Prosegue nel Sol Levante, così come nel resto del mondo, l’emergenza connessa al virus Sars-Cov-2. Anche nella settimana appena terminata la Prefettura Metropolitana di Tokyo ha registrato il numero maggiore di contagiati: 2012 casi il 23 agosto, 95 lunedì, 182 martedì, 236 mercoledì, 250 giovedì, 226 venerdì, 247 sabato. Proprio nella capitale fino alla fine di agosto (ed il termine è poi stato prorogato al 15 settembre) è stato chiesto (ma non esiste alcun obbligo) a ristoranti e bar che servono alcolici di chiudere per le 22,00.
Il 24 agosto è stato confermato per l’intero Arcipelago il limite, fino a tutto settembre, di 5.000 spettatori per gli spettacoli e gli eventi sportivi.
Ad Okinawa estese dal governatore Denny Tamaki le misure previste dallo stato di emergenza fino al 5 settembre.
Assicurata, lo scorso venerdì, da premier Abe, la disponibilità di un vaccino entro la prima metà del 2021.
Si è, intanto, recentemente avuto un confronto tra il Ministero della Salute e le maggiori associazioni sindacali del personale sanitario le quali hanno denunciato le gravi carenze dell’esecutivo nella gestione dell’emergenza.
“Per prevenire la diffusione di infezioni da coronavirus serve un’espansione dei test PCR” ha sottolineato Noriyumi Sumie della Federazione Nazionale delle Associazioni dei Medici delle Assicurazioni.
“È responsabilità del governo proteggere la vita delle persone. Vogliamo si tenga una sessione straordinaria di Dieta che lavori al terzo bilancio supplementare e a come affrontare la diffusione dell’infezione” ha affermato Shinobu Morita della Federazione Giapponese dei Sindacati Medici mentre Keisuke Kishimoto della Federazione Giapponese delle Istituzioni Mediche Democratiche ha messo in guardia circa le perdite economiche registrate dalle strutture mediche (che nel Sol Levante sono in gran parte private) e che ciò ha portato ad un abbassamento degli stipendi del personale sanitario.
Una pressante richiesta a che il numero di test sia aumentato e affinché si convochi una sessione straordinaria della Dieta è giunta anche dal sindacato Zenroren.
Promessa dall’esecutivo, lo scorso 28 agosto, l’espansione dei test fino a 200.000 al giorno contro i 59.000 attuali.
Per ciò che concerne l’apertura delle frontiere, il 23 agosto il ministro Motegi e la controparte laotiana Saleumxay Kommasith hanno stabilito che entro il mese di settembre saranno ristabiliti i collegamenti aerei tra i due Paesi destinati ai residenti permanenti pur con la limitazione, valida in entrambe le direzioni, dei 14 giorni di quarantena fiduciaria chiesta ai viaggiatori. Firmata nell’occasione la concessione di un prestito da 2 miliardi di yen destinato all’edilizia scolastica e di 500 milioni rivolto invece al miglioramento dei trasporti con autobus.
Il giorno successivo Motegi è volato in Myanmar ed anche in questa nazione ha raggiunto un accordo per la riapertura delle frontiere per i titolari di permesso di soggiorno entro settembre. Concesso nell’occasione un prestito da 30 miliardi di yen destinato al fondo birmano per le emergenze ed uno da 15 miliardi destinato alle piccole imprese che si trovano in difficoltà a causa della pandemia.
Venerdì scorso il premier ha rassicurato circa la riapertura delle frontiere per gli stranieri residenti in Giappone a partire dal primo settembre purché prima di partire i viaggiatori siano risultati negativi ad un test PCR.
Rimanendo sugli esteri, preoccupazione è stata espressa, lo scorso giovedì, dal segretario generale del Gabinetto Yoshihide Suga in merito ai test di missili effettuati dalla Repubblica Popolare Cinese il giorno precedente nel Mar Cinese Meridionale. Per discutere della questione il ministro della Difesa Kono ha avuto, lo scorso sabato, un colloquio con l’omologo statunitense Esper nel territorio di Guam.
In politica interna, il deputato liberal-democratico Tsukasa Akimoto, nuovamente tratto in arresto con l’accusa di aver corrotto dei testimoni ha negato ogni accusa a proprio carico. Akimoto è accusato dalla Procura di Tokyo di aver ricevuto da una società cinese denaro ed altre utilità (almeno una vacanza sarebbe accertata) in cambio del sostegno, che in effetti fu attivissimo, alla legge che ha consentito l’apertura di casinò negli alberghi (sia pure con una serie di limitazioni concernenti l’accesso ai cittadini giapponesi nonché nella metratura totale destinabile al gioco d’azzardo in rapporto a quella delle camere).
Sono stati invece riconosciuti non colpevoli, al primo grado di giudizio, l’ex ministro Katsuyuki Kawai e la moglie Anri nel caso che li vedeva coinvolti per l’accusa di aver corrisposto, nel corso delle ultime elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Rappresentanti, somme di denaro a colleghi di partito impegnati nelle amministrazioni locali del collegio di Hiroshima nel quale Anri è stata eletta nel 2019. Kawai ha ammesso di aver elargito denaro ma che ciò non implicava un do ut des. Nessuno dei politici che hanno, o avrebbero, ricevuto denaro sono stati inquisiti.
Condannato invece dalla Corte Distrettuale di Hiroshima Hiroshi Tatemichi, segretario di Anri e considerato responsabile di una violazione del tetto sulle spese elettorali.
“Comprare voti in cambio di denaro è un grave atto illegale che inquina le elezioni e mina la democrazia. Alla luce del significato della questione, i coniugi Kawai dovrebbero immediatamente dimettersi da membri del parlamento. La maggior parte dei politici locali ha ammesso di aver ricevuto denaro dai Kawai. Kawai ha negato nel processo tuttavia, l’affermazione che le somme non avevano fini elettorali non è convincente. Ciò che non può essere trascurato è anche la testimonianza di un consigliere locale che ha asserito che Katsuyuki avrebbe consegnato i soldi accompagnandoli con la frase ‘dal signor Abe’. C’è un forte sospetto che l’enorme quantità di fondi, 150 milioni di yen, usati per la campagna e trasferiti dal quartier generale del Partito Liberal-Democratico a Kawai, siano poi finiti lì” si legge in un editoriale del periodico comunista Akahata a commento della vicenda.
Il giorno seguente la Corte Distrettuale di Tokyo ha comunque negato, per la terza volta, ai due esponenti politici la libertà su cauzione.
Rimanendo in ambito politico, nella settimana appena trascorsa è deceduto Kozo Watanabe, parlamentare di lungo corso (è stato anche vicepresidente della Camera dei Rappresentanti e più volte ministro) nelle fila liberal-democratiche è stato poi tra i fondatori del disciolto Partito Democratico.
Partito Democratico per il Popolo, Partito Costituzionale Democratico ed il gruppo parlamentare “Congresso nazionale per la ricostruzione della sicurezza sociale” (il gruppo formato da coloro che, eletti nelle liste di Kibo no To, non aderirono né al PDP, nel quale largamente Kibo no To confluì, né si associarono a chi ha ricostruito il partito fondato ed abbandonato da Yuriko Koike) hanno concordato, lunedì scorso, la bozza di statuto del nuovo partito.
Sempre nell’ambito della politica interna, la novità principale della settimana è stato l’annuncio, avvenuto venerdì nel corso di una riunione del Partito Liberal-Democratico, fatto dal premier Abe circa le proprie dimissioni. Il Premier ha deciso di lasciare il proprio incarico a seguito di alcuni problemi di salute (maldestramente smentiti la scorsa settimana dal Portavoce dell’esecutivo Suga).
Il nuovo Presidente del partito sarà scelto con ogni probabilità il primo settembre mentre non è ancora chiaro quando sarà nominato il nuovo primo ministro.
Auguri di pronta guarigione sono giunti dal leader dell’opposizione Edano mentre il presidente del PDP Tamaki si è detto “molto sorpreso” ed ha auspicato che l’opposizione costruisca un’alternativa all’eterno partito di governo.
“Non posso accettare queste dimissioni e questo girare le spalle davanti alla verità” ha affermato Makoto Kimura, consigliere comunale di Toyonaka e tra coloro che hanno fatto scoppiare lo scandalo di Moritomo Gakuen, uno dei tanti fatti criminali che hanno avvolto il governo Abe in questi anni.
“Ha provato a costruire un’eredità ma l’unica cosa che lascia è il lungo tempo al governo” ha affermato Hitoshi Komiya, professore di storia politica nipponica all’Università Aoyama Gakuin di Tokyo.
Oltre agli scandali ed agli episodi di corruzione, in un lungo editoriale del giornale comunista Akahata si sottolinea come il governo Abe si sia caratterizzato per l’acceso militarismo (dalla esportazione di armi al tentativo di cambiare la Costituzione fino ai disegni di legge bellicisti approvati nel 2015), per l’aumento (due volte) della tassa sui consumi, per il fallimento nelle trattative con la Russia per un trattato di pace che chiuda giuridicamente il secondo conflitto mondiale e negli ultimi mesi per una risposta inefficace all’ultima pandemia (tanto economicamente quanto sul fronte della prevenzione).
Tra i possibili sostituiti alla guida del PLD vi sono i nomi che sempre sono circolati in questi anni: l’ex ministro degli Esteri ed attuale responsabile del programma del partito Fumio Kishida, il Segretario Generale del Gabinetto Yoshihide Suga e, tra gli esponenti delle correnti di opposizione, l’ex ministro della Difesa e già avversario di Abe, Shigeru Ishiba.
L’elezione del nuovo numero uno del partito dovrebbe tenersi il prossimo 15 settembre. A scegliere il nuovo presidente saranno 788 delegati: 394 parlamentari e 394 espressi dalle federazioni.
Decisive saranno le correnti che fanno capo rispettivamente al vicepremier Taro Aso ed al capo dell’ufficio elettorale Hakubun Shimomura.
Tra le reazioni all’estero, “gratitudine” per aver “rafforzato l’alleanza USA-Giappone” è stata espressa dalla Casa Bianca di Washington.
Di “una questione interna al Giappone” ha parlato invece Zhao Lijian, Portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino il quale ha poi sostenuto che “Cina e Giappone sono stretti vicini e la Cina è pronta a lavorare con il Giappone per continuare a sviluppare relazioni bilaterali”. Ciò che è certo è che la Repubblica Popolare sarebbe certamente lieta se i conservatori, che hanno fatto del contenimento della Cina una dei propri punti programmatici qualificanti, venissero sconfitti nelle elezioni previste per il 2021.
Per ciò che concerne la Casa Imperiale, lo scorso 23 agosto Taro Kono, ministro della Difesa e uno dei pesi massimi del Partito Liberal-Democratico ha sostenuto che la legge sulla successione al trono del crisantemo potrebbe essere modificata per includere anche la discendenza matrilineare. Il problema non si pone nell’immediato dato che in caso di morte di Naruhito (che ha soltanto una figlia femmina) il trono passerebbe al fratello Akishino (il quale, a sua volta, ha un figlio maschio: Hisahito).
Nel campo dei diritti civili, il gruppo civico Kinkyu-Hininyaku no Yakkyoku deno Nyushu o Jitsugensuru Shimin Project (progetto civico per la vendita dei contraccettivi d’emergenza nelle farmacie) ha raccolto circa 67.000 firme in calce ad una petizione consegnata al ministro Kato. La “pillola del giorno dopo” non è vendibile in Giappone in assenza di prescrizione medica.
Ad Osaka, il 28 agosto, l’Assemblea prefettizia ha approvato un piano di riorganizzazione dell’ente locale nell’ottica di una sua trasformazione in Prefettura Metropolitana (come Tokyo). Il tema, cavalcato dal partito di governo locale Osaka Ishin no Kai, sarà sottoposto nuovamente a referendum. Una precedente consultazione, tenutasi nel 2015, aveva già bocciato questa riorganizzazione.
Per ciò che concerne la catastrofe naturale del marzo 2011, la settimana scorsa nel comune Onagawa (Miyagi) ha aperto una scuola costruita anche con il contributo del fondo sovrano qatariota (che ha destinato al progetto un miliardo di yen sui 5,3 spesi in totale).
Per quanto riguarda invece le piogge torrenziali (sempre più violente nell’Arcipelago a causa dei cambiamenti climatici) che a luglio hanno colpito con particolare forza la Prefettura di Oita, in settimana si è recato nella città di Hita il deputato comunista Takaaki Tamura, il quale ha potuto constatare come sette hotel siano ancora chiusi e privi di ogni aiuto alla riapertura.
Sono, intanto, proseguite la scorsa settimana le celebrazioni, svoltesi in forma ridotta a causa della pandemia, per il 75° anniversario della fine del conflitto mondiale in Asia.
Il 23 agosto una cerimonia si è svolta presso il cimitero nazionale di Chidorigafuchi per rendere omaggio ai 46.300 nipponici periti nel corso della prigionia in Unione Sovietica. Una lista contenente i nomi di tutti i prigionieri deceduti è stata realizzata da un sopravvissuto – Tsuneo Murayama, deceduto nel 2014 ad 88 anni – e pubblicata nel 2007. Murayama pagò le ricerche di tasca propria.
Alla cerimonia è intervenuto uno degli ultimi sopravvissuti il quale si è appellato alla Russia ed al settore privato nipponico per il recupero dei resti (stante le inefficienze del governo giapponese), per un numero maggiore di test del DNA sui resti (i resti umani di circa 600 persone si è dimostrato non erano di soldati dell’esercito imperiale) nonché per una maggiore cura dei cimiteri presenti nella Federazione Russa.
Il medesimo giorno a Koriyama (Fukushima) circa 50 persone hanno reso omaggio ai lavoratori forzati coreani morti nella Prefettura nipponica durante il conflitto. Circa 50.000 coreani vennero deportati nella Prefettura nel corso del conflitto e furono impiegati in 120 diversi siti produttivi (tra cui alcune miniere). Almeno 146 non hanno fatto più ritorno nella Penisola.
I resti di almeno un soldato sarebbero, intanto, stati identificati nell’atollo di Tarawa nelle Kiribati. Il caduto – come anche i propri 161 commilitoni, ritrovati da un gruppo privato americano che cercava caduti statunitensi – si trovava privo di elementi documentali che ne consentissero l’identificazione e si è pertanto fatto ricorso alla prova del DNA. Nella battaglia di Tarawa, avvenuta nel 1943 e che vide contrapporsi l’esercito imperiale e quello statunitense, caddero circa 4.200 soldati nipponici.
Alcuni dei militari sono stati identificati come coscritti coreani dopo che campioni del DNA sono stati inviati dall’organizzazione in Corea del Sud.
In economia, il governo ha comunicato, lo scorso martedì, che il 98,6% degli aventi diritto hanno ricevuto il contributo una tantum da 100.000 yen disposto come sussidio alla luce dell’emergenza Coronavirus. Il contributo è richiedibile da quasi tutti i residenti nel Sol Levante ed ha una durata massima di tre mesi.
“L’economia giapponese si trova ancora in una grave situazione a causa del nuovo Coronavirus ma vi sono segnali recenti di ripresa” si legge nel rapporto economico mensile diffuso dall’Ufficio del Governo lo scorso giovedì.
Giovedì scorso si è intanto tenuto in videoconferenza il vertice dei ministri con delega all’Economia del RCEP, l’accordo di libero scambio che dovrebbe tenere insieme i Paesi ASEAN ed altre cinque nazioni (Australia, Nuova Zelanda, Giappone, RdC e Cina). Assente anche a questo tavolo l’India che ha confermato in chiusura dello scorso anno di non voler più aderire all’accordo.
“I ministri hanno riconosciuto che la sfida senza precedenti provocata dalla pandemia globale COVID-19 ha influenzato le prestazioni commerciali e di investimento tra i Paesi. Hanno convenuto che questa sfida rendeva imperativo per i Paesi della regione, compresi quelli che partecipano ai negoziati RCEP, non solo di mantenere aperti i propri mercati, in particolare per i beni e servizi essenziali, ma anche di rafforzare la cooperazione e la collaborazione congiunte nella lotta contro il COVID -19” si legge nel comunicato congiunto del summit che ha dovuto, ovviamente, riconoscere l’ennesimo stallo dei negoziati.
Per ciò che concerne l’accordo commerciale bilaterale tra Sol Levante e Regno Unito, il ministro Motegi, lo scorso venerdì, ha preso tempo in quanto diversi aspetti inerenti l’apertura del mercato nipponico ai prodotti di Sua Maestà britannica non sono stati risolti. Tra gli oggetti di scontro vi è il formaggio ed i prodotti caseari, ambito nel quale il Giappone ha già operato grandi aperture per i prodotti provenienti dall’UE.
Nel turismo, un rapido ritorno ai viaggi tra Cina e Giappone è stato l’augurio di James Liang, presidente esecutivo del portale cinese Trip.com Group. “Spero che un accordo possa essere raggiunto entro l’anno” ha affermato il dirigente d’azienda in un’intervista concessa all’agenzia di stampa Kyodo.
A metà luglio l’azienda cinese ha ripreso a raccogliere prenotazioni per l’Arcipelago bloccando oltre 22.912 stanze e raccogliendo 26,19 milioni di yuan (circa 3,2 milioni di euro). Ai clienti è rilasciato un voucher completamente rimborsabile nel caso la pandemia perdurasse.
Nel mese di luglio sono stati, frattanto, oltre 2 milioni i cittadini nipponici che hanno richiesto i bonus vacanze predisposti dall’esecutivo. Sono 16.703 gli operatori del settore che hanno, fino ad ora, aderito alla campagna bonus (denominata ufficialmente “Go To Travel”).
Divisioni sono emerse in settimana circa la campagna tra i Governatori, se tutti, infatti, si sono mostrati preoccupati per gli aspetti sanitari, per ciò che concerne l’impatto economico il Governatore di Miyagi l’ha definita una campagna “che ha avuto successo” mentre il collega di Iwate ha giudicato l’iniziativa “un fallimento” soprattutto perché partita troppo presto.
“L’infezione non può diffondersi con la campagna? Inoltre l’effetto sperato non si è raggiunto. È una campagna piena di contraddizioni” ha affermato Kazuhiro Haraguchi, deputato del PDP in un’audizione a funzionari dei Ministeri di Economia, Salute e Turismo.
La Federazione delle Compagnie Aeree ha consegnato, lo scorso giovedì, al presidente del PCD Edano una serie di richieste. Pur confermando i sussidi ai dipendenti lasciati a terra fino a fine anno, le compagnie hanno chiesto aiuti da parte dello Stato ed una mitigazione delle restrizioni ai voli internazionali.
“Il comparto è stato il più colpito dall’infezione del Coronavirus. C’è da parte vostra la richiesta di sopravvivere ma anche guardare al futuro. Anche mediante il rafforzamento dei sistemi di ispezione si può garantire alle persone di muoversi con tranquillità. La richiesta è importante il il partito si batterà con fermezza” ha affermato il numero uno del PCD.
In campo farmaceutico Takeda, uno dei maggiori gruppi al mondo, ha annunciato la vendita, per 242 miliardi di yen, della controllata Takeda Consumer Healthcare al fondo statunitense Blackstone Group. La mossa si colloca in un ampio programma di riduzione del debito prodottosi con l’acquisto, avvenuto lo scorso anno, della irlandese Shire. L’operazione costò 6.200 miliardi di yen ed è diventata la più grande acquisizione di sempre effettuata da un’azienda giapponese all’estero.
Nella distribuzione Itochu si è aggiudicata, lo scorso martedì, mediante un’OPA, un ulteriore 15,61% delle azioni della catena di supermercati FamilyMart giungendo così a detenere il 65,71%.
In ambito finanziario, il Gruppo Poste del Giappone ha comunicato, lo scorso mercoledì, che riprenderà la vendita di polizze assicurative che era stata a lungo sospesa dopo il mega scandalo (oltre 180.000 i contratti sotto esame) di premi assicurativi fatti pagare più di una volta.
Nel comunicare la ripresa delle vendite sono state rese note anche misure disciplinari a carico di 642 dipendenti.
Nell’elettronica, NEC ha lanciato un sistema per i check-in alberghieri che esclude interazioni fisiche tra personale e clienti. Il sistema farà il proprio debutto a Singapore e si basa sul riconoscimento biometrico.
Sempre in tale settore, Kioxia Holding, l’ex società del gruppo Toshiba specializzata nella produzione di chip, sarà quotata in borsa a partire dal 6 ottobre. La società, posseduta oggi in maggioranza dal fondo USA Bain Capital, intende raccogliere sul mercato circa 330 miliardi di yen. La stessa Toshiba collocherà sul mercato parte delle proprie azioni scendendo dal 40,6% al 32% nella partecipazione al capitale azionario.
Annunciata, in chiusura di settimana, la vendita da parte di Japan Display di parte dei propri impianti, per 390 milioni di dollari, a Sharp e ad un altro cliente non reso noto. Le cessioni si sommano a quelle annunciate a marzo e dovrebbero portare nelle casse della società, tra i principali fornitori di Apple, 675 milioni di dollari, comprendo così buona parte dell’esposizione debitoria che è pari a 702,5 milioni.
Nelle telecomunicazioni, l’esecutivo ha reso noto un proprio piano che dovrebbe portare le società telefoniche a concedere ai clienti il cambio di operatore senza sostituzione del numero e senza costi aggiuntivi se il cambio è effettuato online (mentre i costi dovrebbero scendere da 3.000 a 1.000 yen se l’operazione avviene in negozio). La mossa intende dare impulso alla concorrenza con l’auspicio che ciò porti ad un abbassamento delle tariffe.
Nell’auto, Honda ha raggiunto un accordo che prevede il versamento di 85 milioni di dollari, nell’ambito dell’investigazione portata avanti negli USA sul rischio di rottura degli airbag realizzati dalla fallita Takata. L’azienda nipponica ha ritirato negli Stati Uniti 12.900.000 automobili.
La società ha anche annunciato, lo scorso giovedì, la vendita, a partire dal 30 ottobre della propria prima auto elettrica di massa. La nuova “Honda e” costerà 4.510.000 yen ed avrà un’autonomia di 283 chilometri.
Yamaha ha intanto lanciato sul mercato tailandese un proprio elicottero a guida autonoma progettato per la diffusione di fitofarmaci. La controllata Siam Yamaha Motor Robotics ha da poco ottenuto il via libera dalle autorità locali deputate al controllo del volo.
Vendite all’estero anche per Mitsubishi Electric che ha siglato un contratto nelle Filippine per la cessione, per 100 milioni di dollari, di un sistema di controllo radar già in uso presso le basi delle Forze di Autodifesa di Tokyo. Si tratta del primo progetto completo nel campo della difesa venduto da un’azienda nipponica all’estero dopo la rimozione del bando alle esportazioni di materiale bellico avvenuta nel 2014 (anche se in teoria, in virtù della Dichiarazione di Potsdam il Sol Levante non potrebbe possedere un’industria bellica).
Attività oltre le isole dell’Arcipelago anche per il colosso dell’edilizia Kajima che ha annunciato la spesa di ben 1 miliardi di dollari singaporiani per la costruzione del proprio quartier generale nella piccola nazione. Nella nuova sede, non lontana dall’aeroporto Changi, troverà posto anche il Kajima Technical Research Institute Singapore.
Sul fronte lavoro, l’Agenzia per i Servizi Migratori ha affermato che a partire dai primi di settembre sarà concesso ai tirocinanti stranieri impossibilitati, a causa della pandemia, a tornare nei rispettivi Paesi, di rimanere nel Sol Levante e di poter accettare contratti di lavoro dipendente pur senza rientrare nelle categorie previste dalla normativa sull’immigrazione approvata alcuni anni fa (la quale effettivamente consente questa possibilità anche se impedisce, per gli ex tirocinanti, il ricongiungimento familiare).
Rimanendo in quest’ambito, stando ad indiscrezioni apparse sulla stampa, Toyota, uno dei maggiori datori di lavoro del Sol Levante, starebbe ipotizzando per il prossimo anno un passaggio del proprio sistema di paghe da un modello che prevede aumenti uniformi ogni anno ad uno che sia legato unicamente alla produttività (comprimendo così di fatto i salari o, in alternativa, estraendo quanto più pluslavoro possibile dai dipendenti).
In settimana si è anche avuta la vittoria in tribunale di 64 ex muratori e delle famiglie di 44 deceduti a causa dell’uso sul lavoro di amianto. L’Alta Corte di Tokyo, il 28 agosto, ha riconosciuto la responsabilità del governo e di tre ditte produttrici di materiale edile e stabilito un risarcimento cumulativo pari a 952 milioni di yen.
“Vorrei che il Paese ed i produttori si assumano le proprie responsabilità e creino, il prima possibile, un fondo per i risarcimenti alle vittime di modo che esse non debbano affrontare lunghe e dolorose cause in tribunale” ha affermato Michiko Mochizuki, ex addetta alle pulizie, oggi sessantanovenne, che ha sviluppato un cancro ai polmoni.
Una causa simile è stata iniziata, il 26 agosto, da 10 ex lavoratori idraulici e di interni nella regione del Tohoku.
Sul nucleare, il 26 agosto sono state rese note le conclusioni cui è giunta l’Autorità Regolatrice per il Nucleare circa le aree della Prefettura di Fukushima maggiormente contaminate e note come “difficili per il ritorno” in quanto i livelli di radioattività sono ancora elevati. L’ipotesi che ha preso piede, e che potrebbe presto diventare legge, è quella che prevede la possibilità per gli ex residenti di recarsi nelle aree ma non di abitarvi a tempo pieno.
Chiudendo con l’esplorazione spaziale, lo scorso giovedì il premier Abe ed il capo delle Forze Spaziali statunitensi John Raymond hanno concordato un rafforzamento della cooperazione in questo settore ai fini del contenimento di altre potenze (in primo luogo Russia e Cina). Valutata anche la partecipazione di cosmonauti nipponici alla missione che dovrebbe raggiungere la luna nel 2024 (anche se la data appare piuttosto ottimistica).
Venerdì è stato scelto il nome, invero poco originale, del robottino, sviluppato da Toyota e venduto all’Agenzia Aerospaziale del Giappone, disegnato per affrontare la superficie lunare. Il mezzo si chiamerà Lunar Cruiser.
(con informazioni di asean.org; fmprc.gov.cn; kpl.gov.la; kyodonews.net; global.yamaha-motor.com; jcp.or.jp; cdp-japan.jp; dpfp.or.jp; mainichi.jp; asahi.com;)
Immagine 内閣官房内閣広報室 (dettaglio) da Wikimedia Commons
Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.