Iniziamo anche questa Pillola con le notizie riguardanti l’emergenza Coronavirus. La Prefettura Metropolitana di Tokyo continua, senza sorpresa, ad essere quella ove l’infezione è più presente. La capitale ha registrato 15.895 casi domenica 30 gennaio (9.315 i casi ad Osaka), 11.751 lunedì (6.243 ad Osaka), 14.445 martedì (con un tasso di occupazione dei posti letto Covid che ha toccato quota 50,7%. 11.881 i casi ad Osaka), 21.576 mercoledì (quasi 95.000 casi nazionali), 20.679 giovedì (per la prima volta oltre 100.000 casi nazionali dei quali 19.615 ad Osaka), 19.798 venerdì (10.640 ad Osaka, 5.518 a Chiba, 2.878 a Kyoto, 1.799 a Shizuoka, 1.129 a Shiga), 21.122 sabato (98.000 casi nazionali dei quali 10.918 ad Osaka).
A Hokkaido a gennaio sono stati registrati 27 deceduti, il numero più alto da luglio 2021. I morti nella più settentrionale delle Prefetture hanno toccato quota 1.520 da inizio emergenza. Proprio nel capoluogo di Hokkaido, Sapporo, è stato cancellato, per il secondo anno di fila, il festival della neve che avrebbe dovuto svolgersi tra il 5 ed il 12 febbraio.
Ben 20 Prefetture, a fronte della scarsità di test, hanno deliberato di considerare positive le persone che mostrano sintomi compatibili con il COVID-19.
La crescita dei casi continua, intanto, a produrre enormi problemi alle famiglie dato che sono centinaia, ed in crescita di settimana in settimana, il numero di asili chiusi a causa dei contagi tra il personale.
Record anche nel numero di ambulanze che hanno faticato a trovare posti disponibili negli ospedali per i pazienti presi in carico. Nella sette giorni successivi al 24 gennaio sono stati segnalati dalla protezione civile ben 5.303 casi di difficoltà. Il dato è del 7% superiore ai sette giorni precedenti.
Frattanto, il portavoce dell’Esecutivo Matsuno ha informato che gli statunitensi hanno adottato dei test per individuare il SARS-CoV-2 meno precisi di quanto necessario e di quanto richiesto dalle autorità nipponiche. Per almeno quattro mesi le forze armate statunitensi hanno comunque evitato di sottoporre i propri effettivi in partenza per il Sol Levante ad alcun test.
“Il governo ha una grande responsabilità” nel non aver effettuato controlli sul personale militare straniero ha sottolineato Junya Ogawa del Partito Costituzionale Democratico.
In chiusura di settimana, inoltre, è emerso, anche grazie ad un’interrogazione del PCD, un piccolo giallo circa quando effettivamente il ministero degli Esteri abbia avuto notizia del fatto che i militari statunitensi entravano in Giappone senza test. Se il dicastero guidato da Hayashi sostiene che ciò sia avvenuto a dicembre, le forze armate USA hanno affermato, invece, di averlo comunicato sin da subito.
Lunedì scorso, il premier Kishida ha affermato che il suo governo non sta considerando il passaggio di Tokyo dallo stato di quasi emergenza a quello di emergenza e la Governatrice, giovedì scorso, ha reso noto che la Prefettura richiederà la possibilità di inasprire le misure sulla base del tasso di occupazione dei reparti di terapia intensiva e subintensiva (che al giorno precedente era pari al 15,1%). Giovedì, invece, il tavolo consultivo dell’Esecutivo per le contromisure ha chiesto che anche Wakayama sia posta in stato di quasi emergenza.
Diversi esperti stanno, da tempo, interrogandosi se lo stato di quasi emergenza abbia effettivamente un qualche effetto nel piegare la curva dei contagi. “Non sembra che ci si possa attendere che le misure dello stato di quasi emergenza, le quali pesano non poco sulla ristorazione, abbiano un grande effetto nell’abbassare i contagi” ha commentato Reo Takaku, professore associato di economia sanitaria l’Università Hitotsubashi. Sul calcolo delle distanze interpersonali – nonché sui tempi di vicinanza – da mantenere per rallentare la diffusione della variante Omicron è stato impiegato, dall’istituto Riken che lo gestisce, anche il supercomputer Fugaku.
Il 2 febbraio è stata, inoltre, stabilita la riduzione a sette giorni dell’isolamento per i contatti stretti dei positivi che non mostrino di aver sviluppato sintomi. “Il numero dei genitori o di altre persone che sono state costrette a rimanere in isolamento è cresciuto di recente dato che più minori sono risultati contagiati. Abbiamo cambiato il periodo di isolamento per i contatti stretti al fine di mantenere le attività sociali ed economiche” ha dichiarato il ministro Goto.
Sempre Goto ha dichiarato che la distribuzione delle mascherine comprate (e rimaste inutilizzate) dal governo Abe non costerà un miliardo di yen ma non ha specificato a quanto effettivamente ammonterà. Le mascherine, circa 80 milioni, stanno già pesando sulle casse pubbliche per i costi di stoccaggio.
In campo vaccinale, l’Esecutivo ha riaperto a Tokyo un centro per le vaccinazioni destinato alla somministrazione della terza dose. Il centro, gestito dalle Forze di Autodifesa, somministrerà il vaccino sviluppato da Moderna ad un ritmo piuttosto ridotto (circa 720 i posti al giorno disponibili). Il centro effettuerà 2.160 vaccinazioni a partire dal 7 febbraio, giorno nel quale aprirà un secondo centro (con 960 posti disponibili al giorno) ad Osaka. Mercoledì il premier Kishida ha promesso che entro una settimana i centri saranno in grado di effettuare 5.000 somministrazioni al giorno.
Al 28 gennaio, appena il 2,7% della popolazione nipponica aveva ricevuto la dose di richiamo.
Per quanto riguarda invece i farmaci per il contrasto al virus, la nipponica Shionigi & Co. Ha annunciato, lo scorso 31 gennaio, che un proprio prodotto sarebbe efficace nel curare i sintomi per gli afflitti da Covid paucisintomatici. Il numero dei pazienti coinvolti è stato comunque molto basso (69 persone).
In politica interna, una petizione ed indirizzata al ministro Hayashi, avviata da una persona residente in Italia, ha rapidamente raccolto 26.000 firme. L’appello chiede una modifica della norma per il voto all’estero dei nipponici che non risiedono più nell’Arcipelago, consentendo un voto via internet al posto dell’attuale voto postale o presso le rappresentanze diplomatiche.
Alle ultime elezioni politiche vi erano 96.466 giapponesi aventi diritto al voto che risiedevano all’estero e circa il 20% di essi ha effettivamente votato.
Sempre in tema elettorale, martedì scorso, l’Alta Corte di Takamatsu ha deliberato che le scorse elezioni per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti si sono svolte in “uno stato di incostituzionalità” a causa della disparità voti/seggi tra le aree sottopopolate (che sono sovrarappresentate) e quelle più densamente abitate. Il tasso di disparità più alto – e cioè tra il collegio meno popolato, il n. 1 di Tottori, e quello più popolato, il n. 13 di Tokyo – è stato di 2,08 volte (230.000 voti nel primo caso e 480.000 nel secondo). Seguendo sentenze analoghe, però, la Corte non ha ritenuto che le elezioni siano da annullare.
Mercoledì un’altra sentenza è stata emessa dall’Alta Corte di Tokyo. Quest’ultima sentenza ha riconosciuto la costituzionalità del voto ma, al contempo, confermato l’esistenza di una disparità voti/seggi.
Una legge approvata nel 2016 prevede che i collegi siano ridisegnati ogni dieci anni sulla base dei dati dell’ultimo censimento, ma non è certo che anche mediante tale misura (che seguirebbe come metodo di distribuzione il cosiddetto “metodo Adams”) la disparità scenda a meno di due volte.
Nell’opposizione permane la distanza tra comunisti e Partito Costituzionale Democratico dopo che quest’ultimo ha eletto alla presidenza Kenta Izumi, il quale appare meno propenso del predecessore Edano ad avere una stretta cooperazione anche per le pressioni esercitate dal sindacato Rengo (i comunisti sono parte di un’altra confederazione: Zenroren).
In settimana il numero due del Partito Comunista Giapponese Akira Koike ha chiesto pubblicamente un incontro con Izumi per giungere ad un accordo in vista delle elezioni per il rinnovo della Camera dei Consiglieri.
Nel campo conservatore, martedì mattina è deceduto lo scrittore ed ex governatore di Tokyo Shintaro Ishihara. L’uomo aveva 89 anni e da tempo era stato colpito da un tumore. A darne l’annuncio è stato il figlio, anch’esso un’importante figura politica, Nobuteru.
Ishihara è stato governatore della capitale per tre mandati consecutivi (tra il 1999 e il 2012) dimettendosi prima della fine naturale dell’ultimo per lanciarsi nella politica nazionale (che lo aveva già visto protagonista come deputato, senatore e ministro dei Trasporti per circa un anno) fondando due formazioni di ultradestra: il Partito della Restaurazione del Giappone (poi diventato Partito dell’Innovazione del Giappone e poi nuovamente rifondato come Nippon Ishin no Kai da coloro che rifiutarono la fusione col Partito Democratico Giapponese) ed il Partito delle Future Generazioni (scioltosi oltre tre anni fa).
Nelle aule parlamentari, il primo febbraio, Yutaka Banno è intervenuto alla Camera dei Rappresentanti a nome del Partito Costituzionale Democratico per esprimere l’opposizione del proprio partito alla politica fiscale promossa dai conservatori. In particolare, Banno ha sottolineato come la politica di detassazione degli aumenti salariali, inaugurata dal secondo governo Abe, non abbia mai prodotto un aumento reale dei salari. L’esponente del PCD ha anche ribadito la necessità di aumentare la tassazione sulle rendite finanziarie nonché sugli utili prodotti dalle grandi aziende.
Il giorno precedente il PCD aveva presentato un disegno di legge per il sostegno alle piccole aziende che hanno subito crolli nelle vendite superiori al 30% e da finanziare con il denaro non speso proveniente dall’ultimo bilancio supplementare.
Sulla questione è intervenuto anche Kasai del Partito Comunista per il quale il numero di piccole e medie imprese che rischiano di chiudere è grandemente cresciuto, mentre il collega Takaaki Tamura si è pronunciato sulla riforma fiscale sottolineando come dal 2000 al 2008 gli utili ordinari delle aziende siano raddoppiati mentre i salari sono rimasti sostanzialmente al palo ed anzi il costo del lavoro è sceso in media dello 0,4% (con un pari aumento di sette milioni nel numero degli occupati, il che indica l’aumento del lavoro precario e sottopagato).
Per far ripartire i consumi, l’associazione Zenchuren ha depositato in parlamento una petizione, firmata da 110.000 persone, per l’abbassamento dell’imposta al 5%.
Sullo scandalo Moritomo Gakuen e sul suicidio di Toshio Akagi, il funzionario delle Finanze suicidatosi dopo che i propri superiori lo avevano istruito di falsificare i documenti concernenti la svendita di un terreno demaniale, il deputato Miyamoto del Partito Comunista ha nuovamente sollevato la vicenda, nel corso del question time del 31 gennaio col premier, leggendo il testo di una mail che mostra chiaramente come l’alterazione dei documenti sia stata imposta dai vertici del dicastero guidato all’epoca da Taro Aso. Il parlamentare comunista ha anche chiesto che i funzionari coinvolti nella vicenda siano sentiti in parlamento.
Su un altro scandalo, quello dei dati sui permessi edilizi falsificati dai funzionari del Ministero delle Infrastrutture, il premier Kishida ha affermato, il 31 gennaio, che non darà istruzione – almeno per il momento – per un ricalcolo del PIL (il dato è infatti uno di quelli esaminati per calcolare il prodotto interno lordo).
Sempre in politica interna, il Partito Comunista ha depositato alla Camera dei Consiglieri, il 4 febbraio, una proposta di legge per l’abolizione dei contributi pubblici ai partiti politici. “Il finanziamento alla politica dovrebbe essere coperto unicamente dal denaro fornito dalla popolazione” ha affermato Tomoko Tamura illustrando la proposta.
Tamura ha messo in luce come negli ultimi 27 anni, e cioè da quando è stata approvata la legge attualmente in vigore, il contributo pubblico ai partiti è stato pari a 846 miliardi di yen.
Nell’immigrazione, l’Agenzia per i Servizi Migratori ha iniziato un’inchiesta – che coinvolgerà 2.000 lavoratori stranieri – sulle condizioni di vita e soprattutto su quelle lavorative (paghe, orari ecc.) dei tirocinanti stranieri che giungono in Giappone nell’ambito di un programma supportato dall’ILO e che rappresenta il principale mezzo per l’immigrazione legale nell’Arcipelago.
Uno dei problemi che l’Agenzia vuole evitare è, inoltre, quello delle sparizioni di questi lavoratori. Nell’anno 2021, i tirocinanti di cui si sono perse le tracce sono stati circa 3.300 (nel 2018 il numero fu, addirittura, di 9.000).
Frattanto, un gruppo di parlamentari del Partito Costituzionale Democratico ha nuovamente, e pubblicamente, sollevato la vicenda di un cittadino nepalese detenuto nel centro di espulsione per migranti di Omura (Nagasaki). I deputati Sayuki Kamata e Katsuhiro Yamada ed il senatore Taiga Ishikawa hanno visitato il centro lo scorso 28 gennaio e messo in luce come l’uomo necessiti di un’operazione.
Sono diverse ormai le voci critiche verso la politica di chiusura dei confini e che sta lasciando fuori 150.000 aspiranti studenti stranieri e centinaia di migliaia di aspiranti lavoratori. Recentemente, oltre al numero uno di Keidanren Tokura, per una riapertura della concessione dei visti si è pronunciato l’ex ministro Taro Kono.
Proprio in settimana è uscito uno studio realizzato dall’Agenzia Giapponese per la Cooperazione Internazionale che stima in 6,74 milioni i lavoratori stranieri necessari, nel 2040, al Sol Levante per realizzare gli obiettivi di crescita. Si tratta di un numero quattro volte superiore a quello oggi disponibile.
In ambito demografico, al primo gennaio e per la prima volta negli ultimi 26 anni, la popolazione edochiana ha subito un calo. Secondo gli ultimi dati resi noti dalla Prefettura Metropolitana, al primo giorno del 2022 la popolazione della capitale era pari a 13.988.129 persone e cioè -48.592 rispetto all’anno precedente.
Nei 23 municipi della città la popolazione è calata di quasi 50.000 unità mentre una crescita, modesta, si è registrata a Chuo, Sumida e Taito.
In campo criminale, secondo dati resi noti dall’Agenzia Nazionale di Polizia, nello scorso anno il numero di possibili abusi sui minori ha raggiunto il record dal 2004 (anno nel quale cominciò ad essere elaborata questo tipo di statistica). Le segnalazioni sono state complessivamente 108.050 (+1.059 rispetto al 2020). Percentualmente l’aumento è stato di appena l’1% mentre l’anno precedente – rispetto al 2019 – fu dell’8,9%.
Oltre 80.000 casi si riferiscono ad abusi psicologici, 19.185 (-1,4%) ad abusi fisici, 296 (+0,3%) ad abusi sessuali, 8.270 (-6,6%) a negligenza nelle cure parentali.
Nei diritti civili, un ospedale di Kumamoto ha chiesto al comune la registrazione di un bambino nato nella struttura senza indicare il nome della madre. Qualora il comune accettasse sarebbe il primo caso in cui si riconosce l’anonimato alla madre. La legge non vieta la pratica ma nemmeno la regola e dunque il nosocomio ha creato, sin dal 2019, un proprio regolamento per trattare casi come quello in oggetto.
Nell’istruzione, un gruppo di lavoro messo in piedi dal dicastero ha dato il via libera affinché possano essere erogati a distanza fino ad un massimo di 60 crediti sui 124 che sono richiesti per ottenere la laurea.
Sul lavoro, Toyota Motor e la famiglia di un dipendente dell’azienda che si è tolto la vita hanno raggiunto, in sede giudiziaria un accordo che prevede la corresponsione, da parte del colosso dell’auto, di un risarcimento pari a 123 milioni di yen. A settembre dello scorso anno l’Alta Corte di Nagoya aveva riconosciuto una correlazione tra il suicidio del lavoratore e le condizioni lavorative.
Sempre dai tribunali, è arrivata la condanna per il comune di Osaka per aver impedito la contrattazione collettiva. Il 4 febbraio, l’Alta Corte di Osaka ha stabilito che la città, all’epoca della questione in oggetto guidata da Hashimoto, non poteva rifiutarsi di accettare una contrattazione collettiva adducendo motivazioni gestionali ed organizzative.
In politica estera, la Repubblica Popolare Democratica di Corea ha confermato, lo scorso lunedì, di aver effettuato, il giorno precedente, un altro test missilistico. Il missile, un medio-raggio Hwasang-12, avrebbe potuto raggiungere il territorio statunitense di Guam. Secondo lo stato maggiore sudcoreano, il missile ha percorso 800 chilometri. Il precedente lancio di questa tipologia di missile è avvenuto nel 2017 ed il raggio va dai 3 ai 5.000 chilometri.
Preoccupazione è stata espressa da tutte le forze politiche nipponiche.
Per quanto concerne i rapporti con la parte meridionale della Penisola, nonostante l’opposizione della RdC, martedì scorso, il governo giapponese ha depositato la richiesta di inserimento nella lista UNESCO dei patrimoni dell’umanità l’ex sito minerario di Sado.
La Corea del Sud si era opposta alla richiesta perché i nipponici non avevano fornito sufficienti spiegazioni ai visitatori circa l’uso di forzati di guerra coreani all’interno del sito. Appena appresa la notizia, il dicastero degli Esteri di Seul ha chiamato per colloqui l’ambasciatore giapponese a Seul, Koichi Aiboshi.
Giovedì, i due Ministeri degli Esteri si sono scambiati reciprocamente delle note di protesta.
Per tenere sempre alta la tensione con la Cina, lo scorso martedì la Camera dei Rappresentanti ha approvato – con i voti della maggioranza e di buona parte dell’opposizione fatta eccezione per Reiwa Shinsengumi – una mozione nella quale si condannano le presunte violazioni che il governo della RPC avrebbe compiuto nello Xinjiang e a Hong Kong.
“La cosiddetta risoluzione sui diritti umani adottata dalla Camera dei Rappresentanti del Giappone è di natura estremamente vile, poiché ignora fatti e verità, denigra – con malizia – le condizioni dei diritti umani in Cina, viola gravemente il diritto internazionale nonché le norme fondamentali che regolano le relazioni internazionali ed interferisce fortemente negli affari interni della Cina. Le cosiddette questioni relative ai diritti umani sollevate dal Giappone sono esclusivamente affari interni della Cina, esse riguardano la sovranità e l’integrità territoriale della Cina e non consentiamo irresponsabili commenti da parte di forze esterne. Il Giappone ha commesso innumerevoli crimini durante la guerra di aggressione che ha condotto in passato. Con una così deplorevole esperienza in materia di diritti umani, non ha alcuna autorità per fare osservazioni prive di limiti circa le condizioni dei diritti umani in altri Paesi. Alcuni politici giapponesi, nel totale disprezzo delle relazioni generali Cina-Giappone e delle norme di interazione tra Stato e Stato, hanno fatto di tutto per assemblare questa cosiddetta risoluzione. Si tratta di una grave provocazione politica contro il popolo cinese. Il governo e il popolo cinese sono fermamente decisi a difendere la sovranità nazionale, la sicurezza e i propri interessi” ha commentato il Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Zhao Lijian annunciando l’invio di una nota di protesta verso Tokyo.
Nei rapporti con gli USA, il primo febbraio il ministro Hayashi ha incontrato il neoambasciatore Rahm Emanuel. Il già sindaco di Chicago è stato inviato nell’Arcipelago da Biden proprio per assicurarsi che il Giappone mantenga una politica di costante scontro con la Cina e la Russia.
“Gli Stati Uniti sono pienamente impegnati a lavorare con il Giappone, quale alleato totale, nelle diverse sfide e nella realizzazione della nostra visione congiunta di un’area indo-pacifica veramente libera ed aperta” ha affermato Emanuel.
L’ambasciatore ha poi incontrato, venerdì, il premier Kishida.
In ambito militare, un caccia F-15 delle Forze di Autodifesa decollato lunedì dalla base di Komatsu (Ishikawa) è precipitato in mare. L’aereo trasportava due ufficiali.
Per quanto concerne invece le servitù militari, il sindaco, fresco di rielezione, di Nishinoomote (Kagoshima), Shinsuke Yaita, ha chiesto al ministro della Difesa Kishi – incontrato allo scopo il 3 febbraio – che le forze armate statunitensi non utilizzino l’isola disabitata (ed acquistata allo scopo dal demanio) di Mageshima. I ministri Hayashi e Kishi avevano annunciato, il 7 gennaio, che l’isola sarà destinata ad ospitare truppe statunitensi che la utilizzeranno per effettuare esercitazioni. Sostegno ai cittadini di Nishinoomote è giunto da Akira Koike del PCG il quale ha anche sottolineato come l’operazione costerà alle casse pubbliche, nel solo 2022, quasi 55 miliardi di yen.
Proteste anche in un’altra città della Prefettura di Kagoshima: Kanoya. Quattro gruppi di cittadini hanno depositato, il 3 febbraio, una richiesta scritta al sindaco chiedendogli di opporsi al dispiegamento nella locale base di droni.
In economia, la produzione industriale dell’anno solare 2021 è cresciuta del 5,8% rispetto al 2020 (anno nel quale si era registrato un -10,4%) rimanendo al di sotto dei livelli pre-pandemici. Tenendo come base 100 il 2015, l’indice della produzione industriale ha raggiunto quota 95,9.
L’indice delle consegne industriali ha toccato quota 93,9 (+4,8%).
Per ciò che concerne la fiducia dei consumatori, l’indice che misura questo parametro è calato a gennaio di 2,4 punti toccando quota 36,7.
In ambito monetario, il vicegovernatore della Banca del Giappone Masazumi Wakatabe, giovedì scorso, ha affermato che è ancora troppo presto per pensare ad un cambiamento nelle politiche di allentamento monetario. “Stante l’attuale situazione nella quale l’economia del Giappone ha iniziato a recuperare dalla pandemia è, senza dubbio, troppo presto per la banca d’iniziare a restringere quando l’obiettivo non è stato ancora raggiunto e ciò potrebbe danneggiare la ripresa” ha affermato Wakatabe riferendosi al proposito di raggiungere il 2% del tasso d’inflazione.
Una stabilizzazione dei prezzi del petrolio è stata promessa dal Principe saudita Mohammed bin Salman nel corso di una telefonata con il premier Kishida.
Frattanto, secondo un articolo dell’agenzia Reuters, il Fondo Monetario Internazionale avrebbe cancellato, nel report del 28 gennaio, una frase critica concernenti il finanziamento da parte dello Stato nipponico a progetti di centrali elettriche a carbone. Non è chiaro chi abbia chiesto la cancellazione ed il portavoce dell’istituto non ha commentato.
Sulla decarbonizzaizone è intervenuto, la scorsa settimana, Akira Kasai del PCG il quale ha sottolineato come il Giappone non abbia ancora stabilito una data per l’uscita dalla produzione di energia da carbone. Nonostante, infatti, l’obiettivo di giungere ad emissioni nette pari a zero entro il 2050, il Ministero dell’Industria ha consentito, dopo l’accordo di COP26, la nascita di nuovi impianti che utilizzeranno il carbone come combustibile.
Nell’elettronica, Panasonic ha comunicato che nel periodo aprile-dicembre 2021 ha riportati profitti per 195,63 miliardi di yen (il 50,3% in più rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente). A trainare il dato è stata la vendita di batterie per i veicoli elettrici nonché le operazioni negli USA che hanno interessato Blue Yonder Holdings.
Sempre per il periodo aprile-dicembre, ma in un settore completamente diverso, la compagnia aerea Japan Airlines ha comunicato perdite per 128,32 miliardi di yen (lo scorso anno, nel medesimo periodo, le perdite avevano superato i 212 miliardi).
Nell’editoria, secondo quanto stimato da un’associazione di categoria degli editori, la pirateria a danno dei manga ha prodotto, nel 2021, mancati introiti per 1.000 miliardi di yen. Secondo l’associazione, l’incremento è stato di 4,8 volte in più rispetto al 2020. Per l’Istituto di Ricerca sull’Editoria, il mancato incasso è stato 1,6 volte superiore al totale degli introiti del settore nell’anno 2020 che fu pari a 612,6 miliardi.
In agricoltura, la Federazione Nazionale delle Associazioni delle Cooperative Agricole, l’Associazione dei Produttori di Fertilizzanti ed Ammoniaca nonché l’associazione che raduna i produttori dei fertilizzanti composti si sono impegnati, congiuntamente, ad eliminare – entro il 2030 – la plastica dai propri prodotti al fine di ridurre la diffusione di microplastiche.
Secondo un’indagine realizzata nel 2020, in quell’anno il 15% delle microplastiche generate in Giappone provenivano dal settore dei fertilizzanti.
Nella pesca, la Prefettura di Kumamoto ha deciso la sospensione, per due mesi a partire dall’otto febbraio, delle vongole locali. Il prodotto è disciplinato da specifiche normative che ne regolano la produzione e ne tutelano il marchio, ma gli ultimi dati sulle vendite sembrerebbero superiori a quelli della produzione. Il sospetto del governatore Kabashima (nonché degli ispettori del Ministero dell’Agricoltura che stanno conducendo indagini utilizzando anche esami del DNA) è che vongole sudcoreane o cinesi siano spacciate come le prestigiose “asari” di Kumamoto.
“Non ci sarà futuro per il marchio di Kumamoto se non affronteremo il problema della sofisticazione immediatamente” ha affermato il Governatore.
Venerdì, nel contempo, sono usciti i dati ufficiali sulle esportazioni del 2021 dei prodotti agricoli. Per la prima volta, l’export di alimenti e delle produzioni forestali è stato pari a 1.240 miliardi di yen (+25,6% rispetto al 2020 e prima volta nella quale il Giappone supera quota 1.000 miliardi). A trainare il dato è stata la domanda cinese (+35,2%), statunitense (+41,2%) e della Regione Autonoma cinese di Hong Kong (+6%). Per singoli settori, il valore degli alimenti esportati è stato pari a 804,3 miliardi, dei prodotti ittici a 301,6 miliardi, dei prodotti forestali a 57 miliardi.
Passando invece alle importazioni, uno studio pubblicato dal governo giovedì e riferito all’anno 2019, ha mostrato come ben il 23% di ciò che il Giappone si procura dall’estero dipende, direttamente o indirettamente dalla Cina. Su 5.000 diversi articoli (appartenenti alle più disparate categorie merceologiche) 1.133 sono risultati dipendere, per almeno il 50%, dalla produzione nella Repubblica Popolare.
Chiudendo con il turismo, il 2021 ha segnato un nuovo record negativo nelle presenze alberghiere. Il totale delle notti occupate è stato pari a 315.750.000 (-4,8% sul 2020 ed il 47% del tasso di occupazione del 2019). Ben 311,5 milioni di notti – e ciò non sorprende – hanno visto come ospiti delle strutture ricettive turisti nazionali mentre appena 4,21 milioni hanno riguardato gli stranieri.
(con informazioni di fmprc.gov.cn; kcna.kp; yna.co.kr; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; mainichi.jp; asahi.com)
Immagine: Ishihara e Mishima nel 1956 (dettaglio), da Wikimedia Commons
Giornalista de il manifesto, responsabile della pagina regionale toscana del quotidiano comunista, purtroppo oggi chiusa. Direttore di numerosi progetti editoriali locali, fra cui Il Becco.