yen al mese, i pagamenti oltre la paga base (bonus, premi ecc.). Calata – per 2.495 yen di media al mese e cioè per il 6,7% – anche la corresponsione di straordinari per i lavoratori a tempo parziale (il calo è stato pari al 26,7% nel settore della ristorazione, uno dei più colpiti dalla pandemia).
Cresciuta nel 2021 anche la spesa delle famiglie. Secondo dati comunicati dal Ministero dell’Interno e Comunicazioni martedì scorso, la spesa media mensile dei nuclei di due o più persone è stata pari a 279.024 yen e cioè dello 0,7% in più rispetto al 2020. Tra le diverse categorie si è registrato un +4,7% delle spese per trasporti e comunicazioni ed un +15,7% nelle spese per l’istruzione (stante che nell’anno precedente il settore ha dovuto patire fortemente l’epidemia e di conseguenza molti corsi non si sono svolti). Diminuita dell’1% la spesa in alimenti. La spesa è comunque inferiore del 4,6% all’ultimo anno prepandemico e cioè il 2019 (confrontato con quell’anno, alcune spese connesse a vacanze e ristorazione sono calate tra il 70 e l’80%).
Nell’energia, a fronte dei problemi che si stanno riscontrando in Europa sulle forniture dall’Est, il ministro dell’Economia, Industria e Commercio nipponico Koichi Hagiuda ha affermato, al termine di due incontri avuti con Patricia Flor (rappresentante UE in Giappone) e con il plenipotenziario USA Emanuel, che il proprio Paese dirotterà una parte delle proprie importazioni di gas naturale liquefatto verso l’Unione Europea all’interno di limiti che “assicurino una stabile fornitura al Giappone”.
Se il Giappone appare pronto ad assistere gli Stati Uniti nel loro confronto con la Russia anche da un punto di vista energetico, nell’Arcipelago continuano, tuttavia, a registrarsi aumenti del costo dell’energia che, a gennaio, hanno portato ad un aumento dei prezzi all’ingrosso dell’8,6% rispetto allo stesso mese del 2021. Si è trattato dell’undicesimo mese consecutivo di aumenti e in una percentuale inferiore di appena lo 0,1% rispetto al mese precedente che segnò un record. Cresciuti del 37,5% i costi delle importazioni mentre le esportazioni hanno segnato un +12,5%. A trainare il dato sull’import vi è stata la debolezza dello yen e l’aumento, per l’appunto, del costo del petrolio e delle altre materie prime.
Nell’elettronica, Toshiba ha comunicato, lunedì scorso, che prevede di dividere la società in due e non in tre come inizialmente previsto. Secondo il nuovo piano, frutto di ormai anni di difficoltà e ristrutturazione del colosso, la società si dividerà in due rami: uno dedicato alle infrastrutture e uno al settore delle apparecchiature. Lo stesso giorno è stato annunciato che i dividendi agli azionisti dovrebbero aggirarsi intorno ai 300 miliardi di yen.
Sempre in questo settore, è fallito, nella settimana appena conclusasi, il tentativo da parte di SoftBank di vendere a Nvidia un ramo di azienda che opera nel settore chip. La trattativa per vendere Arm – questo il nome del marchio, acquistato, per 32 miliardi di dollari, nel 2016 dal colosso guidato da Son – si aggirava intorno ai 12 miliardi di dollari più una quota (tra il 6,7 e l’8,1%) di azioni di Nvidia.
Nelle telecomunicazioni, il presidente di TV Asahi Keiji Kameyama si è dimesso dopo che era emerso l’uso da parte sua di fondi aziendali per spese private. A sostituirlo sarà il presidente del tavolo direttivo Hiroshi Hayakawa.
Nuova guida anche nella compagnia aerea ANA Holdings che ha nominato quale presidente il vicepresidente esecutivo Koiji Shibata. L’azienda vive ormai, al pari di altre compagnie aeree in giro per il mondo, una crisi spaventosa che porterà a chiudere l’anno fiscale 2021 in perdita come il precedente.
Nell’intrattenimento, Sony ha reso noto di aver sviluppato un sistema di intelligenza artificiale per la guida dei veicoli del Gran Turismo Sport.
Passando alle auto reali, nell’ultimo trimestre Honda ha riportato un calo dei profitti pari al 32% (per complessivi 192,9 miliardi di yen) rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. A causare la contrazione sono stati gli aumenti delle materie prime e la perdurante carenza dei chip sul mercato internazionale. L’azienda prevede comunque di chiudere l’anno fiscale con utili pari a 670 miliardi (contro un’iniziale proiezione di 555 miliardi).
Nel periodo aprile-dicembre, invece, Toyota, beneficiando della debolezza dello yen che favorisce le esportazioni, ha riportato profitti per 2.320 miliardi (oltre 20 miliardi di dollari) e cioè del 57,8% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. 6,1 milioni le vetture vendute contro i 5,44 degli stessi nove mesi del 2020. Il colosso dell’auto ha annunciato in settimana un taglio della produzione in Canada (a causa di alcune manifestazioni di camionisti) e, contemporaneamente, un aumento degli investimenti finalizzati alla produzione per 90 milioni di dollari da destinare agli impianti di Virginia Occidentale ed in Tennessee oltre ai 240 milioni già annunciati (210 quelli già investiti lo scorso anno nell’impianto di Buffalo).
Per quanto concerne Nissan, l’azienda ha annunciato, martedì scorso, che non svilupperà più auto a benzina destinate al mercato europeo. Entro il 2026 Nissan prevede di avere le proprie vendite in Europa rappresentate per il 75% da auto elettriche. La stessa azienda ha, in settimana, aumentato da 180 a 205 miliardi le previsioni sugli utili nell’anno fiscale che terminerà a marzo.
In agricoltura, secondo quanto reso noto da Lo Ping-cheng, Portavoce del governo taiwanese, la provincia ribelle di Pechino attuerà, nell’ambito di una politica di ricerca del sostegno giapponese nel contrasto alla RPC, il divieto alle importazioni delle produzioni alimentari provenienti dalle aree colpite dalla catastrofe del 2011. Lo Ping-cheng ha chiarito in maniera esplicita che la mossa intende facilitare l’integrazione nell’economia regionale di Taipei ed il suo ingresso del CPTPP, l’accordo di libero commercio per l’area del Pacifico.
Nel turismo, Seibu Holdings ha annunciato, giovedì scorso, la vendita di 31 dei 76 asset posseduti dalla controllata Prince Hotels al fondo sovrano singaporiano GIC. L’azienda nipponica otterrà dalla vendita 150 miliardi di yen. Tra le proprietà che saranno trasferite vi è il Prince Park Tower di Tokyo nonché altri alberghi e campi da golf sparsi in tutto l’Arcipelago.
(con informazioni di tass.com; shionogi.com; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
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